IL CULTO DELL'ARREDO. III FASE. BASI D'ASTA RIBASSATE
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Lotto 90 Francia (XX secolo)
Tappeto Savonnerie
Lana su armatura di lana, con nodo simmetrico
385 x 497,5 cm
Provenienza: collezione Cingi, Modena, 2004; Veneto Banca SpA in LCA
Certificati: Scheda di Raffaele Verolino, non datata
Stato di conservazione. Supporto: 90%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
Il tappeto, ritenuto novecentesco in sede di catalogazione d'asta, riprende motivi Napoleone III, tipici Aubosson o, preferibilmente Savonnerie in considerazione della annodatura del vello. L’apparato mostra un campo verde con al centro un medaglione circolare circondato da una fascia di motivi floreali, con ghirlande e cornucopie. Interessante la bordura a fondo nocciola con motivo a foglie allungate e, agli angoli, fiori a rosetta.
Nella propria scheda, lo specialista Raffaele Verolino data il tappeto alla fine del XIX secolo. -
Lotto 91 Venezia (Metà del XVIII secolo)
Coppia di consolles con tema floreale
Legno di tiglio intagliato, laccato e dorato; marmo giallo di Siena
79,2 x 153 x 70 cm (ogni consolle)
Provenienza: Tullio Silva, Milano, fino almeno al 1964; María de los Ángeles Félix Güereña (1914–2002); Christie's, New York, 17-18 luglio 2007, Asta 1931, l. 35 ($ 26.400, stima $ 30.000-50.000); Surprise di Paola Cuoghi, Modena, 2008; Veneto Banca SpA in LCA
Bibliografia: S. Levy, Il mobile veneziano del Settecento, Venezia, 1964, riprodotto
Certificati: certificato emesso da Surprise di Paola Cuoghi, Modena, non datato
Stato di conservazione. Supporto: 75% (marmo sostituito; numerose piccole fessurazioni; tarlature)
Stato di conservazione. Superficie: 75% (cadute e integrazioni alla dorature e alla lacca, in particolare alle gambe)
Con autonoma perizia, Maricetta Parlatore Melega propone una datazione alla prima metà del XVIII secolo. -
Lotto 92 Jean-Baptiste van Loo (1684 - 1745), attribuito a
Ritratto di giovane nobiluomo (Luigi Filippo I di Bornone-Orléans?)
Olio su tela
80,4 x 64,3 x 1,7 cm
Provenienza: Felix Semyonov, New York - Roma
Stato di conservazione. Supporto: 70% (rintelo e rintelaiatura)
Stato di conservazione. Superficie: 80% (danni da urto, pressione e sfregamento; sfondamenti risarciti; cadute di colore, in parte reintegrate)
Il dipinto si colloca nella produzione dei Van Loo. Il trattamento dei tessuti esposti alla luce, così come la resa di alcuni dettagli fisiognomici (bocca, naso, occhi, ciglia, capelli), portano in direzione di Jean-Baptiste van Loo alla fine della sua carriera, chiamato forse a ritrarre Luigi Filippo I di Borbone-Orléans (1725-1785), come suggerisce il paragone con un ritratto dello stesso personaggio in età adulta recentemente in asta (Lempertz, Cologne, 21.09.2016, asta 1074, l.42). Si avvicina all'opera in esame, soprattutto per quanto riguarda la resa dei tessuti, anche lo stile del nipote Jules-César Denis van Loo (1743–1821). -
Lotto 93 Persia sud orientale (Ultimo quarto del XX secolo)
Tappeto Kirman
Vello in lana su armatura in cotone, con nodo asimmetrico
305 x 303 cm
Provenienza: Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
Il tappeto, a fondo rosso, con decorazione minuta tipicamente Kirman, si contraddistingue anche per il raro formato quadrato. -
Lotto 95 Pakistan (Ultimo quarto del XX secolo)
Tappeto Chobi Ziegler
Vello in lana su armatura in cotone, con nodo asimmetrico
361 x 268 cm
Elementi distintivi: etichetta con riferimenti di inventario
