BENETTON, IL FERRO E L'ANIMA. FASE 4. BASI D'ASTA RIBASSATE
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Lotto 49 Toni Benetton (1910 - 1996)
Cavallino. Sintesi animale, 1972
Ferro modellato a caldo
84 x 56 x 60 cm
Bibliografia: F. Batacchi, a cura di, "Toni Benetton, il genio del ferro", Stia, 2000, pp. 42 e 43 (con datazione erronea); M. Kleckarovà, a cura di, "Toni Benetton Plastiky a Kresby", Olomouc, 2003, p. 28
Esposizione: Palagio Fiorentino, Stia, 2000; Muzeum Komenského, Prerov (Cecoslovacchia), 2003; Lidicka Gallerie, Lidice (Cecoslovacchia), 2003; Severočeské Muzeum, Liberci (Cecoslovacchia), 2003
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 95%
Rispetto ai precedenti “Cavalli”, appartenenti alla serie del 1960 e in movimento, questa scultura è architettura: lineare e statica, potrebbe agevolmente essere realizzata in dimensione monumentale. Le "Sculture vivibili" e le "Linee generatrici" coesistono qui con l'immagine di un oggetto puro, che ricorda persino un viadotto. -
Lotto 51 Toni Benetton (1910 - 1996)
Giraffa. Sintesi animale, 1965
Ferro modellato a caldo
66 x 22 x 18 cm
Bibliografia: A. Màdaro, a cura di, "Toni Benetton", Treviso, 1987, p. 20; F. Batacchi, "Benetton 1. Il Ferro", Venezia, 1990, pp. 235 e 362, scheda 151; G. Bianchi, a cura di, "Magiche forme, disegni e sculture di Toni Benetton", Treviso, 2001, pp. 31, 74
Esposizione: Sede banca Asolo e Montebelluna, 1987; Muzeum Komenského, Prerov (Cecoslovacchia), 2003; Lidicka Gallerie, Lidice (Cecoslovacchia), 2003; Severočeské Muzeum, Liberci (Cecoslovacchia), 2003; Centro culturale Brolo, Mogliano Veneto, 2006
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
L'opera, ricavata da una unica lastra battuta e sagomata in forgia, è stata interpretata come la forma essenziale di una giraffa. In realtà, si tratta di un pretesto per creare un movimento di torsione. La curva amplifica la verticalità e guida l’occhio dell’osservatore verso l'alto. Giustifica formalmente, inoltre, la base larga e stabilizzante. La forma avvolgente gradua ,infine, magistralmente il rapporto tra luce e ombra. -
Lotto 53 Toni Benetton (1910 - 1996)
Linee generatrici (bozzetto), 1973
Ferro, lamine e fili saldati
165 x 77 x 72 cm
Bibliografia: Pieghevole della mostra, Cavallino, 1999; F. Batacchi, a cura di, "Toni Benetton, il genio del ferro", Stia, 2000, p. 57
Esposizione: Union Lido Cavallino; Venezia, 1999; Palagio Fiorentino, Stia, 2000; Spinearte, Spinea, 2000
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
Il bozzetto appartiene alle "Linee generatrici", come riflessione sulla forma della vela. Questa idea, mai realizzata in forma monumentale, esiste in due soli modelletti, il presente e uno di alcuni anni successivo, in acciaio inox per l'esposizione all'aperto. -
Lotto 54 Toni Benetton (1910 - 1996)
Croce greca, 1968
Ferro tagliato a caldo, forgiato e sagomato
210 x 210 x 5 cm
Bibliografia: Catalogo generale “ XVIII Biennale d’Arte Triveneta”, 1969; C. Munari in G. Mandel, L. Rossi Bortolatto, C. Munari ed altri, testi di, "Toni Benetton", Treviso, 1970; G. Marchiori, F. Solmi, G. Mazzotti e L. Rossi Bortolatto, testi di, "Toni Benetton oggi", Treviso, 1975; "Toni Benetton. 50 anni 'A tu per tu' con il ferro 1936-1986, Castelfranco, 1986; F. Batacchi, "Benetton 1. Il Ferro", Venezia, 1990, pp. 119, 132, 134, 264, 265, 337, 341, 365, scheda 192; F. Licht, L. Rossi Bortolatto ed altri, testi di, “Toni Benetton”, Treviso, 1992; G. Campolieti, "Fouoweme", anno IV n. 37, nov. 1992, p. 50
