Dipinti Antichi
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Lotto 146 Scuola napoletana, secc. XVII-XVIII
ADORAZIONE DEI MAGI
olio su tela, cm 74,5x102
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Lotto 147 Bottega di Francesco Solimena, sec. XVIII
ALLEGORIA DELL’AUTUNNO
olio su tela, cm 51x76,5
Il dipinto riprende con varianti nella parte sinistra un’opera di Francesco Solimena in asta a Londra da Sotheby’s il 23 aprile 1998 e tuttora apparentemente inedita benché confermata da Nicola Spinosa.
Una replica di bottega identica alla tela citata, e dunque diversa dalla nostra, in asta da Sotheby’s il 12 febbraio 2008 è stata riferita da Marina Causa Picone all’attività del giovane Gaspare Traversi nella bottega del maestro napoletano (Lezioni di disegno. Gaspare Traversi e la cultura europea del Settecento, Napoli 2011, p. 24, fig.1): un’attribuzione forse estendibile anche al nostro dipinto, come suggerisce Stefano Causa che qui ringraziamo.
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Lotto 148 Luca Giordano e bottega
(Napoli 1634-1705)
DIANA E ENDIMIONE
olio su tela, cm 82x152,5
Inedito e di provenienza antica non accertata, il dipinto che qui si presenta costituisce una nuova e originale versione di un tema tratto dalla mitologia classica, altre volte affrontato da Luca Giordano a partire dalla metà degli anni Settanta ma con diversa modalità.
La nostra tela differisce infatti dalla più nota redazione del Museo di Castelvecchio a Verona e da due sue varianti in collezioni private non solo per il formato oblungo e le dimensioni più contenute, quanto per la raccolta intimità dei suoi personaggi, inquadrati a distanza ravvicinata e quasi privi di ambientazione paesistica. Si riferisce a questa composizione il foglio già a Londra presso Katherine Bellinger nel 1988 (Italian Drawings, n. 26; matita, penna e inchiostro nero, mm. 176x244) in cui la scena, incorniciata a matita, risulta identica alla nostra anche nel taglio inconsueto dei cani da caccia, le cui teste sporgono appena oltre il margine dell’inquadratura.
Nel pubblicare il disegno londinese Giuseppe Scavizzi (New drawings by Luca Giordano, in “Master Drawings” XXXVII, 1999, 2, pp. 116-17 e fig. 24) lo riteneva una prima idea, poi ulteriormente rielaborata, per il dipinto di Castelvecchio e ne agganciava quindi la datazione a quest’ultimo, tra il 1675 e il 1680, un’opinione ripetuta negli ultimi aggiornamenti al catalogo dell’artista (Oreste Ferrari – Giuseppe Scavizzi, Luca Giordano. Nuove ricerche e inediti, Napoli 2003, p. 111, D 087, illustrato a p. 228). Il ritrovamento del dipinto qui offerto in una raccolta privata corregge in parte questa ipotesi, consentendo di stabilire un nesso ben più immediato con il foglio in questione. Una datazione del nostro dipinto e del suo studio preparatorio nella prima metà degli anni Settanta (e dunque più vicino a quanto proposto per il disegno da Walter Vitzthum in una comunicazione privata alla galleria londinese) sembra comunque suggerita dal confronto con le due storie di Mosè a Pommersfelden, che al pari della nostra presentano un taglio ravvicinato dei suoi protagonisti, dilatati fino ad occupare per intero l’inquadratura. Il biondo Endimione addormentato è poi ripreso, oltre che nelle già citate versioni dello stesso tema, nella figura di Costantino abbandonato nel sonno nel dipinto di tale soggetto in collezione privata veneziana, del 1675-80 (O. Ferrari-G. Scavizzi, Luca Giordano, Milano 1992, A 297, fig. 401).