Provenienza: Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 90%
Stato di conservazione. Superficie: 70% (macchie)
Tappeto dai riflessi dorati dovuti a un lavaggio chimico che ha reso i colori più fusi tra loro. -
Lotto 99 Persia nord occidentale (Ultimo quarto del XX secolo)
Tappeto Tabriz 60 raj
Vello in lana e seta su armatura in cotone, con nodo simmetrico
202 x 199 cm
Elementi distintivi: etichetta della Galleria d’arte Martinazzo, Montebelluna ed etichetta anonima con riferimenti del tappeto, probabilmente del grossista
Provenienza: Galleria d’arte Martinazzo, Montebelluna; Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 80%
Stato di conservazione. Superficie: 70% -
Lotto 100 Franco Gentilini (1909 - 1981)
Senza titolo
Serigrafia su cartoncino
178,7 x 129,8 cm
Firma: “Gentilini” al recto a matita nel corpo dell’immagine
Altre iscrizioni: tiratura “106/120” al recto a matita nel corpo dell’immagine
Provenienza: Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 95% -
Lotto 101 Persia meridionale (III quarto del XX secolo)
Tappeto Yalameh
Vello in lana su armatura in lana, con nodo simmetrico
294 x 203 cm
Elementi distintivi: etichetta con riferimento alla provenienza iraniana e seconda etichetta sovrapposta con dati del tappeto e numero di inventario; Inoltre etichetta anonima con riferimento al numero di inventario della banca
Provenienza: Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 70%
Stato di conservazione. Superficie: 70% -
Lotto 102 Peter Lely (1618 - 1680)
Ritratto di giovane. Dal "Giovane in armatura" di Anton van Dyck
Olio su tela
66,5 x 55 x 3 cm
Provenienza: Felix Semyonov, New York - Roma
Stato di conservazione. Supporto: 70% (rintelo, sfondamento risarcito in alto a destra)
Stato di conservazione. Superficie: 80% (alcuni danni alla superficie da urto e sfregamento; cadute e ritocchi; vernice ingiallita)
Lely reinterpreta a guisa di ritratto l' "Uomo con armatura con banda rossa" di Anton Van Dyck custodito alla Gemäldegalerie Alte Meister di Dresda. Lely, come Van Dyck olandese, subentrò al maestro, alla sua morte (1641), come più ricercato ritrattista di Inghilterra. La autografia del dipinto appare confermata nel tratto della pennellata ed anche nelle più minute soluzioni anatomiche (compreso il rigonfiamento sotto il labbro che ricorre anche nello spettacolare "Ritratto di Samuel Crew" ex Weiss Gallery ed oggi al Greningenmuseum di Bruges, con datazione intorno 1650-1652).
La attività di Peter Lely come copista di Van Dyck è ben nota ed ha riguardato anche il cosiddetto ultimo ritratto di Van Dyck (Gustav Glück, “Reflections on Van Dyck’s early death”, The Burlington Magazine, 1941). Alle copie da Van Dyck è dedicato il contributo di Sir Oliver Millar al Catalogue raisonné del maestro (Van Dyck – A Complete Catalogue of the Paintings, by Susan Barnes, Nora De Poorter, Oliver Millar e Horst Vey, Londra, 2004): "especially towards the end of his life”, nota, “was assigned to Van Dyck’s assistants, and there was a heavy demand for repetitions, whether replicas, part replicas, variants or copies […] Sometimes Van Dyck would himself paint a new detail in a repetition otherwise painted entirely by an assistant”, whereas his “finest English portraits are painted…noticeably with a greater variety of touch.”
Secondo uno dei suoi primi biografi, Richard Graham, Lely raggiunse l'Inghilterra nel 1641, l'anno della morte di Van Dyck, ed il nome del maestro appare anche tra gli autori delle opere comprese nella liquidazione del patrimonio di Lely, nel 1682.
