Dipinti e Disegni Antichi

Dipinti e Disegni Antichi

mercoledì 28 maggio 2025 ore 16:00 (UTC +01:00)
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Lotti dal 97 al 120 di 133
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  • Pittore classicista - Pittore con la modella nell'atelier
    Lotto 97

    Pittore classicista - Pittore con la modella nell'atelier

    cm 96 x 123
    olio su tela

  • Scuola italiana, secolo XVII - Due putti che si abbracciano
    Lotto 98

    Scuola italiana, secolo XVII - Due putti che si abbracciano

    cm 20,5 x 27
    olio su tela
    entro cornice coeva


    PROVENIENZA
    Cardinale Vincenzo Vannutelli (1836-1930), decano del collegio cardinalizio;
    per eredità ai suoi discendenti



    L'opera recupera una celebre composizione di Leonardo Da Vinci

  • Scuola emiliana, secolo XVII - Due putti musicanti
    Lotto 99

    Scuola emiliana, secolo XVII - Due putti musicanti

    cm 74 x 57
    olio su tela

  • Scuola del nord Europa, fine secolo XVII - inizi secolo XVIII - Marina in tempesta con velieri
    Lotto 100

    Scuola del nord Europa, fine secolo XVII - inizi secolo XVIII - Marina in tempesta con velieri

    cm 34,5 x 50,5
    olio su tavola

  • Scuola del Nord Europa, fine secolo XVIII - inizi secolo XIX - Marina in tempesta con velieri
    Lotto 101

    Scuola del Nord Europa, fine secolo XVIII - inizi secolo XIX - Marina in tempesta con velieri

    cm 57,5 x 81
    olio su tela

  • Giovanni Signorini (Firenze 1808 - 1864)  - Due paesaggi arcadici con pastori e contadine
    Lotto 102

    Giovanni Signorini (Firenze 1808 - 1864) - Due paesaggi arcadici con pastori e contadine

    cm 35 x 57 ciascuno
    coppia, olio su tela originale
    firmati e datati sul retro Giovanni Signorini fece anno 1839 Firenze

  • Scuola italiana, inizi del secolo XIX - Arco della Pace, Milano
    Lotto 103

    Scuola italiana, inizi del secolo XIX - Arco della Pace, Milano

    mm 163 x 238
    acquerello su carta applicata su passe-partout

    PROVENIENZA
    Collezione Gianni Versace, Villa Fontanelle, Moltrasio;
    Asta Sotheby's, Londra 18 marzo 2009, lotto 379;
    collezione privata.

  • Imitatore di Salvator Rosa - Due scene di battaglia
    Lotto 104

    Imitatore di Salvator Rosa - Due scene di battaglia

    cm 31 x 73,5 ciascuno
    coppia, olio su tela

  • Scuola romana, secolo XVIII - Paesaggi arcadici con figure
    Lotto 105

    Scuola romana, secolo XVIII - Paesaggi arcadici con figure

    cm 30 x 23 ciascuno
    tre dipinti, olio su tela
    due dipinti nel lotto recano antichi numeri di inventario sulle cornici: 19 e 224
    entro cornice coeva

    PROVENIENZA
    Cardinale Vincenzo Vannutelli (1836-1930), decano del collegio cardinalizio;
    per eredità ai suoi discendenti

  • Ambito di Paul Bril (Anversa 1554 – Roma 1626)  - Paesaggio fluviale al chiaro di luna con figure e fortezza in lontananza
    Lotto 106

    Ambito di Paul Bril (Anversa 1554 – Roma 1626) - Paesaggio fluviale al chiaro di luna con figure e fortezza in lontananza

    cm 30 x 41
    olio su rame
    al retro iscrizione Paul Brill

  • Scuola veneta, fine secolo XVI - Matrimonio mistico di Santa Caterina
    Lotto 107

    Scuola veneta, fine secolo XVI - Matrimonio mistico di Santa Caterina

    cm 52 x 68
    olio su tela

  • Pittore fiammingo attivo in Italia, secolo XVII - San Sebastiano
    Lotto 108

    Pittore fiammingo attivo in Italia, secolo XVII - San Sebastiano

    cm 79,5 x 64,5
    olio su tela

  • Scuola italiana, secolo XVIII - Madonna col Bambino
    Lotto 109

    Scuola italiana, secolo XVIII - Madonna col Bambino

    cm 25,3 x 20
    olio su tela originale, in ovale dipinto

  • Scuola dell'Italia settentrionale, secolo XVIII - Madonna in gloria con Bambino e santi
    Lotto 110

