500 ANNI DI AUTOGRAFI - PARTE PRIMA

500 ANNI DI AUTOGRAFI - PARTE PRIMA

giovedì 21 marzo 2024 ore 18:00 (UTC +01:00)
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  • Dorotea di Lorena (Deneuvre 1545 - Nancy 1621), Lettera a Muzio Sforza - influenza in questioni giudiziarie
    Lotto 45

    Dorotea di Lorena (Deneuvre 1545 - Nancy 1621)
    Lettera a Muzio Sforza - influenza in questioni giudiziarie
    Lettera firmata
    Una pagina in-4
    Firma/data: Nansi li 17 7bre 1604
    Stato di conservazione: buono (lacuna al margine inferiore, non lesiva del testo)
    Numero componenti del lotto: 1

    Interessante lettera firmata, datata Nancy li 17 7bre 1604, dell'ultimogenita di Francesco I di Lorena e Cristina di Danimarca, indirizzata a Muzio Sforza, marchese di Caravaggio e membro del "Consiglio Secretto per Sua Maestà Catholica", nella quale lo prega di favorirla relativamente ad una questione giudiziaria: "la qual prego con ogni affetto favorirmi che quanto prima sia finita la Causa, et sia tenuto più conto della mia reputazione di quello, è stato tenuto sin qui, che deve all'obbligo grandissimo che le tengo come congiunta di affinità seco la rendo sicuro cghe il ... Duca mio fr.llo ne sentirà il maggior gusto del mondo, ed in tutte le occ.oni possibile se ne mostrerà grato...". Una pagina in-4.
    Dorotea è stata così chiamata in onore della zia materna. Nacque storpia o zoppa, causa che venne attribuito allo stress della madre durante la gravidanza (suo padre morì un mese dopo la sua nascita, il 12 giugno 1545). Dorotea è stata descritta come una persona di un certo fascino. Aiutò il fratello a progettare i giardini terrazzati, ornati da fontane e aranceti, nel recinto del palazzo ducale. Partecipò al matrimonio tra il re di Francia e Luisa di Lorena-Vaudémont a Reims nel 1573.

  • [Giovanni I di Sassonia (Dresda, 12 dicembre 1801 – Pillnitz, 29 ottobre 1873)]
    Lotto 46

    [Giovanni I di Sassonia (Dresda, 12 dicembre 1801 – Pillnitz, 29 ottobre 1873)]

    Righi autografi
    Una pagina in-8
    Firma/data: 4 giugno 1872
    Stato di conservazione: buono
    Numero componenti del lotto: 1

    I primi righi autografi, senza Firma/data: "Giovanni Muraro capo di Stazione a [...]. La sua moglie desidera d'esser impiegata a Pordenone dov'era prima, perché ci sono sepolti due figli suoi". I secondi righi, datati '4 giugno 1872', sono stati firmati da Enea Bignami, nei quali egli afferma che il testo precedente è stato scritto dal Re Giovanni I di Sassonia: ' Autografo di S.lle il Re Giovanni di Sassonia...'. Una pagina in-8 incollata su supporto cartaceo. Interessante anche il profilo del certificatore, Andrea Bignami. Compiuti gli studi in Svizzera, si arruolò nella guardia civica bolognese, raggiungendo il grado di capitano. Il 19 marzo 1848 accorse a Milano e qui, arruolatosi volontario in cavalleria, fu assunto quale ufficiale di ordinanza del generale T. Lechi, comandante la nuova guardia nazionale. Assegnato ai primi di aprile al quartier generale di Carlo Alberto alle dipendenze del generale Salasco, passò poi allo Stato Maggiore della IV divisione, comandata da Ferdinando di Savoia, cui si strinse di fraterna amicizia. Collocato in aspettativa al termine del conflitto, Bignami esaminò le cause della disfatta nel volume anonimo, ma posteriormente da lui stesso riconosciuto come suo, 'Campagnes d'Italie de 1848-49 par un Lieutenant d'Etat Major de l'Armée Piémontaise' (Turin 1849), in cui espresse giudizi acuti sui protagonisti della guerra. Ritornato a Bologna, si dedicò all'attività finanziaria e, operando in società col 'Banco R. Rizzoli' e quello dei 'Fratelli Cataldi', nel 1852 impiantò a Bologna una filanda meccanica per la lavorazione della canapa e del lino. Oggetto di particolare interesse fu per lui quello ferroviario, di cui divenne uno dei maggiori esperti italiani: sarà membro dell'amministrazione della ferrovia "Vittorio Emanuele" e poi delle Ferrovie dell'Alta Italia. Partecipò alla terza guerra d'indipendenza come capitano di Stato Maggiore della divisione di Bologna prima e di Firenze poi; dopo l'armistizio, quale esperto commerciale e ferroviario. Sull'argomento delle ferrovie Bignami ha lasciato due scritti interessanti: nel primo, dedicato al Rothschild,'Le domaine des chemins de fer du Sud de l'Autriche et de la Haute Italie' (Turin 1868), egli esaminava i punti fondamentali dell'economia dell'Italia e dell'Austria in rapporto soprattutto col problema delle comunicazioni ferroviarie. Il secondo scritto,'Cenisio e Fréjus' (Firenze 1871), da lui stesso tradotto in francese: 'La percée des Alpes' (Paris 1872) narrava le vicende del traforo, corredandole con notizie sulla storia, la geografia e la geologia della regione.

