Asta N. 59 - I Arte Antica, Moderna e Contemporanea
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Lotto 145 Carlo Maratta [da], La Vergine con Gesù Bambino che trafigge il serpente (Immacolata Concezione). 1660 ca.
Olio su tela. cm 128,5x100. Soggetto più volte replicato da Carlo Maratta e dalla sua cerchia, si richiamano qui per confronto la tela acquistata dallo Stato Italiano nel 1996 per la Galleria Nazionale di Palazzo Arnone a Cosenza (inv. 95) e il dipinto di uguale soggetto conservato nella cappella Sylva nella chiesa di S. Isidoro a Roma, realizzata dal pittore o aiuti tra il 1657 ed il 1663. Il soggetto richiama l'Immacolata concezione di Maria, preservata dal peccato fin dal momento del suo concepimento, in previsione della nascita di Gesù. La Madonna è rappresentata con la testa adornata da una corona di dodici stelle, che simboleggiano le dodici tribù di Israele; i suoi piedi poggiano su un globo, la Terra, insidiata dal serpente ma difesa dalla Vergine che sorregge il figlio Gesù che trafigge la testa del serpente. La raffigurazione corrisponde ai racconti biblici dell'Apocalisse,12, 1, che menziona "una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle" e della Genesi, 3, 15: «Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno». (1) Presenza di vecchia reintelatura. Difetti nella superficie pittorica (alcuni graffi, vecchie riprese di colore). -
Lotto 146 Carlo Maratta [da], Sacra Famiglia con Gesù Bambino che legge (r) / Schizzi di figure (v). 1705-1715.
Pennello e acquerello a colori, tracce di matita rossa (r). Matita nera, pennello e acquerello grigio (v). Carta vergellata sottile con filigrana "PRO PATRIA EIUSQUE LIBERTATE e albero". mm 300x230. La composizione della Sacra Famiglia con paesaggio sullo sfondo, San Giuseppe in piedi di lato e Gesù Bambino che indica col dito un passo del libro aperto sulle ginocchia della madre, richiama il dipinto di Carlo Maratta databile al 1700-1715 nella Devonshire Collection a Chatsworth, ma del quale è nota altra versione presso il Toledo Museum of Art (inv. 1967.141 ). (1) Residui di carta al verso. -
Lotto 147 Pier Francesco Mola [attribuito a], Tre figure in lettura di grosso volume.
Penna e inchiostro bruno, pennello e acquerello marrone chiaro su carta vergellata color avorio lievemente spessa. mm 182x160. (1) Foglio applicato in alto entro passe-partout decorato moderno. -
Lotto 148 Antonio Nasini, San Galgano. 1690 ca.
Olio su tela. cm 53,5x67,2. Provenienza: collezione privata. L'assegnazione del dipinto alla mano di Antonio Nasini si deve al professor Marco Ciampolini. Il dipinto, fino a oggi inedito, raffigura la conversione di uno dei santi più iconici del territorio senese. Galgano Guidotti nacque fra il 1148 e il 1152 nel piccolo castello di Chiusdino, nella provincia di Siena da una famiglia che apparteneva alla piccola nobiltà locale legata al vescovo di Volterra. Secondo la tradizione agiografica, Galgano fu un figlio a lungo desiderato e destinato, a intraprendere la carriera delle armi. La sua gioventù fu disordinata e dissoluta, fino a quando alla vigilia di Natale del 1180, recandosi al vicino castello di Civitella, gli sarebbe apparso l'arcangelo Michele che, prese le redini del cavallo, lo avrebbe condotto sul Monte Siepi, ad alcuni chilometri da Chiusdino. Qui, Galgano, non riuscendo a tagliare del legname con la spada per fare una croce, toltosi la spada dal fianco la infisse nel terreno: in terram pro crucem spatam fixit, quindi trasformò il proprio mantello in saio e come tale lo indossò. Iniziava così la sua vita da eremita, lottando e sconfiggendo con la sua fermezza il demonio, cibandosi di erbe selvatiche e dormendo sulla nuda terra, ricevendo pellegrini che andavano da lui per chiedere preghiere e miracoli. Fra l'agosto e il novembre 1185, su sollecitazione del vescovo di Volterra, Ildebrando Pannocchieschi, un'apposita commissione pontificia esaminò gli atti del santo e decretò la canonizzazione. In tale circostanza, il vescovo di Volterra, consacrò la chiesa di Monte Siepi. Il dipinto raffigura il momento della conversione con il santo sceso da cavallo e inginocchiatosi davanti alla spada confitta nel suolo in veste di croce. Per il tempo di esecuzione possono essere ipotizzati gli anni seguenti il ritorno a Siena dopo il triennio trascorso a Venezia, 1686-1689, e la breve sosta a Fontanellato. Nel 1690 lo troviamo stabilmente a Siena, dove conclude la sua attività artistica realizzando le decorazioni per la chiesa di San Donato (1690-1693), la tela con Enea Silvio Caprara-Piccolomini alla battaglia di Uscopia per l'antisala del Capitano al palazzo Pubblico (1690), e vari interventi in altre chiese cittadine e nei territori di Buonconvento, Montalcino e Asciano. (1) In antica cornice di legno laccata. Con la cornice: cm 70x84. -
Lotto 149 Giovanni Battista Paggi, Due cavalieri con cappello piumato. 1600 ca.
