Asta 62 - Dipinti di pregio XIX e XX secolo.

Asta 62 - Dipinti di pregio XIX e XX secolo.

sabato 29 novembre 2025 ore 15:00 (UTC +01:00)
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  • Carlo Arpini - "Giornata uggiosa 1918"
    Lotto 25

    Carlo Arpini
    Ancona 1866 Monza 1922

    "Giornata uggiosa 1918"
    Olio su tela cm 62x102 firmato in basso a dx C.Arpini

    - Carlo Arpini nacque ad Ancona il 10 marzo 1866 e, dopo un primo avvio agli studi commerciali, decise di seguire la sua inclinazione per l’arte iscrivendosi all’Accademia di Brera a Milano. In questo ambiente formativo ricco di stimoli affinò il proprio linguaggio pittorico e iniziò presto a esporre alle mostre milanesi, ottenendo già negli anni Novanta dell’Ottocento i primi riconoscimenti con opere come Inverno, I reietti e Il figlio della colpa.La sua carriera fu segnata da numerosi soggiorni all’estero, che gli consentirono di ampliare la propria visione artistica. Il contatto con differenti paesaggi e atmosfere influenzò profondamente la sua pittura, rendendola sempre più attenta alla luce, al colore e alle variazioni atmosferiche. Arpini si dedicò soprattutto al paesaggio, privilegiando soggetti come fiumi, rive innevate, barche da pesca, cieli crepuscolari e scorci immersi nel silenzio. La sua tavolozza, spesso fredda e velata, restituisce sensazioni di quiete contemplativa.Tra le esposizioni più significative della sua carriera si ricordano quella torinese del 1908, in cui presentò Barche da pesca, Pace e Vespero, e la mostra di Brera dello stesso anno con Prima neve. Nel 1910 espose a Milano Ora mistica, una delle opere che meglio esprimono la sua maturità stilistica, fatta di equilibrio compositivo e intensa resa luminosa.Arpini mostrò nel corso degli anni una costante ricerca espressiva, lontana dalle avanguardie più radicali ma capace di evolvere verso un linguaggio personale, in bilico tra la tradizione del paesaggismo ottocentesco e le nuove sensibilità atmosferiche del primo Novecento.Morì a Monza il 1 aprile 1922, lasciando una produzione coerente e poetica, in cui la natura è osservata con partecipazione emotiva e restituita attraverso una pittura silenziosa, fatta di luci soffuse e di paesaggi sospesi nel tempo.

  • Gaetano Fasanotti - "Il ritorno dalla pesca "
    Lotto 26

    Gaetano Fasanotti
    Milano 1831 -1882

    "Il ritorno dalla pesca "
    Olio su tela cm 33x52 firmato in basso a dx G.Fasanotti

    - Gaetano Fasanotti nacque a Milano nel 1831 e si distinse nel panorama artistico del XIX secolo per la sua dedizione alla pittura di paesaggio. Inizialmente influenzato dalla pittura storica, a partire dal 1856 cominciò a orientarsi verso la rappresentazione della natura, un cambiamento che segnò l'inizio di una carriera ricca di successi. La sua passione per il paesaggio lo portò a sviluppare uno stile che coniugava una resa naturale e luminosa dei soggetti con un approccio molto attento alla realtà.Nel 1860, Fasanotti divenne professore di pittura di paesaggio all'Accademia di Brera, dove ebbe un'influenza decisiva sulla formazione di nuove generazioni di artisti. Fu uno dei pionieri della pratica della pittura en plein air in Italia, insegnando ai suoi allievi l'importanza di dipingere all'aperto, direttamente dalla natura. Questa innovazione portò alla rinascita della scuola lombarda di paesaggio, contribuendo a un rinnovato interesse per le bellezze naturali italiane.Le sue opere più celebri includono vedute della Lombardia e delle Alpi, in cui riusciva a catturare l'atmosfera unica dei luoghi con una vivace resa dei colori e delle luci naturali. Opere come "Veduta dal vero nell'Oberland", "Un'Alpe in Lombardia" e "Marina con pescatori" sono ancora oggi testimonianze del suo talento e della sua capacità di fondere tradizione e modernità.Fasanotti morì nel 1882 a Milano,Gaetano Fasanotti nacque a Milano nel 1831 e si distinse nel panorama artistico del XIX secolo per la sua dedizione alla pittura di paesaggio. Inizialmente influenzato dalla pittura storica, a partire dal 1856 cominciò a orientarsi verso la rappresentazione della natura, un cambiamento che segnò l'inizio di una carriera ricca di successi. La sua passione per il paesaggio lo portò a sviluppare uno stile che coniugava una resa naturale e luminosa dei soggetti con un approccio molto attento alla realtà.Nel 1860, Fasanotti divenne professore di pittura di paesaggio all'Accademia di Brera, dove ebbe un'influenza decisiva sulla formazione di nuove generazioni di artisti. Fu uno dei pionieri della pratica della pittura en plein air in Italia, insegnando ai suoi allievi l'importanza di dipingere all'aperto, direttamente dalla natura. Questa innovazione portò alla rinascita della scuola lombarda di paesaggio, contribuendo a un rinnovato interesse per le bellezze naturali italiane.Le sue opere più celebri includono vedute della Lombardia e delle Alpi, in cui riusciva a catturare l'atmosfera unica dei luoghi con una vivace resa dei colori e delle luci naturali. Opere come "Veduta dal vero nell'Oberland", "Un'Alpe in Lombardia" e "Marina con pescatori" sono ancora oggi testimonianze del suo talento e della sua capacità di fondere tradizione e modernità.Fasanotti morì nel 1882 a Milano.