  • Adalberto di Savoia-Genova (Torino 1898 - ivi 1982), Società Caccia di Ampezzo
    Lotto 47

    Adalberto di Savoia-Genova (Torino 1898 - ivi 1982)
    Società Caccia di Ampezzo
    Lettera autografa firmata
    Due pagine in-4
    Firma/data: Cortina d'Ampezzo 5 Agosto 1926
    Stato di conservazione: buono
    Numero componenti del lotto: 1

    Lettera autografa firmata datata 'Cortina d'Ampezzo 5 Agosto 1926' di Adalberto di Savoia-Genova, Generale del Regio Esercito Italiano durante le due guerre mondiali. Nella missiva il Duca ringrazia per aver ricevuto un invito: "Gentilissimo Cavaliere, La ringrazio sentitamente del gentile invito fattomi a nome della Società Caccia di Ampezzo, che ho accolto con molto gradimento...". Due pagine in-4. Adalberto di Savoia-Genova fu un principe di 'Casa Savoia', appartenente al ramo Savoia-Genova. Nel periodo interbellico era spesso citato con il titolo di duca di Bergamo. Quarto figlio di Tommaso di Savoia-Genova e di Isabella di Baviera. Suo padre era nipote di Carlo Alberto di Savoia e di Giovanni di Sassonia. Sua madre era nipote di Ludovico I di Baviera e pronipote di Carlo IV di Spagna e di Francesco I delle Due Sicilie. Il 22 settembre 1904 il Re Vittorio Emanuele III, suo cugino, gli conferì il titolo di duca di Bergamo. Partecipò alla prima guerra mondiale e combatté con il suo reparto sul Montello nell'ottobre 1917 e in Vallagarina nel febbraio 1918. Successivamente la sua carriera militare si svolse fra l'Italia e l'Africa Orientale Italiana.
    Dopo l'occupazione italiana dell'Albania per Adalberto si parlò della nomina a luogotenente generale del Re, in quanto aveva rappresentato 'Casa Savoia' al matrimonio di Re Ahmet Lekë Bej Zog, suscitando molte simpatie fra gli albanesi. Il duca di Bergamo intrattenne una lunghissima relazione con Anita Scarzella, una nobile piemontese che, però, non si concluse con il matrimonio per via dell'opposizione di Umberto II. Nonostante vivesse in anni così importanti per l'Italia, Adalberto si tenne sempre lontano dalla mondanità e dalla corte e condusse una vita ritirata.

  • Carlo Alberto di Savoia - Carignano (Torino 1798 - Oporto 1849), Carlo Maffei di Boglio primo scudiero di Carlo Alberto di Savoia, opposizione alla promozione
    Lotto 48

    Carlo Alberto di Savoia - Carignano (Torino 1798 - Oporto 1849)
    Carlo Maffei di Boglio primo scudiero di Carlo Alberto di Savoia, opposizione alla promozione
    Minuta interamente autografa firmata
    Una pagina in-8, su bifolio
    Firma/data: 24 dicembre 1846
    Stato di conservazione: buono
    Numero componenti del lotto: 1

