Asta N. 59 - I Arte Antica, Moderna e Contemporanea
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Lotto 121 Lucas Van Leyden, Conversione di San Paolo. 1509 (tiratura tarda).
Bulino. mm 247x374. Bartsch, VII, 107. New Hollstein, 107.Esemplare nel III stato di 3 in tiratura tarda dopo la rilavorazione della lastra e con vistose mancanze di inciso, ancora godibile la parte centrale della composizione. (1) Esemplare rifilato all'interno dell'impronta per ca. 5 mm in basso (non leggibile la tabella con monogramma e data) e di circa 30 mm al lato destro. Al verso riparazioni da danni conseguenti a distacco. Difetti. -
Lotto 122 Enea Vico, Leda e il cigno. 1542.
Bulino. mm 120x155. Foglio: mm 124x158. Bartsch, XV, 25. In basso al centro il monogramma "E.V." e la data "1542". Buona prova in tiratura tarda su carta vergellata pesante. (1) Esemplare rifilato all'impronta del rame con sottili margini. -
Lotto 123 Antonio Visentini, Platea S. Pauli Privatis Aedibus ornata. Venezia: Pasquali, 1742.
Acquaforte e bulino. mm 274x432. Foglio: mm 385x530. Succi (1986), 34. Succi (2013), 32. Al margine inferiore al centro il titolo in latino e all'angolo a destra il numero "IV". Da Urbis Venetiarum Prospectus Celebriores, ex Antonii Canal Tabulis XXXVIII. Aere expressi ab Antonio Visentini, serie pubblicata nel 1742 in prima edizione completa comprensiva di trentotto vedute divise in tre parti e numerate rispettivamente I-XIV, 1-12, I-XII. Bellissima prova nel I stato su 4, prima della comparsa del titolo bilingue e del cambio della numerazione, su carta vergellata veneta con contromarca lettera "Z". (1) Ampi margini come in origine, minimamente resecato per pochi millimetri il destro; lievissimo ingiallimento all'estremità del superiore. -
Lotto 124 Antonio Visentini, Prospectus ab Aedibus Flanginorum usque ad Bembos. Venezia: Pasquali, 1742.
Acquaforte e bulino. mm 274x432. Foglio: mm 390x537. Succi (1986), 21. Succi (2013), 19. Al margine inferiore al centro il titolo in latino e all'angolo a destra il numero "3". Da Urbis Venetiarum Prospectus Celebriores, ex Antonii Canal Tabulis XXXVIII. Aere expressi ab Antonio Visentini, serie pubblicata nel 1742 in prima edizione completa comprensiva di trentotto vedute divise in tre parti e numerate rispettivamente I-XIV, 1-12, I-XII. Bellissima prova nel I stato su 4, prima della comparsa del titolo bilingue e del cambio della numerazione, su carta vergellata veneta con contromarca lettera "Z". (1) Ampi margini intonsi come in origine. Piccola macchia bruna nell'inciso in alto a destra. -
Lotto 125 Antonio Visentini, Urbis Venetiarum prospectus celebriores, ex Antonii Canal tabulis XXXVIII, aere expressi ab Antonio Visentini in partes tres distributi. Venetiis: Apud Joannem Baptistam Pasquali, 1742.