Penna e inchiostro bruno su tracce di matita di grafite, carta vergellata sottile color crema. mm 264x207. (1) Foglio incollato a pieno su vecchio cartoncino. Alcune fragilità e piccole mancanze riparate con la controfondatura. -
Lotto 150 Carlo Prayer, Studio per figura panneggiata all'antica seduta. 1800.
Matita nera su carta bianca non vergellata con filigrana "EP 1796". mm 160x245. SI AGGIUNGONO: Id., Due vedute a olio su carta con al verso marchio in rosso della collezione del capitano Carlo Prayer (1826-1900) (Lugt, 2044). (3) Tutti i fogli inseriti in vecchi passe-partout. -
Lotto 151 Luigi Sabatelli [attribuito a], Ajace d’Oileo naufrago s’aggrappa a uno scoglio imprecando gli dei. 1822-1829 ca.
Penna e inchiostro bruno su carta non vergellata color avorio. mm 298x225. Il tema venne ripreso a vario titolo in ambito neoclassico, questo disegno ad esempio richiama il dipinto eseguito da Francesco Hayez nel 1822 così come la versione successiva datane da Luigi Croff (Mazzocca, 1994, n.60). La condotta grafica, veloce e a tratti decisi e graffianti d'inchiostro, sembra più affine a quella di Luigi Sabatelli che ai preparatori più composti e definiti, prevalentemente a matita nera, dell'ambiente accademico milanese. Francesco Sabatelli (1803-1829), figlio di Luigi replicò il soggetto in una variante oggi alla Galleria d'arte moderna di Firenze (Cat. Gen., n. 4) forse avvalendosi degli studi grafici del padre. (1) Traccia di lievi ma diffuse fioriture. -
Lotto 152 Carte du Royaume du Juifs selon le partage qui en fut fait par Herode le grand a ses fils Archelaus Herode surnommè Antipas et Philippe Division necessaire pour l'intelligence de l'histoire de l'Evangile. Fine XVII - prima metà XVIII secolo.
Penna e inchiostro bruno, pennello e acquerello a colori su carta vergellata pesante. mm 450x570. Interessante mappa manoscritta raffigurante le divisioni del regno di Erode il Grande dopo la sua morte - avvenuta, secondo il racconto di Giuseppe Flavio, a Gerico tra la fine di Marzo e i primi di Aprile dell'anno 4 a.C . - tra i suoi tre figli Archelao, Erode Antipa e Filippo. Archelao con il titolo di Etnarca regnò sulla Giudea, la Samaria e l'Idumea. A causa del suo malgoverno nel 6 d.C. l'imperatore Augusto esiliò Archelao nelle Gallie e la Giudea, la Samaria e l'Idumea passarono sotto il controllo di Roma diventando una provincia romana governata da un Prefetto. Erode Antipa fu tetrarca della Galilea e della Perea dal 4 a.C. al 39 d.C. Filippo fu tetrarca della Batanea, Gaulanitide, Traconitide e Auranitide. Costruì la capitale alle fonti del fiume Giordano e la chiamò Cesarea di Filippo. Filippo morì senza figli nel 34 d.C. (1) Piega verticale al centro. Traccia di aloni, alcuni difetti. In vecchia cornice di noce. Con la cornice cm 52,5x64,5. -
Lotto 153 Pianta del Podere del Balzo lavo:o Parte Vitato, con Pastura e Querciolato con poco di Palina nel Popolo di S:ta Maria di Poggibonsi, nella Potesteria detta,... XVIII secolo.