    Minuta interamente autografa firmata datata '24 dicembre 1846' del Re di Sardegna dal 1831 al 1849, indirizzata al Generale Carlo Maffei di Boglio (1772-1854), primo scudiero di Carlo Alberto di Savoia - Carignano e Gran Mastro del Corpo d'artiglieria di stanza al Palazzo reale di Torino. Carlo Alberto di Savoia-Carignano durante il periodo napoleonico visse in Francia dove acquisì un'educazione liberale. All'età di 12 anni Carlo Alberto e la madre furono ricevuti da Napoleone Bonaparte, che conferì al ragazzo il titolo di conte dell’Impero e una rendita vitalizia di 100.000 franchi. Come principe di Carignano nel 1821 diede e poi ritirò l'appoggio ai congiurati che volevano imporre la costituzione al re di Sardegna Vittorio Emanuele I. Divenne conservatore e partecipò alla spedizione legittimista contro i liberali spagnoli del 1823. Non destinato al trono, diventò re dello Stato sabaudo nel 1831, alla morte dello zio Carlo Felice che non aveva eredi. Da sovrano, dopo un primo periodo conservatore durante il quale appoggiò vari movimenti legittimisti d'Europa, nel 1848 aderì all'idea di un'Italia federata guidata dal Papa (neoguelfismo) e libera dagli Asburgo. Nello stesso anno concesse lo Statuto, la carta costituzionale che sarebbe rimasta in vigore (prima nel Regno di Sardegna e poi nel Regno d'Italia) fino al 1947. Guidò le forze che portarono alla prima guerra di indipendenza contro l'Austria ma, abbandonato da papa Pio IX e dal re Ferdinando II delle Due Sicilie, nel 1849 fu sconfitto e abdicò in favore del figlio Vittorio Emanuele. Morì in esilio qualche mese dopo nella città portoghese di Oporto. Il suo tentativo di liberare l'Italia settentrionale dall'Austria rappresentò il primo sforzo dei Savoia di mutare gli equilibri della penisola dettati dal Congresso di Vienna. L'opera sarà ripresa con successo dal figlio Vittorio Emanuele, che diverrà il primo re d'Italia. Nella missiva il Re di Sardegna gli comunica con rammarico che il "Conseil des Chevaliers de l'Ordre reunis" ha deliberato di non potergli accordare una promozione. Una pagina in-8, su bifolio.

  • Carlo Emanuele III di Savoia (Torino 1701 - Ivi  1773), Concessioni per ambulanti nel Regno di Sardegna
    Lotto 49

    Carlo Emanuele III di Savoia (Torino 1701 - Ivi 1773)
    Concessioni per ambulanti nel Regno di Sardegna
    Documento manoscritto firmato
    Una pagina in-4
    Firma/data: Dal campo sotto Pizzighettone il 27 novembre 1733
    Stato di conservazione: buono
    Numero componenti del lotto: 1

    Documento manoscritto firmato del Re di Sardegna Carlo Emanuele III di Savoia, detto il 'Laborioso' e soprannominato dai piemontesi 'Carlin', il quale salì al trono in conflitto con il padre e si circondò di militari a cui conferì le più alte cariche dello Stato. Sotto il suo regno, che durò quasi 43 anni, lo Stato sabaudo continuò a militare al fianco delle grandi potenze nelle guerre di successione polacca e austriaca, ottenendo considerevoli acquisizioni territoriali, che ne spostarono il confine al Ticino. Carlo Emanuele era il secondo dei tre maschi e pertanto alla nascita non era l'erede al trono; suo fratello maggiore Vittorio Amedeo, che era il principe ereditario, morì nel 1715 e da quella data Carlo Emanuele divenne principe di Piemonte. Carlo Emanuele viveva in una Torino profondamente cambiata dagli ultimi avvenimenti politici. Il Piemonte, dopo alterne vicende, era uscito vittorioso dalla guerra di successione spagnola, sconfiggendo l'esercito francese di Luigi XIV, e suo padre, Vittorio Amedeo II, aveva acquistato il titolo di re di Sicilia, che fu costretto a scambiare con quello di Sardegna. Il re ripudiava sempre più i fasti della corte, la mondanità e il lusso: vestiva di semplice panno e le sue camicie erano di tela grezza. Torino si era pertanto trasformata radicalmente: per volere regio, le feste erano bandite, l'ostentazione di ricchezza era reato. Vittorio Amedeo II, dopo i trionfi politici e militari, si era sempre più chiuso in sé stesso, diventando schivo e solitario. Dopo il 1728, le stranezze del Re iniziarono a degenerare sempre di più, probabilmente per una malattia mentale. La moglie Anna, madre di Carlo Emanuele, era morta e anche il primogenito, molto amato da Vittorio Amedeo, si era spento: il vecchio Re decise di abdicare e di lasciare il trono al figlio Carlo Emanuele III. Carlo Emanuele non era amato dal padre: gracile e quasi gobbo, si era incupito negli anni passati all'austera corte torinese e sembra che parlasse poco, solo l'indispensabile. La sua istruzione era stata sommaria, poiché tutte le attenzioni erano andate al fratello maggiore. Nel 1722 Vittorio Amedeo II fece sposare il figlio con la principessa palatina Anna Cristina Luisa del Palatinato-Sulzbach, che morì dopo appena un anno dando a Carlo Emanuele un erede, che morì in età infantile. La seconda moglie, scelta sempre dal padre, fu Polissena d'Assia-Rheinfels-Rotenburg, che diede al marito la maggior parte dei figli. Fu molto amata da Carlo Emanuele e venne mal vista da Vittorio Amedeo che, ritenendo che ella distogliesse le attenzioni del figlio dalla politica, giunse ad imporre agli sposi di dormire in due appartamenti separati. Premesso che la storia della sua abdicazione presenta ancora dei lati non chiari, quel che si sa è che nell'estate del 1730 Vittorio Amedeo decise di lasciare al figlio la sovranità sul Piemonte e il 3 settembre ne diede l'annuncio a tutti i suoi ministri. Dopo poco tempo passato a Chambéry, Vittorio Amedeo riprese a dare ordini e consigli al figlio, che tuttavia ripristinò balli, feste e lussi presso la corte torinese. Nell'estate del 1731, mentre Carlo Emanuele III si trovava a Chambéry, lo coprì d'ingiurie davanti al Consiglio dei Ministri, tacciandolo di inettitudine. Vittorio Amedeo decise, quindi, di riprendersi il trono. Tornò in Piemonte e confermò i ministri. Carlo Emanuele, informato delle mosse del padre, convocò in seduta straordinaria il Consiglio dei Ministri, che decretò che Vittorio Amedeo II andava arrestato ed imprigionato. Una scorta di soldati venne dunque spedita ad arrestare il vecchio re, che fu chiuso nel castello di Moncalieri, dove restò fino alla morte. Al termine delle lunghe vicende belliche che videro il regno di Sardegna coinvolto durante il regno di Carlo Emanuele III, il sovrano predispose l'ostensione della 'Sindone' nel 1750 come ringraziamento per le conquiste ottenute e la sorte favorevole ai piemontesi. Carlo Emanuele dedicò molta cura alla fortificazione dei passi alpini e delle frontiere. Introdusse la meritocrazia nelle gerarchie militari, favorendo anche coloro di non nobile nascita. Finanziò la storiografia nel regno, proteggendo storici quali Ludovico Antonio Muratori. Si servì di Jean-Jacques Rousseau per realizzare il primo catasto piemontese "Mappe sarde" che venne pubblicato nel 1770. Diploma pergamena datato 'Dal campo sotto Pizzighettone il 27 novembre 1733', nel quale si concede a Carlo Francesco Santi di Pojrino una "..delle piazze da venditore di robbe vive perpetua ed ereditaria stabilita sovra il medesimo luogo mediante la finanza di L. 750..'. Una pagina in-4 obl., controfirmata da funzionari. Il documento si colloca nell'ampia legislazione voluta da Carlo Emanuele III intorno alle concessioni per gli ambulanti del Regno.

