Asta 269 - Cuprum Reloaded. Bronzetti dal Medioevo all'800
-
Lotto 61 Cristo
Scuola romana
XVII-XVIII secolo
Bronzo argentato
Alcuni difetti di fusione
29x20x5,5 cm
Questa affascinante Cristo vivo appartiene a modelli barocchi sviluppatisi a Roma nel XVII secolo dalle opere del Bernini e dell'Algardi.
Non ho trovato un modello identico da cui possa essere stato copiato, per cui si tratta di opera autonoma, fino a prova contraria.
Siamo abituati a vedere Cristi toscani ispirati all'opera del Giambologna e della sua scuola. Tratti inconfondibili nei panneggi: avvolgono il fianco sinistro per raccogliersi sul destro con un nodo, tesi senza svolazzi, compressi in una geometria perfetta.(confrontare lotto successivo)
A volte il perizoma si drappeggia intorno ad un cordone, che stringe i fianchi, e sembra stia per scivolare gi√π.
Successivamente, I grandi di scultori barocchi resero eccessivi i movimenti di questi panneggi, che sembravano mossi da un vento incontrollabile. Esistono però alcuni modelli di Crocifisso, sia del Bernini che dell'Algardi, in cui il panneggio è sobriamente composto: questo fascia le natiche da dietro e si annoda, incrociandosi, sul davanti, senza svolazzi.
Il nostro Cristo, senza disturbare grandi nomi, presenta un panneggio di questo ultimo tipo. Avvolge comodamente i fianchi del Cristo e si incrocia sul davanti penzolando sul fianco destro generando una serpentina di tessuto.
Poi, lo spasimo che precede la morte è straordinariamente rappresentato con una torsione che non si può commentare, ma solo vedere.
Tutti i particolari di questa fusione rimandano al modello di un uomo, in miniatura, appeso alla una croce in uno spasmo di dolore.
Il bronzo presenta alcuni ritiri di fusione ed alcune riparazioni antiche non perfettamente eseguite. La testa, i capelli ed il perizoma sono accuratamente rifiniti al bulino e punzonati. Il materiale e l'argentatura sono inequivocabilmente antichi.
Per un collezionismo colto e di nicchia.
Bibliografia
Jennifer Montague, Algardi l'altra faccia del Barocco, De Luca Edizioni, Roma, 1999, scheda 28, 33, 92. Tav. 5.
Andrea Bacchi-Anna Coliva, Bernini, Officina Libraria, Milano, 2017, pp.284-289 -
Lotto 62 Antonio Susini (1558-1624) da un modello di Giambologna (scuola di)
Cristo
Probabilmente XVII secolo
Bronzo, patina trasparente rossastra,
tracce di patina nera
23x20,5x5
Piccola mancanza alla frangia del perizoma.
Catalogare i Crocifissi usciti dalla fonderia del Giambologna, o da quelle che a lui si ispiravano, rappresenta uno dei misteri del creato. Le innovazioni stilistiche apportate al soggetto dal grande scultore si diffusero in Toscana per tutto il Seicento, almeno.
Lungi dall'idea di azzardare attribuzioni a grandi nomi, si segnala una decisa somiglianza con opere pubblicate dello scultore, fornendo uno stimolo di riflessione per il collezionista connoisseur.
Noi conosciamo il corpus dei Crocifissi di grandi dimensioni prodotti dalla fonderia del Giambologna (SS.Annunziata, Santa Maria degli Angiolini, Convento San Marco...), da questi modelli aulici vennero fatte riduzioni per il culto domestico o per regali diplomatici.
La produzione di questi oggetti veniva realizzata dal Susini, o da qualche lavorante specializzato, presentando piccole varianti.
Questo gruppo, il cui modello è il crocifisso di Santa Maria degli Angiolini, Autografo del Giambologna, presenta quasi universalmente corpo piuttosto allungato, perizoma stretto molto tirato, annodato sul fianco destro, ed una testa importante inanellata di capelli. Il Cristo presente al lotto n.80 appartiene a questa tipologia.
Altra tipologia è quella derivante dal piccolo Cristo in argento della Santa Casa di Loreto. Questo presenta un perizoma meno teso, che si insinua fra le cosce generando una sorta di triangolo. Annodato sul fianco destro si conclude con una fusciacca morbida e lunga.
