#75: Antiquariato e Arte e Ceramica Siciliana
-
Lotto 85 San Giuseppe con Bambin Gesù, Second half of the 17° secolo Cm 135x77, opera sprovvista di corniceDipinto ad olio su tela
-
Lotto 86 Ovale raffigurante Cristo spogliato delle vesti prima della crocifissione, 17° secolo Diametro cm 61x54Opera sprovvista di corniceOpera sprovvista di cornice
-
Lotto 87 Ovale raffigurante Crocifissione di Gesù, 17° secolo Diametro cm 61x54Opera sprovvista di corniceOpera sprovvista di cornice
-
Lotto 88 San Bartolomeo, Second half of the 17° secolo Cm 99x70, in cornice cm 106x79Dipinto ad olio su tela
-
Lotto 89 Pieter Coecke van Aelst (attribuito_a) (Flemish 1502-1550) - Madonna con libro e Gesù bambino.Cm 40x30Dipinto ad olio su tavola"Eccellente pittore rinascimentale fiammingo ha vissuto in Italia dove ha avuto modo di apprezzare l'arte dei pittori italiani suoi contemporanei. Fu un grande estimatore di Raffaello, a cui spesso si inspira, come ad esempio in questo dipinto, seppur sostanzialmente rimane ateo entro canoni e sviluppi stilistici suoi propri. Ha dato un contributo importante alla grande arte rinascimentale nelle fiandre. Disegnatore, pittore ed editore di trattati di architettura fu conteso dai più famosi personaggi del suo tempo: Carlo V, Francesco I Re di Francia, Enrico VIII d'Inghilterra, Cosimo I dei Medici. In tale opera è evidente l'influenza dei modi rinascimentali italiani. Egli avvia nei Paesi Bassi il passaggio e la transizione dalla concezione tardo gotica a quella rinascimentale. Gli scritti e i trattati di Sebastiano Serlio gli furono di esempio. Questo dipinto, semplice, probabilmente per una committenza privata, si ispira in qualche modo alla Madonna del Connestabile da Raffaello. Infatti, la rappresentazione della Madonna e del bambino è resa in maniera reale e fluida, donando naturalità alla scena. Egli abolisce lo sfondo paesaggistico e incentra la figurazione sui due personaggi dando cosi più forza al significato spirituale. Traspare ed è palpabile un’armonia mesta e malinconica, allo stesso tempo una serenità trasmessa dai personaggi, soprattutto nello sguardo di Maria, che legge la profezia sulla morte di Gesù, con dolce rassegnazione mentre il bambino la ingiunge a leggere indicando con il dito. Le forme sono ben calibrate e la gestualità del bimbo indicante e della Madonna che lo stringe alla vita in maniera protettiva, rendono la scena felice e ridondante di armonia. Una luce che sembra provenire da una finestra incentra i personaggi e illumina gli abiti dipinti in maniera morbida e fluida. Fu di esempio per tutti quei pittori olandesi- manieristi della seconda metà del 500. 40x30, olio su tavola. Provenienza: illustra famiglia catanese." ASORstudio
-
Lotto 90 Gaspare Da Pesaro (attribuito a) (Operante a Palermo 1413-1461) - Madonna in trono col Bambino tra i SS.Giovanni e GirolamoCm 42,5x32,5Tempera su tavolaPresente expertise del Prof. Claudio Strinati :
"La tavola raffigurante la Madonna in trono col Bambino tra i Ss. Giovanni Battista e Girolamo ( tempera su tavola, cm 42,5 x 32,5) è un’opera inedita databile, per motivi stilistici e con relativa approssimazione, al primo quarto del secolo quindicesimo e attribuibile, sia pur per via indiziaria in mancanza di confronti certi, a Gaspare da Pesaro, un pittore attivo lungamente nel meridione d’ Italia, attestato da numerose carte d’archivio e testimonianze manoscritte e poi a stampa delle fonti che ci informano della sua attività, ma di cui non rimane neppure un’ opera certa, per firme o documenti. E tuttavia gli indizi che si riscontrano nel dipinto possono far pensare che ci troviamo di fronte ad un’opera di qualità finissima nonché di eccellente conservazione e di rilevante interesse storico-artistico, probabilmente di mano di questo mitico pittore. Le fonti ci permettono, infatti, di inquadrare prima di tutto i termini cronologici sicuri del suo lavoro. Nato nell’ ultimo decennio del secolo quattordicesimo, il pittore e miniatore Gaspare da Pesaro morì nel 1461 dopo una carriera fervida e onorata anche da grandissimi committenti come il re di Napoli Alfonso il magnanimo che lo invitò alla corte di Gaeta per affidargli un incarico inerente alle sue competenze di miniatore che, per quel tempo, significava la fornitura sia di opere su carta sia di dipinti su tavola di piccolo o piccolissimo formato, idonei ad essere collocati su una scrivania o in uno studiolo. Specialista della pittura sacra, soprattutto dei Gonfaloni e degli Stendardi, ma specializzato anche in opere di minore formato e di elegante iconografia, Gaspare da Pesaro fu certamente un esponente di spicco di quella scuola marchigiana del Quattrocento che annovera una serie di figure rimarchevoli, tra cui Giovanni Antonio da Pesaro nella prima metà fino a Nicola di Maestro Antonio da Ancona nella seconda metà. Lo stile del nostro quadro, qui in esame, è prettamente marchigiano, con un misto di naturalismo (il bellissimo e tornitissimo bambino e il volto quasi sferico