Asta 269 - Cuprum Reloaded. Bronzetti dal Medioevo all'800
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Lotto 49 Severo Calzetta da Ravenna (Ravenna, 1465-1543) (bottega di)
Cassetta da scrittura
Bronzo, patina marrone rossiccia trasparente, tracce di patina nera
7,5x22x12,7 cm
Difetti alle cerniere
Questo bel cofanetto da scrittura è invenzione rinascimentale. Vediamo le sue facciate gremite di centauri, putti reggiscudo e teste di Medusa.
Tutto il patrimonio iconografico del Rinascimento concentrato in un solo oggetto.
Scatola molto nota e presente in molti musei e collezioni private.
Le dispute attributive non finiscono mai per questo capolavoro del Rinascimento. Si è passati dalla scuola di Donatello, al Caradosso per approdare a Severo da Ravenna, passando per la scuola mantovana del Mantegna.
Seguendo la recente e puntigliosa catalogazione fatta da Mark Gregory d'Apuzzo per l'analoga cassetta del Museo Medievale di Bologna, si propone una attribuzione alla bottega di Severo Calzetta da Ravenna.
Tutti i modelli conosciuti presentano varianti nei piedini, nel nostro caso delfini, ma a scelta telamoni, zampe ferine o tartarughe.
Il coperchio della nostra scatola è mutilo dei cardini, per cui si può solo appoggiare e non ruotare. Si tratterebbe di un restauro molto semplice, anche se inutile.
Bibliografia
Mark Gregory d'Apuzzo, La Collezione dei Bronzi del Museo Civico Medievale di Bologna, Libro Co., San Casciano Val di Pesa, pp. 82-91. -
Lotto 50 Candeliere a forma di pellicano
Probabilmente Padova XVII secolo
Bronzo con patina naturale marrone trasparente, resti di patina nera
9x15,5x7,5 cm
Questo curioso candeliere ripete l'invenzione di una lucerna custodita al Bode Museum, Berlino: un pellicano il cui collo arquato funge da presa e dalla cui coda esce lo Stoppino col fuoco.
La lucerna, molto pi√π complessa, si arricchisce di mascheroni nascosti nel piumaggio e addirittura di una testa d'elefante con relativa proboscide.
Il nostro candeliere semplificata di molto questo schema, ma lo ripete inequivocabilmente.
Della lucerna modelli simili con varianti al Museo Nazionale del Bargello, Firenze, e nella Galleria Estense, Modena. Tutte queste fusioni sono attribuite ad area padovana, anticamente considerate opere del Riccio.
Il nostro candeliere, se confrontato a questi capolavori, appartiene a quel gusto e, anche se non ne esistono altri simili pubblicati, lo proponiamo come inedito padovano probabilmente del XVII secolo.
La bellissima patina e la materia di questo curioso oggetto confortano l'attribuzione.
Bibliografia
Voler Krahn, Bronzetti Veneziani, SMB-Dumont, Germany, 2003, pp.104-107 -
Lotto 51 Calamaio a pozzo
Padova o Venezia
Probabilmente XVI secolo
Bronzo patinato nero
6x8,5x9 cm
Questo piccolo calamaio rappresenta una delle forme pi√π semplici ed antiche del genere. Questo oggetto da scrivania presenta forma cilindrica ed abitualmente una fascia decorata, per questo viene definito "a pozzo".
Nel nostro caso la decorazione riproduce motivi fitomorfi ed è sorretto da tre piedi ferini, forse aggiunti in un secondo tempo, anche se antichi e pertinenti.
Esistono esemplari in vari musei, fra tutti di vedano quelli del Museo Nazionale del Palazzo di Venezia, Roma.
Bibliografia
Pietro Cannata, Museo Nazionale del Palazzo di Venezia, Sculture in Bronzo, Gangemi Editore, Roma, 2011, pp. 43-44 -
Lotto 52 Lucerna a forma di testa di satiro
Periodo Neoclassico
Primi '800
Bronzo patinato naturalmente con tracce scure
7,5x15x7,5 cm
Questa piccola lucerna ripete motivi archeologici già ripresi in epoca rinascimentale sulla scia della riscoperta dell'antichità classica.
A Padova nel Cinquecento vennero prodotte lampade ad olio simili raffiguranti teste satiresche o di "mori", dalle cui fauci usciva il fuoco della lucerna.
Per esempi simili si vedano quelli conservati al Museo Correr, Venezia, oppure al Bode Museum a Berlino.
Quella proposta in questa sede risale ai primi anni del XIX secolo sulla scia del Revival neorinascimentale.