  • Eugenio di Savoia - Carignano (Parigi 1816 - Torino 1888), Ringraziamenti, Angelo Carlevaris, Vittorio Grimaldi, Pubblica sicurezza, Fondo per il culto
    Lotto 50

    Eugenio di Savoia - Carignano (Parigi 1816 - Torino 1888)
    Ringraziamenti, Angelo Carlevaris, Vittorio Grimaldi, Pubblica sicurezza, Fondo per il culto
    Insieme di tre documenti manoscritti (due dei quali recanti firma autografa)
    Una pagina in-4
    Firma/data: Torino 13 gennaio 1859; Torino, addi 8 dicembre 1860; Firenze 21 Luglio 1866
    Stato di conservazione: buono
    Numero componenti del lotto: 3

    Carteggio di tre documenti in parte manoscritti, due dei quali recanti firma autografa di Eugenio di Savoia - Carignano, personaggio di spicco nella corte sabauda e nel Risorgimento, nominato da Carlo Alberto luogotenente nella guerra contro l’Austria del 1848 e successivamente uomo di riferimento di Vittorio Emanuele II. Militare e membro della famiglia reale nel 1825 Carlo Alberto lo chiamò a Torino per farlo educare nel collegio dei gesuiti, e più tardi lo integrò nei diritti di principe del sangue. Il 29 marzo 1849 ebbe il titolo di altezza reale. Destinato alla marina da guerra, ne divenne comandante generale nel 1844. Fu luogotenente del Regno durante le Guerre di Indipendenza (1848-1849, 1859 e 1866), reggente in Toscana (marzo 1860) e luogotenente a Napoli (gennaio 1861). Negli ultimi anni della sua vita presiedette la Commissione generale di difesa dello Stato e il Consorzio nazionale. Il lotto si compone di tre documenti: una bella lettera a carattere personale firmata da Eugenio di Savoia-Carignano, datata 'Torino li 13 gennaio 1859'; una lettera patente datata 'Torino, addì, 8 dicembre 1860' con cui Eugenio di Savoia-Carignano, in qualità di luogotenente generale di Vittorio Emanuele II, nomina tale Angelo Carlevaris delegato di circondario di II classe (documento privo di autografi). Infine chiude il lotto una seconda lettera patente redatta a 'Firenze il 21 luglio 1866', durante il breve periodo in cui Firenze divenne capitale d'Italia, in cui Eugenio di Savoia-Carignano, sempre in qualità di luogotenente generale di Vittorio Emanuele II, nomina Vittorio Grimaldi direttore capo di divisione nel Ministero di Grazia e Giustizia e dei Culti, la patente riporta la firma di Eugenio di Savoia-Carignano e del Ministro di Grazia, Giustizia e dei Culti Francesco Borgatti.