Nella scuola del Giambologna i perizoma variano mantenendo delle costanti. Il crocifisso qui presentato si colloca all'interno di questi parametri ed ha un panneggio stretto e tirato, che si annoda sull'anca destra.
Due modelli presenti nella collezione di Michael Hall si avvicinano molto a quello presentato in questa sede. Charles Avery li attribuisce ad Antonio Susini. Anche il nostro ha il panneggio basso e teso e si annoda in modo analogo.
Entrambi condividono col nostro una bella patina lucida e rossastra. Finissima lavorazione della testa e dei piedi. Realistica rappresentazione del costato. Mutilo di un pezzetto della fusciacca.
Con le dovute cautele del caso, lo proponiamo come opera della scuola di Antonio Susini, probabilmente XVII secolo.
Bibliografia
Charles Avery- Michael Hall, Giambologna Sculptor of the Medici, Somogy Editions d'art, Parigi, 1999, scheda 25 e 26
Floriano Grimaldi-Massimo Masci, Giambologna fra tecnica e stile, i Crocifissi documentati, Etruria Editrice, Pistoia, 2011, per il crocifisso del cardinale Ferdinando dei Medici: scheda 3, pp.55-60, 68-79. Per il Crocifisso della Santa Casa di Loreto pp.45-51, 82-94. -
Lotto 63 Ferdinando Tacca (Firenze, 1619-1686) (scuola di)
Cristo 
Probabilmente XVII secolo
Bronzo con patina trasparente marrone, tracce di patina nera
28,5x28,5x6 cm
Il modello di questo bellissimo Crocifisso è stato riconosciuto alla scuola di Giambologna (Charles Avery), associato alle figure di Pietro e Ferdinando Tacca, eredi della sua fonderia e di tutti i modelli da lui prodotti.
Due Cristi pressoché identici al nostro appartengono alla collezione parigina di Michael Hall, uno dei quali in argento ( vedi catalogo della mostra). Quello in bronzo viene attribuito a Ferdinando Tacca, quello in argento ad un artista prossimo a Giambologna, forse Pietro Tacca.
Pietro Tacca ed il nipote Ferdinando furono gli eredi della fonderia granducale del Giambologna, e continuarono i suoi modelli inventandone di originali.
Analizzando i Cristi di Michael Hall sono stati rintracciati i modi operandi del Giambologna, ad esempio il tipo di unghie a rilievo di forma quadrara, e quindi sono stati attribuiti agli eredi del grande maestro.
Anche il Cristo vivo qui presentato si avvicina a quel modo di lavorare, se analizzato bei particolari.
Segnalerei un riferimento iconografico piuttosto calzante, ovvero il famoso disegno di Michelangelo raffigurante un Cristo vivo del British Museum. La posizione del Cristo, il perizoma teso a triangolo ed il tipo di fisicità sono facilmente confrontabili con i crocifissi di Michael Hall e di quello qui presentato.
Guglielmo della Porta, allievo di Michelangelo, potrebbe essersi ispirato a quel disegno per realizzare questa tipologia di crocifisso. Potrebbe essere una strada da percorrere, per i volenterosi.
Ultima annotazione, le misure ( 28,8x28,8) rientrano nel gusto rinascimentale di includere il corpo umano in una geometria perfetta.
Bibliografia
Charles Avery-Michael Hall, Giambologna Sculptor of the Medici,
Somogy Editions d'art, Parigi, 1999, pp.122-125.
Alessia Alberti, Alessandra Rovetta, Claudio Salsi, D'Apres Michelangelo, catalogo della mostra, Marsilio, Venezia 2015, pp.244-275. -
Lotto 64 Matrona romana in veste di Venere pudica
Veneto?
XVI-XVII secolo
Bronzo patinato
Tot. 38,5x10x10 cm
Bronzo 30x9x5,5 cm
Questo affascinante e raro bronzetto, raffigura una matrona romana atteggiata a Venere pudica, una mano sul seno ed una sulla natura.
Esistono vari esempi di Venus Pudica ereditati dall'antichità classica, uno fra i piu noti, e molto replicato sin delle origini, è la Venere dei Medici, marmo ellenistico conservato nella tribuna degli Uffizi a Firenze.