  • Giovanni Battista Carpanetto - "Un angolo di giardino nel parco del Castello di Rivara"
    Lotto 27

    Giovanni Battista Carpanetto
    Torino 1863 - Torino 1928

    "Un angolo di giardino nel parco del Castello di Rivara"
    Olio su tavola cm 32x48 firmato in basso a dx G.Carpanetto

    - Giovanni Battista Carpanetto nacque a Torino il 30 settembre 1863. Fin da giovanissimo mostrò inclinazione per la pittura e, dopo aver studiato all’Accademia Albertina sotto maestros rigorosi, esordì ufficialmente nel 1881 con una tela storica che segnò l’inizio di un’attività artistica intensa. Inizialmente attivo nel genere storico, su consiglio del pittore Marco Calderini egli abbracciò ben presto la pittura “dal vero”, muovendosi verso paesaggi, figure e ambienti caratterizzati da immediata leggibilità, viva sensibilità emotiva e talvolta da un accento narrativo o simbolista. Durante il suo percorso partecipò a mostre prestigiose, come la Nazionale di Venezia del 1887, dove presentò un’opera che suscitò polemiche: dimostrazione della sua capacità di provocare attenzione.Con il passare degli anni Carpanetto estese il suo raggio d’azione alla grafica pubblicitaria e all’illustrazione, realizzando manifesti per importanti aziende e occupandosi di illustrazioni di riviste: questa doppia carriera testimonia una sua versatilità tra pittura “alta” e applicazioni pratiche dell’arte. La sua produzione, basata su oli e pastelli, si distingue per la raffigurazione di figure inserite in paesaggi e per l’attenzione alla luce, alla rappresentazione del vero e alla narrazione visiva. Verso la fine della sua vita la partecipazione espositiva si ridusse e egli si concentrò sull’insegnamento e sulla grafica. Morì a Torino il 26 luglio 1928, lasciando un corpus che riflette le tensioni e le evoluzioni della pittura piemontese tra Otto e Novecento.

  • Nazareno Orlandi - "In taverna"
    Lotto 28

    Nazareno Orlandi
    Ascoli Piceno 1861 - Buenos Aires 1952

    "In taverna"
    Olio su tela cm 32x46 firmato in basso a dx N.Orlandi

    - Nazzareno Orlandi nacque ad Ascoli Piceno il 29 maggio 1861 e fin dagli anni giovanili mostrò un talento naturale per il disegno. Dopo i primi studi nella sua città, si trasferì a Firenze per frequentare l’Accademia di Belle Arti, dove affinò la tecnica e ricevette i primi riconoscimenti. Durante il servizio militare, che durò alcuni anni, cominciò a rappresentare temi legati alla vita militare, un filone che rimase presente in parte della sua produzione successiva.Negli anni ottanta dell’Ottocento prese parte alle esposizioni italiane presentando ritratti e scene di genere che rivelavano una crescente attenzione alla narrazione e all’osservazione diretta della realtà. Opere come In mercato a Firenze, Pro Patria e Ricordi d’Ascoli attestano la sua inclinazione per una pittura vivace, attenta ai gesti e alla dimensione quotidiana.Nel 1889 accettò l’invito del governo argentino a trasferirsi a Buenos Aires. Questo passaggio segnò una svolta decisiva. In Argentina Orlandi divenne un apprezzato decoratore di grandi edifici pubblici e religiosi. Lavorò alla decorazione della cupola della Cattedrale di Córdoba, collaborò con vari teatri, istituzioni culturali e chiese di Buenos Aires, e firmò numerosi cicli ad affresco che univano precisione tecnica e forte senso scenografico. La sua capacità di adattarsi a spazi monumentali lo rese uno degli artisti più richiesti della città.Pur vivendo stabilmente in America Latina, mantenne rapporti con l’Italia e partecipò a esposizioni internazionali come quella di Chicago del 1893. Nel 1910 venne nominato Accademico Onorario dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, riconoscimento che premiava la qualità del suo percorso artistico e la fama raggiunta all’estero.Accanto alle grandi decorazioni, Orlandi continuò a produrre dipinti da cavalletto, ritratti e paesaggi che mostrano un gusto raffinato per la composizione e per la resa della luce. La varietà della sua produzione testimonia una personalità versatile, capace di coniugare tradizione italiana e sensibilità maturate nel contesto argentino.Nazzareno Orlandi morì a Buenos Aires nel 1952Nazzareno Orlandi nacque ad Ascoli Piceno il 29 maggio 1861 e fin dagli anni giovanili mostrò un talento naturale per il disegno. Dopo i primi studi nella sua città, si trasferì a Firenze per frequentare l’Accademia di Belle Arti, dove affinò la tecnica e ricevette i primi riconoscimenti. Durante il servizio militare, che durò alcuni anni, cominciò a rappresentare temi legati alla vita militare, un filone che rimase presente in parte della sua produzione successiva.Negli anni ottanta dell’Ottocento prese parte alle esposizioni italiane presentando ritratti e scene di genere che rivelavano una crescente attenzione alla narrazione e all’osservazione diretta della realtà. Opere come In mercato a Firenze, Pro Patria e Ricordi d’Ascoli attestano la sua inclinazione per una pittura vivace, attenta ai gesti e alla dimensione quotidiana.Nel 1889 accettò l’invito del governo argentino a trasferirsi a Buenos Aires. Questo passaggio segnò una svolta decisiva. In Argentina Orlandi divenne un apprezzato decoratore di grandi edifici pubblici e religiosi. Lavorò alla decorazione della cupola della Cattedrale di Córdoba, collaborò con vari teatri, istituzioni culturali e chiese di Buenos Aires, e firmò numerosi cicli ad affresco che univano precisione tecnica e forte senso scenografico. La sua capacità di adattarsi a spazi monumentali lo rese uno degli artisti più richiesti della città.Pur vivendo stabilmente in America Latina, mantenne rapporti con l’Italia e partecipò a esposizioni internazionali come quella di Chicago del 1893. Nel 1910 venne nominato Accademico Onorario dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, riconoscimento che premiava la qualità del suo percorso artistico e la fama raggiunta all’estero.Accanto alle grandi decorazioni, Orlandi continuò a produrre dipinti da cavalletto, ritratti e paesaggi che mostrano un gusto raffinato per la composizione e per la resa della luce. La varietà della sua produzione testimonia una personalità versatile, capace di coniugare tradizione italiana e sensibilità maturate nel contesto argentino.Nazzareno Orlandi morì a Buenos Aires nel 1952.