  • Jolanda Margherita di Savoia (Roma 1901 - ivi 1966), Felicitazioni e saluti, una firma dovuta all'amore
    Lotto 51

    Jolanda Margherita di Savoia (Roma 1901 - ivi 1966)
    Felicitazioni e saluti, una firma dovuta all'amore
    Lettera autografa firmata, su cartolina postale
    Una pagina
    Stato di conservazione: buono
    Numero componenti del lotto: 1

    Lettera autografa, senza data, nella quale la Principessa si firma con il cognome di suo marito 'Calvi'. Principessa di Savoia, d'Etiopia e Albania, per matrimonio con il conte Giorgio Carlo Calvi di Bergolo divenne contessa di Bergolo. La principessa respinse la pressione della nonna, la Regina madre Margherita di Savoia che voleva spingerla verso un matrimonio ambizioso con il principe ereditario d'Inghilterra, futuro Edoardo VIII, al quale il Re Vittorio Emanuele III d'Italia e la Regina Elena del Montenegro avrebbero acconsentito solo se la Principessa fosse stata d'accordo. Iolanda sposò, invece, secondo i suoi desideri il conte Giorgio Carlo Calvi di Bergolo, ufficiale di cavalleria. La Principessa seguì i genitori con il marito ed i figli nell'esilio del 1946 ad Alessandria d'Egitto e vi rimase fino alla morte del padre Vittorio Emanuele III, trasferendosi nuovamente a Roma. Durante l'esilio ad Alessandria d'Egitto la principessa fu l'istitutrice di Bob Krieger, fotografo e scultore italiano. La missiva è diretta ad un ingegnere: "Un monte di rallegramenti per la laurea anche da mio marito...".

  • Maria Pia di Savoia (Napoli 1934), Principessa di Jugoslavia e Principessa di Borbone-Parma
    Lotto 52

    Maria Pia di Savoia (Napoli 1934)
    Principessa di Jugoslavia e Principessa di Borbone-Parma
    Firma autografa su cartolina fotografica
    Una pagina
    Stato di conservazione: buono
    Numero componenti del lotto: 1

    Firma autografa, su fotografia scattata da Elisabetta Petri, della Principessa Maria Pia di Savoia figlia maggiore dell'ultimo re d'Italia Umberto II e della regina Maria José. Sorella maggiore di Vittorio Emanuele di Savoia, Principe di Napoli, della principessa Maria Gabriella di Savoia e della principessa Maria Beatrice di Savoia, con il primo matrimonio assunse il titolo di "Principessa di Jugoslavia" e con il secondo matrimonio, dopo il divorzio dal primo marito, assunse il titolo di "Principessa di Borbone-Parma". La Principessa trascorse l'infanzia in Italia, fino a quando nel 1946 seguì il padre in Portogallo in esilio, insieme alle due sorelle, mentre il fratello Vittorio Emanuele andò a vivere in Svizzera con la madre.

  • Margherita di Savoia (Torino 1851 - Bordighera 1926), Regina d'Italia
    Lotto 53

    Margherita di Savoia (Torino 1851 - Bordighera 1926)
    Regina d'Italia
    Note bibliografiche
    Due pagine in-8
    Stato di conservazione: buono
    Numero componenti del lotto: 1