Cabreo manoscritto a penna e inchiostro bruno e acquerello a colori su carta vergellata spessa. mm 465x734. Cartiglio decorativo con mascherone in alto a destra contenente la descrizione della mappa. Vasto podere delimitato dalle strade che da Colle di Val d'Elsa portano a Poggibonsi e viceversa con raffigurate due anse della Staggia in basso. Orientamento a Tramontana posto a destra. In basso "Scala di can:° 60 Come Sopra" e a sinistra in alto "Nota delle Staiora" per ogni appezzamento, ciascuno identificato con lettere dell'alfabeto da A a H con descrizione della tipologia (pasturato, lavorativo, palina, bosco) ed eventuali edifici. (1) Piega verticale al centro aperta per breve tratto in alto e in basso. Traccia di vecchia polvere in alto e a destra. Minori difetti, mancanze al margine di destra. -
Lotto 154 Disegno della Fortezza di Globuch Acquistata dall'Armi della Ser:ma Rep:ca di Venetia Adi 31 Agosto 1694. Fine XVII secolo.
Penna e inchiostro bruno su tracce di matita di grafite, carta vergellata pesante. mm 497x698. Nel grande cartiglio in alto a sinistra titolo e data dell'accadimento, legenda a 12 rimandi contraddistinti da lettere che indicano le varie parti della fortezza e le forze in campo con i nomi dei capitani. La fortezza di Globuch, oggi Golubac, è una fortezza medievale nell'attuale Serbia, sulla riva destra del Danubio, al confine tra Serbia e Romania, a breve distanza dalla città omonima. L'evento è da riferire alla prima guerra di Morea (o sesta guerra turco-veneziana) negli anni 1684-1699. Il disegno, forse di mano dello stesso Padre Coronelli, rappresenta la bozza per l'incisione che trova riscontro nella tavola pubblicata nel volume Carte topografiche e piante di città e fortezze per la guerra di Morea (1684-1697), si confronti esemplare presso Biblioteca nazionale Marciana: Ms.It.VII.94 (10051) (6.9.1991 PF). (1) Piega verticale al centro, due mancanze di carta in alto a destra, traccia di vecchia polvere e d'uso. -
Lotto 155 A. Pianta del Podere di Palugiano di sopra. B. Pianta del Podere di Palugiano in oggi d.o i Bossoli. Posti nel Popolo di Montemurlo Potesteria di Campi. XVIII secolo.
Penna e inchiostro bruno, acquerello a colori, carta vergellata pesante. mm 473x733. Cabreo delle pertinenze della Villa di Parugiano di proprietà della famiglia Pazzi fino al 1935, anno in cui fu acquistata da Adolfo Coppedè (1871-1951), famoso architetto dell'epoca che apportò alla Villa trasformazioni sia strutturali che decorative. Nella parte sinistra della tavola il rilievo dei due poderi con indicazione dei proprietari confinanti, Pazzi, Antinori, Strozzi, Opera di Montemurlo, e segnalate la Via Maestra che va a Prato e le viottole che vengono alla Villa. In basso "Scala proporzionale di Canne 100: di passi sei l'una Comuni". Nella parte destra due vedute delle case del podere di Palugiano di sopra e del podere di Palugiano rinominato I Bossoli. All'angolo in basso a destra "G.V.F" a penna e inchiostro bruno in antica grafia. (1) Piega verticale al centro aperta, mancante la parte bassa del margine sinistro. Traccia di pieghe rinforzate al verso e strappo a metà del margine sinistro. -
Lotto 156 Pianta del Podere del piano, nel popolo di S: Michel' Bissdomini[...]del Ill:mo Sig:re Mar:se Scipione M:a Capponi, Copiato á punto [...] avanti le nuove Coltivazione/Altra Pianta dle Medemo Podere che dimostra la nuova coltivazione fatta fare Lanno 1727 Post 1727.