L'attività di Lely nell'ambito della pittura di riproduzione è indagata in Michael Daley, "Art-Trading, Connoisseurship and the Van Dyck Bonanza", apparso online su ArtWatch UK il 27 gennaio 2021. -
Lotto 103 Venezia (I quarto del XVIII secolo)
Specchiera a doppia fascia di specchi incisi con inserti in cartigli dorati
Legno di cirmolo intagliato e dorato; vetro inciso
226 x 154,5 x 28 cm
Provenienza: Suprise di Paola Cuoghi, Modena, 2012; Veneto Banca SpA in LCA
Certificati: certificato emesso da Surprise di Paola Cuoghi, Modena, non datato
Stato di conservazione. Supporto: 80% (schienale del vetro centrale sostituito; fregi laterali e fregio inferiore fissati con viti moderne e con specchi e fondini aggiunti; fratture per esempio sulle figure e sul cimiero: danni da urto localizzati)
Stato di conservazione. Superficie: 60% (doratura consunta e ripresa; parti disassate) -
Lotto 104 Pakistan (Ultimo quarto del XX secolo)
Tappeto Chobi Ziegler
Vello in lana su armatura in cotone con nodo asimmetrico
306 x 248 cm
Provenienza: Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 90%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
I tappeti Chobi sono prodotti in Pakistan su imitazione dei tappeti persiani e si caratterizzano per i colori pastello, tenui e chiari, adatti per l’arredamento. I motivi del disegno derivano dai modelli persiani classici safavidi, con palmette e foglie piumate. -
Lotto 105 Austria o Francia (Fine del XVIII secolo - Inizi del XIX secolo)
Ritratto femminile (Maria Antonietta di Francia?)
Olio su tela
51,7 x 41 cm
Provenienza: Felix Semyonov, New York - Roma
Stato di conservazione. Supporto: 70% (rintelo e rintelaiatura)
Stato di conservazione. Superficie: 70% (danni da urto, cadute di colore, integrazioni e ritocchi soprattutto sulle spalle, sulla capigliatura e sullo sfondo)
Maria-Antonietta (1755-1793), regina di Francia, decapitata il 21 settembre 1792, fu oggetto durante la restaurazione di un vero e proprio culto: la sua iconografia virò decisamente verso l'immagine di una donna triste, quasi presaga della sorte che la attendeva. La identificazione del personaggio effigiato con la sfortunata regina è suggerita dalla fisionomia, dall'acconciatura impreziosita dall'importante filo di perle, dal vestito azzurro, colore simbolo della dinastia borbonica che domina nei ritratti di Maria Antonietta nella più felice epoca del regno (cfr. per esempio il ritratto di "Maria Antonietta con la rosa", dipinto da Élisabeth Vigée Le Brun nel 1783 e oggi al Musée National du Château, Versailles, ed il ritratto dipinto da Joseph Hickell conservato al Museo Nazionale di Stoccolma, in cui compare l'identico filo di perle). Vedete, però, il taglio severo del vestito? Anche in questo dettaglio l'autore sembra omaggiare la semplicità, l'umiltà e forza morale della sovrana caduta in disgrazia. -
Lotto 106 Persia centrale (Ultimo quarto del XX secolo)
Tappeto Baktyari
Vello in lana su armatura in cotone, con nodo simmetrico
229 x 174 cm
