BENETTON, IL FERRO E L'ANIMA. FASE 4. BASI D'ASTA RIBASSATE
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Lotto 1 Toni Benetton (1910 - 1996)
Fiori, 1957
Acciaio armonico e terracotta
90 x 40 x 40 cm
Bibliografia: G. Bianchi, a cura di, "Magiche forme, disegni e sculture di Toni Benetton", Treviso, 2001, pp. 33, 82; M. Kleckarovà, a cura di, "Toni Benetton Plastiky a Kresby", Olomouc, 2003
Esposizione: XI Triennale, Milano, 1957; II triennale, Bureau des Arts, Parigi, 1960; Museo Bailo, Treviso, 2001; Muzeum Komenského, Prerov (Cecoslovacchia), 2003; Lidicka Gallerie, Lidice (Cecoslovacchia), 2003; Severočeské Muzeum, Liberci (Cecoslovacchia), 2003
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 80% (mancanze)
Stato di conservazione. Superficie: 90%
Con la serie dei "Fiori" o "Fili d'Erba", a cui l'opera appartiene e che richiama strettamente i "mobiles" di Calder, nel 1957 l'artista ottenne il primo premio alla II Triennale del Bureau des Arts di Parigi e, sempre a Parigi, la medaglia d’oro da parte dell’I.C.E. (Istituto per il Commercio Estero). Nello stesso anno, la serie fu esposta anche alla XI Triennale di Milano, dove Benetton ottenne un’altra medaglia d’oro. -
Lotto 2 Toni Benetton (1910 - 1996)
Colonna n. 3
(studio), 1984
Ferro tagliato a fiamma ossidrica
66 x 29 x 21,5 cm
Firma: "TONI BENETTON" inciso nel metallo
Data; "84" incisa nel metallo
Bibliografia: L. Rossi Bortolatto, a cura di, "Toni Benetton", 1985
Esposizione: Istituto italiano di cultura, Toronto, 1985; Galleria Comunale "Terrazza Cortina", Cortina, 1991
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 95%
Studio per la "Colonna n. 3", un'opera mai realizzata, il progetto è innovativo sotto due profili. Innanzitutto la colonna è innestata su un perno che consente all'osservatore di farla ruotare, come avviene anche nelle preghiere tibetane. Così, l'interazione con la luce, che penetra attraverso i tagli, in quest'opera si realizza in base alla rotazione che può imprimere l'uomo, mentre nelle altre colonne, fisse, è determinata dalla rotazione solare. -
Lotto 6 Toni Benetton (1910 - 1996)
Apocalisse, 1967
Ferro modellato a caldo
410 x 240 x 25 cm
Bibliografia: F. Batacchi, "Benetton 1. Il Ferro", Venezia, 1990, pp. 145, 249 e 364, scheda 170; F. Batacchi, testi di, "I giganti di Toni Benetton", Rovereto, 1995, pp. 9, 21
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 80%
Stato di conservazione. Superficie: 80% (danni da agenti atmosferici e depositi biologici)
L'opera venne sviluppata - ricorda Ada, moglie dell'artista e presidente del Museo Toni Benetton - per una mostra collettiva itinerante. Rappresenta una riflessione di Benetton sul tema religioso, ma anche civile, della Apocalisse. Destinata ad una collocazione in esterno, è realizzata assemblando tre sagome di figure sospese, ricavate da una lastra di ferro mediante taglio a caldo. L'anno è significativo, poiché nel 1966 la Francia ha iniziato i propri esperimenti nucleari nell'atollo di Bora Bora, contestati in tutto il mondo. Furono 193 e terminarono solo nel 1996.