  • Carlo Facchinetti - "Amore materno"
    Lotto 29

    Carlo Facchinetti
    Firenze 1870 - Firenze 1935

    "Amore materno"
    Olio su tela cm 41x59,5 firmato in basso a dx C.Facchinetti

    - Carlo Facchinetti nacque a Firenze nel 1870 e vi trascorse gran parte della vita, morendo nella stessa città nel 1935. Studiò all’Accademia di Belle Arti di Firenze dove ebbe come maestro Giuseppe Ciaranfi, e avviò una carriera legata soprattutto alla rappresentazione della vita quotidiana, con particolare predilezione per le figure di giovani donne e bambini. Le sue opere furono presentate in varie esposizioni fiorentine, come l’VIII Esposizione dell’Associazione degli Artisti Italiani nel 1913, in cui figurò con acquerelli e dipinti ad olio. Lo stile di Facchinetti, pur radicato nella tradizione accademica, mostra una sensibilità verso il movimento moderno, e nelle sue tele emergono atmosfere tranquille e intime, ben lontane dalla tensione delle avanguardie più radicali. Tra i suoi lavori riferiti in cataloghi d’asta figurano titoli come Ore liete in famiglia, olio su tela firmato “C. Facchinetti”.

  • Giovanni Giani - "Pensieri Natale 1924"
    Lotto 30

    Giovanni Giani
    Torino 1866 - 1936

    "Pensieri Natale 1924"
    Olio su cartone cm 47,5x28 firmato in alto a dx G.Giani

    - Giovanni Giani nacque a Torino l’11 gennaio 1866 in una famiglia legata alle arti figurative, poiché il padre Giuseppe era anch’egli pittore. La sua formazione avvenne all’Accademia Albertina, dove studiò con maestri come Enrico Gamba e Andrea Gastaldi, assorbendo una solida impostazione accademica e una grande cura per il disegno. Fin dagli anni Ottanta dell’Ottocento iniziò a dedicarsi al paesaggio e alle scene di vita rurale, lavorando spesso in Val d’Intelvi, in Valle d’Aosta e nel Biellese. In queste opere emerse un linguaggio vicino al verismo piemontese, caratterizzato da un’attenzione rigorosa alla figura e da una resa luminosa dell’ambiente naturale.L’attività espositiva di Giani fu costante e prestigiosa: a partire dal 1903 partecipò più volte alla Biennale di Venezia, ottenendo buoni consensi e importanti riconoscimenti pubblici e privati. In questi anni la sua produzione si ampliò, includendo scene d’interno ambientate in epoche eleganti o borghesi, spesso molto apprezzate dal mercato per il gusto raffinato e decorativo. Alcune opere ricevettero particolare attenzione, come “Il mattino delle rose”, acquistato dalla regina Margherita, e “Ultima foglia”, oggi al Museo Revoltella di Trieste.Col tempo Giani alternò il paesaggio a composizioni di genere più ricercate, pur mantenendo costante la precisione formale e l’interesse per la costruzione della scena. Morì nella sua città natale, Torino, il 14 dicembre 1936Giovanni Giani nacque a Torino l’11 gennaio 1866 in una famiglia legata alle arti figurative, poiché il padre Giuseppe era anch’egli pittore. La sua formazione avvenne all’Accademia Albertina, dove studiò con maestri come Enrico Gamba e Andrea Gastaldi, assorbendo una solida impostazione accademica e una grande cura per il disegno. Fin dagli anni Ottanta dell’Ottocento iniziò a dedicarsi al paesaggio e alle scene di vita rurale, lavorando spesso in Val d’Intelvi, in Valle d’Aosta e nel Biellese. In queste opere emerse un linguaggio vicino al verismo piemontese, caratterizzato da un’attenzione rigorosa alla figura e da una resa luminosa dell’ambiente naturale.L’attività espositiva di Giani fu costante e prestigiosa: a partire dal 1903 partecipò più volte alla Biennale di Venezia, ottenendo buoni consensi e importanti riconoscimenti pubblici e privati. In questi anni la sua produzione si ampliò, includendo scene d’interno ambientate in epoche eleganti o borghesi, spesso molto apprezzate dal mercato per il gusto raffinato e decorativo. Alcune opere ricevettero particolare attenzione, come “Il mattino delle rose”, acquistato dalla regina Margherita, e “Ultima foglia”, oggi al Museo Revoltella di Trieste.Col tempo Giani alternò il paesaggio a composizioni di genere più ricercate, pur mantenendo costante la precisione formale e l’interesse per la costruzione della scena. Morì nella sua città natale, Torino, il 14 dicembre 1936.

