Importanti Dipinti Antichi
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Lotto 145 Maniera di David Teniers II ( ) - Scena di vita popolare all'aperto,
cm 49,5 x 58
olio su tela
PROVENIENZA
ESPOSIZIONI
BIBLIOGRAFIA
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Lotto 146 Maniera di David Teniers ( ) - Scena di osteria,
cm 35 x 45,5
olio su tela
PROVENIENZA
ESPOSIZIONI
BIBLIOGRAFIA
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Lotto 147 Seguace di Gabriel Metsu ( ) - Pollivendola,
cm 43,5 x 35
olio su tavola
PROVENIENZA
ESPOSIZIONI
BIBLIOGRAFIA
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Lotto 148 Scuola fiamminga, secolo XIX ( ) - Corpo di Guardia,
cm 63 x 82
olio su tela
reca sigla in basso a destra SYDL
PROVENIENZA
ESPOSIZIONI
BIBLIOGRAFIA
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Lotto 149 Artista fiammingo attivo in Italia, secolo XVIII ( ) - Paesaggio con viandanti in sosta,
cm 27 x 21
olio su rame
sul retro del rame iscrizione con data in febraro 1753
PROVENIENZA
Antichità Accorsi, Torino (come da etichetta sul retro)
ESPOSIZIONI
BIBLIOGRAFIA
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Lotto 150 Nicola Viso (attivo a Napoli nella prima metà del secolo XVIII) - Rissa all'esterno di un'osteria,
cm 57,5 x 75,5
olio su tela, in ovale
firmato in basso a sinistra Nicola Viso
PROVENIENZA
Asta Finarte Roma, 21 maggio 1996, lotto 131;
collezione privata.
ESPOSIZIONI
BIBLIOGRAFIA
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Lotto 151 Da Francesco Salviati ( ) - Le tre Parche,
cm 83 x 68
olio su tela
PROVENIENZA
ESPOSIZIONI
BIBLIOGRAFIA
Il dipinto originale di Francesco Salviati (olio su tavola, cm 83x61,8), databile al 1550 circa, è conservato nella Galleria Palatina di Firenze. -
Lotto 152 Imitatore di Ambrogio Lorenzetti ( ) - Scena di banchetto,
cm 33 x 52
tempera su tavola
iscrizione incisa sul retro Sassetta / Stefano / 1397-1450
PROVENIENZA
ESPOSIZIONI
BIBLIOGRAFIA
La scena di banchetto nuziale, ambientata entro il loggiato esterno di un palazzo signorile, in cui campeggiano al centro gli sposi tra i genitori ed altri eleganti convitati, rielabora una delle quattro tavolette appartenenti ad un cassone nuziale, che fu al centro di un animato dibattito risalente agli anni Novanta del secolo scorso. Contro l'autenticità del cassone attribuito da alcuni ad Ambrogio Lorenzetti si schierarono esimi studiosi, tra i quali Federico Zeri, Luciano Bellosi e Gianni Mazzoni, autore di un prezioso volume dal titolo esemplare Quadri antichi del Novecento. -
Lotto 153 Scuola lombarda, secolo XVI ( ) - Due tavelle da soffitto con profilo maschile e profilo femminile,
cm 27,5 x 41 e cm 25 x 36,5
coppia, tempera su tavola, senza cornice
(difetti e mancanze)
PROVENIENZA
ESPOSIZIONI
BIBLIOGRAFIA
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Lotto 154 Scuola lombarda, secolo XVI ( ) - Due tavelle da soffitto con profili maschili,
cm 27,5 x 41 e cm 21 x 37
tempera su tavola, senza cornice
(difetti e mancanze)
PROVENIENZA
ESPOSIZIONI
BIBLIOGRAFIA
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Lotto 155 Scuola lombarda, secolo XVI ( ) - Tre tavelle da soffitto con figure,
cm 24,5 x 46 ciascuna
tempera su tavola, senza cornice
(difetti e mancanze)
PROVENIENZA
ESPOSIZIONI
BIBLIOGRAFIA
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Lotto 156 Scuola lombarda, secolo XVI ( ) - Tre tavelle da soffitto con figure,
cm 19 x 40,5 (la più grande) e cm 17 x 39 (la più piccola)
tempera su tavola, senza cornice
raffiguranti Ercole e il leone, Putto che suona il flauto e Due amanti
(difetti e mancanze)
I lotti 156, 157, 158, 160, 161, 162 sono stati riuniti in un unico lotto. La serie è stata dichiarata di interesse culturale, ai sensi dell'art. 14 del D/Lgs. 42/2004 da parte della Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma, in data 25 novembre 2025.