Nota bene: l'opera è collocata presso la parte privata di Villa Marignana a Mogliano Veneto. -
Lotto 7 Toni Benetton (1910 - 1996)
Sasso III, 1970
Ferro modellato a caldo
45 x 14 x 9 cm
Bibliografia: G. Bianchi, a cura di, "Magiche forme, disegni e sculture di Toni Benetton", Treviso, 2001, p. 85
Esposizione: Museo Bailo, Treviso, 2001
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 85% (integrazione per migliorare la stabilità)
Stato di conservazione. Superficie: 85%
In diversi lavori, Benetton impiegò i sassi del fiume Piave. L'artista era sempre interessato al significato delle strutture. Riflettendo sul rapporto tra scultura e basamento decise di invertire la formula: qui il ferro sostiene il sasso. La soluzione tecnica è di grande interesse anche perché conferisce movimento al sasso, cambiandone in questo senso lo status da statico a dinamico. Il gioco risulta raffinato anche dal punto di vista del calcolo per conseguire il bilanciamento e la stabilità dell'opera. Con il tempo il bilanciamento di uno dei due steli ha richiesto l'intervento di Giovanni Benetton, artista del ferro egli stesso e figlio dello scultore, per essere pienamente consolidata. -
Lotto 9 Toni Benetton (1910 - 1996)
Forme, 1970
Ferro modellato a caldo
101 x 56 x 29 cm
Bibliografia: F. Batacchi, "Benetton 1. Il Ferro", Venezia, 1990, p. 137
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
Il passaggio dalla natura alla geometria per Benetton sta nei fatti: le forme viventi - i corpi umani, animali e anche le piante - si semplificano e modificano fino a diventare essenziali. Le pareti piene della scultura anche nella cromia richiamano il mondo vegetale.
Il processo creativo di Benetton nasce nella piccola dimensione, che consente tuttavia al maestro di verificare la tenuta della forma nello spazio, dando modo di calcolare elementi tecnici fondamentali per la proiezione nella grande dimensione, come per esempio lo spessore dei materiali.
"Forme" dichiara già nel nome una indipendenza dal soggetto: è un progetto in scala che secondo l'artista contiene tutto il necessario sul piano del potenziale creativo, e può essere pertanto realizzato da qualsiasi laboratorio nella misura utile. -
Lotto 10 Toni Benetton (1910 - 1996)
Cavallo, 1960
Ferro modellato a caldo
121,5 x 88 x 90 cm
Bibliografia: F. Batacchi, "Toni Benetton. Il genio del ferro", Stia, 2000, pp. 40 e 41 (con datazione erronea)
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 95%
Il cavallo appartiene alla stessa serie del lotto 43, realizzata da Benetton per il Natale del 1960, a partire dalla sua esperienza con i cavalli dell'Ippodromo di Treviso. L'artista può sfruttare la estrema malleabilità del ferro per tradurlo quasi in filo nelle agili gambe. -
Lotto 12 Toni Benetton (1910 - 1996)
Toro n. 6, 1956
Ferro modellato a caldo
98 x 145 x 1 cm
Bibliografia: A. Màdaro, a cura di, "Toni Benetton", Treviso, 1987, p. 54; F. Batacchi, "Benetton 1. Il Ferro", Venezia, 1990, p. 357, scheda 97; L. Rossi Bortolatto, a cura di, "Toni Benetton, anni e forme", Treviso, 1992, fig. 36; P. Lanzi, a cura di, "Il Ferro, l’Arte e la Città – Le opere di Toni Benetton in Toscana", pieghevole della mostra, Stia, 1993
Esposizione: Sede Banca Asolo e Montebelluna, 1987; Casa dei Carraresi, Treviso, 1992; Centro storico, Stia, 1993; Museo Bailo, 2001; Toni Benetton dialoghi con la città di Treviso,2002/03; Villa Cappelletto, Vedelago, 2003; Centro culturale "Brolo", Mogliano Veneto
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
Negli anni Cinquanta le sculture in ferro di Toni Benetton, pur affidate alla bidimensionalità, sono ancora nettamente figurative. Qui, l'artista sviluppa uno dei suoi soggetti favoriti, il toro. Sul piano tecnico, in effetti, Benetton usa la lastra come un foglio. La fiamma ossidrica demarca il perimetro del soggetto. Le superfici sono poi lavorate in forgia a colpi di mazza per variarne lo spessore e l'inclinazione - si vedano per esempio il muso, il collo e le zampe - in funzione naturalistica.