In folio oblungo (mm 351x516). Legatura in mezza pelle coeva, piatti in cartonato pesante, dorso a cinque nervi con comparti decorati a melograne impresse in oro, titolo abraso. Angoli in pelle verde. Tagli rossi. La serie fu commissionata dal console Joseph Smith che incaricò Visentini di riprodurre i dipinti del Canaletto nella sua collezione. L'opera ebbe inizio nel 1728 e fu portata a termine nel 1735 con un'edizione di sole 14 tavole, solo nel 1742 la serie venne pubblicata in prima edizione completa comprensiva di trentotto vedute divise in tre parti e numerate rispettivamente I-XIV, 1-12, I-XII. Esemplare completo e omogeneo delle tre parti, con tre frontespizi tipografici stampati in rosso e nero e vignette incise dal Visentini. Al frontespizio della prima parte seguono l'indice tipografico delle vedute Tabularum series, un titolo inciso figurato (il medesimo della prima edizione del 1735 con lanuova data MDCCXLII preceduta dalla scritta Elegantius recusi), il doppio ritratto di Canaletto e Visentini nel II stato di 3 dopo i ritocchi a bulino e la modifica dell'iscrizione in "Ex Monochromate Io. Bapt. Piazzetta". Bellissime impressioni nel II statodi 5 e nel I stato di 4, prima della sostituzione del titolo latino con titoli in italiano e francese e il cambio della numerazione, stampate su carta vergellata veneta con filigrana "balestra e contromarca Z" (Succi, 1986, p. 128, nn.3,4) segnalata per questa edizione e visibile su gran parte delle tavole. Succi (2013), pp. 175-217. (1) Legatura con lievi tracce d'uso segnatamente al dorso. Le tavole IV-XII della terza parte presentano un reintegro di carta per larga parte del margine inferiore. Una delle tavole della III parte con ingiallimento diffuso. Macchia bruna in alto al margine della tavola con il titolo inciso e altra lievissima in corrispondenza nella parte alta del doppio ritratto. Per il resto conservazione ottima. -
Lotto 126 Bartholomäus Ignaz Weiss, Testa all'orientale. 1780-1787.
Acquaforte.mm 75x60. Foglio: mm 80x64. Sulla lastra in alto a destra "R.f". Piccola acquaforte alla maniera di Rembrandt, al quale l'incisore rende omaggio con il soggetto e con il monogramma. (1) Piccoli margini oltre la battuta del rame. -
Lotto 127 Anonimo del XVIII secolo, Agar e Ismaele nel deserto.
Matita nera e rialzi in bianco su carta vergellata sottile azzurra. mm 376x295. (1) Foglio applicato lungo i margini a supporto in carta vergellata sottile. -
Lotto 128 Anonimo del XVIII secolo, Piccola veduta di Roma. 1790 ca.
Matita di grafite su carta color ocra. In basso sul montaggio da sinistra a destra "Roma" e il monogramma "V.J.N". mm 100x135. Applicato a pieno su carta vergellata e inserito in cornice dorata moderna. Con la cornice: cm 20x24. (1) -
Lotto 129 Autori vari, Album di disegni di autori vari. XVIII-XIX secolo.
In folio oblungo (mm 425x595). Legatura in mezza pelle marrone con dorso decorato ad arabeschi e iniziali "S.V." in oro, piatti in tela verde. Alcuni segni d'usura. Grande album contenente 67 tra disegni e acquerelli, di vario formato ed eseguiti con tecniche diverse (matita di grafite e matita nera, penna e inchiostro bruno, rialzi a biacca, pennello e acquerello). Sono presenti alcuni fogli del XVIII secolo o copie dall'antico e originali del XIX secolo, vedute di città (Grande scorcio di Firenze con i suoi monumenti, dintorni di Roma con le sue rovine) e paesaggi. Tra i disegni antichi si richiama l'attenzione su un bellissimo studio per Falaride getta Perillo nel toro di bronzo. Si segnalano riferimenti a Giuliano Traballesi (Firenze, 1727 – Milano, 1812), Gaetano Piattoli (Firenze, 1703 -Roma, 1774), Giuseppe Bezzuoli (Firenze, 1784-1855), Cesare Mussini (Berlino, 1804 – Firenze, 1879), Raffaele Morghen (Portici, 1758 – Firenze, 1833). (1) -
Lotto 130 Anonimo neoclassico, Ritratto di gentiluomo con cravatta nera. 1815.
Olio su tavola. cm 31x23,5. (1) In cornice intagliata e dorata coeva. Con la cornice: cm 39,5x34,5. -
Lotto 131 Anonimo della prima metà del XIX secolo, Funerale di Francesco Primo Imperatore d'Austria in S. Felicita. Post 1835.
