Asta 269 - Cuprum Reloaded. Bronzetti dal Medioevo all'800
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Lotto 1 Fonderia Antonio Pandiani (1838-1828)
Calamaio con Venere Marina
Milano
XIX-XX secolo
Bronzo patinato nero
26x15x15 cm
Bellissimo calamaio in bronzo di gusto rinascimentale. La coppa si presenta sostenuta da protomi leonine poggianti su alti piedi a volute. Sul coperchio, decorato con foglie d'acanto, una bella Venus marina poggiante il piede sinistro sulla testa di un delfino tenuto saldamente per la coda.
Tipico esempio della produzione storicistica in voga nel XIX e XX secolo.
Non firmato ma identico ad alcuni esemplari firmati, il calamaio è sicuramente ascrivibile alla produzione Pandiani
La fonderia Pandiani, attiva già nel corso del XIX secolo con artisti di gusto neoclassico quali Giovanni Pandiani (1809-1879), ha grande sviluppo sotto la direzione di Antonio Pandiani, che ne assume la direzione nel 1886 portandola ai successi delle grandi mostre internazionali e alla conquista del ruolo di bronzisti della Real Casa Savoia. Per il Quirinale e i palazzi reali i Pandiani produrranno da quel momento un’ingente quantità di bronzi, decori e vasellame in metallo.
Nella seconda metà degli anni ’20, la ditta espanderà l’attività alla produzione di arredi di ogni tipo in stile eclettico storicizzante e all’antiquariato, dimostrandosi in grado di coprire ogni esigenza legata all’arredo d’interni. Tra i più noti collaboratori dell’azienda va ricordato Carlo Bugatti (1809-1940), celebre disegnatore di mobili dal gusto orientaleggiante, fratello dell’altrettanto celebre pilota automobilistico. -
Lotto 2 Rara coppia di armigeri reggiscudo
Bottega veneta
Probabilmente XVII secolo
Bronzo patinato nero
Tot. 32x11x8 cm
I bronzi 20x11x5 cm
Una rara coppia di armigeri reggiscudo che si potrebbero vedere affiancati a vigilare su qualche portale antico.
Tipologia di decorazione, forse puntali di alari, frequente nella produzione delle fonderie veneto-padovane fra il XVI e il XVII secolo.
Noti gli esemplari attribuiti a Tiziano Aspetti o a Gerolamo Campagna con esiti spesso monumentali. Copie simmetriche, quali Marte e Minerva o Giove e Giunone, spesso vegliavano il fuoco dall'apice di complesse piramidi in bronzo gremite di draghi e putti.
Nel nostro caso, viste le dimensioni ridotte, possiamo pensare anche a due decorazioni da inserire nelle nicchie di un mobile o un monetiere. A comprova di questa tesi, notiamo la scarsa profondità della parte posteriore, tipica dei manufatti plastici destinati a una visione prevalentemente frontale.
Bibliografia di riferimento:
Charles Avery, La Spezia-Museo Civico Amedeo Lia-Sculture- bronzetti, placchette, medaglie, Silvana editore, Cinisello Balsamo, 1988, pp.118-123.
Mark Gregory d'Apuzzo, La Collezione dei Bronzi del Museo Civico Medievale di Bologna, Libro Co, Casciano Val di Pesa, pp.216-220. -
Lotto 3 Francesco da Sant' Agata (documentato a Padova 1491-1528) (scuola di)
Niobe
Bronzo patina trasparente rossastra con tracce di patina nera
Tot. 33x11x7 cm
Bronzo 26x11x7 cm
L’iconografia del bronzetto rimanda al mito di Niobe, figlia di Tantalo, punita come il padre per la sua superbia.
Madre di dodici figli, Niobe si vantava di essere più feconda di Latona, divina genitrice di due soli rampolli: i gemelli Artemide e Apollo. Proprio a loro la dea affidò l’incarico di vendicare l’oltraggio mandandoli a sterminare con arco e frecce tutta la prole della sventurata Niobe, non casualmente raffigurata nel nostro bronzetto mentre, disperata, porta le braccia al cielo, fornendo l'occasione per un soggetto femminile molto accattivante.