    Scuola dell'Italia settentrionale, secolo XVIII - Madonna in gloria con Bambino e santi

    cm 177 x 130
    olio su tela
    iscrizione e data in basso al centro: FRANCIS COMPAGNONI PELLICANI F.C. 1726

  • Scuola umbra, inizi secolo XVI - Madonna con Bambino
    Lotto 111

    Scuola umbra, inizi secolo XVI - Madonna con Bambino

    cm 41 x 27
    olio su tavola


    Il dipinto, databile agli inizi del secolo XVI, è opera di un artista attivo in Umbria, formatosi sui modelli di Pinturicchio e dello Spagna. In particolare, l'opera trova un confronto con la Madonna con Bambino di Pinturicchio, oggi conservata alla National Gallery of Art di Washington, e con la pala di Santa Maria dei Fossi, opera dello stesso pittore. Per la classicità del volto della Vergine, geometricamente chiuso nella forma ovoidale del velo, può essere accostato ai modi di Antonio Rimpatta (attivo nel centro Italia e a Napoli all’inizio del secolo XVI).

  • Bernardino di Mariotto dello Stagno (Perugia 1475 circa - 1566)  - Cristo alla colonna
    Lotto 112

    Bernardino di Mariotto dello Stagno (Perugia 1475 circa - 1566) - Cristo alla colonna

    cm 40 x 31,5
    olio su tavola, senza cornice
    sul retro etichetta di collezione inglese


    Il dipinto è corredato da una perizia di Giuliano Briganti, disponibile in copia, datata 31 gennaio 1974. 

    Bernardino di Mariotto, pittore umbro, fu attivo tra il 1497 e il 1566 nelle Marche, a Perugia e a Gubbio. Allievo di Fiorenzo di Lorenzo, fu influenzato dall'ambiente pittorico marchigiano e dai modi di Luca Signorelli. Secondo Briganti il volto del Cristo trova un confronto con quello della Vergine nella Madonna del Soccorso della Cattedrale di Sanseverino Marche, datata 1509, mentre le pieghe del perizoma sono confrontabili con quelle del Cristo nel Battesimo della SS. Annunziata di Camerino.

  • Pseudo Pier Francesco Fiorentino (attivo a Firenze nell'ultimo quarto del Quattrocento) - Matrimonio mistico di Santa Caterina d'Alessandria
    Lotto 113

    Pseudo Pier Francesco Fiorentino (attivo a Firenze nell'ultimo quarto del Quattrocento) - Matrimonio mistico di Santa Caterina d'Alessandria

    cm 41 x 24,4
    tempera e oro su tavola
    Referenze fotografiche
    Fototeca Zeri, scheda n. 11592

    PROVENIENZA
    collezione Volterra, Firenze;
    collezione J. Scott-Taggart, Beaconsfield, Regno Unito;
    Wengraf Old Masters Gallery, Londra, segnalato prima del 1963;
    Asta Finarte, Milano, 13 maggio 1993, lotto 22;
    collezione privata


    BIBLIOGRAFIA
    C. Daly, Lista di opere attribuibili allo Pseudo Pier Francesco Fiorentino e bottega, in A. De Marchi e D. Civettini, Pseudo Pier Francesco Fiorentino: Cristo di dolori, Firenze 2022, p. 44



    Ringraziamo il professor Emanuele Zappasodi e il dottor Christopher Daly per aver confermato indipendentemente la presente attribuzione.