Esposizione: XVIII Biennale d’arte Triveneta,”sala ragione”, Padova, 1969; Rotonda della Besana, Milano, 1970; Giardino del Giorgine, Castelfranco Veneto, 1986; Aerostazione internazionale, Marco Polo, Venezia, 1992; Castello di Pergine, Trento, 1995; Centro storico, Stia, 1993; Union Lido, Venezia, 1999; Opere nella città di Treviso, 2002-2003; Spinearte, Venezia, 2003
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
Dopo essersi sperimentato nelle grandi sagome ispirate a figure umane e animali, Benetton si rese conto che nella dimensione monumentale le sue opere diventavano enormi masse scure. Decise così di utilizzare diversamente il rapporto tra vuoto e pieno, rendendo protagonista la luce all'interno della struttura metallica. In questa opera - una grande lastra tagliata in forgia a colpi di scalpello e ricomposta in modo non diverso, per esempio, dalle coeve "Persiane" di Tano Festa - Benetton prima incornicia la luce, creando un vero e proprio quadro in cui la scultura è assenza e presenza nello stesso tempo (ecco allora il parallelo con le sculture invisibili cui Gino De Dominicis lavora proprio dal 1968), e poi ne accentua la leggerezza lasciando aperto l’angolo superiore a sinistra. Il titolo - "Croce greca" - non risale a Benetton, ed in effetti è una pura suggestione derivante dalla visione dell'opera, e delle sue quattro braccia uguali con la luce al centro. L'opera non ha significato religioso ma è una riflessione sulla forma.
Sul rapporto tra titoli (peraltro variabili) e opere, l'artista era stato molto chiaro: "Lascio agli altri il compito di mettere il titolo alle mie cose e mi diverto in questa caccia alla definizione; alla fine ognuno vede quello che vuole o, forse, quello che vuole sognare" (Toni Benetton, "Segni e sogni: pensieri e disegni di Toni Benetton", Mogliano Veneto, 1995, p. 6)
Nota bene: l'opera è collocata presso la parte privata di Villa Marignana a Mogliano Veneto. -
Lotto 55 Toni Benetton (1910 - 1996)
Linee generatrici n. 4 (bozzetto), 1974
Ferro, lamine e fili saldati
74,5 x 120,5 x 53 cm
Bibliografia: F. Batacchi, "Benetton 1. Il Ferro", Venezia, 1990, p. 370, scheda 261; G. Bianchi, a cura di, "Magiche forme, disegni e sculture di Toni Benetton", Treviso, 2001, pp. 33, 93; M. Kleckarovà, a cura di, "Toni Benetton Plastiky a Kresby", Olomouc, 2003; Marzio Favero, a cura di, "Toni Benetton. Townscapes", Torino, 2010, p. 31
Esposizione: Museo Ca' da Noal, Treviso, 1975; Museo Bailo, Treviso, 2001; Muzeum Komenského, Prerov (Cecoslovacchia), 2003; Lidicka Gallerie, Lidice (Cecoslovacchia), 2003; Severočeské Muzeum, Liberci (Cecoslovacchia), 2003
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
"Linee generatrici n. 4" è un esempio perfetto di come Benetton amasse giocare con gli effetti ottici. Se in una prospettiva, il percorso delle linee rimane nitidamente separato, nell'altra sembrano avvitarsi su se stesse in un gioco di "montagne russe": tra i progetti di questo tipo, è il più barocco ed eccessivo negli effetti. L'artista si è infatti distanziato dalle forme legate al vento - le ali e le vele che caratterizzano le altre opere della serie - per inseguire il movimento in se stesso. Dell'opera esiste anche un disegno preparatorio, molto articolato. Per la complessità, il progetto non fu realizzato in dimensione monumentale. -