Elementi distintivi: etichetta della Galleria d’arte Martinazzo, Montebelluna
Provenienza: Galleria d’arte Martinazzo, Montebelluna; Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 90%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
Campo, a fondo blu scurissimo, contraddistinto da un motivo herati, ingrandito di scala: al centro una rosetta racchiusa entro una losanga, circondata da quattro foglie arcuate, molto ben disegnate. -
Lotto 107 Archimede Seguso (1909 - 1999), Vetreria
Vaso
Vetro animato ad oro
29,9 x 20,3 x 19,8 cm
Firma: «Archimede Seguso Murano», inciso sulla base
Elementi distintivi: etichetta «Archimede Seguso Murano Made in Italy»
Provenienza: Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 90% (graffi sull’orlo) -
Lotto 108 Venezia (II quarto del XVIII secolo)
Coppia di poltrone
Legno di noce intagliato
108 x 70 x 67,5 cm (ogni poltrona)
Provenienza: Surprise di Paola Cuoghi, Modena, 2009; Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 90% (tarlature; tessuti e telaio sostituiti)
Stato di conservazione. Superficie: 50% (eliminazione della laccatura originale e successivo trattamento delle superfici)
In sede d'asta, la datazione è stata precisata nel II quarto del XVIII secolo. In scheda Cuoghi, le poltrone sono attribuite in modo più generico al XVIII secolo. Con autonoma perizia, Maricetta Parlatore Melega posticipa la datazione alla seconda metà del XVIII secolo. -
Lotto 109 Arturo Martini (1889 - 1947)
Tobiolo, 1934
Gesso con armatura in ferro
123,6 x 154,6 x 87,7 cm (la scultura)
23,2 x 164,8 x 92,1 cm (il basamento)
Firma: “A. Martini" inciso sulla base
Provenienza: Arturo Martini; Galleria Milano, Milano; Ottolenghi Wedekind; Arturo Martini; Eredi Martini Bertagnin, Vado Ligure; Veneto Banca spa in LCA
Bibliografia: Con riguardo all’esemplare in bronzo o in gesso, Bernardi 1934 (ill.); Bertocchi 1934 (ill.); Brandi 1934 (ill.); Carrà 1934 (ill.); Ojetti 1934; Savinio 1934 (1); Savinio 1934 (2, ill.); Sinisgalli 1934; Sironi 1934 (ill.); Varagnolo 1934 (ill.); Della Porta 1935; Fiumi 1935; Gatti 1935 (ill.); Mostre 1935 (ill.); Ojetti 1935; Bernardi 1937; Bontempelli 1939 (tav. XX); Del Massa 1939 (ill.); Barbaroux-Giani 1940 (tav. 82); Costantini 1940 (p. 349); Oppo 1941 (ill); Joppolo 1946 (tav. CLXIX); Argan 1947 (tav. 2); Apollonio 1948; Franchi 1949, 1951 e 1954 (fig. 29); Sapori 1949 (p. 51 e fig. 331); Argan 1956 (fig. 15); Argan 1958 (fig. 15); Perocco 1962 (fig. 44, p. 80); Perocco 1966 (n. 326), fig. 242; Martini, “Colloqui”, 1968 e 1997, passim; Bargellini 1970 (fig. 119); Bellonzi 1974 (tav. VI); De Micheli 1981 (p. 75); Ghianda 1985 (p. 86); Fergonzi 1986 (p. 929); Vianello 1989 (p. 60); Vianello-Baldacci 1991 (p. 41, n. 27); Fergonzi 1995, (p. 110); G. Vianello, N. Stringa, C. Gian Ferrari, “Arturo Martini. Catalogo ragionato della scultura, Vicenza, 1998 (n. 385, p. 259; con soluzioni della bibliografia precedente); Marco Goldin, a cura di, "Da Ca' Pesaro a Morandi. Arte in Italia 1919-1945 dalle collezioni private", Cornuda, 2002, pp. 110 - 111 (ill.)
