Asta 277 Arte Antica e del XIX secolo

Asta 277 Arte Antica e del XIX secolo

mercoledì 11 dicembre 2019 ore 11:00 (UTC +01:00)
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Lotti dal 121 al 132 di 239
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  • GIACOMO RECCO Attribuito a. Natura morta di fiori. .
    Lotto 129

    RECCO GIACOMO (1603 - 1653) Attribuito a. Natura morta di fiori. . Olio su tela . Cm 66,00 x 66,00. Giacomo Recco, come si sa, è considerato tra i padri della natura morta napoletana in genere e certamente il più antico tra gli specialisti di quadri di fiori. Le sue opere estremamente rare e ricercatissime sono eseguite con grande perizia tecnica e raffinata espressione artistica, tanto da essere ritenute tra le massime espressioni europee del suo tempo. Il quadro va ascritto alla fase migliore della sua produzione, cioè della maturità. Infatti se lo confrontiamo con le opere del primo periodo (per esempio il dipinto in collezione Rivet datato 1626) notiamo già una evoluzione del suo stile che consiste nell'abbandono di un certo schematismo e di una secchezza di forme, indubbiamente di derivazione fiamminga, con la conseguente affermazione della sua personalità decisamente mediterranea. A voler sottolineare e tentare una collocazione cronologica di questo quadro, si potrebbe pensare che venisse realizzato immediatamente dopo i due dipinti della collezione Lorenzelli di Bergamo esposti alla Mostra "Civiltà del '600 a Napoli". Questa affermazione trova conferma nella maggiore libertà espressiva raggiunta nella parte del quadro rappresentata dai fiori, mentre nel vaso che conserva uno schema antico, dobbiamo notare un alto lirismo che si fa sentire attraverso il verde cangiante delle sfaccettature del corpo del vaso stesso. . Cornice presente

  • ARTISTA NORDEUROPEO DEL XVII SECOLO  Riposo durante la fuga in Egitto.
    Lotto 130

    ARTISTA NORDEUROPEO DEL XVII SECOLO Riposo durante la fuga in Egitto. Olio tela/tavola. Cm 110,00 x 60,00.

  • PHILIP JAMES DE LOUTHERBOURG Naufragio.
    Lotto 131

    DE LOUTHERBOURG PHILIP JAMES (1740 - 1812) Naufragio. Olio su tela . Cm 62,50 x 51,50. Provenienza: Collezione privata.Bibliografia di riferimento: Rudiger Mathias Joppien, Die Szenenbilder Philippe-Jacques de Loutherbourgs: eine Untersuchung zu ihrer Stellung zwischen Malerei und Theater, Druck Fixdruck am Steintor, Koln 1972; Philippe-Jacques de Loutherbourg, RA, 1740-1812, Catalogue of an exhibition held at Kenwood, The Iveagh Bequest, Greater London Council, London 1973; Olivier Lefeuvre, preface par David Bindman, Philippe-Jacques de Loutherbourg, 1740-1812, Arthena, Paris 2012; Loutherbourg (Strasbourg 1740-Londres 1812): tourments et chimeres, Strasburgo, Musee des Beaux-Arts, 17 novembre 2012-18 febbraio 2013, mostra a cura di Dominique Jacquot e Olivier Lefeuvre. Allievo del padre, il miniaturista e incisore Philip-Jacob I (Il vecchio), Philippe-Jacques de Loutherbourg, dopo una formazione presso l'Università di Strasburgo per diventare Ministro luterano, nel 1755 accompagna il padre a Parigi. Nella capitale francese frequenta gli ateliers di Charles-Andrè van Loo, dei Tischbein e, dal 1757, di Francois-Joseph Casanova (fratello del famoso avventuriero), divenendo rapidamente celebre come pittore di paesaggi, marine, scene di tempesta, battaglie e animali, tematiche nelle quali supera la maggior parte dei pittori in esse specialisti, attivi a Parigi. In Francia ha modo, infatti, di apprendere e di far evolvere la celebre tradizione della pittura di paesaggio che aveva in Claude Lorrain (1600-1682) e in Claude-Joseph Vernet (1714-1789) i suoi più alti esponenti. L'artista franco-inglese espone opere ai Salons parigini dal 1763 al 1771 ricevendo gli encomi di Denis Diderot che lo considerava di grande talento. Oggi la sua produzione pittorica è oggetto di una rivalutazione storiografica: il Musee des Beaux-Arts di Strasburgo (che possiede un'ampia raccolta delle sue opere, tra cui numerosi paesaggi in tempesta) gli ha recentemente (2012-2013) dedicato una personale, la prima in Francia e la seconda in assoluto dopo quella londinese del 1973, in occasione del bicentenario della sua morte, ed Olivier Lefeuvre (2012) ha pubblicato una monografia che include il catalogo ragionato dei suoi dipinti. . Cornice presente