  • Many Benner - "Nudo femminile"
    Lotto 31

    Many Benner
    Capri 1873 - Parigi 1965

    "Nudo femminile"
    Olio su tela cm 74x93 firmato in basso a sx Many Benner

    -

  • Giuseppe Ferdinando Piana - "Spiaggia di Bordighera"
    Lotto 32

    Giuseppe Ferdinando Piana
    Bordighera 1864-1956

    "Spiaggia di Bordighera"
    Olio su tela cm 70x100 firmato in basso a dx G.Piana

    - ​Giuseppe Ferdinando Piana nacque il 3 dicembre 1864 a Ceriana, un pittoresco borgo nell'entroterra di Sanremo, e morì il 29 aprile 1956 a Bordighera, cittadina costiera della Liguria. Fin da giovane, Piana mostrò una spiccata inclinazione per l'arte pittorica. Durante uno dei suoi soggiorni a Bordighera, il celebre pittore Ernest Meissonier suggerì ai genitori di Giuseppe di avviarlo agli studi artistici. Nel 1882, Piana si trasferì a Torino per frequentare l'Accademia Albertina, dove fu allievo dei maestri Francesco Gamba e Andrea Gastaldi.​Il suo debutto artistico avvenne a Torino con opere come "A ponente di Bordighera, campagna ligure" e "Politica rustica". Nel 1898, realizzò "Studio d'artista", un dipinto che attirò l'attenzione del governo, che lo acquisì. Nel 1903, Piana si trasferì a Sesto San Giovanni e partecipò all'Esposizione Permanente di Milano, presentando l'opera "Pace", che ricevette elogi dalla critica, in particolare da parte di Gaetano Previati. Sempre nel 1906, fu invitato alla Mostra Nazionale di Milano, dove espose "Cortile dei leoni in Granada", "La danza delle olive" e "Mare dopo la pioggia"; quest'ultime due opere furono acquistate dalla Galleria d'Arte Moderna di Milano.

  • Leonardo Roda - "Pascoli in alta montagna"
    Lotto 33

    Leonardo Roda
    Racconigi 1868 - Torino 1933

    "Pascoli in alta montagna"
    Olio su tela cm 100x140 firmato in basso a dx L.Roda

    - Leonardo Roda è nato nel 1868 a Racconigi, Italia. Cresciuto in una famiglia di alpinisti e artisti botanici, ha coltivato sin da giovane l'amore per la montagna e l'arte. Ha iniziato la sua carriera artistica nel 1889, esponendo opere presso la Promotrice di Torino.Roda era noto per i suoi dipinti di paesaggi alpini e scene della vita di montagna, spesso ritraendo il maestoso Cervino. Ha anche dipinto paesaggi della pianura padana e del mare ligure. Nel corso della sua carriera, ha ricevuto riconoscimenti e premi per le sue opere, ma verso la fine degli anni '20 ha abbandonato l'attività espositiva e si è ritirato dall'ambiente artistico.La sua pittura è stata descritta come un equilibrio tra realismo e espressionismo, con un'attenzione particolare alla luce e ai cambiamenti atmosferici. Roda è stato elogiato per la sua capacità di catturare la bellezza della natura, sia nelle montagne che nella campagna.La sua salute ha iniziato a declinare negli anni '30, e Roda è morto nel 1933. Sebbene la critica dell'epoca non sia stata sempre gentile con lui, le sue opere sono ancora oggi ammirate e conservate in collezioni private e musei.

  • Enrico Sottili - "Ghiacciai di Suretta , regno dello Spluga 1925"
    Lotto 34

    Enrico Sottili
    Reggio Emilia 1890 - Sala Comacina (CO) 1977

    "Ghiacciai di Suretta , regno dello Spluga 1925"
    Olio su tela cm 98x140 firmato in basso a dx E.Sottili

