ASTA 346 - ARTE DEL XIX SECOLO DA UNA COLLEZIONE LOMBARDA E ALTRE COMMITTENZE
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Lotto 406 CHRISTENSEN JEREMIAS (1859 - 1908) Pastorello. bronzo a patina bruna. Cm 8,00 x 30,00 x 5,50. Firmato al retro e probabile marchio di fonderia "Oskar Gladenbeck Gmbh".
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Lotto 407 DANIELLI BASSANO (1824 - 1890) Cicerone. Bronzo. Cm 24,00 x 68,00 x 27,00. Firmato alla base.
Provenienza: Arredi, dipinti e sculture di proprietà della Società Artisti e Patriottica, Il Ponte, Milano, 15 settembre 2004, lotto 356. -
Lotto 408 TAMAGNINI TORQUATO (1886 - 1965) Busto virile. Bronzo. Cm 29,00 x 46,00. Base in marmo. Firmato al retro. Con base: h 64 cm.
Dopo essersi formato all'Accademia di San Luca a Roma, Tamagnini fondò nel 1922 la casa d'arte per la scultura "Corinthia", attraverso cui realizzò molti monumenti ai Caduti, tra cui quelli di Arcevia, Formello, Morlupo e Sacrofano. Nel 1921 Tamagnini espose due ritratti alla I Biennale romana, partecipando nel medesimo anno alla prima Biennale di Napoli. Il suo bronzo "L'inquisitore" (1919) è conservato nelle collezioni del Quirinale.
Bibliografia di riferimento: A. Panzetta, "Nuovo dizionario degli scultori italiani", Torino 2003, vol. 2, p. 901. -
Lotto 409 SCULTORE ITALIANO DEL XIX-XX SECOLO Busto di giovane dall'antico, probabilmente Antinoo. Marmo. Cm 59,00 x 72,00 x 40,00.
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Lotto 410 GEMITO VINCENZO (1852 - 1929) Da. Acquaiolo. bronzo a patina bruna. Cm 19,00 x 54,00 x 20,50. Firmato sulla brocca.
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Lotto 411 BISTOLFI LEONARDO (1859 - 1933) Verso la Luce. Gesso. Cm 28,00 x 85,00 x 22,00. Restauri.
Firmato alla base e dedicato "Alla Sig.a Scavini con amicizia".
Provenienza: Collezione Elena König Scavini, Torino; Collezione Pietro Augusto Cassina, Torino; Collezione privata, Torino.
Forse una delle opere più iconiche della produzione di Leonardo Bistolfi, "Verso la Luce" o "La Morte" è da identificarsi con un gesso di studio per il monumento funerario Abegg di Zurigo, un complesso scenico in marmo composto da due figure, la "Morte" appunto e la "Vita", che la osserva affascinata a distanza: Bistolfi iniziò nel 1912 a lavorare all'opera, che venne poi conclusa nel 1913 e collocata, come in una naturale scenografia, in una radura tra la foresta e il lago. Tutto in questo monumento corale contribuisce a creare quel senso di mistero e fascino inesplicabile che è caratteristico della poetica simbolista di Bistolfi: dalla distanza calcolata tra le due figure, alla rappresentazione della Morte non come evento tragico, ma come rinascita (fu lo stesso artista a chiamare più volte quest'opera, detta comunemente "La Vita e la Morte", "Verso la Luce", imprimendo nel titolo un significato molto diverso), tutto concorre a farne un capolavoro di poetica e modernità perfettamente in linea con le capacità visionarie di Leonardo Bistolfi, che era in grado di plasmare finanche lo spazio immateriale in modo che potesse dialogare con le sculture, riempiendole così di quella forza e di quello spirito enigmatico e affascinante che tutta la sua opera emana. Il letterato Fortunato Rizzi, visitando il monumento nel maggio del 1913, scrisse così della figura della "Morte": "[...] una donna possente, che cammina maestosa, levando gli occhi e il capo al cielo, quasi fissando l'ignoto, e irradiata da una luce misteriosa. È la Morte, ma nulla in essa di triste nonché di terribile, ha anzi un senso gioioso diffuso nel volto e nell'atteggiamento: non è la Morte, è la Rinascita". Per creare la tensione spaziale tra le due figure del monumento, Bistolfi lavorò a lungo sui modelli, partendo per la "Morte" dalla figura dell'"Alpe" del monumento funebre a Giovanni Segantini a Saint-Moritz, riconoscibile nei tratti del volto e nell'incedere del corpo, portando però questa immagine a un livello successivo di libertà nello spazio, che essa occupa completamente e con cui si mette in relazione, in un tacito dialogo con la "Vita". Di questa scultura si conoscono alcune versioni in vari materiali, tra cui il grande gesso conservato presso la Gipsoteca Bistolfi a Casale Monferrato (inv. n° S70a), oltre a una serie di busti in bronzo (uno al Museo Leone di Vercelli, un altro alla Galleria d'Arte Moderna di Milano), in marmo (Casa Toscanini, Parma) e gesso (alla Wolfsoniana a Genova, n° inv. 87.1111.6.1) e un modello in bronzo di dimensioni ridotte e molto vicine al nostro gesso (80 x 28 x 30 cm), già attestato in una collezione privata a Casale Monferrato. La nostra opera è dedicata sulla base alla "Sig.ra Scavini", ovvero Elena König Scavini, fondatrice nel 1919, insieme al marito Enrico Scavini, della poi celebre società di ceramiche e bambole in panno "Lenci" di Torino (nome derivato dal soprannome della fondatrice e dall'acronimo "Ludus Est Nobis Constanter Industria"): il dono proprio di questa figura da parte di Bistolfi a Elena König Scavini è particolarmente suggestivo, poiché fu proprio la morte della primogenita Gherda, nel 1917, a spingere la Scavini a intraprendere la creazione delle bambole Lenci, ben presto celebri in tutto il mondo, in un atto di creatività artistica che portava con sè la forza dell'affetto perduto. Non è noto quando l'opera fu donata (anche se è ipotizzabile una data tra il 1915, anno del matrimonio di Elena König con Enrico Scavini, e il 1917), ma certamente il collegamento tra la scultura e chi la ricevette sembra esprimere in pieno il senso profondo di questa immagine, una "Morte" che non è la fine di tutto, ma che si innalza "verso la luce", una figura, per usare le parole di Bistolfi, "[...] più bella assai della Vita, meno fragile, più luminosa. [...] e muta statua sarebbe forse l'immagine della Vita senza quell'imperioso enigma che l'abbacina".