Lots 156, 157, 158, 160, 161, and 162 have been combined into a single lot. The series has been declared of cultural interest, pursuant to Art. 14 of Legislative Decree 42/2004, on November 25, 2025 by Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma
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Lotto 159 Scuola lombarda, secolo XVI ( ) - Sei tavelle da soffitto con animali,
cm 24 x 45 (la più grande) e cm 23,7 x 44,5 (la più piccola)
tempera su tavola, senza cornice
PROVENIENZA
ESPOSIZIONI
BIBLIOGRAFIA
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Lotto 163 Attribuito a Benedetto Sartori (attivo in Italia settentrionale, secolo XVIII) ( ) - Trompe-l'oeil con lepre ,
cm 83 x 54
olio su tela
PROVENIENZA
ESPOSIZIONI
BIBLIOGRAFIA
Il dipinto è correlato da una lettera del prof. Eduard A. Safarik, datata 19 gennaio 2008, disponibile in copia. Lo studioso riconduce l'opera a "Benedetto Sartori", nome riportato sulla lettera del Trompe-l'oeil con rosario e clessidra e riferibile ad un artista attivo nel Settecento, tra la Lombardia (Cremona) e il Veneto o ad un committente, forse un prelato vicino al pittore stesso (cfr. E. A. Safarik, La natura morta nel Veneto, in La natura morta in Italia, vol. II, a cura di F. Porzio, Milano 1989, pp. 376-377, figg. 447-448). Sono infatti assimilabili nel dipinto qui offerto e nel Trompe-l'oeil con rosario le pareti lignee segnate da finti nodi che fanno da sfondo. Lo studioso riporta nella sua perizia altri confronti utili a supporto dell'attribuzione dell'opera in esame a Sartori, tra cui una coppia di tele passata sul mercato antiquario da Ader Tajan, Parigi, Hotel Druot, 26 giugno 1992, raffigurante la medesima impaginazione del trofeo di caccia quasi sospeso sulla finta parete lignea. -
Lotto 164 Giovanni Battista Recco (Napoli 1615 - 1660) - Interno di cucina con vasellame, pesci, anguria, gatto e pavone,
cm 82 x 115
olio su tela
PROVENIENZA
ESPOSIZIONI
BIBLIOGRAFIA
Il dipinto è corredato da una lettera del prof. Eduard A. Safarik datata 19 gennaio 2008, disponibile in copia. Lo studioso menziona un'altra versione della composizione, concentrata solo sugli arnesi per la cucina del pesce, che presenta la stessa altezza ma che risulta tagliata ai lati (il dipinto frammentario, giudicato "replica autografa" dallo studioso, è pubblicato in G. e U. Bocchi, Naturalia, Torino 1992, pp. 288-289, tav. 101, e passato in asta Christie's Roma, 16 giugno 2004, lotto 123). A riprova della fortuna del genere della cucina, di cui Giovanni Battista Recco era esimio maestro, si segnala un'altra sua invenzione in cui figurano in primo piano gli stessi utensili in rame presenti nella tela qui offerta ma con animali differenti; il dipinto, la cui fotografia risulta nella Fototeca Zeri con un'attribuzione a Giovanni Domenico Valentino (scheda n. 89546) è transitato sul mercato antiquario con un'attribuzione a Giovan Battista Recco (in asta da Wannenes Genova, 6 marzo 2013, lotto 409). -
Lotto 165 Hans De Jode ( ) - Paesaggio con ponte di pietra e viandanti,
cm 69 x 118
olio su tela
PROVENIENZA
ESPOSIZIONI
BIBLIOGRAFIA
Il dipinto è corredato da una lettera del prof. Eduard A. Safarik datata 19 gennaio 2008, disponibile in copia. A supporto dell'attribuzione dell'opera al pittore di origine olandese (nato all'Aja nel 1630 ca.), attivo in Italia tra Venezia e Roma e a Vienna dove probabilmente morì dopo il 1663, lo studioso cita un Paesaggio montuoso con un ponte di Hans de Jode, conservato nella Galleria Nazionale di Praga; quest'ultimo dipinto presenta la stessa inquadratura ed ha un formato simile, stretto e lungo, ad indicare forse la stessa originaria destinazione come sovraporta. -