Esposizioni: con riguardo all’esemplare in bronzo o in gesso, Milano 1934 (n. e fig. 3); Venezia 1934 (sala 27, n. 36); Parigi 1935 (sala 16); Venezia 1948 (n. 12, p. 25); Torino 1952 (p. 85 e tav. 275); Firenze 1967 (n. e fig. 1183); Treviso 1967 (n. 115, fig. 114); Roma 1972 (p. 306); Pietrasanta 1981 (p. 151); Milano 1985 (n. e fig. 46); Milano 1986 (n. e fig. 10); Londra 1989 (n. e fig. 111); Matera 1989 (n. e fig. 43); Milano 1989 (n. 17); Parigi-Londra-Firenze 1991 (n. e fig. 31, pp. 110-111); Bolzano 1994 (pp. 66-67); Venezia 1995 (n. e fig. 104, p. 252); Parigi 1997 (n. VI e 37, p. 532); Marco Goldin, a cura di, "Da Ca' Pesaro a Morandi. Arte in Italia 1919-1945 dalle collezioni private", Conegliano, Palazzo Sarcinelli, 21 aprile - 30 giugno 2002
Stato di conservazione. Supporto: 50% (segmentazioni conseguenti all’uso per fusione; fessurazioni soprattutto sulla base, dovute a distribuzione non uniforme del peso in fase di trasporto; tassellature di fissaggio alla base; integrazioni e restauri con gessi di diversa pasta, soprattutto alla base; danni da urto e da frizione minori, soprattutto alla base)
Stato di conservazione. Superficie: 85% (depositi; differenze cromatiche dovute alle diverse paste di gesso)
Arturo Martini termina il gesso "Tobiolo" - capolavoro della sua fase matura - verso la fine del 1933, mentre il bronzo, da collocare nella piscina del parco di Villa Ottolenghi Wedekind ad Acqui Terme, viene fuso all'inizio del 1934. Sul piano formale, come racconta nei "Colloqui sulla scultura" (1944-1945), l'artista si ispira alla Fontana di Bartolomeo Ammannati in piazza della Signoria a Firenze, avendo però come modello - se ne ha conferma nella corrispondenza con i committenti - una piccola scultura, raffigurante un pescatore che stringe tra le mani un pesce: di Herta Ottolenghi-Wedekind, essa stessa artista. Tant'è che Martini fu inizialmente soltanto incaricato di portare in dimensione naturale il bozzetto, Arturo Ottolenghi intendeva collocare al centro della piscina la scultura della moglie. Ma Martini prese una propria via, di innovazione anche rispetto alle proprie esperienze precedenti e che gli valse per la prima volta l'apprezzamento unanime della critica, fino alla consacrazione alla Mostra d'Arte Italiana a Parigi: il "Corriere della Sera" riprodusse la scultura in prima pagina, il 17 maggio 1935, con le autorità italiane e francesi in ammirazione.
Il soggetto è preso dalla Bibbia, in particolare dal capitolo VI del Libro di Tobia, dove si racconta come Tobia ha trovato in un pesce il medicamento per la cecità del padre Tobi: «Il giovane partì insieme con l'angelo e anche il cane li seguì e s'avviò con loro. Camminarono insieme finché li sorprese la prima sera; allora si fermarono a passare la notte sul fiume Tigri. Il giovane scese nel fiume per lavarsi i piedi, quand'ecco un grosso pesce balzò dall'acqua e tentò di divorare il piede del ragazzo, che si mise a gridare. Ma l'angelo gli disse: «Afferra il pesce e non lasciarlo fuggire». Il ragazzo riuscì ad afferrare il pesce e a tirarlo a riva. Gli disse allora l'angelo: «Aprilo e togline il fiele, il cuore e il fegato; mettili in disparte e getta via invece gli intestini. Il fiele, il cuore e il fegato possono essere utili medicamenti». Il ragazzo squartò il pesce, ne tolse il fiele, il cuore e il fegato; arrostì una porzione del pesce e la mangiò; l'altra parte la mise in serbo dopo averla salata. Poi tutti e due insieme ripresero il viaggio, finché non furono vicini alla Media. Allora il ragazzo rivolse all'angelo questa domanda: «Azaria, fratello, che rimedio può esserci nel cuore, nel fegato e nel fiele del pesce?». Gli rispose: «Quanto al cuore e al fegato, ne puoi fare suffumigi in presenza di una persona, uomo o donna, invasata dal demonio o da uno spirito cattivo e cesserà in essa ogni vessazione e non ne resterà più traccia alcuna. Il fiele invece serve per spalmarlo sugli occhi di uno affetto da albugine; si soffia su quelle macchie e gli occhi guariscono».