Lotto 56 Toni Benetton (1910 - 1996)
Linee generatrici (studio), 1974
Penne biro su carta liscia
20,9 x 35,8 cm
Firma: Monogramma "TB" a penna
Data; "74" a penna
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 90%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
L'opera, pur datata dall'artista "1974", è uno studio per "Linee generatrici n. 3", del 1973. Raramente Benetton firmava e datava le sue opere, fino a che non veniva 'costretto' dalla moglie Ada, che si occupava anche della catalogazione ed aveva quindi bisogno di punti fermi. Allora, preso un blocco di disegni li firmava e datava in una unica occasione, senza troppa convinzione, e precisione. -
Lotto 57 Toni Benetton (1910 - 1996)
Sintesi animale, 1965
Ferro modellato a caldo
16,5 x 30 x 25 cm
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 95%
Un rapace e, forse, un pipistrello insieme: ma soprattutto, come indica il figlio Giovanni, l'occasione per Toni Benetton di applicare la volta ad una forma zoomorfa. In generale, sculture di piccole dimensioni come questa erano realizzate da Toni Benetton per se stesso nelle prime ore della mattina, oppure nei tempi morti nella realizzazione delle grandi sculture, mentre il ferro si riscaldava. In realtà, però, è facile osservare che questi piccoli oggetti hanno la funzione di sperimentare e integrare le idee fondamentali di Benetton sulla forma, in modo molto simile a quello che capitava nei disegni preparatori. -
Lotto 60 Toni Benetton (1910 - 1996)
Onda marina, 1967
Ferro tagliato a fiamma ossidrica e saldato
110 x 250 x 27 cm
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
Nel 1967, Benetton si trasferisce con Ada Allegro, giovane allieva diventata sua compagna, a Mogliano Veneto dove ha acquistato una villa settecentesca circondata da un vasto parco nel quale colloca le sue macrosculture. Nelle vicinanze della villa, proprio sulla riva del fiume Dese che separa le province di Treviso e Venezia, costruisce un nuovo attrezzatissimo atelier. Qui fonda l’Accademia Internazionale del Ferro dove tiene corsi di alta specializzazione artistica ai quali partecipano, grazie ad apposite borse di studio, artisti di diversi paesi.
"Onda marina" è una delle opere più importanti di Toni Benetton di questa nuova fase, in cui l'artista è impegnato a dimostrare ai giovani tutte le possibilità del ferro.
Cosa di più complesso del rappresentare, con questa materia pesante, la motilità e la leggerezza della cresta dell'onda?
Benetton usa due diverse lavorazioni. Identificata proprio nella schiuma la parte più vitale dell'onda, prima taglia la lastra con la fiamma ossidrica ottenendo le punte e il perimetro agitato e mutevole. Poi inizia la forgia battendola con mazze o maglio intorno a 1100 gradi. Con questo ultimo intervento, ottiene due effetti: arcuare la superficie proprio come l'onda e realizzarne la innervatura grazie alle differenze di spessore suscitate dai potenti colpi. Nel creare questo capolavoro - tale proprio per la difficoltà di suggerire nel metallo un elemento naturale così estremamente volubile - Benetton ha forse in mente una famosa stampa di Hokusai, "la grande onda di Kanagawa" (1830-1831), in cui la schiuma è resa proprio con gli stessi "artigli".