Penna e inchiostro nero e bruno, acquerello grigio, matita di grafite. Carta vergellata sottile. mm 210x280. Con il titolo a matita nella parte bassa del foglio. Il disegno raffigura l'apparato per le esequie di Francesco Giuseppe Carlo Giovanni d'Asburgo-Lorena (Firenze, 12 febbraio 1768 – Vienna, 2 marzo 1835), figlio di Leopoldo II, fu l'ultimo imperatore dei Romani, primo imperatore d'Austria col nome di Francesco I, re di Boemia e re di Ungheria, e ultimo Duca di Milano.
(1) Foglio applicato per tre punti entro montaggio moderno. -
Lotto 132 Autori vari, Album di disegni di vari autori. 1800-1870.
In folio oblungo (mm 449x600). Legatura in mezza pelle marrone piatti in carta decorata con all'anteriore inserto in pelle con titolo in oro. Al contropiatto anteriore etichetta di appartenenza del pittore ornatista Cesare Maffei (Siena, 1805 - post 1876). Raccolta di disegni e acquerelli formata da esercitazioni accademiche di traduzione, ma per la maggior parte da vedute tratte dal vero o fantastiche, con begli scorci di Napoli, una veduta di Grottaferrara, altra di Villa d'Este a Tivoli, stupenda grande veduta di Vallombrosa siglata e con la data "1802", bella marina orientalista. (1) -
Lotto 133 Baccio Bandinelli [scuola di], Studio per figura senile poggiata a un bastone con le braccia conserte.
Penna e inchiostro bruno su carta vergellata sottile con filigrana "fiore di giglio in cerchio singolo sormontato da stella". Al verso a penna e inchiostro bruno in antica grafia: "Della scuola del Bandinello" e, più in basso, "di fra Bastian del Pionbo". mm 338x244. (1) Traccia di piegatura del foglio e di alcuni punti di fioritura. Minimo vecchio restauro ben eseguito ai quattro angoli. -
Lotto 134 Felice Boselli, Lepre appesa, testa di vitello, cacciagione, piccione vivo, funghi in un cesto, recipienti di rame e gatto / Tacchino, gallo, anitra, testa di capretto scuoiata, gallina spennata, cespo di insalata e piccione vivo su grande recipiente di rame. 1690 ca.
Olio su tela. cm 92/93x141/141,5. Coppia di dispense in pendant, verosimilmente eseguite per il committente nella cui collezione privata sono state fino a oggi conservate. Dovevano essere compositivamente complementari ciascuna con un "pranzo di magro" ovvero con un dipinto di pesci. Alcuni elementi tornano in altre nature morte del Boselli, come la testa di vitello, la lepre appesa, il gattone bianco e nero e il secchio di rame (si vedano i dipinti di Fontanellato, Arisi (1973), nn. 183-185). Assolutamente innovativa la presenza del cesto di porcini e del cespo di lattuga, così come il gallo appeso, il tacchino nel recipiente di rame, l'anitra al centro con le piume gonfie rese a pennellate corpose. Elemento che ricorre nella produzione più tipica del Boselli anche la testa scuoiata del piccolo montone, qui accostata alla corata e all'insalata riccia. Dalla vasta produzione di Felice Boselli, presente in particolare nelle case nobiliari del Piacentino e del Parmense, si deduce che fosse un pittore di fama, doveva quasi essere di rigore appendere alle pareti delle sale da pranzo quei suoi soggetti appetitosi e a un tempo truculenti, adatti a immense cucine nere di fumo e odorose di intingoli. Il suo linguaggio paesano fatto di carni macellate, pesci sventrati, uccelli morti, polli spennati, rami da cucina, sporte per la spesa, mastelli di legno, cavoli, verze, e rape, gettati su mense di pietra consunte o su tavolacci rustici, sta alla base del suo successo. Frequente nelle sue composizioni la presenza di animali domestici, gattoni, cani arruffati e randagi, volatili da cortile vivi accostati ad altri spennati e pronti per lo spiedo. A questo clima di semplicità verace si accompagna l'intonazione dei dipinti per lo più densi di pasta pittorica dai toni gravi e bassi rialzata da punti brillanti e argentei. Bibliografia: F. Arisi, Felice Boselli. Pittore di natura morta, Roma 1973, nn. 188-189, fig. 254 e 256. F. Arisi, Natura morta tra Milano e Parma in età barocca. Felice Boselli, rettifiche e aggiunte, Piacenza 1995, nn.87-88, illustrati. (2) Entrambi i dipinti con vecchia reintelatura ma sottoposti a pulitura recente. In cornice antica dorata. Con la cornice: cm 107/108x155. -
Lotto 135 Agostino Carracci [attribuito a], Paesaggio con due figure e scorcio con barche sullo sfondo.
