343 - DIPINTI ANTICHI DAL XIV AL XIX SECOLO
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Lotto 73 il Caravaggio (seguace di) (Milano, 1571 - Porto Ercole, 1610)
La buona ventura XVII - XVIII secolo
Olio su tela cm. 99,5x136 -
Lotto 74 Maestro degli Armenti (attribuito a) (Attivo nella seconda metà del XVII secolo - )
Pastore in un paesaggio con cani e vari animali seconda metà XVII secolo
Olio su tela cm. 123x170. Con cornice a listello
La sigla Maestro degli armenti, come quelle alternativamente adottate di Pseudo-Salini, Maestro di Baranello e da ultimo Maestro del Bacco, è il frutto della necessaria scomposizione del vasto e confusissimo corpus che fino a pochi decenni fa era radunato sotto il nome di Tommaso Salini. Caratteristica costante delle opere reclutate all'interno di questo nome fittizio, che quasi certamente dovrà in futuro essere ulteriormente scomposto in più personalità distinte, è la presenza, accanto alla figura principale (per lo più figure singole di giovani pastori o contadini), di animali domestici e da cortile. Questi ultimi, peraltro, potrebbero talora non essere della stessa mano, tant'è che in alcuni esemplari si è ritenuto di riconoscere l'intervento di Jacob van der Kerckhoven, noto anche come Giacomo Castello (1636-1712 c.), consentendo così di spostare alla seconda metà del Seicento l'attività dello stesso Maestro degli Armenti. In ogni modo nelle opere a lui assegnate è evidente la presenza di elementi romani post-caravaggeschi (Salini e Spadarino) ma anche napoletani (Sellitto). Il nostro dipinto si lega ad altri numeri riferiti al Maestro degli Armenti come il Pastore musico e animali, il Pastore con cani e fiasche e la Donna con pollame, tutti in collezione privata. Meritano di essere specificamente segnalate nella nostra tela la qualità omogeneamente alta della riproduzione degli animali, fra i quali sono ricorrenti il gatto e la scimmietta, il bel volto ancora latamente caravaggesco del ragazzo, nonché il profondo paesaggio sul lato sinistro, col lungo corso d'acqua che si perde sulla linea dell'orizzonte. -
Lotto 75 già Pseudo Fardella (attribuito a) (Attivo a Milano, 1662 - 1675)
Natura morta con funghi, carciofi e frutti
Olio su tela cm. 76x100,5. Con cornice
Questa natura morta di eccellente qualità compendia al meglio le virtù di Angelo Maria Rossi, nome che, com'è ormai ben noto, a lungo è rimasto celato dietro le sigle di Pseudo-Fardella o, in alternativa, di Pittore di Carlo Torre. Come dimostra la tela qui in oggetto, il Rossi operò un profondo e personale recupero caravaggesco dentro la cultura figurativa lombarda di secondo Seicento, con una calibratissima regia luministica e una virtuosistica levigatura delle superficie dei frutti e degli ortaggi protagonisti delle sue composizioni. I volumi degli oggetti vengono lavorati con accuratezza lenticolare e un marcato mimetismo materico, che qui conferisce una concretezza quasi tattile, in particolare, ai funghi e ai carciofi. Il nostro dipinto mostra quella peculiare coesistenza di intenso naturalismo e astrazione contemplativa, sin quasi intellettualistica, che caratterizzano tutta la produzione del pittore. -
Lotto 76 Artista attivo a Firenze, seconda metà XVII secolo
Coppia di grandi nature morte con bouquet di fiori in vasi di metallo istoriati
Olio su tela cm. 134x96 cad. Con cornice -
Lotto 77 Luca Giordano (Napoli, 1634 - 1705)
Ercole e Deianira
Olio su tela cm. 125x99. Con cornice
Il dipinto è accompagnato da un'expertise del prof. Nicola Spinosa.
Come segnala Nicola Spinosa, la tela è inedita e costituisce una notevole aggiunta al catalogo di Luca Giordano. L'opera rappresenta Ercole nudo - barbuto, riccioluto e possente come impone la tradizione iconografica - che tiene sulle spalle la moglie Deianira dopo averla sottratta al tentativo di violenza del centauro Nesso. Lo studioso rileva opportunamente come l'opera trovi la sua naturale collocazione alla fine degli anni Settanta del XVII secolo, accanto a opere come il Ritrovamento di Mosè e Mosé con il serpente di bronzo della collezione Schönborn di Pommersfelden, Marte, Venere e Vulcano dell'Akademie für Bildenden Kunste di Vienna, o ancora Ercole e Onfale del Museo di Capodimonte a Napoli. Anche nella tela qui in oggetto si ammira l'energia plastica e il dinamismo della composizione, accentuati dalla concentrata compressione del gruppo delle due figure e dal loro complesso e concitato intreccio, come pure il virtuosismo coloristico, in cui sapienti accensioni luministiche vivificano le dominanti gamme brunite.