La cosa curiosa di questo nostro bronzetto è che la testa della Venere ricalca perfettamente i ritratti femminili di epoca adrianea. L'inconfondibile pettinatura a fitti riccioli incorniciati da un diadema riporta l'iconogragia della Venus Pudica alla realtà di un personaggio vero che con essa si identifica.
Da questa considerazione il titolo assegnato alla nostra scultura.
In nostro bronzetto è caratterizzato da una forte matericità della patina superficiale che lo fa assomigliare ad una scoperta archeologica.
Un tipo di femminilità fortemente legato a modelli archeologici: aspetto un po tozzo, fianchi larghi e piccoli seni. Forme sensuali, che riproducono modelli arcaici di donna.
Paragonerei la nostra Venere a quella conservata alla Galleria Giorgio Franchetti alla Ca' d'Oro, Venezia,
ed a quella nel Museo Correr, sempre Venezia. Entrambe sono apparentemente archeologiche, ma realizzata in ambito Veneto in epoca rinascimentale. Quella del Correr attribuita a Tullio Lombardo.
Altri esempi simili al Museo Nazionale di Firenze ed alla Walters Art Gallery, Baltimora. In tutti questi casi il modello scultoreo è quello della Venere Anadiomene (ovvero una dea appena nata dalle acque che si strizza i capelli), ma la fisicità e la pettinatura sono assolutamente paragonabili a quelle del nostro bronzo.
Bibliografia
Giovanni Mariacher, Bronzetti Veneti del Rinascimento, Neri Pozza ed. Vicenza, 1993, scheda n. 109 con relativa foto.
Leo Planiscig, Piccoli Bronzi Italiani del Rinascimento, Fratelli Treves Editori, Milano MCMXXX, tav. LX, CIV.
Wilhelm Bode, The Italian Bronze Statuettes Of The Renaissance, New edition revised by J.D.Draper, M A.S. De Reinis, New York, 1980, tav. CIV. -
Lotto 65 Enrico IV a cavallo
Scuola francese
XIX secolo
Bronzo patinato nero
27x24x10,5 cm
Questo monumento a cavallo rappresenta re Enrico IV mentre sprona il suo esercito nella battaglia di Ivry nel 1590.
Sulla base di questo bel gruppo scultoreo viene incisa la frase che il re avrebbe detto in tale occasione, facendo riferimento alle piume bianche poste sull'elmo per essere pi√π facilmente riconoscibile nella battaglia.
Tipica lavorazione dei bronzi francesi dell'epoca, molto precisa e realistica nei minimi particolari.
Da biblioteca. -
Lotto 66 Tiberio
Arte italiana
Periodo Neoclassico
XVIII-XIX secolo
Bronzo patinato marrone con tracce verdognole
47x38 cm
Classico medaglione ovale raffigurante profilo di imperatore romano, in questo caso Tiberio (42 A.C.-37 D.C.).
Sicuramente faceva parte di un ciclo di imperatori usati come decorazione all'antica.
Fusione di grandi dimensioni con bella patina, periodo Neoclassico. -
Lotto 67 Pierino da Vinci (1530-1553) (da un modello di)
Placca raffigurante Sacra Conversazione
Anonima fonderia italiana
XIX secolo
Bronzo patinato nero
41,5x28x3 cm
Grande placca realizzata in bassorilievo, raffigurante la Madonna seduta di profilo con Ges√π in grembo ed il Battistino. Nella composizione compaiono Sant' Anna e sullo sfondo il profilo di un patrono.
Questa bella placca è tratta da un' opera in marmo realizzata da Pierino da Vinci, nipote di Leonardo.
Il marmo fu rubato dai nazisti nel castello di Poppi bel 1944. Questa rara placca, dunque, testimonia l'opera andata dispersa.
Opera in bronzo realizzata con la tecnica dello Stiacciato (usato da Donatello per creare profondità con il minimo di rilievo), molto artistica e decorativa. -
Lotto 68 Placca raffigurante Benvenuto Cellini
Bronzo patinato nero
Manifattura italiana
XIX secolo
37x29x3
Grande placca decorativa ad altorilievo, in stile rinascimentale, raffigurante lo scultore Benvenuto Cellini.
Il ritratto del grande maestro viene compresso in un ovale incorniciato da putti reggenti cartigli.