Nota bene: l'opera è collocata presso la parte privata di Villa Marignana a Mogliano Veneto. -
Lotto 61 Toni Benetton (1910 - 1996)
Cavallo, 1960
Ferro modellato a caldo
199 x 120 x 93 cm
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 95%
Il “Cavallo” appartiene alla stessa serie dei precedenti, realizzata da Benetton per il Natale del 1960, a partire dalla sua esperienza con i cavalli dell'Ippodromo di Treviso. In questo caso, tuttavia, è sviluppato maggiormente in altezza, il che accentua l'effetto di agilità ed eleganza. -
Lotto 63 Toni Benetton (1910 - 1996)
Forma, 1958
Matita e pastelli colorati su carta da pacchi
50,4 x 37,5 cm
Firma: "ABntt" a matita
Data; "58" a matita
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 90%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
Studio per un'opera della serie "Sintesi zoomorfe”. Benché non sia nota alcuna scultura con questo design, le dimensioni del foglio e il materiale - carta da pacchi - suggeriscono che si tratti di un disegno esecutivo, cioè impiegato dall'artista in laboratorio per la fase realizzativa della scultura. Benetton si interessava, negli anni Cinquanta, alle forme viventi, semplificandole al punto che l'originario suggerimento figurativo - per esempio di un vegetale o di un animale - veniva reso in modo quasi astratto. In asta è presente anche un disegno preparatorio per lo stesso soggetto. -
Lotto 65 Toni Benetton (1910 - 1996)
Forma, 1957
Matita e carboncino su carta da pacchi
50,4 x 37,5 cm
Firma: "ABtt" a matita
Data; "57" a penna
Elementi distintivi: "F" a matita
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 85%
Studio per un'opera della serie "Sintesi zoomorfe". Nell'asta è presente anche un altro foglio con lo stesso soggetto, in redazione ormai esecutiva. Benetton si interessava, negli anni Cinquanta, alle forme viventi. Le semplificava al punto che l'originario suggerimento figurativo - per esempio la forma di un vegetale o di un animale - veniva resa quasi astratta, attraverso la deformazione della lastra. -
Lotto 66 Toni Benetton (1910 - 1996)
Toro. Sintesi animale, 1960
Ferro forgiato e modellato a caldo
270 x 325 x 170 cm
Bibliografia: G. Mandel, L. Rossi Bortolatto, a cura di, "Toni Benetton", Treviso, 1970; A. Màdaro, a cura di, "Toni Benetton", Treviso, 1987, p. 54; F. Batacchi, "Benetton 1. Il Ferro", Venezia, 1990, p. 160; "Toni Benetton, dialoghi con la città", Treviso, 2002-2003, fig. 13
Esposizione: Giardino Salomon, Solighetto, 1960; Casa del Giorgione, Castelfranco Veneto, 1984; Opere nella città di Treviso, 2002/03
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
Per Benetton il "Toro" è il corrispettivo animale del ferro, in quanto ne rappresenta la forza.
In questa grande scultura, tuttavia, ciò che maggiormente risalta è il senso di squilibrio, il movimento. L'animale sta franando al termine di una folle corsa e la massa maggiore, nella caduta, è proiettata verso l'alto. In questa inversione di valori, per cui il peso è appunto slanciato in aria, Benetton rivela tutto il suo interesse per le potenzialità del ferro come materia plastica.
Avvicinandosi alla scultura, è immediata la percezione della massa che ci sta per travolgere. È come se Benetton avesse colto l'istante perfetto per fermare e nello stesso tempo dilatare il movimento.
L'artista ricordava al figlio Giovanni che "una scultura devi poterla vedere da tutti i punti di vista". Così facendo, Benetton poneva allo scultore un obiettivo enorme, quello di non accontentarsi di una prospettiva fortunata, e liberava al contempo l'osservatore da un punto di vista obbligato, rendendolo protagonista della visione. Proprio per questo motivo, il "Toro" è inserito sul basamento tramite un perno che consente di ruotarlo.
Nota bene: l'opera è collocata presso la parte privata di Villa Marignana a Mogliano Veneto. -
Lotto 67 Toni Benetton (1910 - 1996)
Struttura cellulare. Vivibile (bozzetto), 1970
Lamiera e tondino di ferro saldati
30 x 140 x 79 cm
Bibliografia: C. Munari, L. Rossi Bortolatto, G. Mandel, ed altri, testi di, "Toni Benetton", Treviso, 1970
Esposizione: Rotonda della Besana, Milano, 1970
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 90%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