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Lotto 149 Attribuito a Giacinto Diana
(Pozzuoli 1731-Napoli 1803)
EPISODIO DELLA VITA DI SAN GIOVANNI DI DIO
olio su tela, cm 76,5x120,5
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Lotto 151 Sebastiano Conca
(Gaeta 1680-1764)
IL TRASPORTO DELL’ARCA SANTA
olio su tela, cm 166x109
Esposizioni:
Civiltà del ‘700 a Napoli 1734-1799, Napoli, dicembre 1979-ottobre 1980;
Sebastiano Conca (1680-1764), Gaeta, Museo di Palazzo De Vio, luglio-ottobre 1981; Luigi Vanvitelli e la sua cerchia, mostra a cura di Cesare de Seta, Caserta, Palazzo Reale, 16 dicembre 2000-16 marzo 2001
Bibliografia: N. Spinosa, in Civiltà del ‘700 a Napoli 1734-1799, catalogo della mostra di Napoli, Firenze 1979, p. 298, fig. 162;
Sebastiano Conca (1680-1764), catalogo della mostra di Gaeta, Gaeta 1981, pp. 328-330, fig. 122c; L. Romano, in Luigi Vanvitelli e la sua cerchia, catalogo della mostra di Caserta a cura di Cesare de Seta, Napoli 2000, p. 201 n. 7, fig. 7
L’opera qui presentata costituisce il bozzetto preparatorio di Sebastiano Conca per l’affresco della volta della chiesa napoletana di Santa Chiara, firmato e datato 1753,eseguito dall’artista su incarico della Badessa Delia Bonito nell’ambito del rinnovamento dell’antica chiesa angioina realizzato attorno alla metà del Settecento.
Il bozzetto assume particolare importanza in quanto, insieme a quello di Giuseppe Bonito del Museo di Capodimonte, rappresenta la sola testimonianza della decorazione della volta, distrutta nel corso degli ultimi eventi bellici e documentata unicamente da fotografie anteriori all’incendio del 4 agosto 1943.
Si riferisce a questa composizione, salvo piccole varianti nella parte superiore, il disegno a inchiostro e acquarello conservato al Museo di San Martino a Napoli (inv. 20803) dalla raccolta Ferrara Dentice. Ritenuto autografo da Walter Vitzthum e da Marina Causa Picone, è stato invece ricondotto da Nicola Spinosa alla bottega dell'artista, parere condiviso da Giancarlo Sestieri.
L’affresco, come si può evincere dal bozzetto doveva essere stato realizzato secondo una ridondante scenografia barocca che sfruttava gli artifici che più colpiscono la fantasia dello spettatore. Dopo l’arrivo a Napoli nel 1752, Sebastiano Conca passò infatti da esperienze d’ispirazione classicheggiante ai canoni più grandiosi del barocco e del roccocò per i quali fu subito apprezzato e ricercato anche per via del mutamento di gusto che caratterizzava la committenza di corte e quella dei grandi Ordini Religiosi.
L’importante decorazione, iniziata nel 1752 e documentata da pagamenti per un totale di ben 2.000 ducati, comprendeva anche figure allegoriche nel presbiterio e l’affresco, eseguito nel 1754, raffigurante Salomone che riceve la regina di Saba. Anch’esso distrutto, è però documentato dal bozzetto preparatorio venduto da Christie’s a Milano il 25 maggio 2011 (lotto n. 56). Come la tela qui presentata, lo studio in questione iscrive la composizione in una cornice mistilinea, oltre la quale è in vista la preparazione rosata dello sfondo.
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Lotto 152 Cerchia di Giacomo van Lindt, sec. XVIII
PAESAGGI ITALIANIZZANTI CON ARCHITETTURE CLASSICHE E FIGURE
coppia di dipinti ad olio su tela, cm 39,5x44,5 ciascuno
(2)
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Lotto 153 Scuola veneta, sec. XVIII
BANCHETTO DI ASSALONNE
olio su tela, cm 72x96
sul retro etichetta con vecchio riferimento di attribuzione a Maffeo Verona (Verona 1576-1618)
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Lotto 154 Scuola neoclassica
GIOCHI CIRCENSI NELLA ROMA ANTICA
olio su tela, cm 73,5x98,5
Lo svolgimento lento e pacato del dipinto trova riscontro con le composizioni di Luigi Ademollo (Milano 1764-Firenze 1849) nelle quali i protagonisti vengono spesso riuniti in piccoli gruppi annessi. La raffigurazione è particolarmente vicina alle celebri tempere con gli Episodi della storia Romana, in particolare alle Storie di Scipione l’Africano.
E’ importante inoltre segnalare l’esistenza di un disegno di Ademollo di collezione privata (riprodotto in Cera 2002) raffigurante una scena di uguale soggetto ma variata nella composizione, sullo sfondo di un’arena romana.
Bibliografia di confronto: A. Cera, Disegni acquarelli tempere di artisti italiani dal 1770 ca. Al 1830 ca., Bologna 2002, I, fig 8.