    Del corpus del cosiddetto Pseudo Pier Francesco Fiorentino fanno parte numerose opere, soprattutto Madonne con Bambino, in cui il soggetto sacro è interpretato, come in questo caso, in modo accostante e grazioso, ben apprezzabile nell'intimità della devozione privata. Fu Bernard Berenson a riunire sotto il nome di Pier Francesco Fiorentino diverse tavole, fino ad allora ricondotte alla bottega di Filippo Lippi e Pesellino. Nel 1928, Frederick Mason Perkins, allievo di Berenson, si rese però conto che la presunta coerenza interna del raggruppamento, arrivato presto a contare quasi duecento pezzi, fosse minata in realtà da sottili ma evidenti differenze formali. Egli propose quindi di allontanare in blocco tutte le Madonne col Bambino lippesche e peselliniane dalle prove propriamente monumentali di Pier Francesco, cui alla fine spettavano non meno di una dozzina di opere tra dipinti su tavola e ad affresco, e di riferirle a una diversa personalità, da designare premettendo al nome di Piero il prefisso col quale è noto il nostro pittore, lo Pseudo Pier Francesco Fiorentino.
    Nelle opere dello Pseudo è frequente il ricorso a disegni e cartoni di Pesellino e di Filippo Lippi. Anche la composizione del dipinto qui presentato è in relazione con un disegno di Pesellino, raffigurante il medesimo soggetto, conservato agli Uffizi, Gabinetto dei Disegni.
    Numerose sono state le ipotesi per identificare l'anonimo artista; la più accreditata è quella formulata nel 1992 da Annamaria Bernacchioni  (A. Bernacchioni, in Maestri e botteghe, 1992, pp. 160-161, catt. 5.3-5.4), che ha proposto il nome di un collaboratore del Pesellino, Piero di Lorenzo del Pratese. Costui è ricordato nel 1457, quando intentò causa a Monna Tarsia, vedova di Pesellino, per reclamare la metà dei pagamenti per la pala che quest’ultimo aveva in parte eseguito per la Compagnia della Trinità di Pistoia. Appoggiata da altri studiosi, l’ipotesi ha il pregio di rendere conto dell’origine dei cartoni peselliniani, del loro riuso esclusivo da parte della bottega dello ‘Pseudo’ e di come, da un certo punto in avanti, essi venissero combinati con quelli provenienti dalla bottega di Filippo Lippi, cui, tra l’altro, venne affidato il completamento della tavola di Pistoia.
    Nel dipinto qui presentato i contorni nitidi racchiudono colori stesi con la purezza della porcellana e le figure eleganti si stagliano sulla suggestiva apertura del paesaggio alle loro spalle, secondo gli stilemi tipici dello Pseudo Pier Francesco Fiorentino. I gesti sono dolci e posati, l'atmosfera di intima sacralità perfettamente studiata per il culto familiare. 
    Le numerose versioni di questa composizione, realizzate sia dallo Pseudo Pier Francesco sia dal Maestro di San Miniato, testimoniano la grande richiesta, da parte del pubblico borghese fiorentino, di piccole tavole per la devozione privata, che ripropongono, su scala domestica, i modelli delle grandi pale d'altare.

    La presenza lungo i margini delle "barbe" di gesso rivela che la tavola ha conservato le dimensioni originali.




  • Bernardino Zaganelli (Cotignola 1460/1470 - circa 1510)  - Madonna con Bambino
    Lotto 114

    Bernardino Zaganelli (Cotignola 1460/1470 - circa 1510) - Madonna con Bambino

    cm 46 x 34
    olio su tela (trasportato da tavola)
    Referenze fotografiche
    Fototeca Zeri, scheda n. 59563

    BIBLIOGRAFIA
    R. Roli, Sul problema di Bernardino e Francesco Zaganelli in "Arte antica e moderna", n. 8, 1965, p. 227;
    R. Zama, Gli Zaganelli (Francesco e Bernardino), Rimini 1994, pp. 120-121, n. 17



    L'opera, pubblicata per la prima volta da Roli nel 1965 (R. Roli, Sul problema di Bernardino e Francesco Zaganelli in "Arte antica e moderna", n. 8, 1965, p. 227) e successivamente da Raffaella Zama (R. Zama, Gli Zaganelli, Rimini 1994, p. 121, n. 17), è da datarsi sul finire del Quattrocento, nel momento in cui la formazione ferrarese di Bernardino Zaganelli guarda ai modelli bolognesi ed umbri. La figura della Vergine trova, infatti, un confronto stringente con quella, assisa in trono, della grande pala datata 1499 e oggi conservata alla Pinacoteca di Brera. Nel dipinto qui offerto, tuttavia, il volto appare caratterizzato da una maggiore naturalezza espressiva e da alcuni dettagli che evidenziano una grande raffinatezza esecutiva, come gli ornati del velo e delle vesti, la lucentezza dei gioielli e l'accuratezza con cui sono resi i riccioli del Bambino. Nel dipinto si ritrovano alcuni degli elementi tipici della poetica di Bernardino, soprattutto la dolcezza dei gesti e degli sguardi che non celano, anzi sottolineano, la forza espressiva delle figure, particolarmente evidente soprattutto negli occhi "lucidi" della Vergine. Proprio nella naturalezza del volto della Madonna emerge la tradizione ferrarese, offerta a Bernardino da Ercole de' Roberti (R. Zama, ibidem, p. 121).
    Il dipinto era originariamente su tavola, come riportato nelle pubblicazioni di Roli e Zama, ed è stato trasportato su tela in epoca imprecisata.