Lotto 166 Francesco Fidanza (Roma 1747 – Milano 1819) ( ) - Veduta del Golfo di Napoli con pescatori in primo piano,
cm 65,4 x 76,5
PROVENIENZA
ESPOSIZIONI
BIBLIOGRAFIA
Il dipinto è corredato da una lettera del prof. Giancarlo Sestieri, datata Roma 3 febbraio 2017, disponibile in copia. Secondo lo studioso, il dipinto offerto nel lotto è "una rappresentativa e tipica testimonianza" della maniera di Francesco Fidanza, valido esponente del vedutismo idealizzato, iniziato da Claude-Joseph Vernet e diffuso dal Lacroix de Marseille, attivi entrambi in Italia, tra Roma e Napoli. Rispetto alla produzione di questi ultimi, che furono suoi maestri, Fidanza ne declina le invenzioni scegliendo ambientazioni al tramonto o alle prime luci dell'alba, secondo una sensibilità nuova, a tutti gli effetti preromantica. -
Lotto 167 Seguace di Andrea da Salerno ( ) - San Benedetto,
cm 115 x 45
olio su tavola a fondo oro
PROVENIENZA
ESPOSIZIONI
BIBLIOGRAFIA
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Lotto 168 Giovanni Francesco Crivelli (attivo nel Cinquecento) ( ) - Compianto su Cristo morto,
cm 52 x 63
olio su tela di seta
firmato in basso a sinistra IOHANES FRACIS P CRIVELLVS PINSIT
Referenze fotografiche
Fototeca Zeri, scheda n. 255746
PROVENIENZA
ESPOSIZIONI
BIBLIOGRAFIA
D. Benati, In cerca di Giovanni Francesco Crivelli, in Federico Zeri lavori in corso, a cura di A. Bacchi, D. Benati, A. De Marchi, A. Galli, M. Natale, Bologna 2019, p. 349-50, 356-57, fig. 3 (come ubicazione sconosciuta).
La misteriosa figura di Giovanni Francesco Crivelli, pittore ancora poco noto ma attivo tra la Romagna e le Marche all'inizio del Cinquecento, è stata studiata e individuata per la prima volta da Federico Zeri. Lo studioso, a partire dagli anni '80 del Novecento, aveva raccolto in un'apposita cartella del suo archivio, alcune foto di opere riconducibili a Giovanni Francesco Crivelli, due delle quali firmate. Una è proprio la Deposizione qui offerta, che Zeri indicava come di ubicazione sconosciuta e che ora compare per la prima volta sul mercato.
Del corpus del pittore fanno parte anche una Madonna con Bambino, anch'essa firmata, passata in un'asta Finarte a Milano nel 1989, un'altra Madonna con Bambino di formato più grande, e una Deposizione conservata a Baltimora, Walters Art Museum, restituita al pittore da Daniele Benati.
Il confronto più stringente per la nostra tela è naturalmente quella di identico soggetto a Baltimora, in cui ricompare il motivo della finta cornice dipinta a motivi vegetali. Le due opere sono accomunate anche dalla stessa intonazione devozionale e penitenziale, secondo il clima culturale diffuso tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo, che affida al quadro sacro il compito di fare leva sulle emozioni per coinvolgere il riguardante in una dolorosa immedesimazione. A questo corrisponde l'atteggiamento sofferente e contrito di tutti i personaggi, non solo i protagonisti "storici" ma anche e soprattutto San Francesco, raffigurato in primo piano e con le stesse piaghe del Cristo ben in evidenza, e San Girolamo sullo sfondo che si batte il petto adorando la Croce. La presenza e la rilevanza data all'interno della composizione alla figura di San Francesco fa ipotizzare una committenza conventuale francescana.