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Lotto 155 Scuola neoclassica
SCENA DELL’ANTICHITÀ CLASSICA
olio su tela, cm 64,5x73,5
sul retro del telaio iscritto “Lagranet”" probabilmente in riferimento al pittore francese Jean Jacques Lagrenee (1739-1821)
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Lotto 156 Scuola romana, prima metà sec. XIX
DUE SANTE MARTIRI
olio su tela, cm 71x127
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Lotto 157 Attribuito a Giuseppe Diotti
(Casalmaggiore 1779-1846)
RIPOSO DURANTE LA FUGA IN EGITTO
olio probabilmente su carta applicata su tela con tracce di disegno preparatorio a inchiostro, cm 26,5x34
sul retro del telaio iscrizione a bistro “Pensiere del S.r Giuseppe Diotti fatto in Roma nel 1809, e regalato al S.r D.v Gerolamo Caldani di Casalmaggiore”
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Lotto 158 Giuseppe Antonio Fabbrini
(Firenze 1740- dopo 1793)
COMPIANTO DI CRISTO
olio su tavola, cm 159,5x122,5
firmato, datato 1782 e iscritto: "EX. ARCHETYPO. INSI: RAPHA: MENGS. QUOD. IN. CHARTA. DELINEATUM. EXSTAT. IN. PINACOTHECA. ILL: MI MAR. SI/ RINUCCINI. Ioseph Anto. Fabrini. Humilis. Discipulus. Pinxit MDCCLXXXII."
da un cartone di Antonio Raffaello Mengs (1728-1779)
Eseguito nel 1782 per Lord Cowper
Provenienza: collezione Lord Cowper, Inghilterra;
Casa d'aste Sotheby's, Londra, 8 giugno 1987, lotto 320;
Casa d'aste Semenzato, Milano, 11 aprile 1991, lotto 9;
collezione Sordi, Villa medicea di Lappeggi (Bagno a Ripoli);
collezione privata, Firenze
Bibliografia: S. Roettgen, Anton Raphael Mengs, 1728-1779, and his British patrons, London 1993, pp. 30, 37 fig. 26, 41 (note 94, 95); S. Roettgen, Anton Raphael Mengs 1728-1779. Das malerische und zeichnerische Werk, München 1999, p. 98 (cat. 59, WK 1)
Il dipinto è corredato da parere scritto di Steffi Roettgen, Firenze, settembre 2013
"Il dipinto è una copia fedele di un disegno di Mengs eseguito in funzione di un cartone preparatorio per un quadro commissionatogli dal Marchese Carlo Rinuccini che dovette servire da pendant a un dipinto nella collezione Rinuccini allora attribuito a Raffaello raffigurante una Sacra Famiglia. -
Lotto 159 Pelagio Palagi
(Bologna 1775-Torino 1860)
RITRATTO DI FRANCESCO I D’AUSTRIA
olio su tela, cm 85,5x72
Provenienza: già collezione E. Rossi, Milano;
collezione privata
Bibliografia: S. Zamboni, Contributi a Pelagio Palagi, in “Atti e Memorie dell’Accademia Clementina di Bologna”, XI, 1974, pp. 102-103, 106, nota 27; fig. 32 a
Corredato da attestato di libera circolazione
Trasferitosi a Milano nel 1815 dopo quasi dieci anni trascorsi a Roma, Palagi ebbe certo modo di assistere all’ingresso trionfale di Francesco I d’Austria e dell’Imperatrice Maria Ludovica, avvenuto il 31 dicembre di quell’anno, e di ritrarre dal vero il sovrano nei due mesi della sua permanenza in città. Le circostanze di questa commissione non sono tuttavia documentate con esattezza: il ritratto dell’Imperatore d’Austria, eseguito dal Palagi in più versioni, si cela infatti tra le commissioni ricevute “dal Governo e da particolari” che l’artista bolognese registra senza indulgere in dettagli, a differenza dei dipinti “di storia” di cui precisa invece soggetti e committenti.
L’attività di ritrattista per l’aristocrazia milanese lo occupa intensamente almeno fino al 1821, a dimostrazione del successo ottenuto a Milano dal suo modello celebrativo, teso a restituire attraverso gli oggetti raffigurati, veri e propri attributi simbolici, il carattere del soggetto e insieme il suo ruolo pubblico.
Il dipinto qui presentato costituisce una variante di quello, più noto in virtù della sua collocazione ma non necessariamente anteriore al nostro, conservato presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna e proveniente dalla Zecca di Milano che, come risulta da un pagamento all’artista, gli fu commissionato da quella Direzione nel 1817. Sappiamo peraltro dalla sua corrispondenza che il dipinto in questione non fu la più antica versione di questo ritratto ma forse solo la più famosa e che, vera e propria icona del potere imperiale, fu comunque replicato in altri esemplari di cui solo il nostro sembra oggi conservato.