  • CIRO FERRI Bottega di. Cristo e la samaritana al pozzo.
    Lotto 132

    FERRI CIRO (1634 - 1689) Bottega di. Cristo e la samaritana al pozzo. Olio su tela . Cm 58,00 x 76,00. L'opera è accompagnata dalla scheda di G. Chiono, 1967. Ciro Ferri fu allievo e collaboratore di Pietro Berettini da Cortona di cui adottò la maniera. La composizione della tela rappresenta il racconto evangelico, secondo cui la samaritana giunta al pozzo per attingere l'acqua si lascia condurre da Gesù sulla via della fede. La rappresentazione del dipinto è intensa, ricca di vitalità e forse tipica della sua produzione squisitamente barocca. I dipinti di Ciro Ferri erano molto apprezzati all'epoca e spesso venivano richieste riproduzioni, non stupisce quindi le varianti autografe di dipinti antichi diffusi in gallerie, musei, collezioni private. . Cornice presente

  • ARTISTA GENOVESE DEL XVII SECOLO  Sansone e Dalila.
    Lotto 133

    ARTISTA GENOVESE DEL XVII SECOLO Sansone e Dalila. Olio su tela . Cm 120,00 x 152,00. . Cornice presente

  • GORTZIUS GELDORP Ritratto di anziana.
    Lotto 134

    GELDORP GORTZIUS (1553 - 1618) Ritratto di anziana. 1597. Olio su tavola. Cm 68,50 x 92,50. Firmato e datato 1597 in alto a destra. Provenienza: Collezione privata. Gortius Geldorp è nato a Lovanio nel 1553. Lo storico Karel van Mander (1604) ricorda che il pittore è chiamato "Geldorp" dal nome di un villaggio vicino ad Eindhoven, nel Brabante del nord, da cui proveniva la famiglia. Il maestro firma spesso le sue opere con il monogramma "GG". Si forma ad Anversa prima presso l'atelier di Frans I Francken e poi di Frans I Poubus, entrambi allievi del noto pittore fiammingo Frans Floris. Verso il 1579 è a Colonia al seguito di Carlo V d'Aragona, duca della corte di Terranova, per il quale è pittore di corte e dove si stabilisce definitivamente. In Germania, grazie alla sua forte personalità e alle sue composizioni libere, surclassa i maestri locali legati ad un modo di dipingere più schematico e meno colorato. Geldorp è noto soprattutto come pittore di ritratti, suoi soggetti prediletti: ne esegue circa una settantina, generalmente dipinti su legno e dall'elegante manierismo influenzato da Hans von Aachen. Dipinge i ritratti dei più importanti borgomastri di Colonia, di donne, bambini e intere famiglie, molti dei quali sono conservati presso il Rijksmuseum di Amsterdam. Raffigura anche santi e figure mitologiche rappresentati, tuttavia, sempre alla maniera dei ritratti. Molti dei suoi dipinti sono stati incisi da Crispin de Passe e da Peter Isselburg.L'opera è dipinta alla maniera di Geldorp su legno ed è passata in una prestigiosa collezione, come dimostra il sigillo di ceralacca rossa al verso. Il pittore dipinge il ritratto di una donna elegantemente vestita con cuffia e gorgiera, secondo la moda d'importazione spagnola del tempo. Sulla tavola è riportata la data del dipinto, il 1597, unitamente al monogramma del Maestro (le due G intrecciate) e all'età della signora, definita con l'iscrizione latina: "Aetatis 57". I gioielli, che ornano l'abito e le mani, connotano socialmente la donna come appartenente alla borghesia mercantile.Notevole è la qualità pittorica nella resa dei gioielli, del tessuto dell'abito, delle mani e dei tratti fisionomici della donna, caratteristici di quell'attenzione al dettaglio che connota la tradizione della pittura fiamminga. Il pittore mostra predilezione anche per la resa della psicologia del soggetto rappresentato. Colpiscono, infatti, il portamento fiero e l'espressione dolce e pia, tipici della produzione ritrattistica di Geldorp: si confrontino i numerosi ritratti conservati al Rijksmuseum di Amsterdam, in particolare quello che raffigura Lucretia del Prado, per le analogie stilistiche e iconografiche.