Data la totale mancanza di notizie biografiche su Giovanni Francesco Crivelli, ad oggi risulta molto difficile identificare l'artista, che tuttavia, secondo Federico Zeri, non ha niente a che vedere con i più famosi Crivelli, Carlo e Vittore, attivi nello stesso periodo tra Veneto e Marche. Lo studioso ne sottolinea piuttosto i caratteri ferraresi e adriatici, ben visibili negli atteggiamenti pietistici delle figure e nella spigolosità dei panneggi. -
Lotto 169 Pseudo Pier Francesco Fiorentino (attivo a Firenze nell'ultimo quarto del Quattrocento) ( ) - Matrimonio mistico di Santa Caterina d'Alessandria,
cm 41 x 24,4
tempera e oro su tavola
Referenze fotografiche
Fototeca Zeri, scheda n. 11592
PROVENIENZA
Collezione Volterra, Firenze;
collezione J. Scott-Taggart, Beaconsfield, Regno Unito;
Wengraf Old Masters Gallery, Londra, segnalato prima del 1963;
Asta Finarte, Milano, 13 maggio 1993, lotto 22;
collezione privata
ESPOSIZIONI
BIBLIOGRAFIA
C. Daly, Lista di opere attribuibili allo Pseudo Pier Francesco Fiorentino e bottega, in A. De Marchi e D. Civettini, Pseudo Pier Francesco Fiorentino: Cristo di dolori, Firenze 2022, p. 44
Ringraziamo il professor Emanuele Zappasodi e il dottor Christopher Daly per aver confermato indipendentemente la presente attribuzione.
Del corpus del cosiddetto Pseudo Pier Francesco Fiorentino fanno parte numerose opere, soprattutto Madonne con Bambino, in cui il soggetto sacro è interpretato, come in questo caso, in modo accostante e grazioso, ben apprezzabile nell'intimità della devozione privata. Fu Bernard Berenson a riunire sotto il nome di Pier Francesco Fiorentino diverse tavole, fino ad allora ricondotte alla bottega di Filippo Lippi e Pesellino. Nel 1928, Frederick Mason Perkins, allievo di Berenson, si rese però conto che la presunta coerenza interna del raggruppamento, arrivato presto a contare quasi duecento pezzi, fosse minata in realtà da sottili ma evidenti differenze formali. Egli propose quindi di allontanare in blocco tutte le Madonne col Bambino lippesche e peselliniane dalle prove propriamente monumentali di Pier Francesco, cui alla fine spettavano non meno di una dozzina di opere tra dipinti su tavola e ad affresco, e di riferirle a una diversa personalità, da designare premettendo al nome di Piero il prefisso col quale è noto il nostro pittore, lo Pseudo Pier Francesco Fiorentino.
Nelle opere dello Pseudo è frequente il ricorso a disegni e cartoni di Pesellino e di Filippo Lippi. Anche la composizione del dipinto qui presentato è in relazione con un disegno di Pesellino, raffigurante il medesimo soggetto, conservato agli Uffizi, Gabinetto dei Disegni.
Numerose sono state le ipotesi per identificare l'anonimo artista; la più accreditata è quella formulata nel 1992 da Annamaria Bernacchioni (A. Bernacchioni, in Maestri e botteghe, 1992, pp. 160-161, catt. 5.3-5.4), che ha proposto il nome di un collaboratore del Pesellino, Piero di Lorenzo del Pratese. Costui è ricordato nel 1457, quando intentò causa a Monna Tarsia, vedova di Pesellino, per reclamare la metà dei pagamenti per la pala che quest’ultimo aveva in parte eseguito per la Compagnia della Trinità di Pistoia. Appoggiata da altri studiosi, l’ipotesi ha il pregio di rendere conto dell’origine dei cartoni peselliniani, del loro riuso esclusivo da parte della bottega dello ‘Pseudo’ e di come, da un certo punto in avanti, essi venissero combinati con quelli provenienti dalla bottega di Filippo Lippi, cui, tra l’altro, venne affidato il completamento della tavola di Pistoia.
Nel dipinto qui presentato i contorni nitidi racchiudono colori stesi con la purezza della porcellana e le figure eleganti si stagliano sulla suggestiva apertura del paesaggio alle loro spalle, secondo gli stilemi tipici dello Pseudo Pier Francesco Fiorentino. I gesti sono dolci e posati, l'atmosfera di intima sacralità perfettamente studiata per il culto familiare.