L'opera, un bozzetto, appartiene alla serie delle "Sculture vivibili", sculture cioè che potevano non semplicemente essere viste dall'esterno, ma 'attraversate' da tutti i lati. Tre furono realizzate ed una, "Vivibile" del 1967, venne esposta alla XII Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia (2010). Nell'opera in asta, salta immediatamente all'occhio il tema del ritmo. Inoltre, la parte più consistente della scultura, retta da pilastrini, è sospesa sopra alla testa dei visitatori e li invita a guardare in alto frammentando la visione del cielo grazie alle sagome dei cerchi. E in effetti l'andamento dell'intera scultura è composto da due grandi cerchi modulari. Ricorda Giovanni Benetton che per lo scultore il cerchio era la forma perfetta e la geometria una grande passione. Nell'archivio della famiglia Benetton, la scultura è intitolata "Struttura cellulare - Vivibile". L’artista era attento alla produzione scultorea contemporanea ma, in conseguenza dell'importanza che attribuiva al dialogo con l'ambiente, aveva un rapporto privilegiato con gli architetti, per esempio Carlo Scarpa e Marcello D'Olivo, con cui discuteva le opere monumentali dalla fase di ideazione fino al posizionamento. -
Lotto 68 Toni Benetton (1910 - 1996)
Animale onirico, 1988
Matita, penna biro nera e acquarelli su cartoncino ruvido
11,8 x 12,3 cm
Firma: "ABenttn" a penna
Data; "88" a penna
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 95%
"Anche i sogni rispecchiano la realtà, ma, come i disegni, simboleggiano qualcosa che è diverso" (Toni Benetton, "Segni e sogni: pensieri e disegni di Toni Benetton", Mogliano Veneto, 1995, p. 52). L'opera fa parte di una serie dedicata agli animali onirici, in particolare di una selezione di sei raffigurante un animale di forma simile ad una palla. Come ricorda, il figlio Giovanni, che talvolta aiutava Benetton a preparare i disegni per gli auguri di Natale, l'artista partiva disegnando la sagoma, poi faceva cadere l'acqua con poco colore che si spandeva sul foglio. Solo alla fine caricava ulteriormente colore che, scivolano sulla tensione dell'acqua, tendeva a raccogliersi sul perimetro del disegno. In questi fogli la tecnica ha accentuato il senso di rotondità. -
Lotto 69 Toni Benetton (1910 - 1996)
Sintesi animale n. 4, 1972
Ferro modellato a caldo e patinato
19 x 23 x 13 cm
Bibliografia: F. Batacchi, "Benetton 1. Il Ferro", Venezia, 1990, p. 369, scheda 237
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
"Sintesi di animale n. 4" appartiene ad una serie dedicata per lo più a volatili - cigni e papere in particolare – che, in ragione della lastra utilizzata, presenta un corpo più massiccio rispetto alle altre "Sintesi di animale". -
Lotto 70 Toni Benetton (1910 - 1996)
Forma, 1965
Matita su carta da pacchi
37,5 x 50 cm
Firma: "ABntt" a matita
Data; "65" a matita
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 90%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
Esemplare di "Sintesi zoomorfa", l’opera è connotata da quel massimo livello di astrazione che Benetton raggiunge a metà degli anni Sessanta e rispetto alla quale le forme animali sono, in sostanza, pretesti.
Nel disegnare l'artista si è limitato al perimetro e alla ombreggiatura dello spessore. Come sottolinea il figlio Giovanni, l'artista sta misurandosi con la lastra metallica, piatta e ancora priva degli interventi di forgia e martello, ma di cui sa immaginare il potenziale formale. -
Lotto 72 Toni Benetton (1910 - 1996)
Acrobati n. 2 o Lottatori, 1959
Ferro modellato a caldo
295 x 130 x 90 cm
Bibliografia: A. Barzagni, Prometeo in villa, Asolo, 1987; F. Batacchi, "Benetton 1. Il Ferro", Venezia, 1990, pp. 68, 158 e p. 355 scheda 77
Esposizione: Giardino Salomon, Solighetto, 1960
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
Il tema della lotta era molto importante per Benetton, partigiano nella marca trevigiana. Sportivo e parte della prima squadra di rugby di Treviso in posizione di ariete, era anche appassionato di pugilato e lotta libera. Giovanni Benetton, figlio dell'artista, ricorda bene i racconti che il padre faceva delle scazzottate di gioventù. Più d’una avvenne in una famosa taverna di Praderadego, dove bellunesi e trevigiani si sfidavano in bevute di vino in occasione della tradizionale festa del primo agosto, che naturalmente finiva sempre in rissa. Un’altra occasione di scontro era fornita dalle partite di calcio tra Treviso e Venezia.
Toni aveva sintetizzato la questione al figlio Giovanni con un monito: "ricordati che quando si va a fare a pugni servono due sacchi, uno per prenderle e l'altro per darle!"
"Acrobati n. 2" o "I Lottatori", di cui è già stato esaminato il bozzetto, è l'ultima opera in cui Benetton affronta la figura umana nella dimensione monumentale connotandola con testa, braccia e gambe.