A ulteriore conferma della brillante riuscita della composizione, di recente è transitata in asta Capitolium (16 aprile 2025, l. 50), genericamente descritta come "Artista del XVII secolo", una copia di modesta qualità del presente dipinto, riferibile a uno dei tanti seguaci di Luca Giordano attivi fra la fine del XVII e l'inizio del XVIII secolo. -
Lotto 78 Felice Boselli (Piacenza, 1650 - 1732)
Natura morta con leprotto e caggiagione in un paesaggio
Olio su tela cm. 75x126. Con cornice
Su un fondale scuro, si stagliano le forme senza vita di una ricca cacciagione. Gradoni naturali di pietra, che articolano uno studiato spazio su più piani, servono da podio a questo sontuoso trofeo di caccia. A destra, una lepre disegna una diagonale che accompagna lo sguardo verso gli uccelli raffigurati in posture complesse e resi con straordinaria e quasi scientifica precisione, frutto di un’attento studio dal vero.
La qualità di questo dipinto inedito si collega alla migliore produzione di Felice Boselli eseguita entro la fine del Seicento. L'attenzione ai dettagli e l’uso sapiente della luce e delle ombre creano una composizione di impatto visivo teatrale. L’opera, al contempo, celebra la bellezza e l’abbondanza della natura, ma, come un memento mori, richiama anche la caducità delle cose terrene. Numerosi termini di confronto confermano l'attribuzione a Boselli tra il 1680 e il 690 circa: basti pensare al Pranzo di grasso, già in coll. Chiapponi a Piacenza, alla Cacciagione con lepre e alla Cacciagione con piccione nella Pinacoteca di Brera a Milano e soprattutto alla Selvaggina del Museo Civico di Piacenza, tra i capolavori dell'artista (vedi F. Arisi, Felice Boselli, Piacenza 1973, nn. 129, 169-170, 179, pp. 168-170, 184). -
Lotto 79 Placido Costanzi (Roma, 1702 - 1759)
San Giovanni Battista indica Cristo come l'Agnello di Dio
Olio su tela cm. 183x137. Con cornice
Forte del suo decennale periodo di apprendistato, diviso a metà fra Francesco Trevisani e Benedetto Luti, Placido Costanzi si affacciò sulla scena artistica capitolina pienamente attrezzato sotto ogni profilo: disegno, colore, composizione ed espressione. In effetti, i suoi dipinti mostrano una piena padronanza tecnica, arricchita da un'equilibrio classicista e da un'elegante sobrietà che ebbero come principali fonti di ispirazione Raffaello, Annibale Carracci e Carlo Maratti.
Nel notevole dipinto inedito qui in oggetto ritroviamo tutte queste qualità, accompagnate da una studiata monumentalità oltreché da una rimarchevole chiarezza nell'impaginazione del soggetto raffigurato. Come termini di confronto stilistici vale la pena di ricordare il Noli me tangere in collezione Busiri Vici a Roma, l'Eco e Narciso in collezione privata a Londra, il San Giuseppe da Leonessa distribuisce il pane ai poveri in Palazzo Chigi ad Ariccia e il Riposo durante la fuga in Egitto del musée des Beaux-Arts di Besançon. -
Lotto 80 Luca Giordano - Abraham Brueghel (Napoli, 1634 - 1705) , (Anversa, 1631 - Napoli, 1697)
a) Ghirlanda di fiori con idillio tra Rinaldo e Armida; b) Ghirlanda di fiori con Rinaldo abbandona Armida. Coppia di dipinti
Olio su tela cm. 97x114 cad. Con cornice
Questa sontuosa coppia di dipinti en pendant ci permette di ammirare la collaborazione fra due dei massimi artisti attivi a Napoli nell'ultimo quarto del XVII secolo: Luca Giordano per i due brani di storia e Abraham Brueghel per le rigogliose ghirlande floreali. Al centro dei dipinti Giordano illustra due momenti della Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso: nel primo è così raffigurato l'idillio tra Rinaldo e Armida che si rimirano allo specchio della maga, attraverso il quale ella seduce il condottiero crociato per sottrarlo alle milizie cristiane; nel secondo viene rappresentato il distacco dei due amanti, col "ritorno all'ordine" di Rinaldo, richiamato ai suoi doveri dai due cavalieri Carlo e Ubaldo che fanno capolino dietro agli alberi nella scena precedente. A conferma dell'autografia giordanesca, peraltro evidente, è utile richiamare i dipinti di analogo soggetto conservati al Musée des Beaux-Arts di Lione e nella collezione della Fundacion Medinaceli, quest'ultimo parte della celebre serie di 12 storie della Gerusalemme Liberata eseguite da Giordano su commissione di Francisco de Benavides, conte di Santisteban.