Penna e inchiostro bruno, acquerello seppia su carta vergellata pesante. mm 495x760. Cabreo su due pagine, con titolo descrittivo in alto su quattro righe e misurazione in staiola. A sinistra compare il rilievo dell'appezzamento con le sue partizioni e misure avanti l'impianto delle nuove coltivazioni e la costruzione della nuova casa fatte fare dal marchese Scipione Maria Capponi l'anno 1727. Nella pagina di destra il nuovo assetto del terreno e il nuovo edificio. In basso al centro "Scala di Canne 60 di Braccia 5 la Canna a' Panno Fiorentine". Delimitano il podere la Strada di Lungo le Mura in basso, la Strada che va' alla Madonna della Tossa a sinistra, lo Spedale di Bonifazzio e le Monache di S. Clemente a destra. Indicati anche i lavatoi e il mattatoio (amazatoio). (1) Foglio con estremità lievemente resecate. Piega di legatura in verticale al centro, con fratture e piccole mancanze, residuo di brachetta al verso. Lieve ingiallimento, traccia di aloni e di vecchia polvere. -
Lotto 157 Copia di Pianta del Podere del Oriolo, a Montughi posto nel Popolo di S:Marco Vecchio, di Proprietà del Ill:mo Sig:re Marchese Scipione M:ia Capponi / Copia di Pianta del Podere del Guggolo a Montughi Posto nel Popolo di S: Marco Vecchio... 1727-1753.
Penna e inchiostro bruno, acquerello seppia su carta vergellata pesante. mm 495x760. Cabrei su due pagine, a sinistra il Podere del Oriolo e a destra il Podere del Guggolo, entrambi con titolo descrittivo in alto su tre righe e misurazione in staiola. In basso al centro "Scala di canne Settanta di braccia sei la canna a Terra fiorentine". In entrambi gli appezzamenti figurano le nuove piantumazioni e le misure, in alto indicata la Strada Maestra Bolognese. Al rilievo del Podere del Oriolo a destra indicati i confinanti: Monache di monte domini e Padri delle Scuole Pie. (1) Foglio integro con margini intonsi. Piega di legatura in verticale al centro, con fratture e piccole mancanze, residuo di brachetta al verso. Lieve ingiallimento, traccia di aloni e di vecchia polvere. -
Lotto 158 Pianta di due Possessioni, cioè Carazzina e Cardinala, di ragione di S: E: Il Sig:re Marchese Alessandro Capponi di Firenze, poste nel territorio di Ravenna, in villa di S: Pantaleone in Castiglione,... Prima metà XVIII secolo.
Cabreo a penna e inchiostro bruno e acquerello a colori su matita di grafite, carta vergellata pesante. mm 1030x745. In basso a destra grande cartiglio, ancora in parte da ultimare con la coloritura, con tabella esplicativa e doppia legenda con lettere da A a G per la Carazzina, e da A a L per la Cardinala, con rimando a "Casa rusticale","Aia", "Pozzo", "Scoli per l'acqua", e tipologia del terreno a uso "lavorativo". I rilievi topografici sono disegnati in "Scala di canne cento alla misura di Forlì", con indicazione dei proprietari confinanti. In alto orientamento con il Nord (Tramontana) verso il basso. In basso al centro lo stemma della famiglia Capponi da completare con la coloritura. (1) Grande foglio ripiegato in quattro parti, una delle pieghe in verticale aperta in alto. Alcune parti in coloritura affievolite da esposizione e umidità. Traccia di vecchia polvere e d'uso. -
Lotto 159 Copia della pianta de quattro uniti poderi, alla villa, del ill:mo Sig:re Marchese Scipione Maria Capponi, posta a montui nel Popolo di S: Marco Vecchio /...podere della Pietra/... podere della Villa/...podere del Fattoio e dell'Arte della lana. 1727-1753.