Bibliografia
Voler Khran, Bronzetti Veneziani, SMB-Dumont, Germany, 2003, p. 79. -
Lotto 53 Coppia di leoni
Bronzo dorato
Veneto? o Norimberga?
XVI-XVII secolo
9,5x13,5x10 cm
Bellissima coppia di leoncini in bronzo dorato. Probabilmente erano il sostegno di un monetiere da tavolo o di un reliquiario: i fori sulle schiene indicano tale destinazione.
Fusioni cave nella parte inferiore.
Pi√π somiglianti a draghi che a leoni, inarcano le schiene portando il muso verso l'alto in una smorfia di insofferenza, mostrando denti e lingua.
L'iconografia è quella classica dei leoni stilofori medievali, con corte criniere e piccole orecchie rotonde.
Il vello è lavorato finemente al cesello in tutte le sue parti, ad imitazione della pelliccia. Preziosissimo.
A farli sembrare creature mitologiche concorrono altri particolari. Sotto il collare, sul petto dell'animale, si intravvede un mascherone grottesco incastonato fra le due zampe. Poi due accenni di ali attaccate ai garretti anteriori. Infine il corpo delle bestie viene percorso da volute innaturali straordinariamente decorative.
Il tutto valorizzato da una splendida doratura che li rende oggetti di oreficeria.
Li possiamo paragonare a due leoncini studiati da Charles Avery nel catalogo della Collezione Lia, La Spezia. Stessa funzione, forse sostegni di un reliquiario, presentano lavorazione molto simile ed accurata del vello ed il muso fortemente espressivo.
Vengono attribuiti a scuola veneziana, XVI secolo. Anche per i nostri due esemplari mi atterrei con prudenza a questa attribuzione.
Esiste una possibilità, da dimostrare ma affascinante, che i nostri due leoncini appartengano all'area del Rinascimento nordico, alla produzione di Norimberga, alla fantasiosa oreficeria di quelle zone.
Bibliografia
Charles Avery, La Spezia Museo Civico Amedeo Lia, Sculture, Bronzetti, Placchette, Medaglie, Silvana Ed., Arti Grafiche Amilcare Pizzi S.P.A., Cinisello Balsamo (MI), 1998, p. 168. -
Lotto 54 Coppia di sfingi
Francia, metà XIX secolo
Bronzo patinato, tracce di doratura
9x13x5 cm
Coppia di sfingi dal gusto Grand Tour, probabilmente Francia prima metà XIX secolo. Oggetti di gusto con poca rifinitura a freddo. Bella patina.
Immagino potessero fare parte di un surtout o di una decorazione in stile egizio, come usava in epoca impero sulla scia delle campagne napoleoniche. -
Lotto 55 Calamaio con satiro
Scuola padovana XVI-XVII secolo.
Bronzo patinato nero
23,5x23x20,5
Manca una ghirlanda, piccoli difetti di fusione
Il calamaio qui descritto presenta corpo centrale bacellato sostenuto da tre figure di leoni accovacciati a loro volta sorretti da piedini a guisa di mostri alati, forse grifoni. La cuspide del coperchio è un satiro seduto colto nell'atto di voltarsi sulla sinistra.
Le parti scultoree sopra descritte vengono raccordare con ghirlande e mascheroni di vario genere.
Oggetto di grande sapore, presenta la matericità tipica delle fusioni padovane tardo rinascimentali. La patina spessa e bituminosa è riscontrabile in molta della produzione 5-600esca di area veneta.
Anche il patrimonio iconografico desunto dai grandi maestri veneti fatto di satiri, mascheroni e ghirlande è pienamente rappresentato in questo piccolo monumento da scrivania.
I satiri incatenati al Candelabro Pasquale del Riccio (Basilica del Santo a Padova) sono I lontani prototipi del satiro che funge da presa al tappo del nostro calamaio.
Così come i mascheroni raffiguranti satiri dalle lunghe orecchie ( presenti sempre nel tappo) sono originali ispirazioni a simili figure del Riccio.
La scultura è piuttosto grezza e presenta pochissima finitura a freddo. Alcuni piccoli difetti di fusione non sono neanche stati eliminati.
Direi che proprio questa forte matericità dell'oggetto, rappresenti il suo punto di forza e la sua chiave di autenticità.
Recentemente si è visto passare in asta un calamaio molto simile al nostro attribuito alla scuola di Giuseppe de Levis ma, pur non avendo motivi per negare tale attribuzione, non ne trovo altrettanti per suffragarla, almeno consultando la recente monografia di Charles Avery.
Direi che si possa attribuire questo calamaio a qualche fonderia veneta tardo rinascimentale, probabilmente XVII secolo.