Nota bene: l'opera è collocata presso la parte privata di Villa Marignana a Mogliano Veneto. -
Lotto 13 Toni Benetton (1910 - 1996)
Linee generatrici n. 3 (bozzetto), 1973
Ferro, lamine e fili saldati
91 x 178 x 63 cm
Bibliografia: L. Rossi Bortolatto, a cura di, "Antonio Benetton, catalogo della mostra", Milano, 1973; G. Marchiori, F. Solmi, L. Rossi Bortolatto ed altri, testi di, "Toni Benetton", Treviso, 1975, p. 47; F. Batacchi, "Benetton 1. Il Ferro", Venezia, 1990, pp. 137, 148-149 e 370, scheda 259
Esposizione: Galleria La Galassia, Milano, 1973; Museo Ca' da Noal, Treviso, 1975; Galleria d'Arte Moderna, Bologna, 1977
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
Alla fine degli anni Sessanta l'ospedale di Treviso è in ampliamento e, per legge, il 2% dell'importo deve essere destinato ad opere d'arte. Per Benetton il desiderio di lasciare un segno nella città natale è grande. Davanti all'edificio si apriva una rotonda di circa 20 metri, la prima e l'ultima cosa vista dai visitatori, ma l'oggetto costante dello sguardo dei pazienti.
Benetton pensa allora ai sentimenti delle persone che soffrono e immagina una grande scultura che si muove col vento, come per accoglierli e proteggerli, per tenergli compagnia.
La serie delle "Linee generatrici", che inizia nel 1973, mostra le soluzioni progettuali immaginate da Benetton per questo obiettivo.
Naturalmente, aumentando le dimensioni, il fattore che interagisce maggiormente è il vento: è quindi importante dissipare verso le fondamenta l'energia accumulata nell'attrito con l'aria.
Effettivamente Benetton realizzò il suo progetto - una grande scultura di 13x16x6 metri - che si muoveva sollecitata dal vento: tuttavia, l'amministrazione dell'ospedale, dopo l'introduzione dell'elisoccorso con i conseguenti potenti movimenti d'aria, decise di ancorarla con due blocchi di cemento, mandando su tutte le furie l'artista. La piena manifestazione della sua idea di scultura vitale e mobile nell'ambiente è quindi affidata a bozzetti come quello in asta, che prende le mosse dalla forma della vela (mentre altri sono mutuati dallo studio delle ali). -
Lotto 17 Toni Benetton (1910 - 1996)
La foglia, 1972
Ferro modellato a caldo
26 x 59,5 x 15 cm
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 95%
Anche nella "Foglia" Benetton ricerca le forme pure insite nella natura.
E' interessante notare che questi "ferri" di piccola dimensione sono i soli che l'artista gestisce personalmente: le opere medie e grandi richiedono l'aiuto dei suoi lavoranti. Anche quando maneggevole, tuttavia, il ferro si mantiene caldo per pochi minuti - due o tre - ed è necessaria precisione di di idee e di colpi.
Benetton si recava in officina prestissimo, al massimo tra le 4 e le 5, e dedicava le prime ore proprio alla realizzazione delle sue opere "personali", alle invenzioni ed alla tabella di marcia da condividere nel seguito della giornata. I lavoranti, che arrivavano dopo le 7, trovavano a volte l'artista già impegnato nel pranzo! La parte successiva della giornata era dedicata, in genere, agli oggetti su commissione e di grandi dimensioni, e la principale occupazione dell'artista consisteva proprio nel gestire il complesso lavoro di squadra. -
Lotto 18 Toni Benetton (1910 - 1996)
Arco, 1964
Ferro forgiato con interventi di taglio a fiamma ossidrica
154 x 135 x 50 cm
Firma: "TONI BENETTON" inciso nel metallo
Data; "64"
Bibliografia: C. Munari, in C. Munari ed altri, "Toni Benetton", Treviso, 1970; F. Batacchi, "Benetton 1. Il Ferro", Venezia, 1990, pp. 37, 85, 89, 126 e 361, scheda 142; F. Batacchi, "Guida dell'arte moderna e contemporanea", Milano, 1991, figura a p. 128; A. Bellieni, testi di, "Marca nobilissima: la provincia di Treviso", Treviso, 1994
Esposizione: Rotonda della Besana, Milano, 1970; Galleria Forum, Zagabria, 1973; Personale Film Festival, Centro storico Asolo, 1975; Centro storico, Stia, 1993
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
"Arco", come in bibliografia, o meglio "Porzione di arco", è occasione, per Benetton, di far percepire il bilanciamento tra la forza del forgiatore e quella del metallo. La massa, infatti, è ampia, ma non così tanto da sovrastare dimensionalmente l'osservatore. Anzi, nell’ottimale confronto visivo, consente la visione sia dell'intero sia dei dettagli impressi dai colpi di maglio.