    Note bibliografiche, senza firma, della Regina d'Italia, in tedesco e francese a testimonianza della sua vasta cultura. Due pagine in-8. "Japon geselrichlich...", "Série des grandes hommes d’Etat...". Altre annotazioni autografe similari. Margherita di Savoia fu consorte di Re Umberto I e la prima Regina consorte d'Italia. Negli anni in cui fu al fianco di Umberto esercitò una notevole influenza sulle scelte del marito e un grande fascino sulla popolazione. Cattolica, fieramente attaccata a Casa Savoia e profondamente reazionaria, fu una nazionalista convinta e sostenne la politica imperialista di Francesco Crispi. A corte gestì un circolo culturale settimanale e i balli che celavano spesso un piano diplomatico per assicurare una mediazione con l'aristocrazia "nera", rimasta fedele allo Stato della Chiesa e al pontefice dopo la presa di Roma. Ci furono molti omaggi popolari e poetici tributati a Margherita: dalla pizza Margherita alla celebre ode di Carducci 'Alla regina d'Italia'. Figlia di Ferdinando di Savoia-Genova, primo duca di Genova, e di Elisabetta di Sassonia, rimase orfana di padre all'età di quattro anni; con la madre e il fratello minore Tommaso, duca di Genova passò l'infanzia e l'adolescenza nel Palazzo Chiablese. La madre fu confinata da Vittorio Emanuele II nella villa di Stresa, come punizione per avere sposato clandestinamente un borghese, Nicola Rapallo. L'intercessione di Giovanni di Sassonia e di Aleksandra Fëdorovna, zarina madre, portò alla riabilitazione di Elisabetta e all'accettazione del matrimonio. Il rapporto con la madre fu piuttosto difficile, dal momento che la bambina non sopportava le sue confidenze con il nuovo marito. L'educazione di Margherita fu affidata all'istitutrice Rosa Arbesser, la quale occupò un posto di primo piano nella vita della Regina d'Italia. Rosa instaurò con lei un legame strettissimo. Sviluppò un amore sincero per la poesia e per l'arte e, quindicenne, scrisse un poemetto d'argomento medievale intitolato 'Le Gantelet'. C'erano poi le settimanali lezioni di ballo, cui prendeva parte anche il duca d'Aosta Amedeo, fratello del futuro sposo di Margherita. Molto si è discusso circa un amore adolescenziale maturato in queste occasioni tra i due e gli studiosi hanno sostanzialmente avallato l'ipotesi, pur nell'assenza di prove concrete. Nel 1868 Margherita e Umberto si unirono in matrimonio. Il viaggio di nozze prevedeva di scendere lungo tutta la penisola per far conoscere a tutta l'Italia i futuri sovrani. Nel 1869 nacque Vittorio Emanuele III, primo parto della monarchia sabauda dopo l'Unità d'Italia. Se la popolazione aveva manifestato il proprio calore per l'evento, assecondata dalle autorità civili, i rapporti con la Chiesa erano tesi al punto che l'arcivescovo di Napoli Sisto Riario Sforza si rifiutò di benedire il neonato. Nel 1878 Margherita ascese al trono come Principessa di Piemonte, diventando la prima Regina d'Italia. Era nota soltanto a una strettissima cerchia di corte la realtà del fallimento del matrimonio tra Umberto e Margherita. Umberto infatti era legato dal 1864 alla duchessa Eugenia Attendolo Bolognini Litta che amerà tutta la vita. All'inizio del matrimonio Margherita avrebbe voluto separarsi, ma poi decise di resistere alimentando la finzione di un matrimonio felice. Da Regina promosse le arti e la cultura, introdusse la musica da camera in Italia, fondò il quintetto d'archi di Roma. Fu grazie a una borsa di studio da lei concessa che, dal 1880 al 1883, poté studiare al Conservatorio di Milano Giacomo Puccini. Nel 1900 i sovrani erano in visita a Monza ma dei colpi di pistola posero fine alla vita del secondo sovrano d'Italia. Secondo una leggenda popolare, il giorno dell'attentato, Margherita avrebbe avvertito un tragico presentimento e tentato di dissuadere il consorte dal prendere parte all'impegno serale. L'11 agosto del 1900 divenne Re Vittorio Emanuele III. In veste di Regina madre, Margherita si dedicò a opere di beneficenza e all'incremento delle arti e della cultura. Nel 1904 il vivaio belga 'Soppelt & Notting' dedicò alla regina una rosa molto rara. Durante la Prima Guerra Mondiale Margherita trasformò in ospedale la sua residenza romana e fu tra le prime utilizzatrici delle automobili e convinta sostenitrice del nuovo mezzo di locomozione, fu promotrice dell'industria automobilistica italiana, nel primo decennio del XX secolo.