Il tema della scultura riposa dunque nella ricerca, nel coraggio, nella scoperta e nello stupore, in stretto rapporto con la poetica del Realismo magico, che lo scultore abbraccia alla ricerca di una forma pura, distanziandosi dalle movenze arcaiche a lungo sperimentate e qui riecheggiate soltanto nello sguardo 'etrusco' di Tobia/Tobiolo.
La scultura è imponente, Martini decide di sottolinearne la forza, con un modellato leggermente più grande del reale, in linea con la visione distanziata in ambiente aperto. A seguito del successo prima alla galleria Milano, aperta a Milano nel 1928 dal critico d’arte ed editore Enrico Somarè, e poi alla Biennale di Venezia, nel 1934, l'opera fu ceduta sia nella versione in gesso sia in quella in bronzo agli Ottolenghi. Il gesso fu più tardi riscattato da Martini che lo ha conservato nella Casa Museo di Vado Ligure.
Dove è stato acquistato da Veneto Banca direttamente dagli eredi Martini, nel 2002, quale «gesso originale del "Tobiolo"», con il diritto "a trarne una copia in bronzo", che fu collocata nel parco del centro direzionale dell'Istituto di Credito a Montebelluna. Frattanto il bronzo originale di Villa Ottolenghi Wedekind è stato sostituito da una copia. I bronzi sono oggi, dunque, tre, di cui due autorizzati (quello originario Ottolenghi e quello di Veneto Banca), ed uno non autorizzato (quello ora a Villa Ottolenghi Wedekind).
La condizione del gesso mostra i segni dell'impiego per la produzione in bronzo, in particolare le linee di arginatura dei pezzi di stampo. La struttura in gesso ha una armatura in ferro interna. L'opera è stata oggetto di un accurato restauro nel 2007 da parte di Nuova Alleanza.
L'opera si presenta ancorata, con viti passanti la base, ad un piano di liste di legno, a loro volta fissate ad una struttura di metallo. Il peso della struttura in metallo rende necessaria la massima attenzione negli spostamenti poiché se essa si flette si aprono alcune leggere fessurazioni già esistenti nel gesso. La terza immagine del corredo fotografico mostra il basamento in legno e metallo. Nelle altre immagini il basamento è stato eliminato fotograficamente al solo fine di focalizzare l'attenzione sulla scultura.
La scultura è stata fotografata con luci di diverso colore per consentire il più attento apprezzamento della superficie e dei volumi. -
Lotto 110 Franco Giuli (1934 - 2018)
Senza titolo
Serigrafia su carta
68,5 x 68,4 cm (luce)
Firma: "Giuli" a matita al recto
Altre iscrizioni: indicazione della tiratura a matita al recto ("XIII/XXV")
Elementi distintivi: etichetta della Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana con riferimento inventariale e analoga etichetta anonima
Provenienza: Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana; Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 90%
Stato di conservazione. Superficie: 90% (depositi)
Franco Giuli condusse una ricerca incessante sull’astrazione geometrica e sull’indagine su struttura e materiali, in cui si impone la riflessione sull’utilizzo del cartone ondulato come mezzo espressivo di elezione. Invitato a partecipare nel 1972 alla XXXVI Biennale di Venezia, ha esposto in sedi importanti in Italia e all’estero, accompagnato da autorevoli voci critiche del tardo Novecento: Giorgio Di Genova, Enrico Crispolti, Filiberto Menna, Bruno Corà ed altri.