L’opera, che fa parte di una serie di ‘forme frammentate’, va messa in relazione con il "Grande arco", realizzato nel 1965 ed oggi conservato al Museo Toni Benetton, in cui la forma arcuata è collocata in altezza, in cima ad un'asta. Alla Rotonda della Besana, dove Benetton espose nel 1970, è conservata una "Sfera", anch'essa frammentata, che presenta la stessa lavorazione delle superfici, schiacciate su un lato e ispessite in funzione di dorsale, come in un movimento di magma, lungo il lato opposto.
Nota bene: l'opera è collocata presso la parte privata di Villa Marignana a Mogliano Veneto. -
Lotto 24 Toni Benetton (1910 - 1996)
Forma plastica n. 1, 1960
Ferro modellato a caldo
270 x 50 x 50 cm
Firma: "TONI BENETTON", inciso nel metallo
Data; "60" inciso nel metallo
Bibliografia: F. Batacchi, "Benetton 1. Il Ferro", Venezia, 1990, p. 73
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 90%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
Osservando questa immagine si ha l’impressione di una lastra in rapido cammino verso di noi. L'osservazione dei tagli laterali mostra una stupefacente successione di segni che richiamano la leggerezza e le grinze del tessuto di tulle. In altra prospettiva, d'altra parte, le grandi superfici ricordano la luna, modellata dai meteoriti o il corpo di un pugile che barcolla crivellato di pugni. "Forma plastica n. 1" è la più grande scultura di questa serie, sviluppata negli anni Sessanta, in cui la rigidità del metallo cede alla forza del calore e del maglio assumendo una forma viva, esito di un combattimento non tanto tra il metallo e lo scultore quanto tra la lastra e il calore, che qui Benetton lascia protagonista nella creazione della forma finale.
Nota bene: l'opera è collocata presso la parte privata di Villa Marignana a Mogliano Veneto. -
Lotto 25 Toni Benetton (1910 - 1996)
Cigno. Sintesi animale, 1972
Ferro modellato a caldo
53 x 40 x 35 cm
Bibliografia: F. Batacchi, "Benetton 1. Il Ferro", Venezia, 1990, pp. 368, 369 scheda 231; "Toni Benetton, Plastiky a Kresby", M. Kleckarovà, a cura di, "Toni Benetton Plastiky a Kresby", Olomouc, 2003, p. 28
Esposizione: Palagio Fiorentino, Stia, 2000; Muzeum Komenského, Prerov (Cecoslovacchia), 2003; Lidicka Gallerie, Lidice (Cecoslovacchia), 2003; Severočeské Muzeum, Liberci (Cecoslovacchia), 2003
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 95%
L'opera appartiene ad una serie dedicata per lo più a volatili - cigni, papere ed altri - con corpo massiccio rispetto alle altre "Sintesi di animale" in ragione della lastra utilizzata. Qui, il cigno si presenta immerso nell'acqua con solo una parte della schiena e il lungo collo che sporgono. Come in "Verso lo spazio", la scultura del 1959 in cui la lastra è tagliata nelle sagome che si proiettano fuori dal piano, anche qui si parte da una superfice rispetto alla quale il collo del cigno, che è anche memoria di un giglio, afferma con eleganza quasi art nouveau la verticalità. L'espediente era già stato utilizzato, per esempio da Duilio Cambellotti nella "Conca dei bufali" (1910), ma con un tono naturalistico. In Benetton, invece, l'uso delle forme animali si mostra come espediente per aiutare l'osservatore, attraverso la memoria di una immagine familiare, a comprendere le forme pure. -
Lotto 27 Toni Benetton (1910 - 1996)
Volta (bozzetto), 1970
Ferro modellato a caldo
30 x 37 x 31 cm
Bibliografia: F. Batacchi, "Benetton 1. Il Ferro", Venezia, 1990, p. 366, scheda 199 bis