Le numerose versioni di questa composizione, realizzate sia dallo Pseudo Pier Francesco sia dal Maestro di San Miniato, testimoniano la grande richiesta, da parte del pubblico borghese fiorentino, di piccole tavole per la devozione privata, che ripropongono, su scala domestica, i modelli delle grandi pale d'altare.
La presenza lungo i margini delle "barbe" di gesso rivela che la tavola ha conservato le dimensioni originali. -
Lotto 170 Jacopo Parisati, detto Jacopo da Montagnana (Montagnana 1440 - Padova 1499) - Madonna con Bambino,
cm 55 x 36.5
olio su tavola
PROVENIENZA
ESPOSIZIONI
BIBLIOGRAFIA
Il dipinto è corredato da una perizia di Filippo Todini, datata 2 maggio 1986 e disponibile in copia, che conferma la presente attribuzione.
Lo studioso data l'opera al 1490 circa, sottolineandone l'alta qualità, in cui gli echi della tradizione mantegnesca, come il modo di delineare i contorni e di imprimere alle figure una regolarità quasi geometrica, sono addolciti dai riflessi della coeva pittura veneziana, da Giovanni Bellini a Bartolomeo Vivarini.
La tavola trova un confronto con la Madonna di Jacopo da Montagnana conservata nel Santuario del Tresto a Ospedaletto Euganeo e con l'Annunciazione al centro del trittico nella Cappella del Palazzo Vescovile a Padova. -
Lotto 171 Attribuito a Marco Pino (Siena 1525 - Napoli 1583) ( ) - Crocifissione,
cm 111 x 79
olio su tavola
PROVENIENZA
ESPOSIZIONI
BIBLIOGRAFIA
La presente Crocifissione sembra rielaborare in un formato da cavalletto, che è tipico della fruizione devozionale privata, il Calvario di Marco Pino conservato al El Escorial (cfr. A. Zezza, Marco Pino. L'opera completa, Napoli 2003, scheda A.11, p. 290 ill.). Particolarmente affine tra le due opere è la figura slanciata e filiforme del Cristo in croce, fulcro compositivo e semantico della scena, così come l'impaginazione massiccia e schematica della città sullo sfondo. -
Lotto 172 Francesco di Paolo da Montereale (Montereale 1466 - L'Aquila 1541) - Cristo risorto tra San Tommaso e Santo Stefano,
cm 153 x 156
olio su tela (riportato da tavola)
Referenze fotografiche:
Fototeca Zeri, scheda n. 21153 (come anonimo abruzzese)
PROVENIENZA
Asta Christie's Roma, 20 marzo 1986, lotto 19;
collezione privata.
ESPOSIZIONI
BIBLIOGRAFIA
Figlio dello scultore Paolo da Montereale, Francesco fu attivo in Abruzzo tra la fine del Quattrocento e i primi decenni del Cinquecento. Formatosi sugli esempi di Perugino, Pinturicchio e Antoniazzo Romano, esegui il suo apprendistato presso Saturnino Gatti, il più importante pittore abruzzese dell'epoca. Raggiunta la sua maturità artistica, intorno al secondo-terzo decennio del XVI secolo, si accostò ai modi di Cola dell'Amatrice e produsse le sue opere più importanti, tra cui la Pala di Sant'Eusanio e la Natività della Vergine per la Chiesa di Santa Maria della Misericordia (ora conservate nel Museo Nazionale d'Abruzzo). -
Lotto 173 Pieter I Coecke van Aelst (Aalst 1502 - Habsburg 1550) - Madonna con Bambino,
cm 84 x 63
olio su tavola, con sommità centinata
PROVENIENZA
Asta Semenzato Venezia, 17 febbraio 2001, lotto 244;
collezione privata.
ESPOSIZIONI
BIBLIOGRAFIA
Del dipinto sono note altre versioni, fra cui una passata in asta Christie's Londra, 8 dicembre 2005, lotto 32, venduta a € 118.120,00, e una pubblicata da Max J. Friedlaender in Early Netherlandish Painting, vol. 12, tav. 83, fig. 153. Il pittore era infatti solito utilizzare lo stesso cartone per replicare le sue composizioni di maggior successo, introducendo di volta in volta varianti nello sfondo e nei dettagli delle figure.