della Madonna) e tendenza goticheggiante astraente (la figura del Battista così emaciata o l’ arguto san Girolamo intento nella lettura). Queste figure appartengono ad una tipologia di immagini che caratterizzano tutta la cultura dell’area adriatica influenzata solo parzialmente dalla scuola veneziana ma partecipe anche di quella cultura dalmata che fu così determinante per un altro veneto-marchigiano eccelso, Carlo Crivelli col quale il nostro dipinto ha qualche punto di contatto. La tradizione attribuisce, sovente con scarso fondamento, a Gaspare da Pesaro opere molto diverse tra loro, tra cui addirittura il Trionfo della Morte di Palermo. Nondimeno l’appartenenza della nostra tavola alla cultura marchigiana adriatica sembrerebbe lampante, mentre l’impossibilità di condurre confronti convincenti con altre opere di autori acclarati, induce a pensare di trovarsi di fronte ad un artista insigne si, ma largamente dimenticato dalla storiografia. Tutte queste deduzioni mi portano, allora, a pensare che l’identikit probabile di Gaspara da Pesaro possa coincidere con quello che si vede nel nostro quadro. Il nitido baldacchino fa pensare, peraltro, alla pittura processionale di cui Gaspare da Pesaro fu noto maestro e l’idea, da autentico miniatore, di non dipingere il nimbo della Vergine ma di ricavarlo dal fondo oro su cui l’intera tavola è dipinta, sembrerebbe un escamotage raffinato ed elegante, degno di una mente pittorica colta. Quel misto di ironico e insieme di solenne, è caratteristica peculiare di questa arte adriatica e un certo rapporto con l’altro famoso pesarese del tempo, Giovani Antonio, rende ancor più plausibile l’identificazione del nostro quadro con questo sconosciuto ma notevole pittore. E ancor più interessante è apprendere dalle fonti che Gaspare, nel primo periodo della sua attività fu in stretti rapporti di collaborazione con un pittore, di cui pure ignoriamo tutto, chiamato Niccolò di Magio, senese. E un certo influsso dell’ambiente senese del primo Quattrocento è pure presente nella nostra opera qui in esame. Le prime notizie che abbiamo di Gaspare sono inerenti al suo primo matrimonio contratto nel 1415. Sembra probabile che il nostro dipinto sia databile proprio in quel torno di tempo." -
Lotto 91 Giuseppe Diamantini (Fossombrone 1623-Venezia 1705) - Caino ed Abele, Eigh° decade of the 17° secolo Cm 76x101 in cornice cm 97x122Dipinto ad olio su tela
Corredata da perizia del Prof. Strinati: "Il notevolissimo e pregevole dipinto raffigurante Abele morto con sullo sfondo la figura di Caino in lontananza (olio su tela, cm.171 x 176) è un magnifico, e splendidamente conservato autografo, a mio avviso, del grande pittore veneto ancorché di origine marchigiana(perché nato a Fossombrone nel 1623) Giuseppe Diamantini. Diamantini è un singolarissimo artista dal gusto quasi preromantico e dalla parabola lunga e complessa che lo porto a stabilirsi per gran parte della sua vita a Venezia dove morì nel 1705 in un clima culturale,debitore soprattutto alla colta tradizione bolognese, molto mutatorispetto ai presupposti barocchi tipici della sua gioventù. Problematiche, queste, ampiamente illustrate nella pregevolemonografia di A.M. Ambrosini Massari, M. Cellini, M. Luzi, Giuseppe Diamantini, 1623- 1795-pittore e incisore dalle Marche a Venezia, Ancona, il lavoro editoriale 2021. Il dipinto posto alla mia attenzione riflette la peculiare tendenza del ragguardevole maestro verso il cosiddetto “tenebrismo”,tendenza tipica di vari pittori dell’ambiente veneto del tempo ma che in Diamantini trova una realizzazione veramente singolare e personalissima. Il nostro dipinto risale con precisione all’ottavo decennio del secolo diciassettesimo quando Giuseppe Diamantini, insieme con altri eminenti pittori, partecipo ai lavori artistici nel magnifico Palazzo Gritti Badoer a Venezia lasciandovi opere notevoli che ritengo ben si confrontano col quadro qui in esame. Il soggetto, patetico e tragico al contempo, era molto amato dagli artisti dell’epoca e quindi Diamantini si inserisce ad alto livello in un clima figurativo di fervida emotività e come incombente sullo spettatore. Appare estremamente suggestivo lo scorcio della figura immersa nell’oscurità profondissima, magnificamente contrastante con l'accecante chiarore della mandibola d’asino con la quale Caino, nel racconto biblico, percosse il fratello uccidendolo. Un autentico piccolo capolavoro." -
Lotto 92 Sospensione a petrolio a 10 luci, nineteen° secolo Cm 115x60Con campana in opaline bianco e contenitore in porcellana dipintaCon campana in opaline bianco e contenitore in porcellana dipinta
-
Lotto 93 Lampadario in vetro Murano 25 luci Maria Teresa, Primi 20° secolo H cm 107 x 89
-
Lotto 94 Lampadario con struttura in metallo, brindoli in vetro molati a mano, 8 luci, Primi 20° secolo H cm 93x60
-
Lotto 95 Lampadario con struttura in metallo, brindoli in vetro, 13 luci, Primi 20° secolo H cm 103x60
-
Lotto 96 Lampadario/Lanterna con diffusore esagonaleH cm 29x26