    - Enrico Sottili nacque a Reggio Emilia nel 1890 e si formò inizialmente nella pittura di figura e nella natura morta, mostrando sin da giovane una solida padronanza del disegno. Dopo un periodo di insegnamento presso la scuola d’arte di Cantù, si trasferì a Milano, dove frequentò l’ambiente di Ottavio Grolla e affinò progressivamente il proprio linguaggio. Fu però il paesaggio lombardo a definirne davvero l’identità artistica: la Val d’Intelvi, l’area dello Spluga e le vallate alpine divennero i suoi temi prediletti, luoghi in cui Sottili cercò costantemente atmosfere luminose particolari, effetti di aria e di luce che conferissero al paesaggio una dimensione sensibile e quasi meditativa.La sua pittura, essenziale ma attenta ai passaggi tonali, tende a valorizzare la quiete e il silenzio degli ambienti montani, spesso rappresentati attraverso baite isolate, alture, distese erbose e cieli chiari. Alcune sue opere entrarono nelle collezioni pubbliche, come il “Paesaggio montano” oggi conservato nella Pinacoteca Civica di Palazzo Volpi a Como, testimonianza del suo contributo alla tradizione del paesaggio lombardo del primo Novecento. Nel corso della carriera partecipò a mostre locali e la sua produzione è tuttora presente sul mercato artistico, soprattutto in Lombardia. Enrico Sottili morì a Sala Comacina nel 1977Enrico Sottili nacque a Reggio Emilia nel 1890 e si formò inizialmente nella pittura di figura e nella natura morta, mostrando sin da giovane una solida padronanza del disegno. Dopo un periodo di insegnamento presso la scuola d’arte di Cantù, si trasferì a Milano, dove frequentò l’ambiente di Ottavio Grolla e affinò progressivamente il proprio linguaggio. Fu però il paesaggio lombardo a definirne davvero l’identità artistica: la Val d’Intelvi, l’area dello Spluga e le vallate alpine divennero i suoi temi prediletti, luoghi in cui Sottili cercò costantemente atmosfere luminose particolari, effetti di aria e di luce che conferissero al paesaggio una dimensione sensibile e quasi meditativa.La sua pittura, essenziale ma attenta ai passaggi tonali, tende a valorizzare la quiete e il silenzio degli ambienti montani, spesso rappresentati attraverso baite isolate, alture, distese erbose e cieli chiari. Alcune sue opere entrarono nelle collezioni pubbliche, come il “Paesaggio montano” oggi conservato nella Pinacoteca Civica di Palazzo Volpi a Como, testimonianza del suo contributo alla tradizione del paesaggio lombardo del primo Novecento. Nel corso della carriera partecipò a mostre locali e la sua produzione è

  • Enrico Sottili - "Vista sulla valle 1924"
    Lotto 35

    Enrico Sottili
    Reggio Emilia 1890 - Sala Comacina (CO) 1977

    "Vista sulla valle 1924"
    Olio su tela cm 98x140 firmato in basso a dx E.Sottili

    - Enrico Sottili nacque a Reggio Emilia nel 1890 e si formò inizialmente nella pittura di figura e nella natura morta, mostrando sin da giovane una solida padronanza del disegno. Dopo un periodo di insegnamento presso la scuola d’arte di Cantù, si trasferì a Milano, dove frequentò l’ambiente di Ottavio Grolla e affinò progressivamente il proprio linguaggio. Fu però il paesaggio lombardo a definirne davvero l’identità artistica: la Val d’Intelvi, l’area dello Spluga e le vallate alpine divennero i suoi temi prediletti, luoghi in cui Sottili cercò costantemente atmosfere luminose particolari, effetti di aria e di luce che conferissero al paesaggio una dimensione sensibile e quasi meditativa.La sua pittura, essenziale ma attenta ai passaggi tonali, tende a valorizzare la quiete e il silenzio degli ambienti montani, spesso rappresentati attraverso baite isolate, alture, distese erbose e cieli chiari. Alcune sue opere entrarono nelle collezioni pubbliche, come il “Paesaggio montano” oggi conservato nella Pinacoteca Civica di Palazzo Volpi a Como, testimonianza del suo contributo alla tradizione del paesaggio lombardo del primo Novecento. Nel corso della carriera partecipò a mostre locali e la sua produzione è tuttora presente sul mercato artistico, soprattutto in Lombardia. Enrico Sottili morì a Sala Comacina nel 1977Enrico Sottili nacque a Reggio Emilia nel 1890 e si formò inizialmente nella pittura di figura e nella natura morta, mostrando sin da giovane una solida padronanza del disegno. Dopo un periodo di insegnamento presso la scuola d’arte di Cantù, si trasferì a Milano, dove frequentò l’ambiente di Ottavio Grolla e affinò progressivamente il proprio linguaggio. Fu però il paesaggio lombardo a definirne davvero l’identità artistica: la Val d’Intelvi, l’area dello Spluga e le vallate alpine divennero i suoi temi prediletti, luoghi in cui Sottili cercò costantemente atmosfere luminose particolari, effetti di aria e di luce che conferissero al paesaggio una dimensione sensibile e quasi meditativa.La sua pittura, essenziale ma attenta ai passaggi tonali, tende a valorizzare la quiete e il silenzio degli ambienti montani, spesso rappresentati attraverso baite isolate, alture, distese erbose e cieli chiari. Alcune sue opere entrarono nelle collezioni pubbliche, come il “Paesaggio montano” oggi conservato nella Pinacoteca Civica di Palazzo Volpi a Como, testimonianza del suo contributo alla tradizione del paesaggio lombardo del primo Novecento. Nel corso della carriera partecipò a mostre locali e la sua produzione è tuttora presente sul mercato artistico, soprattutto in Lombardia. Enrico Sottili morì a Sala Comacina nel 1977.