Penna e inchiostro bruno, acquerello a colori, carta vergellata pesante. mm 540x765 ciascun foglio. Il primo dei quattro cabrei mostra l'insieme dei poderi di Villa La Pietra con al centro la pianta della villa e dei giardini. Ciascun appezzamento presenta coltivazioni ordinate e omogenee fatte impiantare, stando a quanto esplicitato nella pianta del Podere del Piano, e per confronto con questa proveniente dallo stesso regesto, dal marchese Scipione Capponi nel 1727. Le "copie" dei quattro poderi di questa raccolta - della Pietra, della Villa, del Fattoio e dell'Arte della lana (questi ultimi su unico foglio) -, con titolo descrittivo su più righe contenente misurazione in staiola, intendono mostrare il loro riordino dopo l'avvio delle nuove piantumazioni e la costruzione di nuovi edifici. Di ogni appezzamento sono riportate le misure per ogni suddivisione, indicati i proprietari confinanti, e la posizione della "Strada maestra che va a Firenze". Scala di canne e di braccia, la Canna a Terra fiorentine. Eccezionale raccolta di cabrei relativi alle pertinenze di uno dei luoghi più iconici delle prime pendici fiorentine. Villa La Pietra deriva il suo nome da quello di una piccola località sulla via Bolognese, così appellata da un'antica pietra miliare romana che indicava il settimo miglio dalla porta nord della città di Firenze. I terreni e gli edifici dove sorge la villa nel 1460 passarono di proprietà dai consoli dell'Arte della Lana al banchiere Francesco Sassetti; i Sassetti alienarono La Pietra a Giuliano di Piero Capponi nel 1546, la cui famiglia tenne la villa fino all'Ottocento. Il cardinale Luigi Capponi in particolare, dopo un soggiorno in Romagna come legato pontificio, tornò a Firenze scegliendo proprio questa villa come residenza. In questa occasione venne aggiunto lo stemma Capponi sopra il portale posteriore, sormontato dal cappello cardinalizio. Il Marchese Alessandro Capponi entrò in possesso della villa nel 1697 e intraprese nuove modifiche, trasformando la villa nella sua forma attuale. Nel periodo di Firenze Capitale la villa fu sede dell'Ambasciata di Prussia. Nel 1814 Gino Capponi vi ospitò Ferdinando III di Toscana, prima che si reinsediasse a Firenze dopo la Restaurazione, come ricorda la lapide sulla facciata. Alla morte dello statista la villa passò in via ereditaria ai suoi nipoti della famiglia Incontri, il cui stemma coi due leoni e banda trasversale è visibile sia sulla seconda cancellata, davanti alla villa, sia sulla facciata posteriore. All'inizio del XX secolo la proprietà fu comprata da Arthur e Hortence Acton. Ereditata dal figlio Harold Acton, la villa fu un rilevante centro culturale, e vi venne collocata la straordinaria collezione del suo proprietario. Alla morte di Acton la villa venne trasmessa in eredità alla New York University. (4) Fogli integri con margini intonsi. Piega di legatura in verticale al centro, aperta per largo tratto talvolta con piccole mancanze, residuo di brachetta al verso. Lieve ingiallimento, traccia di aloni e di vecchia polvere. -
Lotto 160 Pianta, o sia Perticazione del Podere detto Spinadello, Arativo, Piantato e Vitato, nel Territorio di Forlimpopoli, nella Cura di S: Ruffillo, in Fondo Sala, delle Ragioni de Sig:ri Grisolini di Tor:re. Adì 14 settembre 1759.
Penna e inchiostro bruno su carta vergellata pesante. mm 490x765. Il toponimo del podere riporta all'area limitrofa al fiume Ronco dove nel 1939 venne costruito l'acquedotto che porta lo stesso nome, dismesso nel 1986 oggi si trova al centro di un parco fluviale di rilevante importanza naturalistica adibito a numerose attività in adiacenza al corso dell'Ausa, laddove esso confluisce nel Ronco. La mappa dell'appezzamento sembra rimasta da ultimare con alcuni tratti appena accennati. Le varie pezze riportano le misure in "Scala di Canne cinquanta, misura agrimensoria di Forlimpopoli". (1) Foglio integro con margini intonsi. Lievi tracce di umidità e vecchia polvere oltre rari minimi strappi localizzati alle estremità. -
Lotto 161 Pianta del podere detto Scopetini di proprietà dell'Ill:mo Sig.r Consigliere Dot:re Giuseppe Vespa esistente nel Pop:lo di S. Bartol:mo in Tuto. 1775-1830.