Bibliografia di riferimento
Giovanni Mariacher, Bronzetti Veneti del Rinascimento, Neri Pozza ed., Vicenza, 1993, schede 54 e 76 (per un satiro dalle lunghe orecchie) con relative immagini. -
Lotto 56 Nereide con tridacna
Bronzo argentato
Norimberga?
Probabilmente XVI-XVII secolo
Tot. 27,5x20x13,5 cm
Bronzo 15x11,5x8 cm
Su base non coeva
Il bronzo qui proposto raffigura una sirena bifida a cavalcioni di un delfino. In equilibrio sulla testa la valva di una tridacna.
Il bronzetto, in origine argentato, presenta ora una splendida patina nera sotto la quale traspare il lucore dell'argento, intatto.
Non si comprende a fondo lo spirito del Rinascimento se non si conosce la Wunderkammer. Meraviglie naturali ed artificiali venivano esposte per creare stupore. L'oreficeria, assecondando tale spirito, realizzò opere che inglobavano oggetti naturali, ad esempio conchiglie rare, in fantasiose composizioni mitologiche.
Nereidi e tritoni in oro e argento sostenevano Nautilus tempestati di diamanti, smeraldi e rubini. Custoditi nelle Wunderkammer dei regnanti d'Europa, spesso fungevano da regali diplomatici.
Le corti medicee e quelle tedesche collezionavano in modo compulsivo queste meraviglie, segno di un potere che si celebrava con la raffinatezza dell'arte.
Fra gli orafi eccellevano quelli di Norimberga ed Augsburg, in particolare le botteghe di Jamnitzer e di Gross. Di questi ultimo, al Kunsthistorisches di Vienna, è custodito un bacile realizzato con valve di tridacna e nereidi.
Ciò premesso, azzardo che il nostro bronzo possa appartenere a quel mondo. Un intrigante oggetto di oreficeria sospeso fra natura e artificio.
Bibliografia
Arciduca Geza von Habsburg, Tesori dei Principi, Silvana Editoriale, 1997, pp. 55, 81, 98, 128, 150, 207.
Hugh Honour, Orafi e Argentieri, Arnoldo Mondadori editore, Verona, 1972, pp. 80, 86.
Manfred Leithe-Jasper und Rudolf Distelberger, Kunsthistorisches Museum Wien, Philip Wilson Publishers Ltd, 1982, p.102. -
Lotto 57 Severo Calzetta da Ravenna (Ravenna, 1465-1543) (bottega di)
Satiro candeliere
XVI-XVII secolo
Bronzo, patina trasparente dorata con tracce di patina nera
23x13,5x12 cm
Questo originalissimo candeliere rappresenta un satiro nell'atto di camminare, nella mano destra una cornucopia a cui è avvitata una bobege a forma di pigna.
Ai suoi piedi due piccoli tritoni che suonano la trombetta. Tutta la composizione è collocata su una base triangolare a forma di zolla delimitata da una decorazione a girali.
Le prime catalogazioni del Bode e del Planiscig attribuivano questi candelieri satireschi ad Andrea Briosco detto il Riccio. Con l'avanzare degli studi sono stati ricondotti alla bottega di Severo Calzetta da Ravenna.
Esistono grossomodo due tipologie: una col satiro in piedi che avanza tebendo la candela con entrambe le mani, l'altra col satiro inginocchiato reggente il candelabro con la destra. Inoltre, questi utensili paganeggianti spesso venivano abbinati a conchiglie per l'inchiostro e dunque fungevano sia da candeliere che da calamaio.
Le composizioni potevano variare a seconda del committente e i vari elementi assemblati con fantasia. Il nostro candeliere rappresenta un unicum nel genere, in quanto l'accostamento ai due piccoli tritoni non mi risulta in altri oggetti simili.
I tratti somatici del satiro e il trattamento del vello, a forma vermicolare, rispecchiano la produzione di Severo da Ravenna.
Pure la patina trasparente rispecchia le migliori fusioni d'epoca.
Bibliografia
Pietro Cannata, Museo Nazionale del Palazzo di Venezia, Sculture in Bronzo, Gangemi Editore, Roma, 2011, pp. 59-61, 63-66, 73.
Leo Planiscig,Piccoli Bronzi Italiani del Rinascimento, Fratelli Treves Editori, Milano, MCMXXX, tav.LXIV- LXIX. -
Lotto 58 Benedetto Boschetti (Roma, 1820-1879) (attribuito a)
Augusto di Prima Porta
Bronzo patinato nero
35x21x14 cm
L'Augusto di Prima Porta, ora conservato nei Musei Vaticani a Roma, è una scultura marmorea di dimensioni maggiori del naturale. Questa fu scavata dalla dimora di Livia, moglie di Augusto, nella villa di Prima Porta nel 1863.