  • Mario Moretti Foggia - "Pascolo a Macugnaga e il Monte Rosa"
    Lotto 36

    Mario Moretti Foggia
    Mantova 1882 - Novara 1954

    "Pascolo a Macugnaga e il Monte Rosa"
    Olio su tela cm 60x80 firmato in basso a dx Moretti Foggia

    - Mario Moretti Foggia è stato un rinomato pittore italiano nato il 25 dicembre 1882 a Mantova. La sua formazione artistica lo ha portato ad apprendere presso prestigiose istituzioni, tra cui l'Accademia Cignaroli a Verona e l'Accademia di Brera a Milano. Durante il suo percorso formativo, ha avuto la fortuna di essere istruito da eminenti maestri dell'arte come Mosè Bianchi, Giuseppe Mentessi e Cesare Tallone.Foggia si è distinto come un abile paesaggista e ritrattista, utilizzando varie tecniche pittoriche come olio, tempera, acquarello e fresco per esprimere la sua creatività. Il suo debutto ufficiale nel mondo dell'arte è avvenuto a Milano nel 1902. Nel corso della sua carriera, ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui medaglie d'oro all'Esposizione di Mantova per l'insieme delle sue opere nel 1902, a Milano nel 1908 con l'opera "Fratellanza" e a Como nel 1909 grazie al dipinto "Fresca Mattinata". Nel 1925, ha ottenuto il prestigioso Premio Cassani a Milano per il dipinto "L'ora del rosario".Tra il 1920 e il 1926, Foggia ha esposto con successo a Venezia, presentando opere come "Nel cantuccio di Venezia", "Nel Campiello", "Nevicata" e "Compiacenze materne". Nel 1927, a Firenze, in occasione dell'ottantesima Esposizione Nazionale di Palazzo Pitti, ha presentato le opere "Vera" e "Sole invernale". Tra le sue opere più celebri si trova il "Trittico dei Magi" (Ecce sidus, Imus, Adoremus), conservato presso la Galleria d'Arte Moderna di Milano, e "Danza la circassa", esposta presso la Galleria del Palazzo Ducale di Mantova.Le opere di Mario Moretti Foggia sono state incluse in importanti collezioni, tra cui quella del Quirinale, e sono state esposte in gallerie pubbliche e private in Italia, Svizzera, Stati Uniti e America Latina. Foggia era un instancabile viaggiatore, che trascorreva lunghi periodi in Oriente per studiare costumi e paesaggi, le cui ricerche sono state esposte con successo a Londra, Parigi e Bruxelles.Partecipando a numerose mostre collettive nazionali e internazionali, Mario Moretti Foggia ha consolidato la sua reputazione come uno dei pittori più influenti della sua epoca. Nel corso della sua carriera, ha realizzato dieci mostre personali, tutte accolte con entusiasmo da parte di pubblico e critica.Mario Moretti Foggia si è spento nel 1954 a Pecetto di Macugnaga, lasciando dietro di sé un prezioso e duraturo contributo all'arte italiana.

  • Gino Romiti - "Livorno Medicea 1925"
    Lotto 37

    Gino Romiti
    Livorno 1881 - 1967

    "Livorno Medicea 1925"
    Olio su tavola cm 27x37,5 firmato in basso a dx Gino Romiti

    - La vita di Gino Romiti, nato a Livorno nel 1881 e scomparso nel 1967, è una storia di determinazione e passione che ha attraversato il mondo dell'arte con notevole impatto. Cresciuto in una famiglia modesta, Romiti si trovò presto ad affrontare le sfide finanziarie, ma non abbandonò mai la sua innata passione per la pittura.A soli sedici anni, riuscì a entrare alla Scuola di Guglielmo Micheli a Livorno, una vera e propria fucina d'arte, dove ebbe l'opportunità di interagire con artisti di spicco come Llewelyn Lloyd, Amedeo Modigliani e Giovanni Fattori. Questo periodo formativo fu fondamentale per plasmare la sua carriera artistica.Sin dall'inizio, Romiti partecipò a importanti esposizioni, tra cui la Permanente di Milano, la Biennale di Venezia e l'Internazionale di Bruxelles. Nel 1920 fu uno dei fondatori del Gruppo Labronico, un'associazione artistica che nacque proprio nel suo studio e di cui fu presidente dal 1943 al 1967. Durante questo periodo, le sue opere subirono un'importante influenza dall'esperienza divisionista, concentrandosi su tematiche legate alla sua città natale, come le pinete di Ardenza e i paesaggi marini. Grazie al suo profondo interesse per il mare, creò anche opere singolari che ritraevano il fondo marino.Purtroppo, lo scoppio della Prima Guerra Mondiale lo portò ad arruolarsi e combattere in Albania, dove realizzò numerosi disegni ispirati al paesaggio e alla vita militare. La sua intensa attività espositiva continuò nel 1922 con la partecipazione alla prima edizione della Primavera Fiorentina. L'ultima sua personale, la quarantacinquesima, si tenne a Siena presso la Galleria "La Balzana" nel 1964, e molte furono le sue retrospettive.Gino Romiti era non solo un talentuoso artista ma anche un uomo di profonda spiritualità e religiosità. La sua interpretazione pittorica della vita rifletteva il suo spirito cristiano di accettazione e fede. Le sue opere trasmettevano una luce "vera" che eguagliava la luce di Dio. La natura era la sua fonte d'ispirazione, e in essa trovava purezza, pace e serenità, rappresentando con semplicità ed entusiasmo ogni aspetto cromatico.I suoi quadri erano spesso caratterizzati da luminosità e cromatismi intensi. La rappresentazione della luce era centrale in tutte le sue opere, rendendo ogni forma e contenuto dorati e vibranti. Questi giochi di luce e colori si fondevano in una sinfonia che invitava alla riflessione e talvolta alla preghiera. La sua abilità nel catturare la luce in modo magistrale induceva alla meditazione e suggeriva una pausa nell'agitazione umana, incoraggiando le persone a riflettere sulla loro esistenza in rapporto all'Universo. Questo Universo era simbolicamente rappresentato dalla bellezza della natura, vista come l'elemento perfetto e sublime della creazione divina, e Romiti, con umiltà, portava rispetto a questa grandezza. Le opere di Gino Romiti erano veri e propri inno alla vita, una testimonianza della sua profonda connessione con il mondo che lo circondava e con la spiritualità che permeava ogni aspetto della sua arte.

