IL CULTO DELL'ARREDO. II FASE. BASI D'ASTA RIBASSATE SESSIONE UNICA
mercoledì 16 aprile 2025 ore 17:00 (UTC +01:00)
Francesco Guardi (1712 - 1793) Il Rio dei Mendicanti al Convento dei Domenicani, 1785 ca.
Francesco Guardi (1712 - 1793)
Il Rio dei Mendicanti al Convento dei Domenicani, 1785 ca.
Olio su tela
43,8 x 44,9 x 2 cm (la tela)
72,5 x 67,3 x 5,7 cm (la cornice)
Altre iscrizioni: "N. agli Atti Claudia Barbanti" (?) a matita sul telaio; firma non leggibile sulla tela
Elementi distintivi: etichetta di partecipazione alla mostra de "Il Settecento Italiano", 1929 (Sala 13, n. 7); etichetta con riferimento di inventario "257" e a matita "229"; etichetta di partecipazione alla Esposizione d'Arte Italiana a Parigi, 1935 ("Exposition de l'Art Italien de Cimabue a Tiepolo", cat. 217); etichetta di partecipazione alla mostra "Canaletto. Venezia e i suoi splendori", 2009; due timbri, uno sulla tela ed uno sul telaio, non leggibili
Provenienza: Collezione Senatore Borletti (1880-1939), Milano, ed eredi; Collezione Malucelli, Roma; Galleria Oronti, Londra (1999); Collezione privata, Motta di Livenza; Veneto Banca SpA in LCA
Bibliografia: Aa. Vv., "Il Settecento Italiano", Venezia, 1929, p. 57, n. 7; U. Ojetti et alii; "Il Settecento italiano", I, 1932, tav. XXXVII, fig. 52; A. Morassi, in "Le Vie d'Italia", 1935, p. 6; U. Ojett, P. Jamot, prefazione di, "Exposition de l'art italien de Cimabue à Tiepolo", Parigi, 1935, cat. 217, pp. 97-98; V. Moschini, a cura di, "Guardi", Milano, 1952, fig. 167; D. Gioseffi, "La pittura veneziana del Settecento", Bergamo, 1956, p. 92, fig. 54; V. Moschini, "Guardi", 1956, fig. 172; R. Pallucchini, in "Arte Veneta", 1965, p. 235; A. Morassi, "Guardi. L'opera completa di Antonio e Francesco Guardi", Milano, 1973 (ristampa 1993), I-II, I, pp. 246-247 e 424, cat. 612, II, fig. 580; L. Rossi Bortolatto, a cura di, "L'opera completa di Francesco Guardi", Milano, 1974, cat. 308, tav. 59, p. 107; M. Guillaume, "Catalogue raisonné du Musée des Beaux-Arts: peintures italiennes", Digione, 1980, scheda dell'opera inv. 4097; D. Succi, scheda in, G. Pavanello e A. Craievich, a cura di, "Canaletto. Venezia e i suoi splendori", Venezia, 2009, pp. 235 e 292, ill. 87
Esposizioni: "Il Settecento Italiano", Palazzo delle Biennali e altre sedi, Venezia, 8 luglio - 10 ottobre 1929, cat. 7; "Exposition de l'art italien de Cimabue à Tiepolo", Petit Palais - Jeu de Pomme, Parigi, 10 maggio - luglio 1935; "Canaletto. Venezia e i suoi splendori", Treviso, Casa dei Carraresi, 23 ottobre 2008 - 5 aprile 2009; "La facciata occidentale dell'antico ospedale di San Lazzaro dei Mendicanti", Sala del Capitolo Generale della Scuola Grande di San Marco, Venezia, 2020 (mostra sospesa per Covid)
Stato di conservazione. Supporto: 70% (reintelatura, reintelaiatura)
Stato di conservazione. Superficie: 70% (cadute di colore e integrazioni diffuse ma puntuali o comunque di dimensione molto contenuta)
Come osserva Antonio Morassi, le "vedute" costituiscono la parte predominante, se non proprio esclusiva, dell'attività pittorica di Francesco Guardi dopo il 1760 e particolarmente nei suoi ultimi due decenni di vita (Morassi 1973, I, pp. 245-247). Il Rio dei Mendicanti al Convento dei Domenicani è affrontato da Guardi in almeno cinque versioni autografe (Morassi, 1973, II, catt. 609-613; cat. 614, tela conservata al Museo di Digione, è stata recentemente espunta), simili tra loro e tutte osservate dallo stesso punto di vista, cioè dalla riva sinistra del canale che divide Cannaregio e Castello, guardando la laguna in distanza. Di esse la tela già in collezione Peralta Ramos (cat. 609), costituisce forse il prototipo, databile intorno al 1760. Come sottolinea Dario Succi nella scheda per la mostra "Canaletto. Venezia e i suoi splendori", nella versione di Veneto Banca in LCA, il pittore rinuncia al ponte sullo sfondo, così accentuando il complesso architettonico dell'ospizio di San Lazzaro dei Mendicanti, uno dei principali ospedali di Venezia, con la chiesa collocata al centro di due lunghe ali i cui corpi, ultimati nel 1631, si articolano intorno a due chiostri ed alla facciata della chiesa, ultimata nel 1673 da Giuseppe Sardi completando un progetto di Vincenzo Scamozzi.
L'immagine nella tela di Veneto Banca, la più geometricamente compatta e originale fra gli esperimenti di Guardi sul tema del Rio dei Mendicanti, presenta così le volumetrie architettoniche, investite dalla calda luce del tramonto, con un affascinante effetto astratto. Infatti, mentre tutte le altre versioni mostrano l'edificio collocato nel contesto del canale, con la presenza del ponte dei mendicanti sullo sfondo e degli edifici della parrocchia dei santi Giovanni e Paolo sull'altro lato del rio, con l'effetto cartolinistico molto ricercato dal mercato del tempo, nella tela di Veneto Banca la coraggiosa costruzione prospettica isola il monumentale ospedale, rendendolo unico soggetto della veduta: una veduta che si fa studio di un oggetto nello spazio.
L'opera, collocata da Succi intorno al 1785, cioè nella tarda maturità del pittore, quando Guardi, ormai lontano dalla nettezza di Canaletto, accentua gli effetti preromantici e impressionistici, ben visibili anche nelle versioni della Accademia Carrara di Bergamo (cat. 613), della York Art Gallery (cat. 611) e nell'opera di collezione privata francese passata in asta presso Blanchet & Associes il 18 novembre 2009 (lotto 42; cat. 610).
Presentata in una importante cornice veneziana coeva, l'opera di Veneto Banca (43,8x44,9 cm) è inoltre la seconda maggiore per dimensioni dopo la tela della collezione Peralta Ramos (51x76 cm; le altre misurano: 33x46 cm, York Art Gallery; 19x15 cm, Accademia Carrara; 16x22, già Blanchet e Associés).
L'autografia dell'opera è stata confermata, su base fotografica, da Charles Beddington e da Giuseppe Pavanello (comunicazioni del 24 maggio 2021).
Ringraziamo Charles Beddington e Giuseppe Pavanello per il supporto nella schedatura dell'opera.


