Dipinti Antichi
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Lotto 1 Scuola veneto-dalmata, secc. XVI-XVII
MADONNA CON BAMBINO
tempera su tavola, cm 35x30,5
restauri
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Lotto 2 Scuola veneto-cretese, secc. XVI-XVII
ADORAZIONE DEI MAGI
tempera su tavoletta, cm 32x27
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Lotto 3 Scuola fiamminga, sec. XVI
ADORAZIONE DEI MAGI
olio su tavola, cm 57x48
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Lotto 4 Pittore senese, sec. XVI
ADORAZIONE DEL BAMBINO
olio su tavola cuspidata, cm 73x41,5
sul retro bollo in ceralacca
restauri
In un parere scritto di Raffaele Monti del 1990 il dipinto viene riferito allo stile maturo
del pittore senese Bernardino Fungai (Siena 1460-1516)
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Lotto 5 Scuola Italia centrale, sec. XVI
ADORAZIONE DEI PASTORI
olio su tavola, cm 73,5x52,5
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Lotto 7 Scuola toscana, fine sec. XIV-inizi XV
CRISTO CROCIFISSO
scultura lignea, alt. cm 90
danni e braccia di restauro
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Lotto 8 Scuola Italia meridionale, fine sec. XVI-inizi XVII
VERGINE CON BAMBINO
scultura lignea con tracce di policromia e doratura, alt. cm 61
alcuni danni
Presenta elementi stilistici ricollegabili ai modelli della scultura tra Quattrocento e Cinquecento in Italia meridionale
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Lotto 9 Scuola Italia meridionale, sec. XV
VERGINE INCORONATA CON BAMBINO
scultura lignea con tracce di policromia, alt. cm 109
policromia in parte perduta con riprese di epoca posteriore
La scultura riprende dai modelli trecenteschi e mostra altresì attenzione per la riscoperta della statuaria tardo-antica
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Lotto 10 Bottega di Vittore Carpaccio, primo quarto sec. XVI
CRISTO REDENTORE
olio su tavola, cm 29x24
Corredato da attestato di libera circolazione
L’immagine del nostro Cristo redentore, di chiara derivazione carpaccesca, rappresentato frontalmente a mezza figura nell’atto di benedire e di sorreggere il globo, trae le sue origini dalle decorazioni di cuspidi ed absidi caratteristiche dell’alto Medioevo. Tale motivo iniziò ad essere utilizzato per la devozione privata in tavole di piccolo formato nella pittura fiamminga del Quattrocento e incontrò successivamente, nel tardo Quattrocento e nel primo Cinquecento, grande diffusione a Venezia in particolare grazie agli esempi di Giovanni Bellini e Antonello da Messina.
La nostra opera per l'impostazione frontale del Cristo a mezzobusto trova un valido termine di paragone con il Salvator Mundi e quattro santi di Vittore Carpaccio oggi conservata presso la Fondazione Luciano e Agnese Sorlini di Carzago (Brescia), già passata in importanti collezioni tra cui la Contini Bonacossi di Firenze e la Stanley Moss di Riverdale-on-Hudson, considerata una delle primissime opere dell’artista, eseguita probabilmente alla fine del decennio 1480-90. Simile è il modo di concepire la mano sinistra di Cristo, presa in forte scorcio, e quella destra sorreggente il globo oltre all’evidente semplificazione geometrica delle forme che attestano una chiara ammirazione per le opere di Antonello.
Strette affinità si riscontrano inoltre con il Salvator Mundi di Carpaccio del New Orleans Museum of Art (inv. 61.72), già proveniente dalla collezione Contini Bonacossi (1937) e successivamente Kress collection di New York (1938), databile attorno al 1510.
Più simile al dipinto di New Orleans per la scelta di rappresentare il Redentore senza altre figure stagliato contro un cielo attraversato da nubi, il nostro dipinto presenta tuttavia un’interpretazione in parte diversa, legata nell'impostazione ai modelli più arcaici del Cristo pantocratore e della Maestà e nell'espressione addolcita del volto dimostra una riflessione sul classicismo che a partire da Perugino e Raffaello si era diffuso nella penisola. Nella preziosa tavola si rilevano pertanto alcuni aspetti tipici e ricorrenti nell’iconografia del soggetto come la presenza del nimbo dorato, del panneggio di colore verde che ricade sulla spalla sinistra e la posizione più classica della mano benedicente e di quella che sorregge il globo.