  • TOMMASO BONA Madonna coi Santi Girolamo e Rocco.
    Lotto 135

    BONA TOMMASO (1548 - 1614) Madonna coi Santi Girolamo e Rocco. Olio su tela . Cm 135,00 x 195,00. Si ringrazia il Prof. Luciano Anelli per aver individuato in Tommaso Bona l'autore dell'opera dopo visione diretta del dipinto.

  • KARL AGRICOLA Ritratto della ballerina Fanny Elssler come Flora.
    Lotto 136

    AGRICOLA KARL (1779 - 1852) Ritratto della ballerina Fanny Elssler come Flora. Olio su tela . Cm 128,00 x 190,00. Firmato e datato 1829 in basso a sinistra. . Cornice presente

  • HORACE VERNET  Attribuito a. Ratto della Francia.
    Lotto 137

    VERNET HORACE (1789 - 1863) Attribuito a. Ratto della Francia. Olio su tela . Cm 128,00 x 98,00. Provenienza: Collezione privata. Nel 1814 Horace ha una parte attiva nella difesa di Parigi, all'epoca dei Cento Giorni - quando viene insignito della Croce d'onore dallo stesso Napoleone -, e si adopera nell'immortalare l'evento nel celeberrimo dipinto La Barriere de Clichy. Defense de Paris, le 30 mars 1814 (Parigi, Museo del Louvre, 97,5 x 130,5 cm), divenuto un'immagine simbolo della resistenza alla repressione conservatrice. Il "nostro" Ratto della Francia del 1814 è coevo e di dimensioni affini all'opera parigina. Come è prerogativa del modus operandi del Maestro, Horace si avvale, infatti, di una tela di ampie dimensioni ( 98x128 cm), in modo da creare - già al primo impatto visivo - un effetto imponente. La Francia vi è raffigurata allegoricamente, per mezzo di una fanciulla in vesti bianche svolazzanti, mentre i due soldati armati sono una trasposizione sulla tela di personaggi realmente osservati dall'artista: indossano, infatti, le tipiche uniformi dell'epoca, descritte con dovizia di particolari. I loro volti sono resi con pathos tale da riuscire a coinvolgere emotivamente lo spettatore. All'impetuosità dell'azione contribuiscono i cavalli, colti durante la corsa e sospesi in aria - come si ammira in molte opere a destinazione museale di Horace -, e il fuoco dello sparo, prerogative che conferiscono al Ratto della Francia un'intensità unica, "cinematograficamente" ante litteram. Rilevanti e connotanti lo stile di Horace sono anche il tocco fluido e rapido della pennellata e la tavolozza cangiante. L'opera denota inoltre la ricchezza di un'immaginazione piena di "estro" artistico, qual è quella di Horace, nel modo ironico in cui è ritratta l'espressione del cavallo bianco. Horace Vernet è divenuto, infatti, celebre per la sua capacità di rappresentazione talmente veridica da riuscire a descrivere anche gli aspetti più originali della vita dell'epoca, con un talentuoso e unico senso della narrazione.