Penna e inchiostro bruno acquerello a colori, carta vergellata lievemente spessa. mm 570x800. Bel cabreo di podere situato nel territorio di Casellina verosimilmente pertinenza della Villa Il Palagio (poi Villa Vespa) acquistata dal dottor Giuseppe Vespa nel 1775 e rimasta alla famiglia fino al 1830 (G. Carocci, I dintorni di Firenze, II, Firenze 1907,pp.416-417). Nella parte sinistra della tavola mappa del podere con le Annotazioni sull'uso "tutto lavorativo e vitato", con indicazione dei proprietari confinanti: Monaci di Badia, Marchese Acciajoli, Marchese Vincenzio Capponi. Nella parte destra bell'acquerello con la veduta della casa da lavoratore e al di sotto la sua pianta. Rilievi in "Scala di Pertiche 75 di Braccia 5 l'una a Panno Fiorentine". (1) Piega in verticale al centro. Strappo all'angolo in basso a sinistra. Alcune sbavature di colore dovute a umidità. Tracce d'uso. -
Lotto 162 Kit da disegno per architetto in custodia rigida. Inizio XIX secolo.
Corredo per disegno tecnico architettonico comprendente una custodia rigida ricoperta da carta marmorizzata color verde, righelli in osso, vari compassi e cordoncini e altri piccoli strumenti in ottone. (1) Ottima conservazione. -
Lotto 163 Innocente Alessandri, Prospetto della Città di Cesena. Venezia: 1786.
Acquaforte. mm 465x745. Foglio: mm 552x783. Al margine in basso sotto l'immagine da sinistra a destra "Sebast. Sassi Archit. Cesen. fecit et del. 1775" e a seguire "Innocens Alessandri sculpsit Venetiis 1786". Sottostante legenda con 49 rimandi ai luoghi notevoli della città. Ottima prova di questa rara veduta su carta vergellata Imperiale con filigrana "grande cartiglio coronato sormontato da mezzaluna". (1) Ampi margini verosimilmente come in origine. Traccia di vecchie pieghe in verticale. Strappi riparati ai margini, alcuni per breve tratto entro l'inciso. Riparazioni anche agli angoli superiori. Ulteriori difetti per lo più localizzati ai margini laterali. Tracce d'uso. -
Lotto 164 Giuseppe Ballanti Giuseppe Pistocchi, Prospetto della Piazza Maggiore di Faenza. 1763.
Acquaforte. mm 510x727. Foglio: mm 521x760. Al margine in basso al centro il titolo, al di sotto la dedica con la data "...agli Ill.mi Sigg.i Consiglieri, e all'Illustrissimo Magistrato / del bimestre di Settembre e Ottobre del 1763", segue legenda con 17 rimandi ai luoghi notevoli della città contraddistinti con lettere da A a S, infine le indicazioni di responsabilità con il nome del disegnatore, Giuseppe Pistocchi, e la firma "Giuseppe Ballanti faentino incise". Ottima impressione di questa rara veduta di Faenza stampata su carta vergellata pesante con contromarca lettera "A". (1) Rifilata in alto con battuta visibile, ampi ma lievemente resecati i margini laterali, buono il margine in basso. Piega di legatura in verticale al centro lievemente brunita, con residui di brachetta al verso. Alcune pieghe editoriali. -
Lotto 165 Johannes Blaeu, Melazzo. Amstelaedami : Typis Ioannis Blaeu, MDCLXIII [1663].
Incisione in rame in coloritura e pittura oro. mm 420x554. Foglio: mm 545x638. Testo descrittivo in latino e pianta della città su pagina singola al verso. Da Theatrum civitatum et admirandorum Italiae : ad aevi veteris & praesentis temporis faciem expressum / à Ioanne Blaeu, G.F., Amsterdam 1663, prima grande opera dedicata interamente alla cartografia della penisola italiana. I primi tre volumi dell'opera usciti nel 1663 sono dedicati allo Stato della Chiesa, a Roma e al Regno di Napoli e Sicilia. Nel 1682 a cura degli eredi escono i volumi sul Piemonte e la Savoia. Pierre Mortier nel 1704/1705 pubblica una ristampa con il titolo Nouveau Theatre de l'Italie con testo latino, francese e olandese. Un'ulteriore ristampa si deve ad Alberts negli anni 1724/1725. (1) Foglio integro con margini come in origine. Piega di legatura in verticale al centro, aperta in basso per breve tratto, con brachetta al verso. Lieve ingiallimento del foglio localizzato ai margini. -
Lotto 166 Georg Braun Frans Hogenberg, Antiquae Urbis Romae Imago Accuratiss: ex vetustis monumentis,ex vestigiis videlicet aedificior, moenium, ruinis... in hac tabulam redacta atq. descripta a Pyrrho Ligorio romano... Cologne, Bertram Buchholtz, 1594.