La principale differenza rispetto al quadro di Bologna riguarda lo sfondo, nel nostro caso aperto a sinistra su un tratto di cielo che in quello è invece celato da una tenda. Un’inquadratura lievemente più ampia consente altresì, nella nostra versione, una visione più completa degli attributi regali. Difficile dire quale soluzione preceda l’altra: è certo però che il ritratto ufficiale dell’Imperatore dipinto da Pelagio Palagi fu poi copiato dal Mazzola verso la fine del secolo in una modesta tavoletta ora a Brera e, ridotto a mezzo busto, ripreso da Giovan Battista Gigola in una miniatura ora nelle raccolte dei Musei di Arte e Storia a Brescia.
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Lotto 160 Scuola nordeuropea, fine sec. XVIII
RITRATTO DI CATERINA II (1729-1796) IMPERATRICE DELLE RUSSIE
olio su metallo ovale, cm 15,5x13
sul retro etichette relative all’effigiata
Provenienza: già collezione Duchessa du Berry
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Lotto 161 Scuola veneta, sec. XVIII
RITRATTO DI DONNA CON CAPPELLO E LIBRETTO
olio su tela, cm 57x46,5 senza cornice
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Lotto 162 Attribuito a Gaetano Piattoli
(Firenze 1703-1774)
SAN LUIGI GONZAGA
olio su vetro ovale, cm 14x12
lievi cadute di colore
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Lotto 163 Scuola inglese, fine sec. XVIII
RITRATTO DI GENTILDONNA CON BORSETTA E PORTACIPRIA
olio su tela, cm 76,5x63,5 senza cornice
sul retro vecchia etichetta in lingua inglese
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Lotto 164 Scuola veneta, fine sec. XVIII-inizi XIX
DUE PUTTI CON GLOBO
TRE PUTTI CON PIATTO DI FRUTTA
coppia di dipinti ad olio su tela ovale, cm 56x44 ciascuno
(2)
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Lotto 165 Da Carl Christian Vogel von Vogelstein
LASCIATE CHE I PARGOLI VENGANO A ME
olio su tela, cm 78x58,5
Dall’originale di formato centinato di Vogel (Wildenfers 1788-Monaco di Baviera 1868), Galleria d’Arte Moderna, Firenze
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Lotto 166 Scuola veneta, fine sec. XVIII
APOLLO ED EROS IN UN PAESAGGIO
olio su tela, cm 107x82,5
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Lotto 167 Scuola emiliana, fine sec. XVIII-inizi XIX
ALLEGORIA DELLA PITTURA
tempera su carta ovale, cm 15,5x12
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Lotto 168 Scuola franco-fiamminga, secc. XVIII-XIX
GESÙ BAMBINO TRA LE BRACCIA DI UN SACERDOTE
tempera su carta, cm 72,5x57
Il soggetto del dipinto si riferisce probabilmente alla rappresentazione di Basilio, sommo sacerdote, che gioisce volgendo gli occhi al cielo in quanto prescelto per la circoncisione di Cristo.
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Lotto 169 Anonimo, sec. XIX
NINFA
tempera e tracce di matita su carta applicata su cartone, cm 21x18
sul retro del supporto etichetta con iscrizione “Head of a Nymph-Giorgione. N.147 Pitti Gallery. C.les Roster Peintre. Florence 1865”
Dall’originale di Dosso Dossi, Ninfa inseguita da un satiro, Galleria Palatina, Firenze, precedentemente riferito a Giorgione
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Lotto 170 Scuola Italia centrale, sec. XVIII
CRISTO DERISO
tempera su carta applicata su tavoletta, cm 23,5x20
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Lotto 171 Scuola Italia centrale, sec. XVIII
LA VERGINE PIANGE LA MORTE DI CRISTO
tempera su carta applicata su tavoletta, cm 23,5x20
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Lotto 172 Seguace di Gaspard Dughet, fine sec. XVIII
PAESAGGI ITALIANIZZANTI CON FIGURE
coppia di tempere su carta, cm 36,5x51,5 ciascuno
(2)
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Lotto 173 Abraham-Louis Ducros
(Moudon 1748- Losanna 1810)
IL VESUVIO DA CASTELLAMMARE
penna e inchiostro di china, acquarello e tempera su fogli di carta uniti e incollati su tela, cm 77x117
Obbligato a lasciare Roma a causa dei disordini seguiti a una insurrezione antifrancese nel gennaio 1793, Ducros si trasferì a Napoli nell’estate di quell’anno avendo lasciato nella Città eterna, affidati all’architetto Asprucci, il contenuto del suo studio e i materiali raccolti in oltre quindici anni di lavoro in Italia. A Napoli, dove si era recato una prima volta nel 1778 nel corso di un lungo viaggio nel Regno delle due Sicilie, l’artista svizzero rinnovò i contatti con Sir William Hamilton, che già nel 1791 aveva acquistato suoi acquarelli e con il ministro John Francis Edward Acton, per il quale sembra eseguisse un numero così elevato di paesaggi e vedute da arredare un’intera stanza. Almeno sei di queste opere di grande formato, tra cui quelle raffiguranti il varo di una nave nel cantiere di Castellammare, da poco terminato e la villa di proprietà del ministro affacciata sul golfo sono oggi identificate.