Francesco da Sant'Agata fu scultore e orafo fra il Quattrocento ed il Cinquecento a Padova. Di lui sono conservate sculture e bronzetti. La Niobe è conservata nel Bode Museum di Berlino e nella Wallace Collection, Londra.
La nostra versione presenta una superficie molto lavorata e una bella patina dai toni rossastri. Probabilmente XVII secolo.
Bibliografia
Giorgio Nicodemi, Bronzi Minori del Rinascimento Italiano, Luigi Filippo Bolaffio Editore, Milano, 1933, pp. 129-134. -
Lotto 4 Pierre Legrosse II (Il Giovane) (Parigi, 1666-Roma, 1719) (da una scultura di)
Marsia
XVIII-XIX secolo
Bronzo patinato nero
Bella base in marmi mischi
Tot. 28x10x10 cm
Bronzo 20x10x7,5 cm
Questa bellissima composizione rappresenta il satiro Marsia legato a un tronco d'albero mentre cerca di divincolarsi per sottrarsi al supplizio a cui lo sottoporrà Apollo. Reo di aver sfidato il dio a una gara musicale, Marsia era stato infatti condannato a essere scorticato vivo.
Il nostro bronzetto si ispira a una bella composizione di gusto barocco realizzata dallo scultore francese Pierre le Grosse II. Detto anche “il Giovane" per distinguerlo dall’omonimo padre anch'esso artista, lo scultore visse e lavorò tutta la vita a Roma producendo opere per le più importanti chiese romane.
Non si hanno notizie di una sua produzione in bronzo ed è probabile che il nostro bronzetto sia una derivazione antica di una sua scultura.
La qualità del bronzetto lo fa supporre realizzato fra la fine del XVIII secolo e l'inizio di quello successivo da anonima fonderia italiana. -
Lotto 5 Cavallino Rampante
Veneto o Germania
XVI-XVII secolo
Bronzo patinato nero
Tot. 23,5x14,5x9,5
Bronzo15,5x14,5x5,5
Bel cavallino rampante con spessa patinatura artificiale bituminosa.
Di notevole pregio anche la base di epoca posteriore in onice e bronzo dorato.
Da collezione. -
Lotto 6 La Maddalena
Scuola toscana?
Probabilmente XVII secolo
Bronzo argentato, ora in patina
Tot. 29x18x12 cm
Bronzo 25x16x9 cm
Forse mancante del calice nella mano sinistra
Il bronzo qui proposto va considerato insieme al lotto successivo (il San Giovanni Evangelista) come facente parte di un insieme, forse una crocifissione o una serie di santi.
Entrambe i manufatti denotano un tipo di lavorazione da oreficeria in quanto molto ben cesellati soprattutto nei tessuti e nei capelli. Una fitta punzonatura ricopre interamente gli abiti, scoprendo una delicata decorazione a fiori sparsi.
La stessa argentata, ora in patina nero-blu, se lucidata evidenzierebbe due oggetti estremamente preziosi ed appariscenti. Si potrebbe pertanto tentare una pulitura leggera.
Per confronti si veda la crocifissione del Museo Lia, La Spezia, attribuita ad Antonio Susini, che denota alcune vaghe assonanze, nei visi e nelle pose, alle nostre due statue.
Bibliografia
Charles Avery, La Spezia-Museo Civico Amedeo Lia-Sculture Bronzetti Medaglie, Silvana editore, Cinisello Balsamo, 1998, pp. 127-130. -
Lotto 7 San Giovanni Evangelista
Scuola toscana?
Probabilmente XVII secolo
Bronzo argentato, ora in patina
Tot. 29x18x12 cm
Bronzo 25x18x10 cm
La bella statuetta qui presentata raffigura San Giovanni Evangelista e va posta in relazione alla Maddalena del lotto precedente.
Stesso materiale prezioso e stessa lavorazione: si notino i tessuti delle vesti finemente cesellati e punzonati a descrivere motivi floreali sparsi.
Si potrebbe supporre che appartenessero in origine a un Calvario, affiancate a un crocifisso centrale e successivamente montate sulle attuali basi tornite in giallo Siena.
Vengono proposte separatamente in quanto autonome e complete in sé stesse, quindi non necessariamente in coppia.