Manufatto realizzato per sembrare antico, presenta forte matericità e patina molto intensa. Rientra nello stile Revival rinascimentale del XIX secolo.
Fusione rara ed interessante. -
Lotto 69 Santa Barbara
Scultore tardo barocco
XVIII secolo
Bronzo patinato nero
Tot. 69,5x29x24 cm
Bronzo 63x29x24 cm
Scultura di notevoli dimensioni, raffigura Santa Barbara con il segno del suo martirio, la torre in cui fu imprigionata dal padre a causa della sua fede cristiana.
La figura incede avvolta in un panneggio che le ruota intorno, come preso da un vortice.
La Santa tiene in braccio il modello di una torre, e stende la mano destra in avanti, quasi in segno di benedizione.
Il tutto ci ricorda certe figure mariane col bambino in braccio uscite dalla produzione barocca.
Il pensiero va immediatamente alle tante sculture di sante realizzate in epoca barocca, in estasi e sospese in vortici di panneggi mossi dal vento divino.
Per questa scultura si è parlato di ambito di Pierre Puget(1620-1694), uno scultore che lavorò molto a Genova. Anche l'ambito genovese non è da sottovalutare, scultori come Filippo Parodi (1630-1702) e scuola realizzarono opere a cui la nostra si avvicina.
Anche la sovrapposizione ad una nota scultura in bronzo dell'Algardi, che appunto rappresenta una Madonna col bambino, è inevitabile (New York, collezione Alexis Gregory). Il capolavoro dell'Algardi, conosciuto in diverse repliche, è più classicamente drappeggiato, ma ha punti in comune con la nostra fusione.
Come sempre, senza scomodare grandi nomi, la nostra bella scultura è stata realizzata da uno scultore che viveva le tematiche della cultura barocca ed ha prodotto un'opera che trovo molto originale ed intrigante. Il bronzo non rivela particolare cesellatura, sembra quasi realizzato di getto, per fissare un'idea, una specie bozzettone.
Non esistendo, per quanto ne sappia io, una scultura di soggetto analogo da cui potrebbe essere stata copiata, sarebbe interessante approfondirne lo studio in altra sede.
Bibliografia
AAVV, Pierre Puget, catalogo della mostra Marsiglia-Genova, Electa Milano, 1995, pp.55, 118, 146-151, 238, 240, 244, 246.
Jennifer Montague, Algardi-L'altra Faccia del Barocco, catalogo della mostra, ed. De Luca, 1999, 224-229. -
Lotto 70 11 Mascheroni, Francia XIX secolo
Ottone, dorato e non
Da 11x9 a 19x20 cm
Divertente raccolta di mascheroni di gusto eclettico, probabilmente realizzati nel XIX secolo.
Forse decorazioni di mobili e stipi in stile Napoleone III.
L’elemento più piccolo raffigura un Bacco. Uno dei più grandi un Ercole con la pelle di leone sul capo. Un gruppo di cinque presenta volti muliebri incorniciati da nastri e perle. Un' altra decorazione grande una donna con la testa alata. E così via.
Piccola collezione molto divertente e di sicuro effetto decorativo
Bibliografia:
Enrico Colle, Angela Griseri e Roberto Valeriani, I Bronzi Decorativi in Italia - Electa, Milano, 2011. Vedere soprattutto le parti dedicate all'Eclettismo ottocentesco.
-
Lotto 71 Fibbia Famiglia Peretti, Probabilmente XVII secolo
Bronzo patinato marrone
12x9x2 cm
Raro oggetto d'abbigliamento antico, probabilmente una fibbia per una cintura di cuoio.
Raffigura lo stemma nobiliare della famiglia Peretti, a cui appartenne Sisto V: tre monti sormontati da una stella sostenuti da una coppia di leoni rampanti.
-
Lotto 72 Altorilievo raffigurante Giunone
Ottone sbalzato e dorato
XVIII-XIX secolo.
17x9x1,5 cm
Bella decorazione raffigurante Giunone seduta su un elemento architettonico. Scettro in mano ed alle spalle un pavone che fa la ruota, segno distintivo della regina degli dei.
Probabilmente arricchiva qualche piccolo mobile.
In questo piccolo oggetto tutto l'estro creativo del XVIII secolo, nonché brillante doratura con lievi consunzioni.