Non sono rare le collaborazioni di Luca Giordano in qualità di pittore di figure con eminenti specialisti di natura morta, in primis Giuseppe Recco, ma anche Giovan Battista Ruoppolo, Francesco Della Questa e per l'appunto Abraham Brueghel. Si può ora aggiungere la presente superba coppia di tele ottagone agli altri esempi della collaborazione fra quest'ultimo e Giordano pubblicati da Alberto Cottino nella sua recente monografia dedicata al grande naturamortista anversese (Abraham Brueghel 1631 - 16897. Un maestro della natura morta fra Anversa, Roma e Napoli, EtGraphiae, Foligno (PG) 2022, nn. 121-126, pp. 169-173). -
Lotto 81 Girolamo Brusaferro (Venezia, 1684 - 1760)
La cacciata di Agar e Ismaele
Olio su tela cm. 132x97. Con cornice
Il dipinto è stato confermato a Domenico Brusaferro dalla Dott.ssa Anna Pietropolli su base fotografica.
L'opera è presente nell'archivio della Fototeca Zeri, scheda numero 67483, come opera di artista anonimo veneziano oppure come Gaspare Diziani o Sebastiano Ricci. Al verso della Foto 128097 nota autografa di F. Zeri a matita: "20 feb. 1970, from Roy Fisher as Sebastiano Ricci".
Il dipinto raffigura l'episodio biblico (Genesi 16, 1-6; 21, 9-15) della cacciata della serva egiziana Agar e del figlio Ismaele, nato dall'unione con Abramo, decisa da Sara, moglie di Abramo, dopo la nascita miracolosa del loro figlio Isacco poiché quest'ultimo veniva schernito dal fratellastro. Agar e Ismaele furono così abbandonati nel deserto di Bersabea con del pane e un otre d'acqua e solo l'intervento di un angelo poté salvarli dalla morte certa.
Il dipinto fornisce una rappresentazione di esemplare chiarezza del momento dell'addio, con tutti i protagonisti della scena presenti e facilmente identificabili. Spicca così la gestualità risoluta di Sara, quella più interlocutoria di Abramo, quella sofferente di Agar e l'incrocio ambigui di sguardi fra i due bambini. Come già annotato da Federico Zeri, in questa bella tela risulta evidente il dialogo dell'autore soprattutto con Sebastiano Ricci (al quale, non a caso, a lungo l'opera è stata attribuita) e in subordine con Gaspare Diziani. Termini di confronto stringenti nel corpus di Brusaferro possono essere individuati con le due tele della chiesa di Santo Spirito a Spalato raffiguranti Beniamino condotto davanti a Giuseppe e l'Incontro tra Giacobbe e Giuseppe, o con la Madonna col Bambino in trono e santi della Parrocchiale di Stabello (Bergamo). -
Lotto 82 Nicola Casissa (attribuito a) (Napoli, 1680 - 1731)
a) Vaso di fiori nel giardino di una villa con anatre e fontana; b) Vaso di fiori nel giardino di una villa con scalinata e pavoni. Coppia di dipinti
Olio su tela cm. 62x77 cad. Con cornice -
Lotto 83 Viviano Codazzi (attribuito a) - Artista attivo a Roma, metà XVII secolo (Bergamo, 1604 - Roma, 1670) ,
Capriccio architettonico con rovine classiche e martirio di Santo Stefano
Olio su tela cm. 92x117. Con cornice
In questo bel capriccio la scenografia architettonica tipicamente codazziana si accompagna all'episodio del Martirio di Santo Stefano cha va riferito a uno dei suoi collaboratori romani specialisti di figure. -
Lotto 84 Giovanni Lanfranco (bottega di) (Parma, 1582 - Roma, 1647)
Morte della Vergine
Olio su tela cm. 89x136. Con cornice -
Lotto 85 il Domenichino (studio) (Bologna, 1581 - Napoli, 1641)
Paesaggio con Mosè e il Roveto Ardente
Olio su tela cm. 47,5x37. Con cornice
Il dipinto reca al retro due vecchie etichette dattiloscritte: una sul telaio, nel lato inferiore, iscrizione in svedese con indicazione del soggetto e della datazione approssimativa; l'altra, in italiano, è posta sul lato sinistro della cornice e contiene una descrizione inventariale: "SOPRA LA PORTA / DELL'ENTRATA DEL BAGNO / DI S.E. LA PRINCIPESSA / N. 1".