Da sottolineare la tridimensionalità della realizzazione, che le vede rifinite nello stesso modo da tutti i punti di visione, la qualità dei panneggi e l'attenta lavorazione dei particolari. Curioso l'appoggio del piede sinistro sulla pila di libri, espediente che crea il movimento rotatorio della figura.
Nelle posture dei santi e nell'enfasi dei volti vaghe assonanze con una crocifissione del Museo Lia, La Spezia, attribuita ad Antonio Susini.
Bibliografia
Charles Avery, La Spezia-Museo Civico Amedeo Lia-Sculture- Bronzetti, Placchette,Medaglie, Silvana editore, Cinisello Balsamo, 1998, pp 127-13. -
Lotto 8 Busto di Jean Racine (1639-1699)
Scuola francese, XVIII-XIX secolo
Bronzo patinato nero con tracce di patina trasparente rossa sul collo
22x15x12 cm
Ritratto del drammaturgo Jean Racine che, insieme a Molière e a Pierre Corneille, fu uno dei maggiori letterati francese del XVII Secolo.
I piccoli busti da collocare negli scaffali delle biblioteche o sopra le scrivanie furono un genere molto apprezzato sin dal XVIII secolo.
In particolare, i busti raffiguranti letterati furono spesso prodotti in serie. Il ritratto di Racine era spesso abbinato a quello di Molière (1622-1673) a rappresentare i due aspetto del teatro, quello tragico e quello comico.
Questi bustini erano spesso derivazioni in miniatura dei busti aulici realizzati dai grandi scultori dell'epoca, quali Houdon, Boizot o Caffieri.
Rientra pienamente in questo filone colto, da intellettuali, anche il nostro bustino che è realizzato in maniera eccellente. Presenta lavorazione plastica molto accentuata e alta qualità sia di materiale che di patina. Da ritenersi più antico di più comuni versioni ottocentesche, probabilmente realizzato tra XVIII e XIX secolo. -
Lotto 9 Contenitore con coperchio
Periodo Revival rinascimentale
XIX secolo
Bronzo patinato con tracce di doratura
12,5x11x11 cm
Bel cofanetto in bronzo con tracce di doratura esterna. Nei tipici modi della bronzistica rinascimentale padovana con il suo patrimonio iconografico popolato di mascheroni grotteschi e ghirlande.
All'interno presente ancora bella doratura vermeil, probabilmente fu usato come porta gioie. -
Lotto 10 Cristo stante
Francia?
XVIII-XIX secolo
Bronzo dorato
25x13,5x9,5 cm
Bella fusione a tema religioso raffigurante un Cristo dorato in piedi.
Guardando verso l'alto sembra che indichi con la mano destra verso terra.
Bellissimo il panneggio un po' "over size" che avvolge la figura.
Fusione non caratterizzata da tratto devozionale, presenta una classicità che la avvicina ai grandi maestri tardo barocchi. -
Lotto 11 Emilien de Nieuwerkerke (Parigi 1811- Gattaiola 1892)
Monumento equestre di Guglielmo d'Orange
Bronzo patinato nero
Firmato sul piedistallo
38x36,5x18,5 cm
Monumento equestre del principe Guglielmo I d'Orange (Dillenburg 1533 - Delft 1584) grande protagonista della guerra di indipendenza dei Paesi Bassi dagli Spagnoli (Guerra degli ottanta anni).
La scultura, commissionata da Guglielmo II d'Olanda allo scultore francese Alfred Èmilien O'Hara Comte de Nieuwerkerke, fu da questi realizzata nel 1845 ed esposta a Parigi prima di essere trasportata via mare all'Aia, dove è tutt'ora collocata davanti al palazzo Noordeinde.
Scultore e personaggio del bel mondo, Alfred Èmilien O'Hara Comte de Nieuwerkerke rivestì incarichi prestigiosi per il governo, quali la direzione del Louvre durante il Secondo Impero. Fu anche collezionista e parte dei suoi tesori confluirono nella raccolta di Sir Richard Wallace.
Viaggiò in Italia. A Torino entrò in contatto con lo scultore Carlo Marocchetti, che proprio in quegli anni (1838) realizzava il monumento equestre dedicato a Emanuele Filiberto di Savoia, ancora oggi collocato in Piazza San Carlo a Torino. Sono evidenti le similitudini fra questo monumento equestre e quello qui presentato.