Detto anche Augusto Loricato, dalla corazza dei legionari che lo riveste, questo bellissimo ritratto in armatura dell'imperatore Augusto fu spesso tradotto in bronzo seguendo il gusto per le antichità classiche del Grand Tour di origine Neoclassico.
In questa edizione del soggetto la riproduzione particolareggiata della decorazione a rilievo presente sulla lorica è strepitosa. Altrettanto minuziosa la resa del panneggio e la descrizione dei tratti del volto e delle mani.
Pur non essendo firmata, questa statuetta esce sicuramente da una delle migliori fonderie romane del XIX secolo, probabilmente quella di Benedetto Boschetti, specializzato nella riproduzione di sculture classiche come questa.
Nella parte sottostante il piedistallo sono presenti il perno e la piccola maniglia che permettevano alla scultura di essere ruotata a seconda della luce quotidiana. Anche questo è un particolare tipico della produzione del Boschetti. -
Lotto 59 Ritratto di Mirabeau
Francia XIX secolo
Bronzo patinato marrone
39x11,5x17
Questo bronzo di sostanziose dimensioni raffigura Honore' Gabriel Riqueti, conte di Mirabeau (1748-1791). Personaggio di spicco della Rivoluzione, fu diplomatico, scrittore e politico. Fu simbolo dell'eloquenza parlamentare in Francia tale da essere soprannominato " Oratore del popolo". Di origini nobiliari, mantenne rapporti segreti con la sua classe di provenienza, fatto che disturbera' la sua memoria post mortem. La sua tomba fu collocata nel Pantheon a Parigi, con relativo monumento in veste oratoria, ma il suo corpo fu in un secondo tempo traslato ed andò disperso.
Esiste anche un altro suo monumento posto al vertice di una fontana in place Mirabeau, Pertuis, Francia, sempre in atteggiamento declamatorio.
Le derivazioni in bronzo di questa statua commemorativa furono realizzate dallo scultore Francois Trupheme (1820-1888), e talvolta hanno passaggi sul mercato internazionale.
Il nostro bronzo non ha firme, pur essendo di ottima qualità, e presenta Mirabeau in atteggiamento declamatorio diverso rispetto al monumento, è quindi una fusione autonoma ed originale.
Da studiare. -
Lotto 60 Venere Callipigia
Dal modello archeologico
XVIII-XIX secolo
Bronzo patinato nero
Lievi segni di consunzione
Tot  40x14x14
Il bronzo32x10x9
Questo bronzo già nel XVI secolo  faceva parte della collezione di sculture archeologiche della famiglia Farmene a Roma.
Trovata nella Domus Aurea, dopo vari passaggi, ora è conservata nel Museo Archeologico di Napoli. Si tratta di copia romana ( II secolo d.C.) di un originale greco in bronzo (III secolo a.C.). Mutila della testa fu integrata delle parti mancanti, come era uso all'epoca.
Il termine greco callipigia significa "dalle Belle natiche", in effetti la dea si scopre e sembra appunto osservare quella parte del corpo.
Repliche in bronzo di questo accattivante soggetto furono realizzate dall'antichità sino all'epoca neoclassica ed oltre. I grandi maestri del bronzo, operanti fra il Settecento e l'Ottocento, replicarono tutte le più belle statue classiche assecondando il gusto imperante per l'antico.
Anche la richiesta di "souvenir" per i nobili stranieri, che tornavano in patria dal Grand Tour, giocò un ruolo importante nella spinta alla produzione di questi bronzetti.
Sulla dissolvenza fra XVIII  e XIX secolo, durante il periodo Neoclassico, alcune fonderie celebri si misurarono nella produzione di queste repliche dall' antico. Ricordiamo il Valadier, Francesco Righetti e Giuseppe Boschi. Un poco piu in la' nell'Ottocento...lo Zoffoli e soprattutto Benedetto Boschetti, che eredita tutto il lessico neoclassico mantenendone i livelli altissimi raggiunti.
La nostra Venere Callipigia non ha marchi di fonderia, come talvolta avviene anche nelle migliori produzioni antiche, ma parlano per lei lo squisito livello della lavorazione e la bella patina trasparente che la contraddistinguono.
Si tratta di fusione probabilmente realizzata fra il XVIII e il XIX secolo da non ben definita fonderia italiana, forse romana.
Bibliografia
Andreina d'Agliano, Luca Melegati, Alvar Gonzales Palacios, Ricordi dell'Antico, Sculture, Porcellane e Arredi all'Epoca del Grand Tour, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, 2008, i capitoli dedicati alla scultura.