Incisione in rame in coloritura. mm 685x500. Foglio: mm 727x516 (due tavole a doppia pagina unite). Testo latino al verso. Da Liber Quartus Urbium Praecipuarum Totius Mundi. Cologne, Bertram Buchholtz, 1594. Mappa derivante da quella di Roma antica disegnata da Pirro Ligorio, incisa da Jacob Boss e pubblicata la prima volta da Michele Tramezzini nel 1561. Veduta della città a volo d'uccello presa da ovest che include gli edifici più importanti dell'antichità, diversi acquedotti, le Mura Aureliane le grandi arterie stradali. In basso sul primo piano tre figure in abiti romani poggiano su un'estesa legenda a 269 rimandi. In basso a destra sull'altra sponda del Tevere compare il Monte Testaccio con la Piramide Cestia poco sopra. Al centro si trova il Teatro di Marcello, sopra l'isola del Tevere, con il vasto Circo Massimo, utilizzato per le corse delle bighe. Poi il Palatino rappresentato con edifici riccamente dettagliati, a nord il Colosseo fiancheggia il Palatino. Nella parte inferiore sinistra è raffigurato il Campo Marzio, con al centro lo Stadio di Domiziano, dove ora sorge Piazza Navona. Leggermente più in alto si trova il Pantheon. In basso a sinistra sono stati fantasiosamente ricostruiti i due grandi mausolei imperiali: il mausoleo di Augusto e , all'ansa del fiume, quello di Adriano. Sono infine riconoscibili fuori città il Mons Vaticanus con il Circo costruito da Caligola e il palazzo neroniano. Le Terme di Diocletano dominano la parte nordorientale della città. Sotto le mura, nell'angolo in alto a sinistra, è raffigurata la Castra Praetoria, la caserma della guardia pretoriana. Buona prova in II stato dopo l'aggiunta di tre righe di testo nella tabella in alto sotto il titolo. (1) Esemplare inserito entro vecchio passe-partout. Alcuni punti lievemente abrasi in corrispondenza della piega centrale di legatura e alla congiunzione delle due tavole. Rinforzi al verso con nastro di carta. Brevi strappi marginali riparati. Lievi segni d'uso. -
Lotto 167 Georg Braun Frans Hogenberg, Hierosolyma urbs sancta, Iudeae, totiusque Orientis longe clarissima, qua amplitudine ac magnificentia hoc nostro aevo conspicua est. Köln: Bertram Buchholtz, 1599.
Acquaforte in coloritura. mm 327x415. Foglio: mm 477x585. Da Civitates Orbis Terrarum. Testo latino al verso. Bella veduta a volo d'uccello da est verso ovest, idealmente presa dal Monte degli Ulivi, il punto migliore per osservare la città. In alto al centro un versetto latino del profeta Ezechiele (V,5) recita: "Questa è Gerusalemme, l'ho posta in mezzo alle nazioni e ai paesi che le sono intorno", alludendo alla sacralità della città per tre delle principali religioni del mondo. Il predominio dell'Islam al momento è rappresentato dalle cinque figure in primo piano in costume orientale e dagli edifici con minareti sormontati da mezzelune, il più importante dei quali è la Cupola della Roccia. In basso a sinistra grande tabella per il titolo e altra a destra con legenda a 48 rimandi ai luoghi d'interesse. (1) Foglio integro con margini come in origine. Piega di legatura in verticale al centro con brachetta al verso. Lievissimo ingiallimento del foglio. -
Lotto 168 Georg Braun Frans Hogenberg, Barcelona / Ecija. Köln: Bertram Buchholtz, 1599.
Incisione in rame in coloritura. mm 327x468. Foglio: mm 477x582. Da Civitates Orbis Terrarum. Testo latino al verso. Bella doppia veduta a volo d'uccello della capitale catalana in alto e della città andalusa di Ecija in basso. Nell'inciso di quest'ultima in alto a destra il nome del disegnatore Joris Hoefnagel (Anversa, 1542-Vienna,1600) ma con la data "1567" abrasa. (1) Foglio integro con margini come in origine. Piega di legatura in verticale al centro con brachetta al verso. Lievissimo ingiallimento del foglio.