L’artista contrappone due forme umane bidimensionali creando così un parallelepipedo. Che restituisce tridimensionalità e conferisce stabilità alla composizione.
Le successive macrosculture figurative sono lastre giocate sul rapporto tra il materiale e la proiezione dell'ombra, e la anatomia umana è conservata solo nei lavori di piccolo formato.
Nota bene: l'opera è collocata presso la parte privata di Villa Marignana a Mogliano Veneto. -
Lotto 73 Toni Benetton (1910 - 1996)
Vivibile (bozzetto), 1969
Ferro tagliato a fiamma ossidrica
45 x 37,5 x 36 cm
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
L'opera, realizzata mediante sagomatura a caldo ed interventi di taglio con fiamma ossidrica, appartiene alla serie dei "Vivibili", e più in particolare alle "Pareti".
Sono forme da attraversare, pareti che si aprono e permettono il passaggio della luce, a diverse altezze, ma anche la visione del paesaggio all'esterno, come microspazi perfetti - quasi rinascimentali - dell'abitare. -
Lotto 75 Toni Benetton (1910 - 1996)
Forma geometrica 3, 1968
Ferro modellato a caldo
22 x 13 x 7 cm
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 95%
"Forma geometrica n. 3", un lavoro sperimentale, è in rapporto con un'altra opera registrata negli archivi Benetton sul tema dello svuotamento. Nella scultura in asta, l'artista ha ricavato, svuotando il pieno, una forma circolare entro un quadrato, mentre l'altra opera è una forma cilindrica entro la quale è ricavato un quadrato. La scelta di inclinare il cubo corrisponde all’intenzione di facilitare l'ingresso della luce, e quindi la percezione del volume cavo, in dimensione monumentale. -
Lotto 77 Toni Benetton (1910 - 1996)
Tetto n. 2, 1969
Ferro tagliato a fiamma ossidrica
25 x 84 x 33 cm
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 95%
Nel boom economico degli anni Sessanta, l'Italia si riempie di nuove costruzioni, in particolare edilizia residenziale e pubblica. Benetton presto si accorge che questo proliferare di edifici non tiene conto sufficiente della qualità del vivere. La scultura - purché sappia dialogare alla pari con l'architettura e non essere un semplice "gingillo", questa la parola usata dall’artista - può fare la differenza. Benetton, sul piano teorico e della discussione pubblica, auspica che lo scultore sia chiamato a far parte del gruppo di lavoro che definisce i nuovi spazi. Ma sul piano concreto, fin dal 1960 inizia ad elaborare sculture che, in realtà, sono traduzioni della architettura ad un livello estetico ed abitativo più elevato. L'elemento chiave è il tetto, in quanto definitorio dello spazio della casa. Inizia così la serie dei tetti - cui appartiene anche l'opera in asta, "Tetto n. 2" - in allusione alle coperture che debbono proteggere le persone e come avvicinamento alla scultura. -
Lotto 78 Toni Benetton (1910 - 1996)
Frammento n. 2, 1965
Ferro modellato a caldo
163 x 95 x 70 cm
Bibliografia: A. Màdaro, a cura di, "Toni Benetton", Treviso, 1987, p. 57; F. Batacchi, "Benetton 1. Il Ferro", Venezia, 1990, pp. 130 e 362, scheda 147
Esposizione: Galleria Giraldo, 1968; "Film festival", Asolo, 1975; Sede Banca Asolo e Montebelluna, 1987
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 90%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
La ricerca di Benetton sulla natura è anche una ricerca sul comportamento dei materiali, che, nel caso del ferro, diventa tema centrale di poesia. "Frammento n. 2" - una lastra che si arriccia sotto la forza del taglio dello scalpello in forgia - è probabilmente lo studio del comportamento del metallo non costretto da un progetto. Infatti, quest'opera - pensata per l'esterno - risulta completamente diversa se posizionata in natura o in un contesto urbano. In rapporto con gli alberi è estremamente armoniosa non solo nella forma libera, ma persino negli effetti della superfice che sembra diventare corteccia. In contesto urbano invece si stacca nettamente dalle forme rigide dell'architettura e le contrasta. In questo modo, potremmo dire, Benetton ha consentito al metallo di rivelare la sua propria forma.