  • Gino Romiti - "Livorno Medicea 1925"
    Lotto 38

    Gino Romiti
    Livorno 1881 - 1967

    "Livorno Medicea 1925"
    Olio su tavola cm 27x37,5 firmato in basso a sx Gino Romiti

    - La vita di Gino Romiti, nato a Livorno nel 1881 e scomparso nel 1967, è una storia di determinazione e passione che ha attraversato il mondo dell'arte con notevole impatto. Cresciuto in una famiglia modesta, Romiti si trovò presto ad affrontare le sfide finanziarie, ma non abbandonò mai la sua innata passione per la pittura.A soli sedici anni, riuscì a entrare alla Scuola di Guglielmo Micheli a Livorno, una vera e propria fucina d'arte, dove ebbe l'opportunità di interagire con artisti di spicco come Llewelyn Lloyd, Amedeo Modigliani e Giovanni Fattori. Questo periodo formativo fu fondamentale per plasmare la sua carriera artistica.Sin dall'inizio, Romiti partecipò a importanti esposizioni, tra cui la Permanente di Milano, la Biennale di Venezia e l'Internazionale di Bruxelles. Nel 1920 fu uno dei fondatori del Gruppo Labronico, un'associazione artistica che nacque proprio nel suo studio e di cui fu presidente dal 1943 al 1967. Durante questo periodo, le sue opere subirono un'importante influenza dall'esperienza divisionista, concentrandosi su tematiche legate alla sua città natale, come le pinete di Ardenza e i paesaggi marini. Grazie al suo profondo interesse per il mare, creò anche opere singolari che ritraevano il fondo marino.Purtroppo, lo scoppio della Prima Guerra Mondiale lo portò ad arruolarsi e combattere in Albania, dove realizzò numerosi disegni ispirati al paesaggio e alla vita militare. La sua intensa attività espositiva continuò nel 1922 con la partecipazione alla prima edizione della Primavera Fiorentina. L'ultima sua personale, la quarantacinquesima, si tenne a Siena presso la Galleria "La Balzana" nel 1964, e molte furono le sue retrospettive.Gino Romiti era non solo un talentuoso artista ma anche un uomo di profonda spiritualità e religiosità. La sua interpretazione pittorica della vita rifletteva il suo spirito cristiano di accettazione e fede. Le sue opere trasmettevano una luce "vera" che eguagliava la luce di Dio. La natura era la sua fonte d'ispirazione, e in essa trovava purezza, pace e serenità, rappresentando con semplicità ed entusiasmo ogni aspetto cromatico.I suoi quadri erano spesso caratterizzati da luminosità e cromatismi intensi. La rappresentazione della luce era centrale in tutte le sue opere, rendendo ogni forma e contenuto dorati e vibranti. Questi giochi di luce e colori si fondevano in una sinfonia che invitava alla riflessione e talvolta alla preghiera. La sua abilità nel catturare la luce in modo magistrale induceva alla meditazione e suggeriva una pausa nell'agitazione umana, incoraggiando le persone a riflettere sulla loro esistenza in rapporto all'Universo. Questo Universo era simbolicamente rappresentato dalla bellezza della natura, vista come l'elemento perfetto e sublime della creazione divina, e Romiti, con umiltà, portava rispetto a questa grandezza. Le opere di Gino Romiti erano veri e propri inno alla vita, una testimonianza della sua profonda connessione con il mondo che lo circondava e con la spiritualità che permeava ogni aspetto della sua arte.