  • CARLO DOLCI Madonna con bambino.
    Lotto 138

    DOLCI CARLO (1616 - 1686) Madonna con bambino. Olio su tela . Cm 76,50 x 76,50. Opera accompagnata dalla scheda a cura di Sandro Bellesi. In buono stato di conservazione, l'opera, collocata in origine in una cornice stondata nella parte centrale, presenta, all'interno di uno spazio indefinito e apparentemente privo di profondità, la figura della Vergine Maria seduta in atto di sorreggere sulle proprie gambe Gesù Bambino, effigiato in posa eretta. Alonato da un'intensa luminosità divina, il piccolo figlio di Dio, fonte di luce esso stesso, è descritto come un infante dalla carnagione candida e dalla folta chioma bionda leggermente arricciata con una mano benedicente rivolta verso uno o più astanti ideali. Piena di tenerezza e amore materno appare la figura della Madonna, dai lineamenti perfetti e dalla pelle levigatissima evocante il lucido calcedonio rosa di Volterra, che, posta di tre quarti, è totalmente attratta dalla contemplazione del figlioletto. L'alta qualità riscontrabile nell'esecuzione delle figure si sottolinea magistralmente anche nella resa delle stoffe, orchestrate in prevalenza su effetti preziosi ricchi di smalto, alternanti, per lo più, blu lapislazzuli a bianchi perlacei e rossi corallo a verdi oliva. I caratteri di stile e le strette affinità con alcune opere di Carlo Dolci, raffiguranti la stessa composizione, consentono di poter riferire il dipinto al catalogo di questo artista. Nato a Firenze nel 1616 e figlio del sarto Andrea Dolci, Carlo, stando alle memorie storiche tramandate dall'amico e biografo Filippo Baldinucci ( Notizie de' professori del disegno da Cimabue in qua, Firenze, 1681-1728), fu avviato allo studio della pittura intorno ai nove anni nella scuola di Jacopo Vignali, importante pittore toscano uscito dall'atelier di Matteo Rosselli. La stretta dipendenza dallo stile di questo maestro unita alla conoscenza e allo studio delle realizzazioni di altri pittori locali d'inizio secolo, prime tra tutte quelle di Cristofano Allori, caratterizzano, sul volgere degli anni venti, le prime opere oggi note dell'artista, contrassegnate da un raffinatissimo linguaggio stilistico improntato in gran parte su un acuto realismo, ben visibile nella resa sorvegliata dei personaggi e nella cura quasi maniacale dei dettagli, eseguiti con un rigore che potremmo definire iperrealista.Sulla traccia delle fonti biografiche, dei documenti d'archivio e delle iscrizioni presenti in molti dipinti è possibile seguire in maniera puntuale l'attività del nostro, caratterizzata "da immagini dalla bellezza virginea e atemporale, ostentata dalla resa levigatissima e quasi porcellanata degli incarnati su cui si infrange una pallida luce astrale, e da un'aurea di sacralità che si coglie velatamente anche nelle raffigurazioni profane, per lo più ritratti e allegorie". Il saldo legame con le dottrine cristiane, che rimase costantemente come elemento chiave per la lettura delle sue opere e delle scelte di vita dell'artista, portarono Carlo ad aborrire la raffigurazione di dipinti sensuali o maliziosi, molto in voga nell'arte fiorentina del tempo legata essenzialmente agli insegnamenti di Francesco Furini e dei suoi seguaci, e a dedicare quasi tutte le sue pitture a soggetti sacri, per lo più Madonne con Bambino, episodi evangelici e immagini di santi. Risale al 1672 l'unico viaggio effettuato dall'artista oltre i confini toscani. In occasione delle nozze imminenti tra l'arciduchessa Claudia Felicita d'Austria con l'imperatore Leopoldo d'Asburgo, Dolci soggiornò, in tale anno, alcuni mesi alla corte di Innsbruck, dove realizzò, tra le altre opere, due ritratti della futura sposa. Al rientro in patria fu assalito per alcuni anni da una profonda crisi depressiva, che lo portò quasi ad abbandonare la sua professione. Grazie alla vicinanza della famiglia e degli amici a lui più cari, l'artista, dopo il 1675, riprese a pieno ritmo la sua attività, conclusasi con la morte nel 1687. L'opera risulta una replica autografa di note composizioni di Carlo Dolci, il cui prototipo è riconosciuto tradizionalmente dalla critica contemporanea nella Madonna con Gesù Bambino, altrimenti nota come Madonna delle Pietre Dure per la presenza di una fastosa cornice barocca in metallo dorato e pietre dure, conservata nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti, proveniente dalle raccolte medicee. Datata erroneamente da Francesca Baldassari agli anni trenta e poi riferita da Riccardo Spinelli al decennio successivo, l'opera fu oggetto di riflessioni costanti da parte dell'artista come indicano, oltre all'opera in esame, alcune repliche, a volte quasi identiche e altre con leggere varianti, tra le quali meritano di essere ricordate, per maggiori pertinenze lessicali e per migliore qualità, una versione presso la Galleria Borghese a Roma e una nelle raccolte del Kunsthistorisches Museum a Vienna. La mancanza di memorie storiche relative alla provenienza ab antiquo dell'opera non esclude che questa possa essere identificata con uno dei quadri con Madonna e Gesù Bambino riferiti nelle documentazioni biografiche e nei referti archivistici al nome di Carlo Dolci, tra i quali compariva, appunto, una " bellissima Vergine col Bambino Gesù, che con special cura si conserva(va) nella cappella del Noviziato de' Padri di S. Marco: opera alienata dal convento fiorentino in epoca imprecisata, la cui memoria storica è stata reperita dallo scrivente solo in tempi recenti. Seppur leggermente più debole nel passaggio delle pennellate sul panno cremisi della veste della Vergine rispetto al bellissimo e citato prototipo della Galleria Palatina, l'opera, riferibile con probabilità a un momento più tardo scalabile agli anni sessanta o settanta, rivela in ogni caso la piena autografia di Dolci, come testimonia il confronto con alcune derivazioni di bottega tra le quali spicca una tela in collezione privata assegnata a Onorio Marinari: opera, quest'ultima, dignitosa ma, a tutti gli effetti, decisamente mediocre rispetto all'esemplare in esame. . Cornice presente