  • Leandro Bassano (Bassano del Grappa 1557 - Venezia 1622)  - Ritratto di gentildonna con garofano
    Lotto 115

    Leandro Bassano (Bassano del Grappa 1557 - Venezia 1622) - Ritratto di gentildonna con garofano

    cm 127 x 106
    olio su tela
    firmato a destra LEANDER A PON [T]/ BASS. IS EQUES

    PROVENIENZA
    Asta Finarte Milano, 21 aprile 1988, lotto 54 (venduto a lire 73.600.000)


    BIBLIOGRAFIA
    M. Natale (a cura di), Pittura italiana dal '300 al '500, Milano 1991, p. 72



    L'opera è firmata LEANDER A PON / BASS. IS EQUES  in basso a destra, poco sopra la mano con la quale l'effigiata tiene il ventaglio. L'appellativo eques (cavaliere) si pone come elemento fondamentale per la datazione dell'opera, permettendo di stabilire il termine post quem al 1595. Come racconta il Ridolfi, infatti, il Cavalierato di San Marco fu concesso a Leandro dal doge Marino Grimani (eletto, appunto, nel 1595); così il Rodolfi nella vita dedicata al Bassano: "E perché si predicava dall'universale la bellezza dei suoi ritratti, volle il Doge Marin Grimano essere da lui ritratto, che fu posto nelle stanze della Procuratia; del quale così quel Principe si compiacque, che lo creò suo Cavaliere" (Ridolfi, Vite dei pittori Veneti e dello Stato, Padova 1840, vol. II,  p. 370). Il Ritratto del Doge Marino Grimani e quello della moglie, la Dogaressa Morosina Morosini, eseguiti verso il 1595, sono oggi conservati alla Gemäldegalerie di Dresda.  Come queste due opere, anche il dipinto qui all'incanto costituisce un'importante testimonianza dell'attività ritrattistica di Leandro Bassano, genere in cui il pittore si specializzò e in cui raggiunse risultati eccelsi a partire dal 1580 circa, quando iniziò la sua produzione autonoma, distaccandosi dalla bottega del padre Jacopo, a Bassano, e trasferendosi a Venezia. Nei ritratti Leandro si fa interprete delle esigenze e della volontà di rappresentazione della nuova società borghese, mercantile e imprenditoriale, che si stava affermando a Venezia nel tardo Cinquecento. I personaggi sono infatti ritratti nella loro realtà concreta e occupano lo spazio circostante con una potenza volumetrica che indica la consapevolezza del loro status sociale. La giovane donna raffigurata, ad esempio, fissa lo spettatore con uno sguardo fiero ma allo stesso tempo anche calmo e sicuro, abbigliata secondo la moda del tempo in abiti austeri ma sfarzosi: il vestito di broccato nero, i cui ricami sono resi quasi a monocromo con leggere variazioni di scuri, e la ricca catena d'oro. Unico tocco di colore, che cattura l'attenzione dello spettatore proprio sul bel volto, è il garofano rosso, simbolo d'amore appassionato.

  • Attribuito ad Antonio Balestra (Verona 1666 - 1740) - Due figure allegoriche (la Fortezza e la Verità?)
    Lotto 116

    Attribuito ad Antonio Balestra (Verona 1666 - 1740) - Due figure allegoriche (la Fortezza e la Verità?)

    cm 96 x 84,5
    olio su tela, in ovale dipinto


    Il dipinto offerto nel lotto appartiene al filone di raffigurazioni allegoriche e moraleggianti, che dal Rinascimento in poi, sono tipiche della pittura veneziana. In particolare le due figure, identificabili probabilmente con La Fortezza e la Verità (o Venere) sono da intendersi come una sorta di Vanitas, che porta lo spettatore a riflettere sull'importanza della virtù e della rettitudine per tenere a freno i desideri e gli istinti.
    Il dipinto trova un confronto con quello di Antonio Balestra raffigurante la Fortezza e la Verità, conservato a Pommersfelden, Castello di Schoenborn (cfr. L. Ghio e E. Baccheschi, Antonio Balestra, in I Pittori bergamaschi, Bergamo 1989, p. 256 fig.3).