Una ricca retrospettiva venne presentata nel 2013 presso la Galleria Edieuropa di Roma. A Bruno Corà si deve la curatela delle sue ultime due personali, “Franco Giuli: le costruzioni pittorico-plastiche e oltre” presso il Museo Bilotti, Roma, nel 2016, e “Strutture e spazi di superficie” presso il Museo Riso di Palermo nel 2017. -
Lotto 111 Pietro Santi Bartoli (1635 - 1700)
Il lutto di Persefone per le nozze di Prosperpina
Inchiostro a penna
15 x 44,6 cm (il disegno)
Provenienza: Felix Semyonov, New York - Roma
Stato di conservazione. Supporto: 60% (foglio reciso in due parti tenute insieme con nastro adesivo; piegature)
Stato di conservazione. Superficie: 60%
Si tratta del disegno preparatorio per la tavola 53 delle "Meraviglie dell'antica Roma" ("Admiranda Romanorum Antiquitatum"), la prima di due stampe che riproducono un fregio raffigurante il ratto di Proserpina e il lutto di Cerere per le nozze della figlia, conservato a Palazzo Mazzarino, a Roma. L'opera a stampa fu pubblicata, con illustrazioni di Santi Bartoli, da Giovanni Giacomo de' Rossi a Roma, nel 1693.
A sinistra si vede Plutone che rapisce Proserpina e alla destra di nuovo Plutone (o Giove) seduto sul trono, e a fianco a lui il cane Cerbero, Mercurio e la giovane velata.
La attribuzione del foglio, condivisa da Francesco Grisolia (comunicazione scritta del 12 aprile 2021), è suggerita dalle similitudini con una figura angelica conservata al British Museum (inv. 1952,0121.13), di cui ci ha fatto memoria di Nicholas Turner (comunicazione del 4 aprile 2021), nonché con l'ampio corpus dei lavori grafici di Santi Bartoli oggi al Royal Collection Trust (per esempio: RCIN 909683, copia da un antico affresco romano; RCIN 909650, copia da un dipinto sepolcrale). Analogo, nello suo sviluppo orizzontale. è anche uno studio di fregio con Baccanti, copiato dall'antico, apparso in asta a Christie's Londra (OMD, 15.12.1999, lotto 27), mentre la fisionomie trovano riscontro nel volume con 96 disegni apparso presso la stessa casa d'aste il 30 gennaio 2014 (lotto 13).
Il foglio in asta appare di particolare interesse sul piano della tecnica di lavoro di Santi Bartoli nella preparazione della matrice incisa. Speculare rispetto alla stampa, che lo riprende nei più dettagliati tratti, se ne discosta vistosamente nella definizione della testa equina sullo sfondo, qui prospiciente fino all'occhio e più arretrata nella incisione.
Il lotto è completato dalle due pagine che compongono l'incisione.
Ringraziamo il prof. Francesco Grisolia e il dr. Nicholas Turner, per il supporto nella schedatura dell'opera. -
Lotto 112 Carel Lodewijk Dake Junior (1886 - 1946)
Paesaggio Sawah con un vulcano sullo sfondo
Olio su tela
49,5 x 80 cm
Firma: firma al recto
Provenienza: Christie's Amsterdam, 21.4.1998, lotto 1; collezione privata
Stato di conservazione. Supporto: 90%
Stato di conservazione. Superficie: 90% -
Lotto 113 Azerbaijan (I quarto del XX secolo)
Tappeto Karabagh Kasim Ushag
Vello in lana su armatura in lana, con nodo simmetrico
337 x 167 cm
Elementi distintivi: etichetta della Galleria d’arte Martinazzo, Montebelluna (con riferimento “Dagistan Caucaso”)
Provenienza: Galleria d’arte Martinazzo, Montebelluna; Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 60% (restauri integrativi)
Stato di conservazione. Superficie: 60%
Tappeto di dimensioni insolitamente grandi con il caratteristico disegno dei Kasim Ushag derivato dei motivi degli antichi tappeti a drago assieme ad altri elementi più tipicamente Karabagh -
Lotto 114 Godfrey Kneller (1646 - 1723), (?)