  • Luigi Montabone (.... - 1877), Umberto I di Savoia (Torino 1844 - Monza 1900)
    Lotto 54

    Luigi Montabone (.... - 1877)
    Umberto I di Savoia (Torino 1844 - Monza 1900)
    Ritratto fotografico, cm 14x10
    Stato di conservazione: buono (lievi abrasioni)
    Numero componenti del lotto: 1

    Ritratto fotografico di Umberto I di Savoia, Re d'Italia dal 1878 al 1900, immortalato in divisa militare. 'Fotografia Montabone - Firenze'. Luigi Montabone (... – 1877) è stato un fotografo pioniere della fotografia in Italia. Ricordato per il suo album "Ricordi del viaggio in Persia della missione italiana del 1862", la sua carriera è culminata con l'apertura di diversi studi fotografici a Roma, Firenze, Torino e Milano. L'album "Ricordo del viaggio in Persia della Missione italiana, 1862", conservato presso la Biblioteca Reale di Torino, è composto da settantadue fotografie, con ritratti di personaggi della Corte, di una ventina di personaggi georgiani, paesaggi dell'Armenia e del Caucaso e vedute persiane. Lo stabilimento fotografico Montabone fu premiato all'Esposizione Universale di Parigi del 1867 e fu presente all'Esposizione Nazionale di Torino del 1868 e del 1872. Il primo successore dello studio torinese è il fotografo Bertelli che gestirà lo stabilimento fino al 1888; dal 1889 subentra Rovere (con sede in piazza Castello, 25). Lo studio fotografico Montabone a Firenze si trovava in via de' Banchi 3. Lo studio fotografico Montabone era il fornitore di Re Umberto I.

  • Umberto II di Savoia (Racconigi 1904 - Ginevra 1983), Esilio, saluti
    Lotto 55

    Umberto II di Savoia (Racconigi 1904 - Ginevra 1983)
    Esilio, saluti
    Rigo e firma autografi su biglietto a stampa
    Una pagina
    Firma/data: Cascais 1 Gennaio 1967
    Stato di conservazione: buono
    Numero componenti del lotto: 1

    Rigo e firma autografi di Umberto II di Savoia, scritti durante l'esilio a Cascais. Dopo il risultato del referendum istituzionale del 2 giugno, il 13 giugno il Consiglio dei ministri trasferì, con un atto definito dal Re, le funzioni accessorie di capo provvisorio dello Stato al Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi. In quello stesso giorno, Umberto si recò in volontario esilio in Portogallo, non facendo mai più ritorno in Italia. Figlio di Vittorio Emanuele III e di Elena del Montenegro, la sua nascita sollevava i genitori dal timore che la dinastia si estinguesse, lasciando il trono al ramo collaterale dei Savoia-Aosta. Nel 1925 si stabilì nel Palazzo Reale a Torino, dove fino al matrimonio condusse una vita spensierata. Nel 1930 si sposò con Maria José, principessa del Belgio. Secondo la leggenda sarebbe stato un matrimonio d'amore, ma la storia sarà comunque contrastata a causa dei diversi interessi culturali, politici e sociali e soprattutto dal divario fra le due educazioni ricevute. Nel 1934 a Palazzo Reale a Napoli, nacque la primogenita Maria Pia. Nel 1937 nacque l'erede maschio, cui venne imposto il nome del nonno.
    Il principe ereditario non ha mai nascosto la sua opposizione al fascismo. Il 5 giugno del 1944, dopo la liberazione di Roma, Vittorio Emanuele III nominò il figlio luogotenente generale del Regno. Nel 1944 Umberto firmò anche il decreto che abolì la pena di morte, tranne per alcuni reati in tempo di guerra; sarà abolita definitivamente solo dalla Costituzione repubblicana del 1948. Il 9 maggio 1946, un mese prima dello svolgimento del referendum istituzionale, Vittorio Emanuele III a Napoli abdicò a favore del figlio Umberto. La speranza di casa Savoia era di far recuperare consensi all'istituto monarchico con l'uscita definitiva di scena del vecchio Re. La maggioranza in favore della soluzione repubblicana fu di circa due milioni dei voti validi. Umberto decise di lasciare l'Italia. La partenza del Re dava via libera all'istituzione della forma repubblicana. Come meta per l'esilio, Umberto II scelse il Portogallo, risiedendo dapprima a Colares e, in seguito, a Cascais in cui si trasferì nel 1961. E' unita una busta viaggiata.

  • Vittorio Emanuele II di Savoia (Torino 1820 - Roma 1878), Primo Re d'Italia
    Lotto 56

    Vittorio Emanuele II di Savoia (Torino 1820 - Roma 1878)
    Primo Re d'Italia
    Firma autografa su frammento
    (cm 26x13,5)
    Firma/data: Torino addì 18 Ottobre 1863
    Stato di conservazione: buono
    Numero componenti del lotto: 2