  • Attribuito a Stefano Magnasco (Genova, 1635 – 1672 o 1673) - Matrimonio mistico di Santa Caterina
    Lotto 117

    Attribuito a Stefano Magnasco (Genova, 1635 – 1672 o 1673) - Matrimonio mistico di Santa Caterina

    cm 109 x 84
    olio su tela


    Nella collezione privata di provenienza l'opera recava un'attribuzione a Giulio Cesare Procaccini.

  • Alessandro Magnasco (Genova 1667 - 1749)  - Frati cappuccini sarti
    Lotto 118

    Alessandro Magnasco (Genova 1667 - 1749) - Frati cappuccini sarti

    cm 60 x 44,5
    olio su tela

    PROVENIENZA
    Collezione Perego di Cremnago;
    Milano, collezione privata



    I quattro dipinti qui all'incanto (lotti 118, 119, 120, 121) sono accompagnati da expertise della prof.ssa Franchini Guelfi, rilasciata in data 9 marzo 2011 dopo visione diretta degli stessi. 
    Le opere, inedite, sono attribuite con certezza dalla studiosa alla mano di Alessandro Magnasco.
    Costituiscono una serie omogenea (per soggetto, misure e stile) di quattro pendant, provenienti dalla collezione Perego di Cremnago, che per il linguaggio già maturo ma non ancora sciolto si può datare attorno al 1710-1715.
    I soggetti rientrano in un tema iconografico caro e ricorrente all'interno della produzione pittorica del maestro genovese, ovvero la raffigurazione della vita conventuale di frati e monache intenti in umili attività quotidiane. Il successo di questi soggetti, molto apprezzati dai committenti, portò il Magnasco ad eseguire repliche autografe di alcune composizioni. E' il caso anche di tre dei quattro dipinti qui all'incanto, già noti attraverso altri esemplari: si veda, per i Frati cappuccini arrotini  (lotto 120) e per le Monache francescane impagliatrici (lotto 121), B. Geiger, Magnasco, Bergamo 1949, tav. 417 e tav. 422; per le Monache francescane davanti al camino (lotto 122), L. Muti e D. De Sarno Prignano, Magnasco, Faenza, 1994, fig. 304, cat. 226. 
    Non sono note, invece, altre versioni dei Frati cappuccini sarti (lotto 119), opera che risulta quindi di particolare interesse all'interno del corpus del pittore.

  • Alessandro Magnasco (Genova 1667 - 1749)  - Frati cappuccini arrotini
    Lotto 119

    Alessandro Magnasco (Genova 1667 - 1749) - Frati cappuccini arrotini

    cm 60 x 44,5
    olio su tela

    PROVENIENZA
    Collezione Perego di Cremnago;
    Milano, collezione privata



    L'opera è accompagnata da expertise della dott.ssa Franchini Guelfi, datata 9 marzo 2011

    Per informazioni storico-artistiche si veda il lotto 118

  • Alessandro Magnasco (Genova 1667 - 1749)  - Monache francescane impagliatrici
    Lotto 120

    Alessandro Magnasco (Genova 1667 - 1749) - Monache francescane impagliatrici

    cm 60 x 44,5
    olio su tela

    PROVENIENZA
    Collezione Perego di Cremnago;
    Milano, collezione privata



    L'opera è accompagnata da expertise della dott.ssa Franchini Guelfi, datata 9 marzo 2011

    Per informazioni storico-artistiche si veda il lotto 118

Lotti dal 97 al 120 di 133
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Dipinti e Disegni Antichi

L’asta primaverile di Dipinti e Disegni Antichi propone un’ampia selezione di opere, dal Tardogotico al Neoclassicismo. Tra i top lot un capolavoro inedito di Mattia Preti e altri importanti dipinti provenienti da collezioni private e mai più apparsi sul mercato da oltre 50 anni, dallo Pseudo Pier Francesco Fiorentino a Bernardino Zaganelli, da Francesco Solimena a Giovanni Battista Piazzetta.


INDIRIZZO

Roma / Via Quattro Novembre, 114

Sessioni

  • 28 maggio 2025 ore 16:00 Sessione unica (1 - 134)

Esposizione

Dal 24 al 27 maggio

dalle 10:00 alle 19:00


Roma / Via Quattro Novembre, 114

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