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
L'opera è di passaggio tra le "Sculture vivibili" e le "Linee generatrici", di cui preannuncia la tensione strutturale. Si vede bene, infatti, la prevalenza del ferro battuto, a cui le successive "Linee generatrici" rinunciano in favore della lamina. L'opera mostra parimenti il collegamento con le forme architettoniche antiche del ponte e della volta, indagate da Benetton sia sul piano estetico sia per la capacità di scaricare efficacemente il peso a terra. -
Lotto 29 Toni Benetton (1910 - 1996)
Sintesi animale n. 5, 1972
Ferro modellato a caldo
34 x 46 x 73 cm
Bibliografia: F. Batacchi, "Benetton 1. Il Ferro", Venezia, 1990, p. 369, scheda 238; F. Batacchi, a cura di, "Toni Benetton, il genio del ferro", Stia, 2000, pp. 46-47; G. Bianchi, a cura di, "Magiche forme, disegni e sculture di Toni Benetton", Treviso, 2001
Esposizione: Palagio Fiorentino, Stia, 2000; Museo Bailo, Treviso, 2001
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 95%
" Sintesi di animale n. 5" è in stretto rapporto con le "Linee generatrici, che proprio allora Benetton stava affrontando. La forma dell'animale ha ormai poco di figurativo; rappresenta invece linee di forza, l'energia del movimento che si fa forma. Esiste, di questo periodo, una ampia serie di animali fantastici, raccolta in quaderni. -
Lotto 30 Toni Benetton (1910 - 1996)
Albero fermato, 1968
Ferro tagliato a fiamma ossidrica
92 x 605 x 6 cm
Bibliografia: G. Mandel, L. Rossi Bortolatto, C. Munari ed altri, testi di, "Toni Benetton", Treviso, 1970; F. Solmi, G. Marchiori, L. Rossi Bortolatto ed altri, testi di, "Toni Benetton", Treviso, 1975, foto n. 36; pieghevole della mostra "Benetton a Cortina" e antologica "Terrazza Cortina"; F. Batacchi, "Benetton 1. Il Ferro", Venezia, 1990, pp. 93, 134, 364, scheda 183
Esposizione: Rotonda della Besana, Milano, 1970; X Biennale del Bronzetto e della piccola Scultura, Prato della Valle, Padova 1975; Museo Cà da Noal, Treviso 1975; "Tono & Toni", Spinea, 1986; Opere nella città di Cortina, 1991
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
L'opera è conosciuta come "Albero fermato", in quanto la struttura ricorda il tronco e i rami di un possente albero. In realtà, però, può essere efficacemente paragonata ai lavori di Benetton sui temi dell’orizzonte e dell’onda.
Proprio la patinatura in argento dei tagli - lasciati da Benetton al vivo anche con i residui di fusione - fa intendere che il tema fondamentale è il passaggio della luce attraverso il ferro.
Si tratta della più grande scultura orizzontale - di impianto non architettonico - realizzata da Toni Benetton. In effetti, può essere considerata una vera e propria sfida.
Benetton, aveva fondato l'anno prima, nel 1967, l'Accademia Internazionale del Ferro, frequentata da studenti da tutto il mondo. Il tema della scultura orizzontale è - da sempre e in tutte le culture - uno dei più complessi da sviluppare. Sappiamo che l'opera non è stata realizzata per un committente ma per sé da Benetton, che la volle integrare nel parco della propria villa a Mogliano Veneto. Allora, la ragione che spinse il maestro a misurarsi con questa estrema difficoltà - tecnica ed estetica - può essere trovata proprio nella volontà di mostrare ai suoi allievi (tutti proiettati nella carriera della scultura internazionale) come gestire all'eccellenza il punto più complesso del mestiere.