Bibliografia di riferimento: P. Humfrey, Carpaccio. Catalogo completo dei dipinti, Firenze 1991, pp. 14-15, fig. 1, 150 fig. 53
Per le ricerche e la redazione della scheda di catalogo da noi curata ringraziamo Anchise Tempestini per le preziose indicazioni bibliografiche e riferimenti.
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Lotto 11 Scuola fiorentina, fine sec. XVI
CRISTO CROCIFISSO E MARIA MADDALENA AI PIEDI DELLA CROCE
olio su tavoletta, cm 43x31 senza cornice
alcuni danni
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Lotto 12 Scuola fiorentina, metà sec. XVI
SAN FRANCESCO RICEVE LE STIMMATE
olio su tavola, cm 44,5x48 senza cornice
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Lotto 13 Scuola toscana, fine sec. XVI-inizi XVII
MATRIMONIO MISTICO DI SANTA CATERINA
olio su tavola, cm 60,5x51
sul retro vecchia etichetta con numero d’inventario
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Lotto 14 Cima da Conegliano e bottega
(Conegliano 1459/60-1517/18)
MADONNA CON BAMBINO
olio su tavola, cm 45,5x37,5
Bibliografia: P. Humfrey, Cima da Conegliano, Cambridge 1983, p. 171 n.180, pl. 92b
Corredato da attestato di libera circolazione
Il dipinto qui presentato è da riferire a Giovan Battista Cima da Conegliano e alla sua bottega come indicato da Peter Humfrey nella monografia dell’artista. Lo studioso, al quale non era nota la collocazione del dipinto e la sua provenienza, conosceva l’opera unicamente attraverso una fotografia e pertanto non ebbe modo di giudicarne appieno l’alta qualità e la raffinatezza esecutiva.
Raffigurata in atto di allattare il Bambino secondo un’iconografia senza precedenti nel catalogo dell’artista, la Vergine si staglia contro un tendaggio aperto parzialmente su un terso e cristallino paesaggio con borgo cittadino d’ispirazione belliniana. Cima, infatti, fu ampiamente influenzato da Giovanni Bellini dal quale riprese spesso talune composizioni o singole citazioni, come l’uso di un parapetto marmoreo, quale espediente formale utile a razionalizzare lo spazio e inquadrare le figure all’interno della composizione. Presente anche nel nostro dipinto, il parapetto reca un cartellino con iscrizione attualmente non leggibile ma verosimilmente recante un tempo il nome dell’artista. Cima mostra tuttavia una precisa autonomia di linguaggio: dissolve le ieratiche simmetrie belliniane lasciando spazio a una maggiore naturalezza e ad un’apparente casualità, come possiamo dedurre anche dal nostro dipinto in cui la Madonna viene rappresentata di tre-quarti nel gesto tenero e delicato di offrire il seno al figlio, quasi una moderna e ben più terrena Galactotrophousa. -
Lotto 15 Pittore fiorentino, fine sec. XVI-inizi XVII
PAPA PIO V INCORONA COSIMO I DE MEDICI GRANDUCA DI TOSCANA
olio su tela, cm 123x165
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Lotto 16 Bottega di Alessandro Allori, fine sec. XVI-inizi XVII
CRISTO E LA SAMARITANA AL POZZO
olio su tavola, cm 75x61
Provenienza: nobile famiglia toscana
Il dipinto deriva dalla grande pala firmata eseguita da Alessandro Allori (Firenze 1535-1607) nel 1575, collocata nel secondo altare della navata sinistra della chiesa di Santa Maria Novella di Firenze. E’ verosimile ipotizzare per gli aspetti stilistici e per la raffinata esecuzione nella cura dei dettagli, come ad esempio nei panneggi, che l’opera qui proposta possa essere stata eseguita da uno dei pittori della bottega del maestro.
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Lotto 17 Pittore fiorentino, prima metà sec. XVI
MADONNA CON BAMBINO E SAN GIOVANNINO
olio su tavola, cm 73,5x54
sul retro iscritto “Andrea del Sarto. G.”