Il dipinto costituisce un'interessante replica coeva del dipinto su rame, di misure leggermente inferiori (cm. 45x34), eseguito da Domenichino probabilmente per la famiglia Colonna nel secondo decennio del Seicento e oggi conservato presso il Metropolitan Museum of Art di New York (1976.155.2). Nella sua classica monografia sul pittore Richard Spear cita una seconda versione nella collezione dal Cardinale Mazarino, dove un inventario del 1661 registra un dipinto del Domenichino su tela raffigurante il medesimo soggetto. -
Lotto 86 Artista fiammingo attivo a Roma, seconda metà XVII secolo
Intrattenimento nel giardino di una villa
Olio su tela cm. 59x73. Con cornice -
Lotto 87 Michiel Carree (L'Aia, 1657 - Alkmarr, 1727)
Veduta di Campo Vaccino con scena di mercato
Olio su tela cm. 61,5x77. Con cornice
Il dipinto reca firma parzialmente leggibile in basso a destra. -
Lotto 88 Elena Recco (attribuito a) (Napoli, 1654 - Madrid, 1715)
a) Natura morta con pesci e crostacei; b) Natura morta di pesci e conchiglie. Coppia di dipinti
Olio su tela cm. 49,5x61,5 cad. Con cornice -
Lotto 89 Domenico Brandi (Napoli, 1684 - 1736)
Paesaggio con pastore e armenti
Olio su tela cm. 96x144 -
Lotto 90 Luca Giordano (cerchia di) (Napoli, 1634 - 1705)
Tarquinio e Lucrezia
Olio su tela cm. 105x80,5 -
Lotto 91 Gregorio Preti (attribuito a) (Taverna, 1603 - Roma, 1672)
Cristo guarisce l'idropico
Olio su tela cm. 94x129. Con cornice
Questa tela inedita rappresenta uno dei miracoli di Gesù meno frequentati dalla pittura del Seicento: la guarigione dell'idropico, avvenuta di sabato in casa di uno dei capi dei farisei (Luca, 14, 1-6). Il soggetto fu raffigurato almeno altre due volte da Gregorio Preti, in un caso, databile a metà del quarto decennio, anche in collaborazione del fratello minore Mattia (vedi l'ampia trattazione di R. Lattuada, da ultimo in Il trionfo dei sensi. Nuova luce su Mattia e Gregorio Preti, Roma 2019, n. 3, pp. 136-139). Tutte le versioni note, compresa quella qui in oggetto, non dovrebbero scavallare la metà del quinto decennio e dal punto di vista stilistico rispondono a uno stretta adesione caravaggesca, ormai peraltro demodé, in cui risulta evidente la combinazione, tipica per il pittore in quegli anni, di suggestioni romane e napoletane. -
Lotto 92 Antonio Francesco Peruzzini (attribuito a) (Ancona, 1643 - Milano, 1724)
Paesaggio con corso d'acqua, ponte, monaco e viandanti
Olio su tela cm. 104x159. Con cornice -
Lotto 93 Artista attivo a Lucca, seconda metà XVII secolo
Natura morta con frutta, leprotto e cacciagione
Olio su tela cm. 100x156. Con cornice -
Lotto 94 detto Rosa da Tivoli (Francoforte, 1655 - Tivoli, 1706)
Paesaggio con pastore, capre e due cani
Olio su tela cm. 97x133. Con cornice -
Lotto 95 Salvator Rosa (cerchia di) (Napoli, 1615 - 1673)
Paesaggio con frate viandante
Olio su tela cm. 66x50,5. Con cornice coeva -
Lotto 96 Giovanni Battista Beinaschi (attribuito a) (Torino, 1636 - Napoli, 1688)
Testa di santo eremita
Olio su tela cm. 66,5x54. Con cornice