Lotto 66 | MARIO SIRONI(Sassari 1885 - Milano 1961)La malinconiacirca 1940Olio su carta...

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Asta di Macchiaioli, Ottocento & Novecento Prima Sessione - dal lotto 1 al lotto 47
martedì 15 dicembre 2015 ore 16:00 (UTC +01:00)

MARIO SIRONI(Sassari 1885 - Milano 1961)La malinconiacirca 1940Olio su carta...

MARIO SIRONI
(Sassari 1885 - Milano 1961)

La malinconia
circa 1940

Olio su carta intelata, cm 75x65
Cornice coeva in legno intagliato e dorato
Autentica di Francesco Meloni dietro fotografia a colori.
Provenienza: 1. Collezione duchi d'Acquarone. 2. Collezione privata, Mantova.

L'opera è da datarsi agli inizi degli anni Quaranta del Novecento: come evidenzia Francesco Meloni nel suo expertise, l'opera è in prossimità stilistica e iconografica con la donna rappresentata in Gli eroi e specialmente con la Donna seduta (1928) della Galleria d'Arte Moderna di Zurigo.

Scultore, architetto, illustratore, scenografo e grafico è stato uno dei protagonisti della pittura del Novecento.
La formazione avviene a Roma, alla Scuola Libera del Nudo in via Ripetta. In questo periodo incontra Boccioni (che, nonostante qualche momento di incomprensione, è l’amico più caro della sua giovinezza) e Severini, frequenta la cerchia di Prini e lo studio di Balla. Seguendo quest’ultimo si avvicina al divisionismo, che interpreta però senza incrinare la solidità delle forme.
A partire dal 1913, ispirato dall’opera di Boccioni, si avvicina al futurismo, che interpreta però alla luce della sua incessante ricerca volumetrica: nel dicembre 1915 è uno dei firmatari del manifesto futurista. Boccioni, che definisce i suoi disegni una “manifestazione artistica illustrativa eccezionalmente originale e potente”. Nel primo dopoguerra aderisce alle istanze della pittura metafisica: suggestioni mutuate da Carrà e De Chirico pervadono la sua pittura. Nascono in questo periodo, anche dalle suggestioni della realtà cittadina, i suoi paesaggi urbani che rappresenta uno dei vertici dell’arte sironiana.
Intorno al 1929-30 abbandona il segno nitido della prima stagione novecentista e attraversa un periodo espressionista, caratterizzato da una approssimazione della figura e una violenza della pennellata che disorienta la maggior parte dei critici.
Lungo il decennio successivo si dedica sempre più alla grande decorazione, trascurando il quadro da cavalletto, che considera ormai una forma insufficiente: la pittura murale, per lui, non è solo una tecnica, ma un modo radicalmente diverso, "sociale", di pensare l’arte.La grande decorazione infatti è un’arte indipendente dal possesso individuale e dal collezionismo privato, perché si incontra per le strade, nelle piazze, nei luoghi di lavoro. È un’arte che ridimensiona l’importanza del mercato e delle mostre (un muro non si può vendere né esporre, se non in forma effimera) e stimola la committenza dello Stato. Sironi diventa il pittore delle grandi opere pubbliche dell'era fascista.
Dopo la seconda guerra mondiale, nella sua pittura, però, alla potente energia costruttiva si sostituisce spesso uno sfaldarsi delle forme e un allentarsi della sintassi compositiva.