Provenienza: nobile famiglia toscana
Il dipinto è ascrivibile ad un artista fiorentino della prima metà del Cinquecento che si ispira per le tipologie fisionomiche e nella composizione ai modelli di Andrea del Sarto (1486-1530) con richiami stilistici e nella resa degli sfumati agli esempi pittorici di Domenico Puligo (1492-1527).
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Lotto 18 Matteo Rosselli
(Firenze 1578-1650)
MADONNA CON BAMBINO, SAN GIUSEPE E SAN GIOVANNINO
olio su tela, cm 103x82
Provenienza: Stronach Hardy collection, Londra;
collezione privata, Cremona
Bibliografia: G. Cantelli, Repertorio della pittura fiorentina del Seicento, 1983, p. 131, fig. 678; G. Cantelli, Repertorio della pittura fiorentina del Seicento. Aggiornamento, 2009, p. 176, tav. LXIX; S. Bellesi, Pittori fiorentini del ‘600 e ‘700. Biografie e opere, 2009, I, p. 240, tav. VI; F. Baldassari, La pittura del Seicento a Firenze. Indice degli artisti e delle loro opere, 2009, p. 648
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Lotto 19 Da Domenico Rosselli
MADONNA CON BAMBINO
bassorilievo in gesso policromo, cm 58x43
danni
Si tratta di un calco moderno da un modello riferito a Rosselli (Pistoia 1439-Fossombrone 1497/98), di cui si conoscono solo esemplari in stucco (conservati presso collezioni pubbliche e private), a sua volta derivato da una composizione verrocchiesca.
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Lotto 20 Scuola emiliana, fine sec. XVII-inizi XVIII
SAN FRANCESCO IN ESTASI
scultura in terracotta policroma, alt. cm 26
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Lotto 21 Da Niccolò Tribolo
PUTTI CON L’OCA
scultura in terracotta, alt. cm 68
Dall’originale di Tribolo, Victorian and Albert Museum, Londra
Bibliografia di riferimento: J. Pope-Hennessy, Catalogue of Italian Sculpture in the Victoria and Albert Museum, London 1964, II, pp. 437-438, n. 467, III, p. 276, fig. 465
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Lotto 22 Scuola emiliana, secc. XVII-XVIII
PIETA'
gruppo in terracotta policroma, alt. cm 36,5
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Lotto 23 Antonello Gagini, 1505 ca
(Palermo 1477/1478-1536)
SAN GIOVANNI BATTISTA GIOVINETTO
scultura in marmo di Carrara, cm 79,5x35x23,5
Provenienza: Palazzo Paternò, Palermo;
Heim Gallery, Londra;
Établissement Rustique, Vaduz;
Casa d’aste Semenzato, Venezia;
collezione Sordi, Villa medicea di Lappeggi (Bagno a Ripoli);
collezione privata, Firenze
Bibliografia: Heim Gallery, Forty Paintings & Sculptures from the Gallery’s Collections. Autumn Exhibition, catalogo della mostra (3 novembre-21 dicembre), London 1966, p. 10, n. 21; 5a Biennale Mostra Mercato Internazionale dell’Antiquariato, catalogo della mostra (22 settembre-22 ottobre), Firenze 1967, p. 337; Casa d’Aste Franco Semenzato, Asta in Firenze, Palazzo Michelozzi, catalogo della vendita (15-16 giugno), Firenze 1988, n. 693; F. Negri Arnoldi, Scultura del Cinquecento in Italia Meridionale, Napoli 1997, pp. 290, 296 fig. 276.
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Lotto 24 Pittore veneto nella cerchia di Palma il Giovane, inizi sec. XVII
FLAGELLAZIONE DI CRISTO
olio su rame, cm 39x30,5
Di questo dipinto sono note altre versioni riferite a Jacopo Negretti detto Palma il Giovane come la tela di grandi dimensioni passata sul mercato antiquario (Christie’s Londra, 14 luglio 1978 lotto 31) e archiviata presso la Fototeca Zeri di Bologna (inv. 99466 busta 0461, fasc. 3). Si conoscono inoltre alcune incisioni del medesimo soggetto dalle quali deriva probabilmente il dipinto qui presentato.