Autoritratto
Olio su tela
76,5 x 63,3 cm
Provenienza: Felix Semyonov, New York - Roma
Stato di conservazione. Supporto: 70% (rintelo e rintelaiatura)
Stato di conservazione. Superficie: 70% (danni da frizione e da urto; cadute e integrazioni anche sul volto; alcune piccole mancanze)
Godfrey Kneller dominò la ritrattistica inglese per 30 anni: pittore favorito di Guglielmo III e della regina Anna, gentiluomo della Camera Privata, nominato Baronetto nel 1715, si promosse assiduamente attraverso autoritratti e la pubblicazione di stampe dei suoi dipinti, cambiando immagine pubblica nel corso della sua carriera: da giovane affascinante nello spirito del suo idolo Antoon Van Dyck a pilastro dell'establishment, vestito con classe e nobile come tutti i suoi modelli.
Kneller indossa, in questo autoritratto, la tipica sciarpa bianca che compare anche nel ritratto a tre quarti di figura inciso da John Faber nel 1735 /(Royal Collection Trust, RCIN 657636). Tenendo presente che il dipinto in esame abbisogna di una pulitura, un interessante confronto stilistico si può fare con il "Ritratto di Charles Mordaunt,terzo barone di Peterborough", conservato alla National Portrait Gallery (NPG 5867). -
Lotto 115 Venezia (I metà del XVIII secolo)
Coppia di specchiere con tema di Flora e ninfe, 1730 ca.
Legno di cirmolo intagliato e dorato, specchi incisi
214 x 139 x 36,5 cm
Provenienza: Avati Colonna, Stigliano (?); Palazzo Colonna, Roma (?); Guido Bartolozzi Antichità, Firenze, 2008; Veneto Banca SpA in LCA
Bibliografia: per confronto, Giovanni Mariacher, "Specchiere italiane e cornici da specchio dal XVI al XIX secolo", Milano, 1963, tav. 64 (altro esemplare)
Stato di conservazione. Supporto: 60% (danni da urto con caduta di materiale; molte fratture ricomposte in modo maldestro, tra cui uno dei fregi superiori dei cimieri; vetri centrali non antichi; danni da ossidazione ai vetri; schienali degli specchi centrali sostituti da cartoni; un ricciolo distaccato)
Stato di conservazione. Superficie: 70% (abrasioni della doratura e cadute della doratura e della preparazione)
La datazione intorno al 1730 è emersa durante la preparazione dell'asta. Con autonoma perizia, Maricetta Parlatore Melega ha proposto una datazione leggermente più tarda, la metà del XVIII secolo. Nella scheda di Guido Bartolozzi, del 2008, la coppia è datata alla seconda metà del XVIII secolo. -
Lotto 116 Persia occidentale (Ultimo quarto del XX secolo)
Tappeto Bijar
Vello in lana su armatura in cotone, con nodo simmetrico
298 x 205 cm
Elementi distintivi: etichetta della Galleria Martinazzo, Montebelluna
Provenienza: Galeria Martinazzo, Montebelluna; Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 80%
Stato di conservazione. Superficie: 80%
Esemplare con fitto disegno, a tutto campo, di palmette su fondo blu. Produzione del Kurdistan persiano. -
Lotto 117 Francia (II metà del XIX secolo)
Madame Rey
Matita nera e rossa e gessetto su carta
33,4 x 22,7 cm
Altre iscrizioni: al recto, al margine inferiore, l'iscrizione a inchiostro "Me Rey" e l'iscrizione a matita "Mme Ray"
Provenienza: Felix Semyonov, New York - Roma
Stato di conservazione. Supporto: 70% (più punti in adesione al supporto)
Stato di conservazione. Superficie: 80% (macchie, abrasioni, decolorazioni)
Probabilmente derivato da una stampa, il foglio è di difficile datazione.