Nota bene: l'opera è collocata presso la parte privata di Villa Marignana a Mogliano Veneto. -
Lotto 31 Toni Benetton (1910 - 1996)
Linee generatrici (bozzetto), 1975
Ferro, lamine e fili saldati
52,5 x 151 x 59 cm
Bibliografia: F. Batacchi, "Benetton 1. Il Ferro", Venezia, 1990, pp. 149, 280, 281; L. Rossi Bortolatto, a cura di, "Toni Benetton, anni e forme", Treviso, 1992, fig. 1; F. Batacchi, a cura di, "Toni Benetton, il genio del ferro", Stia, 2000, pp. 13, 56
Esposizione: Galleria d'arte Moderna, Bologna, 1977; Casa dei Carraresi, Treviso, 1992; Palagio Fiorentino, Stia, 2000; Spinearte, Spinea, 2000
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
La scultura presenta la forma di un turbine che, realizzato in dimensione monumentale, il vento e le persone avrebbero potuto attraversare. Così la scultura-struttura permette una esperienza sonora e visiva: il rumore del vento e del metallo vibrante, da un lato; dall'altro la luce nel variare delle superfici, piene o aperte a seconda della posizione dell'osservatore rispetto al sovrapporsi delle lamine. Le lame in coltello restituivano la percezione del vuoto, mentre la visione delle stesse di piatto consentiva l'incontro con il pieno. Benetton si rese presto conto che la rappresentazione figurativa, in dimensione monumentale, non funzionava: nella grandissima dimensione, invece, l'astratto consentiva il dialogo tra l'osservatore e l'ambiente. Una figura umana è efficace in scultura fino ad un terzo o poco più della dimensione naturale, nella scultura monumentale c'è bisogno di forme che siano efficaci proiettate in dimensioni di decine di volte superiori a quella umana: il referente deve essere altro. Ricorda il figlio Giovanni, che "la figura umana è adeguata ad esprimere emozioni come la felicità o l'angoscia. Come può esprimere, però, l'infinito?". La scultura monumentale funziona, secondo Benetton, come amplificatore delle emozioni dell'osservatore. La serie delle "Linee generatrici" prende nome dalle linee che generano la forma: osservando la scultura, si identificano facilmente i tondini da cui prendono avvio le torsioni. Benetton, partendo dai progetti per l'ospedale di Treviso, aveva immaginato grandi strutture semimobili anche per altri importanti spazi. Per esempio, la rotonda di San Giuliano, oggi al centro del grande parco che si apre su Venezia, dove Benetton aveva proposto di posizionare una scultura di ben 26 metri (un progetto, peraltro, richiesto nuovamente al Museo Benetton nel 2017). La sfida tecnica posta dalla scelta dei materiali era enorme. Infatti, mentre i modelli, in ferro, non avevano il reale problema di gestire il vento, le strutture monumentali invece lavoravano come vere e proprie ali o vele. Benetton allora decise di impiegare l'acciaio corten, che conteneva una percentuale di rame e quindi si poteva battere a freddo col maglio raggiungendo, con l'assottigliarsi, una grande elasticità. Tuttavia negli anni Settanta non si potevano sviluppare simulazioni così complesse tramite i computer: gli ingegneri della università di Padova, a cui l'artista richiese un aiuto in fase progettuale, prima si dichiararono non in grado di scendere tanto nel dettaglio produttivo e poi rimasero impressionati dal fatto che l'esperienza e l'intuito matematico di Benetton aveva superato i loro mezzi. -
Lotto 33 Toni Benetton (1910 - 1996)
Scomposizione, 1968
Ferro tagliato a fiamma ossidrica
51 x 50 x 15 cm
Bibliografia: F. Batacchi, "Benetton 1. Il Ferro", Venezia, 1990, pp. 164, 262 e 365, scheda 187
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
Si tratta del bozzetto pensato per il portale della chiesa di San Paolo, a Vicenza. Benetton voleva che la luce potesse entrare dal portale anche quando era chiuso. Perciò pensò di tagliare la lastra riprendendo la forma delle spine. Tuttavia, in fase realizzativa, le punte sporgenti verso l'esterno vennero considerate pericolose e quindi sostituite con tagli rettangolari, verticali. Giovanni Benetton ha rinvenuto nell'officina paterna alcuni calcoli matematici che mostrano le complesse riflessioni di Benetton prima della traduzione del pensiero in immagini definitive. Nel nostro bozzetto, che ha una spiccata struttura modulare, balza all'occhio la disposiozione degli elementi cinque per lato. -
Lotto 34 Toni Benetton (1910 - 1996)
Forme (bozzetto), 1978
Lamine in ferro saldate
36 x 35 x 10 cm
Bibliografia: F. Batacchi, "Benetton 1. Il Ferro", Venezia, 1990, p. 375
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
Gli anni Settanta vedono nella produzione di Benetton l'emergere dell'interesse per le forme geometriche pure e l'unione di scultura e architettura. In questo contesto, diventa importante ridurre al massimo l'impiego dei materiali e le composizioni mostrano un'attenta valutazione dei rapporti matematici e geometrici.