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Lotto 25 Scuola fiamminga, secc. XVII-XVIII
LA CONSEGNA DELLE CHIAVI A SAN PIETRO
olio su rame, cm 27,5x36,5
sul retro iscrizione dipinta “17th Pynas”
La composizione del dipinto qui presentato deriva dai cartoni preparatori per gli arazzi commissionati da Leone X a Raffaello per la Cappella Sistina. I cartoni, appartenuti alla casa reale inglese, sono attualmente conservati presso il Victorian and Albert Museum di Londra.
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Lotto 26 Scuola fiamminga, sec. XVII
SACRA FAMIGLIA CON SANTA CATERINA D’ALESSANDRIA
olio su rame, cm 22x16,5 entro cornice in legno con applicazioni in metallo con alcune mancanze
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Lotto 27 Scuola franco-fiamminga, sec. XVII
SACRA FAMIGLIA NEI PRESSI DI UN’ARCHITETTURA CLASSICA
olio su rame, cm 22x16,5
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Lotto 28 Scuola veneta, sec. XVII
GESÙ FANCIULLO
olio su rame, cm 21,5x16
sul retro iscrizioni che riferiscono il dipinto a Carlino Dolci (Carlo Dolci)
alcune cadute
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Lotto 29 Da Correggio
VERGINE INCORONATA
olio su tela, cm 108x81
Il dipinto riprende il particolare della figura della Vergine dall’affresco staccato di Correggio raffigurante l’Incoronazione della Vergine, Galleria Nazionale, Parma
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Lotto 30 Seguace di Parmigianino, sec. XVII
MADONNA DELLA ROSA
olio su tela, cm 125x95
Dall’originale di Parmigianino, Gemäldegalerie, Dresda
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Lotto 31 Pittore emiliano, fine sec. XVI-inizi XVII
SAN GEROLAMO PENITENTE
olio su rame, cm 18x13,5
Provenienza: nobile famiglia toscana
Il dipinto sembra mostrare aspetti stilistici riconducibili all’ambiente artistico emiliano in particolare si ravvisano talune vicinanze con l’attività di pittorica di artisti quali Prospero Fontana (Bologna 1512-1597) e Lorenzo Sabatini (Bologna 1530-Roma 1576).
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Lotto 32 Scuola franco-fiamminga, sec. XVIII
LA FAMIGLIA DI DARIO DAVANTI AD ALESSANDRO
olio su rame, cm 37x50
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Lotto 33 Scuola romana, secc. XVII-XVIII
DUE PASTORI IN UN PAESAGGIO ARCADICO
olio su tela, cm 34x67
sul retro della tela di rintelo bollo in ceralacca e iscrizione “Viene Da Niccolò Poussin”
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Lotto 34 Scuola romana, sec. XVII
NARCISO ALLA FONTE
olio su tela, cm 28x35,5
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Lotto 35 Scuola fiamminga, secc. XVII-XVIII
TEMPIO IN FIAMME
olio su rame, cm 30x40
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Lotto 36 Cerchia di Hans von Aachen, fine sec. XVI-inizi XVII
SAN GIORGIO E IL DRAGO
olio su tavola, cm 33x41 senza cornice
E’ nota l’esistenza di un esemplare di von Aachen conservato in collezione privata, Germania
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Lotto 37 Scuola fiamminga, inizi sec. XVII
LA FUCINA DI VULCANO
olio su tela, cm 76x73
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Lotto 38 Scuola lombarda, sec. XVI
MADONNA CON IL BAMBINO SULLO SFONDO DI UN PAESAGGIO ROCCIOSO
olio su tavola, cm 37,5x29
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Lotto 39 Pittore nordico, sec. XVI
MADONNA CON BAMBINO ED ANGELI IN UN PAESAGGIO
olio su rame, cm 23,5x17,5
sul retro iscrizione moderna incisa “Paul Brill”
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Lotto 40 Pittore emiliano, sec. XVI
RITRATTO DI GIOVANE GENTILUOMO CON GORGIERA
olio su tela, cm 44,5x37
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Lotto 41 Seguace di Giovanni Antonio Bazzi detto Sodoma, sec. XVI
VERONICA
olio su tavola, cm 60x43
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Lotto 42 Pittore manierista, prima metà sec. XVI
VENERE PIANGE LA MORTE DI ADONE
olio su tela, cm 113x193
La composizione del dipinto qui presentato deriva da un’invenzione di Giulio Romano documentata da un disegno autografo (Manchester, City Art Gallery) che ne costituisce una prima idea, da un foglio già nella collezione Ellesmere, dove la scena è trasferita in un bosco, e da due disegni, copie da Giulio e meglio corrispondenti alla nostra scena, entrambi al Louvre (nn. 3490 e 3660). Confronti formali e tematici hanno da tempo suggerito di associare la storia di Adone a una serie di composizioni che sviluppano il tema della caccia sfortunata e dell’amore tra mortali e divinità: le storie appunto di Meleagro, Ila e Procri documentate da disegni e incisioni (cfr. S. Massari, Giulio Romano pinxit et delineavit. Opere grafiche autografe, di collaborazione e bottega, Roma 1993, pp. XXIX-XXXII, tavv. 20-21). Sebbene fonti e documenti non ne ricordino versioni dipinte, ne è stata ipotizzata la relazione con la distrutta decorazione della palazzina di caccia dei duchi Gonzaga a Marmirolo, e una possibile datazione verso il 1531 (F. Hartt, Giulio Romano, 1958, I, p. 225).