  • BOTTEGA DEI BASSANO, XVI SECOLO  Adorazione dei pastori.
    Lotto 139

    BOTTEGA DEI BASSANO, XVI SECOLO Adorazione dei pastori. Olio su tela . Cm 165,00 x 120,00. Al retro firmato "Francesco Bassano". Provenienza: Collezione Privata, Bergamo. Bibliografia di riferimento: Jacopo Bassano, i figli e la bottega, 6 Dicembre 2013 - 4 Maggio 2014, Palazzo Thiene, Vicenza. . Cornice presente

  • ANGELO PAGLIA Elevazione della Vergine.
    Lotto 140

    PAGLIA ANGELO (1681 - 1763) Elevazione della Vergine. Olio su tela . Cm 157,00 x 241,00. Prima del rintelo riportava la seguente scritta documentata durante il restauro: "Angelus Palia p. 1734".Ringraziamo il Prof. Luciano Anelli per aver visionato l'opera dal vivo e confermato l'attribuzione.

Lotti dal 121 al 132 di 239
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Asta 277 Arte Antica e del XIX secolo

1) MERCOLEDÌ 11 DICEMBRE 2019 dal lotto 1 a 63 (incluso). Dalle ore 11:00

2) MERCOLEDÌ 11 DICEMBRE 2019 dal lotto 64 a 126 (incluso). Dalle ore 15:00

3) GIOVEDÌ 12 DICEMBRE 2019 dal lotto 127 a 189 (incluso). Dalle ore 11:00

4) GIOVEDÌ 12 DICEMBRE 2019 dal lotto 190 a 255 (incluso). Dalle ore 15:00

Sessioni

  • 11 dicembre 2019 ore 11:00 I tornata, lotti 1-63 (1 - 63)
  • 11 dicembre 2019 ore 15:00 II tornata, lotti 64-126 (64 - 126)
  • 12 dicembre 2019 ore 11:00 III tornata, lotti 127-189 (127 - 189)
  • 12 dicembre 2019 ore 15:00 IV tornata, lotti 190-255 (190 - 255)

Esposizione

DA GIOVEDÌ 5 DICEMBRE 2019 A LUNEDÌ 9 DICEMBRE 2019

10-13; 15.30-18.30 (SABATO E DOMENICA INCLUSI).

Pagamenti e Spedizioni

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Spedizioni: spedizioni@capitoliumart.it

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