  • Giovanni March - "I quattro Mori (Livorno)"
    Lotto 39

    Giovanni March
    Tunisi 1894 - Livorno 1974

    "I quattro Mori (Livorno)"
    Olio su tavola cm 33x51 firmato in basso a sx G.March

    - Giovanni March nacque a Tunisi nel 1894 da una famiglia livornese che pochi anni più tardi rientrò in Italia dopo la morte del padre. Crebbe quindi a Livorno in un ambiente modesto che lo costrinse giovanissimo a lavorare come imbianchino e decoratore. In quegli anni iniziò a dipingere da autodidatta, attirato dalla luce e dai paesaggi delle colline toscane. Frequentò gli artisti attivi a Campolecciano, in particolare Ludovico Tommasi, che ne riconobbe il talento e lo incoraggiò a proseguire gli studi.Negli anni successivi March si avvicinò alla tradizione post macchiaiola, guardando a figure come Mario Puccini e Plinio Nomellini. Pur partendo da questo solido riferimento locale, cercò presto un linguaggio più personale fondato su una pennellata libera e su una tavolozza luminosa. La sua prima importante affermazione fu la mostra personale del 1921 alla Galleria Gonnelli di Firenze, evento che gli aprì le porte della critica e dell’ambiente artistico nazionale.Tra gli anni venti e i primi anni trenta March soggiornò spesso in Francia, soprattutto a Nizza e a Parigi. Qui venne a contatto con atmosfere europee più aperte e con una pittura vicina al post impressionismo, esperienza che affinò ulteriormente il suo uso della luce e il suo modo di sintetizzare la forma. Tornato in Italia, visse tra Roma, Firenze e Livorno, città nelle quali continuò a esporre e a sviluppare la propria ricerca pittorica. Fu anche membro dell’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze.La parte più matura della sua produzione ruota attorno al paesaggio toscano, ai porti, ai litorali e alle vedute costiere. In questi dipinti March raggiunse la sua voce più riconoscibile, fatta di equilibrio tonale, luminosità chiara e una pacata intensità emotiva. Negli anni più tardi si dedicò anche alla natura morta, trattata con la stessa attenzione per la luce e per la costruzione armoniosa della scena.Giovanni March morì a Livorno nel 1974.

  • Carlo Domenici - "I capricci  1930"
    Lotto 40

    Carlo Domenici
    Livorno 1897 - Portoferraio (LI) 1981

    "I capricci 1930"
    Olio su tavola cm 41x53 firmato in basso a dx C.Domenici

    - Carlo Domenici nacque a Livorno il 18 marzo 1897, in una famiglia modesta ma culturalmente vivace: il padre Cesare era marmista e suonava nella Filarmonica cittadina, mentre la madre, Matilde, proveniva da una famiglia di artigiani. Fin da giovane, Domenici mostrò un talento naturale per il disegno, che fu incoraggiato dal poeta e giornalista Giosuè Borsi, amico di famiglia, il quale lo spinse a intraprendere un percorso artistico. A tredici anni, si iscrisse all'Accademia di Belle Arti di Firenze, dove studiò disegno, acquaforte e litografia, avvicinandosi allo stile dei macchiaioli.Nel 1913, a soli sedici anni, Domenici realizzò il suo primo dipinto, "Figura di Bambina", e lo espose alla Mostra della Secessione presso la Società Amatori e Cultori di Belle Arti di Roma. Nel 1917, il celebre compositore Pietro Mascagni acquistò una sua opera intitolata "Venezia Livornese", riconoscendo il talento del giovane pittore. Nello stesso anno, Domenici si sposò con Bianca.Nel 1920, fu tra i fondatori del Gruppo Labronico, un'associazione di artisti livornesi che si riunivano al Caffè Bardi, condividendo l'amore per la pittura en plein air e per i paesaggi toscani. Domenici partecipò attivamente alle esposizioni del gruppo e, nel 1979, alla morte di Renato Natali, ne divenne presidente, mantenendo la carica fino alla sua scomparsa.La sua produzione artistica si concentrò principalmente su paesaggi e scene di vita rurale, con particolare attenzione alla Maremma, all'Isola d'Elba e alle marine toscane. Le sue opere, spesso realizzate su piccole tavolette, si distinguono per l'uso di colori caldi e per la capacità di cogliere la luce e l'atmosfera dei luoghi rappresentati. Tra i soggetti preferiti vi erano contadini al lavoro, buoi al pascolo e vedute di borghi e porti.Domenici espose le sue opere in numerose mostre, sia in Italia che all'estero, tra cui la Quadriennale d'Arte di Roma nel 1924, l'Esposizione dell'America del Sud nel 1926, la Biennale Internazionale d'Arte di Venezia, l'Internazionale di Tokyo e una personale a Manila. Nel 1950, partecipò alla Mostra di Cinquant'anni di Pittura Toscana a Firenze e, nel 1957, all'Esposizione Nazionale al Maschio Angioino.Nel 1946, fondò il Gruppo Artisti Elbani e istituì il Premio Llewelyn Lloyd a Portoferraio, in memoria del pittore che visse e lavorò sull'Isola d'Elba. Domenici si interessò anche alla politica locale, ricoprendo la carica di consigliere comunale a Portoferraio. Dopo la morte della prima moglie, si unì a Plava Cioni, con la quale ebbe un figlio, Claudio, che seguì le orme paterne diventando pittore con il nome d'arte Claudio da Firenze.Carlo Domenici morì a Portoferraio nel 1981.

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Asta 62 - Dipinti di pregio XIX e XX secolo.

Gentili amici e appassionati d’arte,

Siamo lieti di informarvi che è disponibile online il catalogo dell' Asta 62, in programma sabato 29 novembre 2025 alle ore 15:00, con diretta video.

Sessioni

  • 29 novembre 2025 ore 15:00 Sabato, ore 15:00 (1 - 40)

Esposizione

MOSTRA ASTA


La visione delle opere, presso la sede di Brescia, Via Fratelli Cairoli 26, è su appuntamento, via telefono o whatsapp +39 351 3351 356.

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