Penna e inchiostro bruno, pennello e acquerello grigio e marrone chiaro, carta vergellata color avorio. mm 174x245. (1) Foglio applicato a pieno a supporto in carta vergellata. -
Lotto 136 Agostino Carracci [attribuito a], Sacra Famiglia. 1590 ca.
Penna e inchiostro bruno, pennello e acquerello marrone, carta vergellata sottile color crema. Foglio resecato irregolarmente nella parte alta e applicato a pieno su supporto in carta vergellata. mm 230x200. Al recto in basso a sinistra a penna e inchiostro bruno "Carraci" e all'angolo destro marchio della collezione Vittorio Luigi Modesto Ignazio Bonaventura Genevosio (Torino 1719-1795) (Lugt., 545) (1) -
Lotto 137 Bernardo Cavallino, Ester e Assuero. 1640-1642 ca.
Olio su tela.cm 76,5x103. Il dipinto, proveniente da collezione privata, è stato inserito da Nicola Spinosa nel catalogo ragionato dell'artista pubblicato a Roma nel 2013, così come il suo pendant conservato nella medesima raccolta e raffigurante Salomone e la Regina di Saba. L'artista eseguì più versioni di questo soggetto in momenti diversi della sua attività. La tela presente è raffrontabile a quella proveniente dalla raccolta Pagliara, oggi presso l'Istituto Suor Orsola Benincasa, databile ai primi anni Quaranta: il confronta autorizza l'ipotesi di un'esecuzione nello stesso giro di anni anche per la nostra versione. Un'ulteriore evoluzione quanto a materia pittorica e impreziosimento cromatico la si riscontra nel dipinto di identico soggetto della Galleria degli Uffizi (inv. P395) realizzato attorno al 1645 al tempo della piena maturità dell'artista. Bibliografia: N. Spinosa, Grazia e tenerezza "in posa": Bernardo Cavallino e il suo tempo 1616-1656, Roma 2013, p. 305-306, n. 39, fig. 39 b (1) In antica cornice dorata. Con la cornice: cm 103,5x129. Al momento della pubblicazione nella monografia del 2013 da parte di Nicola Spinosa, venivano segnalati nella scheda di catalogo "passati e malaccorti restauri", il dipinto viene presentato adesso dopo esser stato sottoposto a intervento di revisione e restauro da parte di Andrea Cipriani. -
Lotto 138 Richard Colt Hoare, Veduta all'Isola di Sora. 1791.
Penna e inchiostro bruno, rare tracce di matita di grafite, pennello e acquerello marrone chiaro e grigio. In basso a destra "R. C. HOARE ANGLUS Fecit / A.D. 1791". mm 510x670. Intellettuale di famiglia aristocratica, dopo aver perso la moglie nel 1785 intraprese numerosi viaggi sul continente: un primo tour continentale in Francia, Italia e Svizzera, e un secondo nel 1787 e nel 1788. Il resoconto dei suoi viaggi apparve nel 1815 e nel 1819 con i titoli Recollections Abroad e A Classical Tour through Italy and Sicily. Durante i suoi viaggi dipinse numerose vedute sotto forma di schizzi da cui in seguito eseguì principalmente disegni in seppia e inchiostro bruno, insieme a un numero minore di acquerelli.