Bibliografia di riferimento: R. Bossaglia, "Bistolfi", Roma 1981, n° 29.
R. Bossaglia e S. Berresford (a cura di), "Bistolfi 1859-1863, il percorso di uno scultore simbolista", Casale Monferrato 1984, pp. 117-118 e p. 240;
G. Mazza (a cura di), "La Gipsoteca Leonardo Bistolfi. Catalogo delle opere esposte", Casale Monferrato 2001 (rist. 2013). -
Lotto 412 BISTOLFI LEONARDO (1859 - 1933) Attribuito a. Busto femminile. Gesso. Cm 34,00 x 70,00 x 29,00. Provenienza: Collezione Pietro Augusto Cassina, Torino; Collezione privata, Torino.
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Lotto 413 BISTOLFI LEONARDO (1859 - 1933) Attribuito a. Bambine. Marmo. Cm 48,00 x 35,00 x 32,00. Restauri.
Provenienza: Collezione Pietro Augusto Cassina, Torino; Collezione privata, Torino. -
Lotto 414 TROUBETZKOY PAUL (1866 - 1938) Carla Erba. Gesso. Cm 30,00 x 37,50 x 31,00. Firmato e dedicato "Alla gentilissima signora Ida Gilio. Paolo Troubetzkoy".
Il soggetto di questa scultura, databile intorno al 1895-1896, è Carla Erba (1879-1939), figlia del facoltoso musicista milanese Luigi Erba e moglie, dal 1900, del duca Giuseppe Visconti di Modrone, dalla cui unione nacque, tra gli altri figli, Luchino Visconti, in seguito celebre a acclamato regista cinematografico. Troubetzkoy aveva ritratto per la prima volta Carla Erba nel 1895 in un gesso grande al vero, esposto alla Prima Biennale di Venezia e molto acclamato dalla critica, ma oggi disperso. Del medesimo modello in gesso si conoscono la scultura presente nelle collezioni del Museo del Paesaggio di Verbania (inv. T n. 294) e dedicata al critico letterario Felice Cameroni, e una seconda scultura passata nel 2017 sul mercato d'asta inglese, entrambe di dimensioni molto vicine alla nostra. Si segnalano poi alcune fusioni in bronzo, tra cui la più nota è quella della collezione della Galleria Statale Tretyakov di Mosca (inv. CK-240).
Bibliografia di riferimento: F. Rabai e R. Troubetzkoy Hahn, "Paolo Troubetzkoy. La Collezione del Museo del Paesaggio", Verbania 2017, pp. 72-73;
Z. I. Tregulova, "Paul Troubetzkoy. Sculptor", State Tretyakov Gallery, Mosca 2018, p. 44. -
Lotto 415 GINOTTI GIACOMO (1845 - 1897) La schiava. . Scultura in bronzo. Cm 20,00 x 47,00 x 18,00. Base in marmo portoro.
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Lotto 416 DE MATTEIS FRANCESCO (1852 - 1917) Tarantella sorrentina. Bronzo. Cm 17,50 x 26,50 x 18,00. Firmato alla base.
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Lotto 417 BIALETTI FELICE (1869 - 1906) Pensiero dominante. Bronzo. Cm 43,00 x 54,00 x 35,00. Firmato e intitolato alla base.
Del "Pensiero Dominante", l'opera più celebre di Bialetti, si conserva alla Galleria d'Arte Moderna di Milano il bronzo a mezza figura presentato e premiato con la medaglia d'oro all'Esposizione Internazionale di Venezia nel 1903 (inv. n° 499), mentre un marmo dello stesso soggetto ma a mezzobusto, come il nostro bronzo, si trova nelle collezioni del Museo Poldi Pezzoli di Milano (inv. n° 4545).
Bibliografia di riferimento: L. Caramel e C. Pirovano, "Galleria d'Arte Moderna. Opere dell'Ottocento. A-E", Milano 1975, p. 26, tav. 193;
"Museo Poldi Pezzoli. Tessuti-Sculture-Metalli islamici". Musei e Gallerie di Milano, Milano 1982, p. 210, tav. 95.