Dalla fusione monumentale furono realizzate delle riduzioni in bronzo e la nostra è una di quelle sopravvissute, recante la firma dall'autore sulla base a cui è ancorato il cavallo.
Si tratta di una bellissima fusione ottocentesca in cui il cavaliere, in armatura rinascimentale, gorgiera e cappello piumato incede tenendo per le briglie il possente destriero.
Da notare la qualità dell'armatura e delle finiture del cavallo rese in modo estremamente realistico e particolareggiato.
Partendo dai modelli rinascimentali del Giambologna e della sua scuola, de Nieuwerkerke realizza un’opera di grande effetto e originalità, ben evidente anche nella riduzione in bronzo qui presentata. -
Lotto 12 Bartolomeo Bellano (Padova 1437/38-1496/1497) (scuola di)
Davide con la testa di Golia
Probabilmente XVII secolo
Bronzo patinato nero, tracce di doratura
25x10,5x10,5 cm
Il bronzetto qui proposto raffigura il pastorello Davide nel momento successivo alla lotta con il gigante Golia. Il fanciullo uccide l'avversario con la fionda e gli mozza il capo con la sua stessa spada.
L'invenzione di questa nota scultura viene tradizionalmente attribuita a Bartolomeo Bellano, uno degli allievi maggiormente vicini a Donatello. Il Bellano fu, assieme a Bertoldo di Giovanni, il pi√π stretto collaboratore del grande maestro toscano trapiantato a Padova.
L'attribuzione di questo bronzetto a Bartoloneo Bellano, è stata fatta sulla base di confronti stilistici con opere certe del grande scultore. La fusione originale, attualmente custodita al Metropolitan Museum of Art, New York, misura 28,5 cm di altezza ed è pertanto leggermente più alta della nostra versione che ne conta 25.
Il riferimento iconografico immediato è il David di Donatello realizzato negli stessi anni e ora custodito al Museo Nazionale del Bargello, Firenze. Identica la posa, ma la versione del Bellano è più realistica, mentre quella di Donatello è maggiormente idealizzata, col David nudo che rimanda più alla statuaria antica che a una naturalistica rappresentazione di un corpo colto nel momento susseguente una lotta mortale.
Esistono copie, o repliche con varianti, del bronzo del Bellano in vari musei e collezioni private. Ognuna presenta diversità sostanziali rimanendo però riconoscibile il modello originale.
Alcuni di questi bronzetti vengono comunemente attribuiti alla bottega di Severo Calzetta da Ravenna, tratti dall'originale del Bellano o "Vellano" da Padova, per dirla con il Vasari.
Impossibile in questa sede citare tutte le versioni alternativamente attribuite a Severo o a Bellano.
Ricordiamo tra le altre:
quella custodita nella Frick Collection, New York; le due repliche del Louvre, Parigi, una delle quali molto simile alla nostra e attribuita a Severo da Ravenna dal modello del Bellano; la variante trasformata in candeliere della National Gallery, Washington; il bronzetto del Philadelphia Museum of Art che presenta nella parte cava della base un altorilievo con scena di pastorizia; l’esemplare del National Museum of Schotland, Edimburgo, attribuito alla bottega di Severo e infine quello del Museo Correr a Venezia.
La nostra replica è molto ben rifinita sia nella testa di Golia che nella splendida capigliatura inanellata del David. Fra le versioni conosciute è quella che maggiormente si avvicina al bronzetto del Louvre, con alcune diversità ad esempio nel basamento e nella esatta posizione della spada.
Si tratta presumibilmente di copia antica padovana, presumibilmente 600esca.
Alcuni bronzetti analoghi sono passati in aste internazionali quali
Sotheby's New York 2011 e Christie's 2006.
Bibliografia
Davide Banzato e AAVV, Donatello e il Suo Tempo: Il Bronzetto a Padova nel Quattrocento e nel Cinquecento, catalogo della mostra, Musei Civici di Padova, Skira, Ginevra-Milano, 2001, pp. 88-89, 162-163.
J.Pope-Hennessy, The Frick Collection, A Illustrated Catalogue, III, Sculpture-Italian, New York, 1970, pp. 67-71.