(1) In vecchia cornice di noce chiaro. Con la cornice: cm 59x76. -
Lotto 139 Andrea Del Sarto [cerchia di], San Giovanni Battista. 1570 ca.
Olio su tavola. cm 70x53,5. Provenienza: collezione privata. Il dipinto è corredato di una nota che riporta un parere dell'ottobre 1966 espresso da Cesare Brandi nel quale lo studioso riconduceva la tavola alla cerchia sartesca, avanzando il nome di Domenico Puligo, e collocandolo attorno al 1520. La nota fa riferimento anche ad altra versione del soggetto presso Agnew's in occasione della 2° Biennale Mostra Mercato Internazionale Dell'Antiquariato, Firenze Palazzo Strozzi 16 settembre - 16 ottobre 1961 (catalogo Vallecchi), dove era presentata sotto il nome di Michele di Ridolfo del Ghirlandaio (Firenze,1503-1577). Il dipinto deriva da un modello di Andrea del Sarto conservato nella collezione Liechtenstein a Vaduz, (J. Schearman, Andrea del Sarto, Oxford, 1965, vol. II, n. 55, pp. 244-245, t. 71b) che riscosse molto consenso originando negli anni numerose versioni da parte di artisti della stretta cerchia sartesca. (1) In cornice dorata: cm 86x70,5. -
Lotto 140 Fedele Fischetti, Maddalena penitente con due angeli. Post 1767.
Matita nera su carta bianca vergellata sottile priva di filigrana. mm 208x138. Il disegno riprende la composizione del dipinto di Bartolomeo Schedoni del quale una delle versioni più note è attualmente al Minneapolis Institute of Arts, Minneapolis (inv. 62.86). Il disegno è stato esposto alla mostra Disegni e dipinti dal Cinquecento all'Ottocento, tenutasi a Londra presso l'Istituto Italiano di Cultura dal Novembre al Dicembre 1995 (n. 42, riprodotto). Nella scheda Mario Di Giampaolo notava già la ripresa del modello dello Schedoni che, a suo avviso, Fischetti potè vedere a Capodimonte dove l'opera si trovava dopo il trasferimento da Palazzo Reale tra il 1767 e il 1799, quando trafugata dai francesi entrò a far parte della collezione di Luciano Bonaparte (cfr. E. Negro, N. Roio, Bartolomeo Schedoni, Modena 2000, cat. 25). (1) Minimi residui di carta al verso e traccia di impronta di adesivo. -
Lotto 141 Baldassarre Franceschini (detto il Volterrano) [attribuito a], Figura panneggiata stante vista da tergo (r) / Studio per la medesima figura (v).
Matita rossa, rialzi in bianco, carta vergellata color nocciola (r). Matita rossa (v). mm 440x300. (1) Minimi residui cartacei al verso. -
Lotto 142 Charles Le Brun, Studio per la testa della madre di Dario. 1661 - 1673 ca.