    Firma autografa di Vittorio Emanuele II su frammento di un documento con sigillo a secco. Sono presenti firme di alcuni funzionari. Vittorio Emanuele II di Savoia primo Re d'Italia (dal 1861 al 1878) è ricordato anche con l'appellativo di Re galantuomo, perché dopo la sua ascesa al trono non ritirò lo Statuto Albertino promulgato da suo padre Carlo Alberto. Grazie al ruolo svolto per realizzare l'Unità d'Italia, viene indicato come Padre della Patria. Nel 1822 Vittorio Emanuele sopravvisse a un incendio scoppiato nella casa fiorentina del nonno materno, in cui morì la sua nutrice. Questo evento, insieme alla scarsa somiglianza fisica e caratteriale tra Vittorio Emanuele e i genitori, contribuì alla nascita e alla fortuna della diceria secondo la quale il vero Vittorio Emanuele sarebbe morto bambino durante l'incendio e quindi sostituito con il figlio di un macellaio fiorentino. Nel 1831 il padre Carlo Alberto ritornò a Torino per succedere a Carlo Felice di Savoia. Vittorio Emanuele lo seguì a Torino e fu affidato al conte Cesare Saluzzo di Monesiglio. Gli sforzi dei precettori ebbero scarso effetto sulla refrattarietà agli studi di Vittorio Emanuele che di gran lunga preferiva dedicarsi ai cavalli e alla caccia. Nel 1842 sposò la cugina Maria Adelaide d'Austria. Nonostante l'amore che legava Maria Adelaide a suo marito e il sincero affetto che questi nutriva per lei, Vittorio Emanuele ebbe varie relazioni extraconiugali. Nel 1847, incontrò per la prima volta Rosa Vercellana che sarà la sua compagna per tutta la vita.
    Carlo Alberto, concesso lo Statuto Albertino il 4 marzo 1848 e dichiarata guerra all'Austria, apriva il lungo periodo del Risorgimento. Carlo Alberto firmò la sua abdicazione. Ottenuta un'attenuazione delle condizioni contenute nell'armistizio, Vittorio Emanuele II diede assicurazione di voler agire con la massima determinazione contro il partito democratico, al quale il padre aveva consentito notevole libertà e che l'aveva condotto verso la guerra contro l'Austria. Tuttavia, Vittorio Emanuele, malgrado le pressioni dell'Austria, si rifiutò di revocare lo Statuto, unico sovrano in tutta la Penisola a conservarla. Cavour divenne il 4 novembre 1852 Presidente del Consiglio del Regno. Fra i due non corse mai grande simpatia, anzi Vittorio Emanuele più volte ne limitò le azioni. Nel luglio del 1858 Cavour si diresse a Plombières, in Francia, dove incontrò segretamente Napoleone III. Gli accordi verbali che ne seguirono e la loro ufficializzazione nell'alleanza sardo-francese del gennaio 1859, prevedevano la cessione alla Francia della Savoia e di Nizza in cambio dell'aiuto militare francese, cosa che sarebbe avvenuta solo in caso di attacco austriaco. Napoleone concedeva la creazione di un Regno dell'Alta Italia, mentre voleva sotto la sua influenza l'Italia centrale e meridionale. A Plombières Cavour e Napoleone decisero anche il matrimonio tra il cugino di quest'ultimo, Napoleone Giuseppe Carlo Paolo Bonaparte, e Maria Clotilde di Savoia, figlia di Vittorio Emanuele. Alla volontà di Garibaldi di partire con volontari alla volta della Sicilia, il governo pareva molto scettico, per non dire ostile. C'erano, è vero, apparenti segni di amicizia tra Vittorio Emanuele II e Garibaldi, che sembravano stimarsi a vicenda. Nonostante l'appoggio del Re, ebbe la meglio Cavour, che privò in questo modo la campagna garibaldina dei mezzi necessari. Che il Re avesse, infine, approvato la spedizione, non si può sapere. Certo è che Garibaldi trovò a Talamone, quindi ancora nel Regno di Sardegna, i rifornimenti di cartucce. L'incontro con Garibaldi, passato alla storia come incontro di Teano, avvenne il 26 ottobre 1860: veniva riconosciuta la sovranità di Vittorio Emanuele II su tutti i territori dell'ex Regno delle Due Sicilie. Il Re Vittorio Emanuele assume il titolo di Re d'Italia - 17 marzo 1861. "Viva Verdi": questo era stato il motto delle insurrezioni anti-austriache nel Nord Italia quando i patrioti non intendevano tanto esaltare la figura del grande musicista quanto propagandare il progetto unitario nazionale nella persona di Vittorio Emanuele II (Viva V.E.R.D.I. = Viva Vittorio Emanuele Re D'Italia). Il 17 marzo 1861 il parlamento proclamò la nascita del Regno d'Italia.

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500 ANNI DI AUTOGRAFI - PARTE PRIMA

La parte prima di una selezione di oltre trecento autografi, con rilevanti nuclei risorgimentale e del novecento italiano. Tra gli altri, documenti emessi dalla cancelleria papale, su privilegi e Inquisizione.

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