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Lotto 43 Scuola toscana, sec. XVIII
GESÙ RISANA UN CIECO
olio su carta riportata su tela, cm 46x34 senza cornice
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Lotto 44 Scuola emiliana, sec. XVIII
SAN NICOLA DA TOLENTINO IN CONTEMPLAZIONE DELLA VERGINE E DEGLI ANGELI
olio su tela, cm 67,5x51
alcuni danni
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Lotto 45 Da Federico Barocci
RIPOSO DALLA FUGA N EGITTO
olio su tela, cm 83x66
reca firma “G. Mattei”
Dall’originale di Barocci, Musei Vaticani, Città del Vaticano
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Lotto 46 Da Pompeo Batoni
MERCURIO INCORONA LA FILOSOFIA MADRE DELLE ARTI
olio su tela, cm 120,5x89,5 entro cornice dorata coeva al dipinto della prima metà del sec. XIX
Dall’originale di Batoni, Museo dell’Hermitage, San Pietroburgo
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Lotto 47 Bottega dei Bassano, sec. XVII
PARTENZA DI ABRAMO PER CANAAN
olio su tela, cm 82,5x115, senza cornice
Dall’esemplare di Jacopo Bassano, Staatliche Museen, Berlino
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Lotto 48 Caravaggista olandese, sec. XVII
RITRATTO DI FILOSOFO
olio su tela, cm 95,5x105
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Lotto 49 Pittore emiliano, fine sec. XVII
BACCANALE DI PUTTI
olio su tela, cm 124x152,5
sul retro della tela e del telaio due bolli in ceralacca
Il grande dipinto raffigurante Baccanale di putti mostra evidenti affinità con la scuola bolognese, in particolare con gli esempi pittorici di Carlo Cignani (Bologna 1628-Forlì 1719) sia dal punto di vista compositivo, stilistico e nella scelta del soggetto trattato. La disposizione piramidale dei putti raffigurati nel nostro dipinto ricorre spesso nelle opere del pittore bolognese come ad esempio ne' Il Trionfo d'Amore (collezioni del Principato di Liechtenstein, Vaduz) dove ritorna altresì simile la raffigurazione dei putti paffuti, presenti anche in altre opere di Cignani come il San Giovannino (Alte Pinakothek, Monaco di Baviera) e il Bacco ed Erigone fanciulli (Musei civici, Pesaro). Ulteriori affinità sono ravvisabili nella particolare resa di contrasti tra luci e ombre che mettono in risalto gli incarnati, lasciando spesso in ombra lo sfondo, e nell'uso di simili fredde cromie.
La grande tela è impreziosita da un'importante cornice del secolo XIX (il cui controtelaio risulta eseguito con materiale antico) riccamente scolpita sulla fascia con un festone di foglie sul quale si avvolgono volute di pampini e grappoli d’uva, sul bordo interno a motivo di nastro ritorto. L’esecuzione della cornice e la doratura sono da riferirsi a Gaetano Terrieri, doratore e verniciatore in Livorno, come si evince dall’etichetta sul retro del telaio.