Matita nera, rialzi in bianco, un tocco a matita rossa, carta vergellata sottile color seppia. mm 115x93. Al verso etichetta cartacea con iscrizione in antica grafia a penna e acquerello bruno "La mere de Darius etude de Charle Le Brun". Questo piccolo studio appare connesso con una delle teste di figura con turbante nel grande dipinto La famiglia di Dario di fronte ad Alessandro, compiuto da Le Brun attorno nel 1661 e conservato al Musée National du Château a Versailles. Lo studio non è però nello stesso verso del dipinto potrebbe quindi essere a maggior ragione riferito alla grande incisione che venne tratta dalla tela. Charles Le Brun dipinse quest'opera, nota anche come La tenda di Dario, a Fontainebleau sotto gli occhi di Luigi XIV. Ebbe un grande successo tra il re e il pubblico e fu in seguito seguita da quattro dipinti colossali che raffiguravano Alessandro Magno in battaglia. Negli anni Settanta del Seicento, Le Brun scelse personalmente Gérard Audran e Gérard Edelinck per riprodurre questi dipinti in incisioni. La stampa raffigurante La tenda di Dario è particolarmente preziosa perché il dipinto di Le Brun fu notevolmente ridotto nel 1682, quando fu installato nel Salone di Marte a Versailles. Il dipinto rappresenta un famoso episodio della storia di Alessandro, in cui il conquistatore mostra un "singolare esempio di moderazione e clemenza". Le Brun dedicò particolare cura alla raffigurazione delle espressioni facciali dei personaggi, ciascuna delle quali illustra una diversa "passione dell'anima". (1) Il foglio è applicato a montaggio per due punti in alto e inserito in passe-partout moderno. -
Lotto 143 Jacopo Ligozzi [alla maniera di], Foglio di studi per tulipani e altri fiori.
Penna e inchiostro bruno, traccia di acquerello grigio, carta vergellata sottile color crema con frammento di filigrana "doppio cerchio". mm 207x147. Al verso a penna e inchiostro bruno in antica grafia "Ligozzi", marchio non interamente leggibile a inchiostro nero e parte di timbro con la scritta "Firenze / 1881". (1) Al verso minimi residui di carta azzurra. Traccia di lieve alone e punti di fioritura. -
Lotto 144 Rutilio Manetti, Apollo dopo l'uccisione dei Ciclopi. 1630 ca.
Chiaroscuro a olio su carta riportato su tela. mm 370x453. Preparatorio di mano di Rutilio Manetti per l''incisione realizzata da Orazio Brunetti e datata 1630 recante in lastra l'iscrizione di rimando "Rutilius Mann.tus. inven / Horatius Brun.ius Senen. [...] sculp" (si veda esemplare presso la Biblioteca Comunale degli Intronati, inv. GDS F/2.I.3, c. 0071r). Sul primo piano si scorge Apollo che indica a una coppia reale e ai cortigiani il suo carro alto nel cielo, mentre al di sotto sul terreno giacciono i corpi senza vita dei tre giganti figli di Urano e Gea. L'episodio sembra da riferire all'esilio imposto da Zeus ad Apollo per aver ucciso i Ciclopi, i fabbri straordinari che forgiavano le sue saette. Apollo aveva così inteso vendicarsi di Zeus che aveva fulminato Asclepio, semidio figlio suo e di Arsinoe, reo di aver trovato la cura per far risorgere i morti. Zeus impose ad Apollo di servire nove anni presso un umano e scelse di inviarlo alla corte di Admeto re di Fere in Tessaglia dove il dio del Sole divenne guardiano dei buoi e dei cavalli del re. Nella parte posteriore del carro del sole si intravede un blasone però non appartenente a una famiglia senese. L'incisione doveva far parte di una una tesi e sarebbe utile per comprendere a pieno il senso della commissione reperire un esemplare completo della dedica esplicativa. Bibliografia: M. Ciampolini, Introduzione al disegno senese del Seicento, in G. Pagliarulo, R. Spinelli (a cura di), Pitture senesi del Seicento, catalogo della mostra Firenze e Siena 1989-1990, Torino 1989, p. 131. / M. Pierini, in G. Morolli (a cura di), Siena 1600 circa, catalogo della mostra 1999, p. 145. / M. Ciampolini, Drawing in Renaissance and Baroque Siena: 16th- and 17th- Century Drawings from Sienese Collections, exhibition catalogue, Georgia Museum of Art - Magazzini del sale 2002-2003, n. 31 (riprodotto). (1) Intelato e inserito in telaio. In listello di legno scuro: cm 38x46,5.