Nota bene: l'opera è collocata presso la parte privata di Villa Marignana a Mogliano Veneto. -
Lotto 79 Toni Benetton (1910 - 1996)
Scultura vivibile n. 8 (bozzetto), 1969-1970
Lamiera di ferro tagliata a fiamma ossidrica
50 x 61 x 76 cm
Bibliografia: G. Mandel, L. Rossi Bortolatto, C. Munari ed altri, testi di, "Toni Benetton", Treviso, 1970; L. Rossi Bortolatto, G. Boraga, a cura, "Toni Benetton- libello'", Milano, 1973; F. Batacchi, "Benetton 1. Il Ferro", Venezia, 1990, p. 169; Marzio Favero, a cura di, "Toni Benetton. Townscapes", Torino, 2010, p. 30; C. Sala e N. Stringa, a cura di, "Toni Benetton. Per una scultura visibile", Torino, 2011, tavv. XV e XVI
Esposizione: Rotonda della Besana, Milano, 1970; Galleria La Galassia, Milano, 1973; Palazzo dei Trecento, Treviso, 2011
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 90%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
Nonostante sia registrata, presso l'archivio Benetton, come "Scultura vivibile n. 8", l’opera in esame è la seconda della serie dedicata alle sculture-strutture attraversabili da parte degli osservatori. Mai realizzata in forma monumentale, interroga lo spazio come elemento fisico e simbolico attraverso la successione del modulo porta-parete. Un espediente compositivo notevole sono le lastre divisorie sospese, che danno al visitatore l'impressione di trovarsi in uno spazio aperto, suggerendo al contempo la potenziale leggerezza del ferro: le pareti non diventavano impedimenti ma protezioni.
Il tema venne sviluppato da Benetton anche in un'altra scultura, in cui le porte sono solo due, che effettivamente venne realizzata in misura monumentale nel 1969 ed oggi si trova nel parco del Museo Toni Benetton di Mogliano Veneto. -
Lotto 80 Toni Benetton (1910 - 1996)
Progetto per scultura monumentale, 1964
Matite su carta
27,5 x 21 cm
Firma: Monogramma "TB" a matita
Data; "64" a matita
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
Si tratta probabilmente dello studio di una fontana, realizzata nel parco di una villa privata, che prevede la caduta dell'acqua dalle lingue di metallo. Da notare, rispetto all'analogo disegno proposto precedentemente, l'inserzione in questo foglio di una figurina che consente di valutare la dimensione monumentale dell'opera. -
Lotto 81 Toni Benetton (1910 - 1996)
Scultura vivibile n. 10 (bozzetto), 1970
Lamiera di ferro
27 x 80 x 20 cm
Bibliografia: C. Munari, L. Rossi Bortolatto, G. Mandel, ed altri, testi di, "Toni Benetton", Treviso, 1970; F. Batacchi, "Benetton 1. Il Ferro", Venezia, 1990, p. 69, 275, 366, scheda 206; C. Sala e N. Stringa, a cura di, "Toni Benetton. Per una scultura visibile", Torino, 2011, p. 29, tavv. XVII e XVIII
Esposizione: Rotonda della Besana, Milano, 1970
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 95%
"Scultura vivibile n. 10" è un bozzetto per una scultura monumentale non realizzata. Evidente il rapporto con l'architettura. Nei bozzetti per le opere destinate ad essere prodotte in grande dimensione, l'artista preferisce utilizzare lastre, cioè materiali industriali, per facilitare la successiva realizzazione in loco. Il bozzetto è molto preciso anche su ulteriori elementi realizzativi: per esempio, negli angoli vi sono fori, nei quali, ad opera finita, dovevano probabilmente passare pilastrini metallici - in acciaio, tali da riflettere il colore scuro della struttura e quindi quasi scomparire alla vista, garantendo tuttavia la tenuta statica della imponente costruzione. Va notato la scelta di sviluppare il corpo dell'opera in orizzontale, soluzione molto più rara e complessa dello sviluppo verticale nella scultura monumentale. Le quattro lastre alludono forse proprio alle linee dell'orizzonte, in coerenza con una soluzione architettonica molto in uso negli anni Sessanta e Settanta nelle periferie urbane. Dell'opera esiste anche un disegno progettuale, datato 1970.