In questa opera - che è studio per un monumento di dimensioni architettoniche - la massa della scultura viene sostituita da un gioco di profondità creato dalle linee.
Il ferro è il materiale che meglio si presta - grazie alla sua resistenza - all'amplificazione delle dimensioni a fronte della riduzione della massa.
La scultura diventa così disegno nell'aria e nell'ambiente.
Esiste almeno un altro analogo bozzetto (cfr. F. Batacchi, "Benetton 1. Il Ferro", Venezia, 1990, p. 41). -
Lotto 37 Toni Benetton (1910 - 1996)
Totem n. 2, 1967
Ferro modellato a caldo
313 x 20 x 20 cm
Bibliografia: L. Rossi Bortolatto, G. Mandel, C. Munari, testi di, "Toni Benetton", Treviso, 1970; F. Batacchi, "Benetton 1. Il Ferro", Venezia, 1990, pp. 145, 364, scheda 170
Esposizione: Castello di Pergine, 1995
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
Il totem è certamente una forma fondamentale nell’immaginario comune, che tuttavia Toni Benetton risulta aver affrontato, in dimensione monumentale, solo due volte, e mai con richiami ad animali o simboli sacrali.
"Totem n. 2" mostra l’interesse dell’artista per la tridimensionalità e il dialogo con l'ambiente come elementi propri del linguaggio scultoreo. Il piatto di ferro viene sfrangiato di taglio e sottoposto a torsioni per ampliare al massimo l'incontro di ombra e luce, vuoto e pieno, mentre il corpo della scultura si slancia verso il cielo.
Nota bene: l'opera è collocata presso la parte privata di Villa Marignana a Mogliano Veneto. -
Lotto 38 Toni Benetton (1910 - 1996)
Trio di figure, 1960
Ferro modellato a caldo
30 x 18,5 x 10 cm
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
"Trio di figure" appartiene alla produzione che Benetton realizzava personalmente, come svago durante le complesse lavorazioni su commissione. L'artista considerava queste opere un vero e proprio piacere. -
Lotto 42 Toni Benetton (1910 - 1996)
Colonna, 1982
Lastra di ferro tagliata a fiamma ossidrica
340 x 80 cm
Bibliografia: L. Rossi Bortolatto, a cura di, "Toni Benetton: anni e forme 1935-1992", Treviso, 1992, fig. n. 4; Pieghevole della mostra "Toni Benetton dialoghi con la città", 8 dicembre 2002 - 28 febbraio 2003, Treviso
Esposizione: Casa dei Carraresi, Treviso, 1992; "Toni Benetton, dialoghi con la città", Treviso 2002-2003; Centro Storico, Fano, 2003
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
"La mia scultura intitolata 'Colonna' parte da un cilindro. Io, su questo cilindro, senza distruggerlo come forma geometrica, ho praticato dei tagli, dei fori, sono intervenuto secondo la mia idea artistica. Ebbene, quello non è più un cilindro, ma è pur sempre un cilindro; in realtà al suo interno, proprio per effetto di quei tagli e di quei fori, si è prodotto un fenomeno nuovo. La luce, entrando attraverso quelle fessure crea un gioco di ombre e figure che prima non esistevano e che mutano continuamente secondo le ore della giornata e l'inclinazione del sole. Non hai idea della grande meraviglia che ciò ha prodotto in me. È stata una scoperta emozionante. Pensa ora a quel cilindro in dimensioni enormi: la torre Eiffel, per esempio. E dentro scale per salire fino alla vetta. E pensa infine alle figure magiche, mutevoli, che si proiettano all'interno della sua superfice tonda. Ecco un esempio di scultura vivibile: quali emozioni riuscirebbe, una scultura del genere, a provocare nella gente? Quali fantasie riuscirebbe a suscitare un miracolo di luci elicoidali? Sono altrettante sculture mobili proiettate all'interno di una scultura, la 'Colonna'." (Franco Battacchi, testi di, "Toni Benetton. Il genio del ferro", Stia, 2000, p. 86).