Sebbene la provenienza del nostro dipinto, inedito e non replicato, non sia documentata, non c’è dubbio che esso sia stato eseguito in relazione all’esplorazione di Castellammare e dei suoi pittoreschi dintorni compiuta nel 1794-95. E’ quello infatti il punto di vista di questa veduta, che al di là del bosco inquadra il golfo con l’isolotto fortificato di Rovigliano, la pianura alla foce del Sarno e, sullo sfondo, il Vesuvio. Il complesso monastico sulla riva del mare compare, inquadrato a distanza, nella Veduta di Villa Acton a Castellammare un tempo a Londra presso Hazlitt, firmata e datata del 1794 (In the Shadow of Vesuvius. Views of Naples from Baroque to Romanticism 1631-1830, Napoli 1880, pp. 119-20; ill. p. 90) tanto da far supporre che il nostro punto di vista sia il “bosco” appena a destra della villa. Anche l’inquadratura romantica della veduta al di là del fogliame, così diversa dal taglio ampio e disteso dei suoi soggetti romani, appare tipica dell’ultimo periodo italiano di Ducros.
Probabilmente di invenzione il parapetto che in primo piano racchiude una sorta di belvedere animato dalle figurine; queste sono aggiunte, come di consueto, dalla mano di un collaboratore non identificato, forse dopo il ritorno dell’artista a Losanna, nel 1807 e l’apertura di una accademia che operò fino alla sua morte improvvisa nel 1810.
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Lotto 174 Scuola franco-fiamminga, sec. XVIII
GESU’ BAMBINO E SAN GIOVANNINO DIPINTI A MONOCROMO ENTRO GHIRLANDA DI FIORI
olio su tela ovale, cm 72x57 senza cornice
tela probabilmente in origine di formato differente
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Lotto 175 Pittore italiano, prima metà sec. XIX
VASO CON FIORI, VOLATILI, FARFALLA E INSETTI
tempera su carta, cm 35x45,5
firmato “Tancredi Fontebuoni Fe:c” e datato 1847
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Lotto 176 Pittore francese, fine sec. XVIII
RITRATTO DI DUE GIOVANETTI
pastello su carta, cm 50x60
firmato e datato “Roslin pinxit 1787”
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Lotto 177 Scuola veneta, inizi sec. XIX
VEDUTA DI VENEZIA
olio su tela, cm 24,5x38,5
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Lotto 178 Scuola lucchese, sec. XVIII
VEDUTA DELLA CHIESA DELLA CARITÀ
olio su tela, cm 56x83
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Lotto 179 Maniera di Michele Marieschi
VEDUTA DEL CANAL GRANDE CON PALAZZO LABIA
olio su tela, cm 75x100
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Lotto 180 Scuola italiana, sec. XIX
VEDUTA LACUSTRE DAL GIARDINO DI UNA VILLA
olio su carta riportata su tela, cm 28x39
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Lotto 181 Scuola olandese, fine sec. XVIII-inizi XIX
PAESAGGIO LACUSTRE CON ARMENTI
olio su tela, cm 78x97
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Lotto 182 Pittore francese, fine sec. XVIII-inizi XIX
VEDUTA DELLA MONTAGNA DI CASTELLAMMARE
olio su carta, cm 23,2x29,5
Corredato da attestato di libera circolazione
Accompagnato da parere scritto di Luigi Gallo, 20 febbraio 2013, Parigi
Lo studioso riconduce il dipinto al pittore Simon Denis (Anversa 1755-Napoli 1813), allievo di Jean-Baptiste Le Brun, che a seguito del suo viaggio in Italia nel 1786 si stabilì definitivamente nella penisola, prima a Roma e poi a Napoli. Eseguì numerose vedute e paesaggi caratterizzati da impasti vigorosi dall’effetto fresco e immediato con libertà d’esecuzione e d’inquadratura molto simili agli studi di Pierre-Henri de Valenciennes (Tolosa 1750-Parigi 1819).