Nota bene: l'opera è collocata presso la parte privata di Villa Marignana a Mogliano Veneto. -
Lotto 45 Toni Benetton (1910 - 1996)
Sintesi animale n. 11, 1972
Ferro modellato a caldo
56 x 120 x 23 cm
Bibliografia: F. Batacchi, "Benetton 1. Il Ferro", Venezia, 1990, p. 369, scheda 244; F. Batacchi, a cura di, "Toni Benetton, il genio del ferro", Stia, 2000, pp. 46-47
Esposizione: Palagio Fiorentino, Stia, 2000
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 95%
"Sintesi di animale n. 11" mostra il lavoro di martello di Benetton. Il ritmo e l'energia sono tradotti, testimoniati, nella pelle del metallo. Ma - come sottolinea Ada Benetton - è evidente anche il rapporto con le sculture “Vivibili”, cui l'artista lavorava dalla fine degli anni Sessanta: questo dinosauro-uccello, arcuato verso il cielo e poggiato su una volta, è costruito come il modello di una grande struttura che l'osservatore potrebbe attraversare. -
Lotto 47 Toni Benetton (1910 - 1996)
Forma, 1965
Matita e carboncino su carta
54 x 37,5 cm
Firma: "ABtt" a matita
Data; "65" a penna
Elementi distintivi: "F" a matita
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 85%
L'opera appartiene alla serie delle "Sintesi zoomorfe", ma è connotata da un notevole livello di astrazione che Benetton raggiunge a metà degli anni Sessanta e rispetto al quale le forme animali - qui forse un orso di spalle – sono suggestioni e pretesti. Il disegno mostra sia la forma della lastra - probabilmente affidata alle prime e più chiare linee a matita - sia la riflessione dell'autore su come modificarla in forgia, realizzata con le linee più scure, ripassate. -
Lotto 48 Toni Benetton (1910 - 1996)
Sintesi zoomorfa n. 2, 1962
Ferro modellato a caldo
42 x 45 x 15,5 cm
Firma: "BENETTON A" inciso nel metallo
Data; "1962" incisa nel metallo
Bibliografia: F. Batacchi, "Benetton 1. Il Ferro", Venezia, 1990, p. 232 e 361, scheda 135
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
Le "Sintesi zoomorfe" sono ritagli irregolari di lamiera che Benetton recuperava dalle ferriere. Osservandoli, l'artista vi riconosceva una certa similarità - come avviene guardando le nuvole o le macchie su un foglio - con elementi del vivente, anche se non proprio con forme di animali determinati. Benetton interveniva accentuando queste ispirazioni sollecitate dalla stessa apparente casualità dell'oggetto. Come? Prima di tutto le superfici piane, industriali, venivano messe in forgia, e il contatto con il calore e con il carbone produceva la calamina, quella superfice porosa ossidata, sorta di pelle, che conferisce senso di vita vissuta all'oggetto. Poi, battendole con precisione, le modificava lasciandosi anche guidare dagli esiti delle percussioni distribuiti in ogni punto del metallo, giallo per il calore.